MONNET, Giovanni (Gianni)
– Nacque a Torino il 12 maggio 1912, primogenito di Eugenio, ingegnere elettrotecnico, e di Elisa Thöni.
Dopo aver conseguito, il 17 ott. 1930, il diploma di maturità presso il Liceo artistico di Torino, si iscrisse alla locale scuola superiore di architettura. Il 20 luglio 1932, dopo aver compiuto il servizio di leva, iniziò a frequentare, in quanto diplomato, i corsi obbligatori della scuola allievi ufficiali di complemento a Verona. Il 15 ottobre ottenne un congedo provvisorio per prendere parte al secondo periodo di istruzione universitaria, con l’obbligo di presentarsi, il 20 luglio 1933, alla scuola allievi ufficiali di complemento di Pavia. Il 1° genn. 1934 iniziò il servizio di prima nomina nel reggimento «Ferrovieri» di Torino.
Il 14 nov. 1935 conseguì la laurea in architettura.
Questo aspetto della formazione del M. assunse un valore fondamentale non soltanto sotto il profilo professionale, ma soprattutto per l’elaborazione delle sue idee di artista e teorico, che egli sintetizzò efficacemente, molti anni dopo, con queste parole: «sono architetto e non ho mai fatto alcuna differenza tra l’architettura, la pittura e la scultura; perché mi pare che il problema sia unico: quello di esprimersi per mezzo della presentazione visiva di configurazioni geometriche spaziali» (Schwartz, p. 331).
Il 10 giugno 1940 fu richiamato alle armi nel reggimento «Ferrovieri». Il 16 dicembre sposò, a Como, Antonietta Manzoni, cittadina svizzera, figlia di Bruno, noto psichiatra e umanista elvetico. Nel 1943, dopo aver ottenuto un permesso per rendere visita al padre malato, apprese a Ponte Chiasso la notizia dell’armistizio. Temendo di essere arruolato dalle autorità di occupazione, decise di non raggiungere la sua unità a Fiume e il 14 settembre passò la frontiera italiana a Pedrinate, entrando in Svizzera, dove fu internato nel campo di Lüscherz come ufficiale straniero. Successivamente fu trasferito nel campo di Zollikofen (15 dicembre) e in quello di Sumiswald (1° sett. 1944). Dopo aver ottenuto un congedo per motivi di salute (23 sett. 1944), si trasferì a Lucerna e, successivamente, fu autorizzato a Lugano con la moglie, presso il suocero (dal 24 nov. 1944 al 15 apr. 1945). Tornato a Lucerna, il 27 luglio 1945 fu rimpatriato a Chiasso.
Dopo la morte del padre, il 3 febbr. 1946, il M. si trasferì con la moglie a Milano (7 agosto) nella casa-studio di via Tarquinio Prisco, ospitando l’amico architetto Ettore Sottsass junior, con il quale si associò per un breve periodo. Il 15 genn. 1947 i due ottennero, insieme con I. Avetta, A. Romano ed E. Sottsass senior, il secondo premio della sezione dedicata ai progetti per casette a schiera a otto letti (il primo premio non fu assegnato), nell’ambito del concorso per le case per reduci del QT8 (Quartiere sperimentale modello della VIII Triennale di Milano); le abitazioni furono inaugurate il 23 ott. 1948. Inoltre, la giuria assegnò al gruppo un rimborso spese per un progetto di casette a schiera a quattro letti.
In luglio il M. partecipò, con N. Vairano, al concorso per la chiesa del QT8, presentando, questa volta senza successo, un progetto (Arte concreta, 1952, n. 3, p. 44) nel quale pittura, scultura e architettura si integrano tramite il ricorso a forme e colori puri, composti in uno stile radicalmente astratto, memore del Cafè de l’Aubette di T. van Doesburg, H. Arp e Sophie Täuber. Il 17 ottobre ottenne, con O. Gafforelli, il primo premio, ex aequo con E. Bordoni, al concorso Italviscosa per motivi per tessuti operati, con un lampasso a tre trame, fondo nero con disegni fantasia. Inoltre, altri due dei sei elaborati presentati dal M. furono segnalati all’Italviscosa per un rimborso spese.
