MARTELLI, Giovanni
– Nacque a Colledara, presso Teramo, il 7 luglio 1877 da Giuseppe e da Adelaida Laguardia.
Il padre Giuseppe, professore nelle scuole superiori locali e amante della cultura, lo orientò all’amore per i libri e per il bello scrivere, che rimasero sue caratteristiche per tutta la vita. Fin da giovanissimo il M. mostrò grande interesse per l’agricoltura, collaborando con appassionati articoli alla rivista teramana Centrale su temi quali Agricoltura e proprietari (III [1900], 50, pp. 1-3), L’arte dell’agricoltura (55, pp. 1-3), L’istruzione agraria in Italia (IV [1901], 41, pp. 1 s.), rivelando uno stile colorito e aggressivo nonché una buona cultura classica, che gli procurarono poi il soprannome di «Fabre italiano» (Goidanich), con riferimento all’entomologo Jean-Henri Fabre.
Nel 1901 si iscrisse all’Istituto superiore agrario di Portici, dove frequentò il laboratorio di entomologia agraria diretto da Antonio Berlese, che lo appassionò allo studio dei parassiti degli insetti nocivi, nel quale rivelò presto una rara tendenza all’analisi numerica dei fenomeni biologici, anche a scopo predittivo. In questo periodo di formazione passò perciò dalla politica agraria all’entomologia applicata. Poco dopo, ancora studente del terzo anno, pubblicò in L’Italia agricola (XL [1903], luglio, pp. 1-4) un lavoro sperimentale sui parassiti della cavolaia, che ebbe l’onore di una conclusione laudatoria del maestro. Contemporaneamente completò uno studio sulla Lema melanopa, che Berlese pubblicò nel Bollettino di entomologia e patologia vegetale (X [1903], 8, pp. 1 s.), che stampava a Padova. Nel 1904 il M. si laureò a Portici, mentre Berlese passò a Firenze per dirigere la stazione di entomologia agraria. Il nuovo direttore di Portici, F. Silvestri, altro allievo di Berlese, ebbe così al fianco un neolaureato, volto come lui a una entomologia saldamente biologica e con una avviata e promettente produzione scientifica.
Benché più severo del predecessore, Silvestri nominò immediatamente assistente straordinario il M. che, divenuto dal 1904 ufficialmente membro dello staff, pubblicò a Portici un forte articolo di incitamento e di difesa del maestro, i cui studi ed esortazioni «intorno ad una nuova maniera di lotta contro gli insetti nocivi alle nostre colture» erano circondati dall’indifferenza (Per la nuova maniera di lotta contro gli insetti nocivi, Portici 1904).
Intanto Silvestri coinvolgeva in indagini sui parassiti degli insetti dannosi il M., insieme con un altro allievo poco più giovane di scuola romana, L. Masi, che si specializzava sui Calcididi. Nel 1907 Silvestri pubblicò il primo volume del Bollettino del Laboratorio di zoologia generale e agraria della R. Scuola superiore d’agricoltura in Portici, con un ampio articolo del M. sulla Pieris brassicae e i suoi parassiti e iperparassiti (pp. 170-224), primo esempio di lavoro morfologico e biologico agrario, tipico della scuola di Silvestri.
A esso seguivano nello stesso volume alcune «note dietologiche» sulla mosca delle olive, un lungo lavoro sui parassiti ectofagi della mosca delle olive e sui loro iperparassiti, frutto di collaborazione con lo stesso Silvestri e con Masi, e uno sulla situazione di parassiti e iperparassiti dell’Ocnogyna baeticum Ramb. nei dintorni di Catanzaro, vecchio tema caro a Silvestri (ibid., pp. 18-82, 225-230). L’anno seguente, nel secondo volume del Bollettino, il M. pubblicò un altro esteso lavoro sulle cocciniglie, i loro parassiti e i predatori dell’olivo, e, ancora in collaborazione con Silvestri, una vasta monografia sul Ceroplastes rusci (la cocciniglia del fico) e suoi parassiti, iperparassiti e predatori (ibid., II [1908], pp. 217-358). Infine, nella Rivista agraria di Napoli (XVIII [1908], 49, pp. 3-8) dette notizia dell’acclimatazione nell’Italia meridionale della Prospalta, parassita endofago della Diaspis pentagona introdotto in Italia da Berlese e diffuso in quel di Acerra a opera di Silvestri, che nel 1907 negli Stati Uniti si era procurato direttamente da L.O. Howard, scopritore della specie mediante rametti infestati dalla Diaspis, per introdurne i parassiti nel Meridione della penisola.
