GIOVANNI Minuto
Attestato tra il 1066 e il 1094, prima come cardinale prete di S. Maria in Trastevere e, dal 1073 in poi, come cardinale vescovo di Tuscolo, di G. si ignorano tutti i principali dati biografici. È stata avanzata l'ipotesi che egli fosse zio di Giovanni da Gaeta, il futuro papa Gelasio II, ma non vi sono dati sufficienti per confermare questa circostanza. È però possibile congetturare per lui un'origine dalla Campania o dal Lazio meridionale, poiché in quelle zone è attestato il soprannome Minutus con il quale G. è conosciuto e, specialmente, perché tutte le bolle sottoscritte da questo cardinale sono datate da luoghi di quelle regioni.
G. si affaccia alla storia già insignito del titolo cardinalizio, tra il giugno e l'agosto 1066, ma non è nota la data della sua elevazione al cardinalato, poiché il suo immediato antecessore, Vivo, compare solamente nel 1059. È tuttavia molto probabile che G. fosse stato nominato da papa Alessandro II, di cui condivideva lo spirito riformatore. In quanto cardinale prete di S. Maria in Trastevere, egli fu senza dubbio uno dei promotori della riforma nella città di Roma. La sua chiesa fu infatti una delle prime ad accogliere l'istituzione canonicale; ma poiché la più antica traccia di una canonica in S. Maria in Trastevere risale al 1062, dunque a un periodo precedente le prime notizie di G. come cardinale di quel titolo, non è possibile stabilire se la riforma fosse stata operata da lui, o se egli invece l'avesse già trovata in atto. In ogni caso, la sua appartenenza al mondo canonicale è ricordata anche da Orderico Vitale, che designa come canonici cardinales G. e Pietro di S. Crisogono, che da altre fonti sappiamo essere stato il rettore della canonica di S. Maria Nova (S. Francesca Romana).
La sua adesione alla riforma consente di meglio comprendere per quale ragione, nell'estate del 1067, G. fosse stato inviato da Alessandro II a Milano, dove erano ripresi i tumulti patarinici in seguito al ritrovamento del corpo di Arialdo. Insieme con Mainardo, cardinale vescovo di Silva Candida, G. promulgò, il 1° ag. 1067, le Constitutiones de symoniacis et fornicatoribus. Con questo documento i due cardinali tentarono di porre un freno alle intemperanze della lotta patarinica contro il clero simoniaco, concubinario e uxorato, attribuendo esclusivamente alla gerarchia ecclesiastica la capacità di giudicare i chierici e proclamando la supremazia della sede romana nelle questioni disciplinari. Una successiva legazione lo portò in Inghilterra, nel Regno appena conquistato da Guglielmo duca di Normandia. L'11 apr. 1070, insieme con il cardinale Pietro di S. Crisogono e con il vescovo Ermenfrido di Sion, presiedette il sinodo di Winchester, durante il quale venne deposto Stigando, arcivescovo di Canterbury, che aveva ricevuto il pallio dall'antipapa Benedetto X. Orderico Vitale, che voleva sottolineare l'alleanza tra il re e il papa, attribuì ai cardinali anche l'incoronazione di Guglielmo nel giorno di Pasqua (4 aprile), la celebrazione del sinodo di Windsor (24 maggio) e un soggiorno di un anno intero presso il re. In realtà, come è confermato da altre fonti, essi non si trattennero per molto tempo in Inghilterra, e certamente non furono presenti al sinodo di Windsor.
Non si hanno altre notizie di G. fino al 12 ag. 1073, data in cui egli doveva essere già stato consacrato vescovo (ma la fonte, una sottoscrizione a una bolla pontificia, può riferirsi ancora al suo omonimo predecessore). La sua elevazione all'episcopato, probabilmente voluta dal neoeletto Gregorio VII, rappresenta un caso piuttosto singolare, poiché in quell'epoca era ancora molto raro che un chierico, divenuto cardinale, avanzasse ulteriormente nei gradi della gerarchia. Benché la sua consacrazione vescovile possa intendersi come un segno di particolare benevolenza da parte del papa, la figura di G. restò in ombra durante tutto il pontificato di Gregorio VII. Di lui, infatti, è rimasta la sottoscrizione di una sola bolla, datata 27 nov. 1073. Purtroppo, il tenore dei rapporti tra il papa e il vescovo di Tuscolo è totalmente sconosciuto, almeno fino al maggio 1082, quando G. partecipò a un conventus di chierici romani in cui fu presa una posizione autonoma rispetto alla linea di azione condotta da Gregorio VII nei riguardi dell'antipapa Clemente III. Probabilmente, la scelta di contraddire la volontà del papa derivò dalla sua intransigenza in materia di riforma. In quell'occasione, infatti, Gregorio VII voleva impiegare i beni ecclesiastici per combattere Enrico IV e l'antipapa; il clero gli si oppose, richiamandosi alla tradizione secondo la quale gli oggetti consacrati potevano essere venduti solamente per nutrire i poveri e per riscattare i prigionieri. Non per questo, tuttavia, la lealtà di G. verso Gregorio VII venne meno, e certamente egli non passò mai dalla parte di Clemente III. Al contrario, la sua adesione alla più salda linea riformatrice è enfatizzata da Bruno di Segni che, chiamandolo "vir valde venerabilis", gli attribuì un sogno ammonitore che sarebbe stato all'origine della decisione, da parte dello stesso Bruno, di scrivere la vita di Leone IX.
In seguito G. partecipò alla cerimonia di intronizzazione di Vittore III, avvenuta il 9 maggio 1087, e, anche se la parte da lui avuta nell'elezione è sconosciuta, si può ritenere che fosse stata rilevante. Siamo invece molto meglio informati sull'elezione di Urbano II, avvenuta a Terracina il 12 marzo dell'anno successivo. In quell'occasione G. ricoprì un ruolo da protagonista, e certamente la scelta del pontefice, caduta su Ottone di Lagery, cardinale vescovo di Ostia, fu attuata esclusivamente in seno al piccolo gruppo dei cardinali vescovi, rispettando in questo modo il decreto In nomine Domini del 1059. Sotto il pontificato di Urbano II G. dovette godere di grande autorità e influenza, tanto da essere ricordato in numerose occasioni. Egli sottoscrisse una bolla dell'8 luglio 1089, qualificandosi come vescovo di Labico (titolo che a quell'epoca era ancora unito con quello di Tuscolo); nel settembre dello stesso anno fu presente al concilio di Melfi e partecipò alla definizione di una lite tra il monastero di Cava de' Tirreni e il vescovo di Paestum. Il 25 marzo 1090 celebrò un'ordinazione sacerdotale nella chiesa di S. Maria in Cappella a Roma, e un'altra a Montecassino il 18 novembre successivo. Nell'agosto 1092 fu con il papa a Salerno, per un proclama contro Ruggero duca di Puglia; fu forse presente alla consacrazione della chiesa del monastero della Trinità di Cava de' Tirreni il 5 settembre successivo, e forse fu a Salerno il 14 settembre; è quindi ricordato ancora a Roma nel febbraio, nel marzo e nell'aprile del 1094. G. morì prima del 14 ag. 1099, data in cui compare nei documenti per la prima volta il suo successore Bovo.
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