Nel frattempo, parallelamente all’attività di architetto, il M. aveva portato avanti le sue sperimentazioni in campo pittorico, realizzando alcuni lavori caratterizzati da un vivace cromatismo e da una scomposizione dei piani di derivazione cubista, con una forte tendenza all’astrazione. Delle esperienze di questo periodo rimane Costruzione del 1946 (Gallarate, Civica Galleria d’arte moderna; Cavadini, p. 33), in cui è evidente il tentativo di ridurre a pure forme astratte gli elementi di figura e paesaggio ancora riconoscibili.
Tuttavia, occorre precisare che la ricerca di motivi non figurativi non portò mai il M. verso un piatto decorativismo. Infatti, pur ricercando la semplificazione e la possibilità di sintesi della sua pittura con l’architettura, egli produsse, accanto a opere frutto di un atteggiamento di frenetica, e a volte troppo semplicistica, ricerca, lavori contraddistinti da ritmi e composizioni attentamente calibrati. E proprio Costruzione dimostra un simile approccio nelle parziali modifiche effettuate dal pittore dopo il 1949, nel tentativo di porre rimedio alle numerose manchevolezze dell’opera (Arte concreta 1949-1950 [raccolta Milano 1950], pp. n.n.).
Dal 29 novembre al 12 dic. 1947 il M. tenne la sua prima mostra al Circolo di cultura di Lugano, insieme con Sottsass junior. Mentre quest’ultimo presentò quindici opere di pittura e scultura già di natura astratta, il M. espose circa venti dipinti, tra i quali figurano due nature morte di impianto cubista, un ritratto dell’attrice Giovanna Galletti, Barbiere, due bozzetti per le scene di Apollon Musagète di I. Stravinskij e Lulù di A. Berg.
Le nature morte si possono identificare, con molta probabilità, con due opere del 1947: Oggetti colorati (Arte concreta 1949-1950 [raccolta Milano 1950], pp. n.n.), di ispirazione prevalentemente cezanniana, la cui piattezza viene ravvivata da un uso del colore di derivazione fauve; e Interno (Collezione Intesa Sanpaolo; Caramel, Il MAC nella collezione della Banca commerciale …, 1996, p. 14), dalla quale traspare la mancata padronanza da parte del M. di modalità costruttive più propriamente cubiste. Allo stesso anno risale una Pittura, presentata dal M. alla mostra «Arte astratta in Italia», che si aprì il 16 marzo 1948 alla galleria del Teatro delle arti di Roma, nella quale spiccano elementi lineari svincolati da ogni tipo di allusività naturalistica, da cui si originano forme astratte.
Nel 1947 il M. aveva iniziato anche la sua attività di polemista e critico (della quale si segnalano gli aspetti più rilevanti). Appaiono già delineati con chiarezza alcuni dei suoi orientamenti, come la predilezione per l’arte di impronta modernista e il disprezzo per il novecentismo, insieme con l’interesse per quelle forme espressive di matrice neocubista tendenti all’astrazione (A proposito della mostra alla villa Ciani, in Corriere del Ticino, 24 apr. 1947). Inoltre si trovano evidenti avvisaglie della sua propensione verso la sintesi delle arti, che lo portò a valutare i pittori e gli scultori d’avanguardia come i veri architetti moderni, rispetto agli esponenti dell’architettura razionalista e organica internazionale, ingiustamente ridotti dal M. al rango di produttori di opere utili e non di originali composizioni di forme pure nello spazio (L’arte plastica e l’architettura moderna, in Rivista tecnica della Svizzera italiana, XXXIV [1947], 8, pp. 71-73). Nello stesso tempo iniziò anche la sua attività come divulgatore, non sempre rigoroso, delle vicende della storia dell’arte moderna (Gli «ismi» della pittura moderna I e II, in Corriere del Ticino, 17 ottobre e 14 nov. 1947).
Il 1948 fu un anno fondamentale per il percorso artistico del M. che, proprio in quel periodo, chiese la disponibilità dei proprietari della libreria Salto di Milano, importante luogo di incontro di architetti e artisti modernisti, per organizzare una serie di mostre di arte astratta. Lo scopo era di formare un raggruppamento che si ispirasse allo stile e alle poetiche delle avanguardie non figurative, e che fosse in grado di opporsi al provincialismo della scena artistica nazionale. Nacque così un gruppo che si riunì sotto l’insegna dell’Arte concreta. Promotori dell’iniziativa, insieme con il M., furono G. Dorfles, B. Munari e A. Soldati. L’unione assunse in seguito la natura di movimento organizzato, pur rimanendo un raggruppamento aperto a molteplici declinazioni dei principî astratti, irriducibili a un comune orientamento.