Operosissimo, già dal 1907 il M. aveva compiuto osservazioni biologiche e morfologiche sui diversi stadi della Dicranura vinula, raccogliendo alcuni parassiti delle sue uova e larve, cosicché poté dare alle stampe, sempre nel Bollettino (III [1909], pp. 239-260) un importante lavoro sull’insetto, nel quale Masi inserì una descrizione dell’Encyrtus vinulae. Un altro lavoro del M., apparso nel medesimo volume, caratterizzò un iperparassita di Apanteles e di Anilastus (ibid., pp. 261-264). L’anno successivo tornò sul Dacus oleae in un esteso, importante lavoro (ibid., IV [1910], pp. 73-103), sfidando addirittura la scuola fiorentina diretta da Berlese e polemizzando vigorosamente con G. Del Guercio, «aiuto» del passato maestro, oltre a produrre un importantissimo contributo sulla mosca delle arance (Ceratitis capitata), provando che tale specie non attacca i limoni e salvando così l’introduzione degli agrumi siciliani negli Stati Uniti (ibid., pp. 120-127). Contemporaneamente, nella Rivista agraria (XX [1910], 4-5, pp. 3-15), intervenne nell’intricata diatriba dei parassiti indigeni ed esotici della Diaspis pentagona, della quale erano protagonisti da anni Berlese e Silvestri.
Il M. era ormai uno fra i nomi di spicco dell’entomologia agraria italiana, e Silvestri lo coinvolgeva a ogni occasione. Sempre nel 1910 gli affidò la stesura di un trattatello, intitolato Principali mezzi di lotta contro gli insetti più comunemente dannosi, che occupò un intero numero della serie pratica del Bollettino del Laboratorio di zoologia..., (1910, vol. 4, pp. 1-204), distinta da quella scientifica mediante numerazione araba, anziché romana, dei volumi.
Il M. produsse, inoltre, un importante lavoro sulla Drosophila ampelophila Lw (la Drosophila uvarum di C. Rondani) con i suoi Calcididi parassiti (ibid., pp. 163-174), nonché uno sulla Icerya purchasi, la cocciniglia degli agrumi, generalmente ritenuta ermafrodita, ma della quale descrisse e raffigurò, primo al mondo, il maschio e i suoi costumi, mentre seguiva l’andamento della introduzione del suo predatore, importato da Silvestri e dalla sua scuola (ibid., pp. 290 s.). Nello stesso volume provò la micofagia di Thea vigintiduo-punctata L., che così risultò afidofago e micofago (ibid., pp. 292-294). Contemporaneamente descrisse due insetti (una farfalla e una mosca) dell’Inula viscosa e i loro calcididi e icneumonidi parassiti (ibid., pp. 307-315); seppe infine dirimere la difficile diatriba sui parassiti di primo e secondo ordine del microlepidottero del grano, Sitotroga cerealella e, in una nota ulteriore, chiarì la biologia del Cerapterocerus, oofago sulla cocciniglia Ceroplastes rusci (ibid., pp. 323 s., 325 s.).
Sempre attorno al 1910 il M. compì numerose missioni in Calabria e in Puglia, per controllare il Dacus, e in Sicilia presso la stazione di agricoltura di Acireale diretta da L. Savastano, allargando così la sua attività ai rapporti fra entomologia agraria e patologia crittogamica. Nel 1910-11 compì importanti osservazioni sugli insetti dannosi al cappero e sull’Aphis brassicae, i suoi parassiti e iperparassiti (ibid., 1911, vol. 5, pp. 40-54). In Sicilia mise a punto un metodo di produzione domestica dei polisolfuri di calcio e introdusse a Messina le fumigazioni cianidriche contro le cocciniglie degli agrumi e soprattutto contro la Diaspis. Tra il 1914 e il 1916 fu assistente ordinario di zoologia generale e agraria nell’Istituto di Portici. Nominato nel 1914 dal ministero dell’Agricoltura commissario per la lotta alle arvicole in Puglia e in Basilicata, il M. si stabilì a Cerignola, centro di una infestazione di questa specie di roditori. Nella piana di Foggia infuriava inoltre una massiccia infestazione di cavallette, che lo impegnò a lungo con alterni risultati. Nel frattempo vinse il concorso per ispettore fitopatologico e nel 1920 istituì e diresse l’osservatorio fitopatologico di Taranto che poi, negli anni Trenta, venne trasferito a Bari. Nel 1928 fondò il servizio fitosanitario per la Libia, che diresse per 6 anni. Fu socio del Consiglio internazionale di agricoltura e dell’Accademia di agricoltura di Torino, nonché membro onorario dell’Accademia nazionale italiana di entomologia. Nel 1938, istituita la facoltà di agraria nell’Università di Bari, gli fu affidata la cattedra di entomologia agraria, dirigendo inoltre fino al 1950 il relativo istituto.
In quasi mezzo secolo di assidua attività, il M. pubblicò una settantina di pregevoli lavori e note pratiche, in cui si coniugavano elegantemente la zoologia di base e quella applicata, la ricerca originale e la cultura classica.