La mostra di esordio del gruppo, inaugurata il 22 dic. 1948, presentava la I cartella d’Arte concreta, composta da dodici litografie di altrettanti autori, introdotta da G. Marchiori. Per l’occasione il M. realizzò l’opera Arpeggi, ricorrendo per la prima volta a un cifrario di forme primordiali, dal carattere enigmatico, che formano una misteriosa scrittura geroglifica rossastra, monocroma, alla quale si aggiungono esigue campiture di blu e sparuti tratti di nero (Maffei, p. 218). Soluzioni riprese con esiti di maggiore complessità in un lavoro su masonite del 1949 (Collezione Intesa Sanpaolo; Caramel, Il MAC nella collezione della Banca commerciale …, 1996, p. 100) e sviluppate ulteriormente in Composizione-progetto per parete animata, 1949 (Capano, p. 210), dalla quale il M. rimosse ogni riferimento alla figura umana, per dare spazio a scritture fondate su libere geometrie, linearismi e intarsi multicolori, che, pur essendo concepiti come decorazioni parietali, sono disposti secondo meditati equilibri compositivi.
Da quel momento il M. divenne il principale animatore di quello che a partire dal giugno 1950 sarebbe stato definito Movimento arte concreta (MAC), curandone l’attività espositiva, editoriale e organizzativa con ininterrotto entusiasmo, tanto da identificare quasi la sua stessa vita con le sorti del gruppo.
La nuova situazione era stata annunciata da alcune prese di posizione assunte dal M. in concomitanza con la mostra astrattista di Roma, nel suo articolo Arte astratta in Italia (Corriere del Ticino, 16 apr. 1948), in cui afferma la preminenza della forma sul contenuto e indica l’astrattismo come esito ultimo e inevitabile del percorso compiuto da tutta l’arte moderna, caratterizzata, dall’impressionismo in poi, da una naturale propensione alla creazione di un linguaggio internazionale e universale.
Nel 1949 si tennero due personali del M. nella libreria Salto. La prima, introdotta da Dorfles, si aprì il 2 aprile presentando, tra le altre opere, Oggetti colorati e Costruzione. L’altra invece, inaugurata l’8 ottobre, comprendeva alcune tempere e le litografie della III cartella d’Arte concreta, composta da cinque lavori eseguiti dal M. in luglio (Maffei, pp. 228 s.).
Tra i dipinti in mostra, Causa ed effetto del 1949 (Arte concreta 1949-1950 [raccolta Milano 1950], pp. n.n.), che rappresenta una delle prime opere pittoriche realizzate dal M. con elementi circolari uniti da linee rette, disposti secondo calibrati equilibri. Nelle litografie solamente in un caso si assiste a uno sconfinamento del M. nell’ambito di una forma di astrazione rigidamente geometrica, a lui totalmente estranea, mentre nelle restanti composizioni prevalgono linearismi non descrittivi dall’andamento sinuoso. Una grande ruota blu, animata da raggi e sfere disposti secondo intervalli attentamente studiati è l’opera migliore della raccolta che, oltre a creare un motivo poi divenuto ricorrente nella sua produzione, anticipa alcune importanti realizzazioni degli anni successivi. Nel frattempo, il M. aveva preso parte anche alla mostra della IV cartella d’Arte concreta, presentata da G.C. Argan, che si era aperta il 24 settembre.
Nello stesso tempo egli realizzò una serie di collage (Crispolti, p. 7; Caramel, 1984, I, p. 89) nei quali fuse la tecnica e il colore delle gouaches découpées di H. Matisse con configurazioni biomorfe derivate da Arp e dall’ultimo V. Kandinskij, creando un insieme di motivi che sviluppò ulteriormente negli anni 1950-51 in alcune interessanti variazioni sul tema (Id., Movimento arte concreta 1948-1958 …, 1996, pp. 61-64). Questo periodo di intensa e felice attività creativa, però, fu turbato dalla morte della madre Elisa (22 ott. 1949).
Il 22 febbr. 1950 si aprì la mostra di opere concrete di sette artisti milanesi alla saletta del Grifo di Torino, dove il M. espose Metamorfosi, 1949 (in Temporale, 1998, n. 44-45, p. 17), opera nella quale, come nei collage, si intrecciano forme dalla parvenza biologica che producono un alternarsi di campiture chiare e scure. L’esposizione, successivamente, fu ospitata dal Circolo di cultura di Lugano. Il 9 marzo, giorno dell’inaugurazione, il M. tenne una conferenza introduttiva sull’astrattismo, insieme con Munari. In seguito prese parte a Parigi al V Salon des Réalités nouvelles (10 giugno - 15 luglio), con Causa ed effetto, e alla II Mostra d’arte contemporanea di Torre Pellice (agosto), con Assillo. Successivamente, tenne una mostra di dipinti insieme con G. Mazzon alla libreria Salto (7-20 ottobre), introdotta in catalogo da M. Ballocco.
Oltre a un lavoro che ripropone, con alcune varianti, i motivi contenuti in Causa ed effetto, il M. espose un Negativo-positivo dall’andamento circolare, dove ricorre nuovamente l’intreccio di zone chiare e scure, e Forma primitiva, uno dei primi dipinti in cui tentò di realizzare, per mezzo di elementi arcuati, curvilinei e tondeggianti, delineati tramite tinte piatte, composizioni minimali dall’aspetto primario (un’altra opera di ispirazione analoga è riprodotta in Réalités nouvelles, V, 1951, p. 30). Il M. espose anche una Parete animata del 1949 che, a differenza della composizione omonima ricordata, si estende su scala ambientale, invadendo lo spazio circostante con macroscopici elementi chiari e scuri intersecati, la cui presenza non evoca più la scrittura, ma stimola attivamente le facoltà percettive del fruitore (per le illustrazioni si rimanda ad Arte concreta 1950-1951 [raccolta Milano 1951], pp. n.n.). Allo stesso periodo risale una serie di lavori di orientamento difforme, nei quali il M. sviluppò le sue ricerche sul biomorfismo, sulle forme primarie e sulla problematica munariana del negativo-positivo, indagando, inoltre, le configurazioni di possibili geometrie immaginarie dal carattere irregolare, animate da mosse campiture di colore (Art d’aujourd’hui, 1952, n. 2, p. 5).
Intanto, come critico, intraprese un viaggio a Parigi, per entrare in diretto contatto con gli esponenti della scena artistica internazionale, che descrisse in una serie di corrispondenze per il Corriere lombardo (dall’inizio di ottobre del 1950 ai primi di febbraio del 1951). Ebbe modo così di frequentare le principali gallerie della città, dove conobbe A. Bloc, L. Degand, C. Estienne e M. Seuphor. Rese visita a Nina Kandinskij, potendo così accedere all’atelier del marito e alla sua importante collezione privata. Inoltre, si recò negli studi di Arp, A. Magnelli e G. Vantongerloo.
Nel 1951 espose alla rassegna Arte astratta e concreta in Italia (3-28 febbraio), tenuta alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, dove prese parte anche, come relatore, al convegno «Poetiche dell’Arte concreta, oggi», che si svolse in concomitanza della mostra (5 febbraio).