Toccò con rara perizia il problema dell’allevamento dei bachi da seta e della gelsicoltura in Sicilia. Sempre in Sicilia si occupò delle cocciniglie degli agrumi, del Phytomomus variabilis e suoi parassiti e iperparassiti ad Acireale (cfr. Boll. del Laboratorio di zoologia generale e agraria…, V [1911], pp. 226-230). Eseguì pure un ampio pregevole studio generale sulle condizioni economico-agrarie del Teramano e anche, tornando in Sicilia, uno sulle coltivazioni artificiali dei funghi commestibili. Nella serie pratica del Bollettino del Laboratorio pubblicò un volume sui mezzi di lotta contro i principali nemici animali delle colture (Alcuni esperimenti con l’Eccoptogaster amygdali, l’E. rugulosus e l’E. pruni, ritenuti rispettivamente parassiti determinanti la morte del mandorlo, del pesco, del prugno (1914, vol. 8, pp. 2-102), e, quale assistente ordinario alla cattedra porticense, uno studio nel Bollettino maggiore (1915, vol. 9, pp. 89-102) sulla biologia di due generi di lepidotteri (Zelleria e Glyphodes) viventi sull’olivo, e sui loro parassiti. Come detto, fu commissario del ministero dell’Agricoltura per la lotta contro le Arvicole in Puglia dal 1916 al 1919, anno in cui pubblicò un lungo lavoro sull’argomento, rigorosamente scientifico, con una solida rassegna storica, grande uso della fotografia, risultati di allevamenti, studio di cicli biologici, prove di lotta con vari metodi, alcuni innovativi, sempre condotta attorno a Cerignola (ibid., XIII [1919], pp. 193-316). Fondò poi nel 1920 l’osservatorio per le malattie delle piante di Puglia e Basilicata, e lo diresse fino al collocamento a riposo. Vi condusse non solo la lotta contro le Arvicole, dopo la pubblicazione dell’opus magnum del 1919, ma quella contro le cavallette (1927, 1928, 1929) di cui rese pubblici i risultati in convegni internazionali e nazionali, utilizzando sia la poltiglia solfo-calcica usata contro il Dacus, scontrandosi con il metodo Berlese (1934, 1935) sia quella contro il Prays oleallus (1951), usando clorurati di sintesi ed esteri fosforici, gli insetticidi dell’ultima generazione.
Il M. morì a Bari il 29 marzo 1954.
Tra i numerosi altri lavori del M. pubblicati nel Bollettino: Tischeria complanella e Myopites limbardae (IV [1910], pp. 296-306); Alcune note intorno ai costumi e ai danni della mosca delle arance (C. capitata) (ibid., pp. 120-127); Notizie sulla Drosophila ampelophila (ibid., pp. 163-174); Sulla presenza del maschio dell’Icerya purchasei (ibid., pp. 290 s.); Sulla micofagia del Coccinellide Thea 22-punctata (ibid., pp. 292-294); Intorno a due insetti che attaccano l’Inula viscosa (ibid., pp. 307-315); Per la conoscenza delle convittime del Dibrachys boucheanus (Ratz.) (ibid., pp. 323 s.); Notizie sui costumi delle Cerapterocerous corniger (ibid., pp. 325 s.); Notizie sull’Aphis brassicae e su alcuni suoi parassiti e iperparassiti (ibid., V [1911], pp. 40-54); Brevi notizie sulla Saturnia pavonia L. e su un suo parassita (ibid., pp. 209-213); La mosca delle arance (C. capitata) vive nei nostri limoni? (Prime osservazioni) (ibid., IX [1914], pp. 161-164). Inoltre: Descrizione e prime notizie di un nuovo Zoocecide Ceratitis savastani (Mosca del Cappero), in Memorie della R. Acc. degli Zelanti, cl. di scienze, s. 3, 1908-09, vol. 7, pp. 1-8; La Pieris brassicae e rapae, parassite del Capparis rupestris, in Boll. dell’Arboricoltura italiana, VII (1910), pp. 1-3; Relazione sulle esperienze di fumigazione con acido cianidrico eseguite a Roma ed in Sicilia, in Nuovi Annali del ministero per l’Agricoltura, I (1921), 2, pp. 225-240; Un sicuro rimedio contro la Tignola dell’olivo della 1ª generazione, in Agricoltura pugliese, IV (1951), 9-12, pp. 1-7.
Fonti e Bibl.: A. Melis, Lutti entomologici, in Redia, XXXIX (1954), p. XVII; D. Roberti, G. M., in Boll. del Laboratorio di entomologia agraria «Filippo Silvestri» Portici, 1954, vol. 11, pp. 303-311; A. Goidanich, Enc. agraria italiana, III, Roma 1957, s.v. Entomologia, in part. p. 863; C. Conci, G. M., in Memorie della Soc. entomologica italiana, XLVIII (1969), p. 955; Accademia nazionale italiana di entomologia. Celebrazioni per i 50 anni di attività. Accademici e qualche precursore, Firenze 2001, pp. 187-194.