Oltre al negativo-positivo Ossessione (Spazio, II [1951], 4, p. 48), il M. presentò una Forma elementare del 1950, contraddistinta dalla preponderante presenza di una figura disposta ad angolo retto, purificata da qualsiasi allusività simbolica e caratterizzata da contorni smussati, sulla quale si innesta, dando luogo a un raffinato gioco di equilibri, un elemento ellittico. Queste forme primordiali cariche di espressività, pur nella sintassi minimale che le contraddistingue, non possono essere circoscritte all’ambito della pittura da cavalletto ma, come tutte le opere mature del M., avevano per fine l’integrazione nell’ambiente architettonico; lo dimostra una serie di coevi interventi a inchiostro su fotografia, in cui egli progettò decorazioni parietali di interni, ricorrendo a numerose variazioni sul tema della Forma elementare appena ricordata (Temporale, 1998, n. 44-45, pp. 18-21). Dal 7 al 16 apr. 1951 partecipò alla mostra «Gli artisti del MAC» alla galleria Bompiani di Milano, presentata da Dorfles, esponendo una serie di dipinti di nuova concezione, tutti fondati su elementi figurativi minimi, ma profondamente espressivi, costituiti da linee che terminano in elementi ellittici e circolari, di colore e dimensione diversi, composti secondo equilibri attentamente calibrati (ibid., p. 15). Tra questi si trovava anche Forma primordiale II (Crispolti, p. 9), esposta successivamente con un’altra opera omonima alla III Mostra d’arte moderna di Torre Pellice (25 agosto - 10 sett. 1951). Due forme primordiali furono presentate anche alla Quadriennale di Torino (3 maggio - 3 giugno 1951). Nello stesso anno il M. prese parte al VI Salon des Réalités nouvelles (8 giugno - 16 luglio), con le opere Ellissi ed Ellissi e cerchio. Intanto, in veste di critico e divulgatore, proseguì la sua attività pubblicistica collaborando con il settimanale Epoca, con una serie di articoli su: Kandinskij (6 genn. 1951), la storia dell’arte moderna (7 apr. 1951) e dell’arredamento (6 ott. 1951), le principali gallerie milanesi d’avanguardia (15 marzo 1952), Magnelli (2 ag. 1952). Inoltre partecipò alla rubrica Mosaico culturale della radio della Svizzera italiana con i programmi: Visita agli artisti concretisti di Zurigo (19 giugno 1951) e Indirizzi attuali dell’architettura: funzionale o organica? (4 sett. 1951).
Il 1° nov. 1951 uscì il primo numero di Arte concreta, bollettino del MAC, frutto soprattutto dell’ingegno del M., che ideò la moderna impostazione grafica che avrebbe mantenuto per i primi quindici numeri (sul finire del 1953 si trasformò in una semplice raccolta di documenti). In seguito fornì il suo fondamentale contributo per l’ordinamento dei materiali, piuttosto eterogenei, che confluirono nei quattro numeri della rivista del movimento: Documenti d’arte d’oggi (1954-58).
Per queste pubblicazioni scrisse molti dei suoi testi, realizzò copertine (Arte concreta, nn. 3, 11, 14, 21; Documenti d’arte d’oggi, 1958, con inserti in velluto blu, già ideata per Serigrafia, I [1957], 6) e produsse composizioni grafiche, facendo anche un originale uso del collage (si veda, a titolo di esempio, Documenti d’arte d’oggi, 1956-57, p. 93). Nello stesso tempo seguì da vicino la costituzione del francese Groupe Espace, a opera di Bloc, il cui fine era la realizzazione della sintesi delle arti.
Nel 1952 il M. tenne una personale alla galleria Bergamini di Milano (19 gennaio -1° febbraio), introdotta da un suo testo programmatico (Pitture di Monnet alla galleria Bergamini, in Arte concreta, 1952, n. 3, pp. 42 s.), nel quale si schierava radicalmente a favore proprio della sintesi delle arti e di forme espressive meccanizzate, sostenendo l’impersonalità come cifra stilistica dell’epoca moderna e della «più valida arte figurativa: quella delle grandi riviste e della pubblicità svizzere ed americane, dove non è possibile distinguere un autore dall’altro». Tra le altre opere si tova … con giri … (1952), composta da forme circolari a metà strada tra la ruota e l’ingranaggio, che rimandano all’interesse del M. per una società industrializzata. Nel frattempo prese parte, sempre a Milano, alla mostra di forme concrete in materiale plastico (Saletta dell’Elicottero, 5-25 genn. 1952), con Squilibrio-stato d’animo, 1951 (Lugano, Museo cantonale d’arte; Caramel, 1984, I, p. 91).
L’opera, realizzata in materiale sintetico (rhodoid), nella quale le accese tonalità rosse e gialle si aggiungono a effetti materici vibranti (che in parte contraddicono la dichiarata avversione del M. per l’informale), raggiunge esiti che sembrano quasi preannunciare le plastiche realizzate da A. Burri nei primi anni Sessanta.
Il M. prese parte anche alla mostra di Arte concreta italiana di Vienna, all’Italienischen Kulturinstitut (9-29 febbr. 1952), con quattro costruzioni (una delle quali era Parete animata, inclusa nella personale del 1950) e al VII Salon des Réalités nouvelles (18 luglio - 17 ag. 1952), con cinque composizioni, tra le quali un negativo-positivo del 1951 (Réalités nouvelles, VI, 1952, p. 47).
Nello stesso periodo progettò la sede di Novara della Scuola superiore di belle arti, fondata e diretta da Nino Di Salvatore (Moretti, pp. 70 s.).
L’edificio, mai realizzato, avrebbe dovuto essere costituito da una torre cilindrica di sei piani, con ambienti interni illuminati da finestre a nastro, grandi aule ad ambiente unico, separate in tre settori da armadi-divisori sospesi e disposte attorno a un nucleo centrale con scale e ascensore. Erano anche previsti: un piazzale con una fontana di Munari, un giardino con una scultura di Di Salvatore e una composizione di Soldati per l’atrio.
Nello stesso tempo delineò i tratti essenziali di un progetto di motociclo coperto (Arte concreta, 1952, n. 5, p. 75), che espose alla mostra Studi per forme concrete nell’industria motociclistica (Milano, Saletta dell’Elicottero, 21 marzo - 17 apr. 1952). Il MAC intanto si andava organizzando in modo più articolato, nominando il 7 giugno 1952 un comitato esecutivo, del quale, da quel momento, il M. fece sempre parte (dall’ottobre 1954 in veste di segretario).
Nel 1953 il M. portò avanti i suoi studi sulle forme primordiali, quasi distillandone l’essenza in alcuni dipinti composti da puri elementi arcuati (esemplificati sul carattere tipografico «u»), accompagnati da forme circolari, che testimoniano ulteriormente come la sua capacità inventiva si nutrisse di interventi minimi, accuratamente bilanciati (Caramel, 1984, II, p. 63). Gli esiti di queste ricerche furono applicati, nel 1954, anche al campo della grafica, in Enten Eller, raccolta di poesie di A. Tullier, pubblicata in 500 esemplari e accompagnata da composizioni del M. di qualità piuttosto difforme (Maffei, pp. 44 s., 207). Lo stesso anno un suo dipinto fu esposto nell’alloggio Borsalino 1, progettato da I. Gardella per la X Triennale di Milano. Sempre all’interno della stessa rassegna, il M. partecipò alla mostra La litografia d’arte in Italia (1-16 ottobre), con tre opere, tra le quali la ruota della cartella del 1949. Intanto, nell’estate dello stesso anno, avvenne la fusione, dal M. fortemente voluta, del MAC con il Groupe Espace di Bloc.
Nel 1955 il M. prese parte, a Milano, all’esposizione «Esperimenti di sintesi delle arti» (galleria del Fiore, 14-27 maggio) con una delle sue composizioni curvilinee. Nel frattempo tenne un ciclo di ventuno puntate del programma L’arte moderna dall’A alla Z per la radio della Svizzera italiana (3 maggio - 27 sett. 1955), in cui tracciò, in modo piuttosto schematico e impreciso, gli sviluppi dell’arte contemporanea, a partire dall’impressionismo. I testi delle trasmissioni, con l’aggiunta di altri quattro capitoli, furono pubblicati nel corso dello stesso anno in un volume omonimo edito da Salto. Nel 1957 partecipò alla I Rassegna nazionale di Arte concreta (Milano, galleria Schettini, 30 marzo - 11 aprile).
L’anno seguente il M. tenne dodici puntate di Chiacchierate sull’arte del nostro tempo (25 febbraio - 20 maggio 1958) sempre per la radio della Svizzera italiana, occupandosi dell’arte spontanea, del realismo e del surrealismo.
Insieme con T. Varisco, intanto, iniziò la stesura del saggio Geometria percettiva, del quale pubblicò una breve sintesi in Documenti d’arte d’oggi (1958, pp. 91 s.). Inoltre tenne alla libreria Salto un’ultima personale (17-30 maggio 1958), esponendo alcuni suoi pastelli, introdotti da un testo poetico di Tullier.
Il M. morì a Lugano il 15 dic. 1958, a causa di un attacco cardiaco, mentre si recava in automobile a Milano.
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio storico del Politecnico, Fascicoli personali studenti, Monnet Giovanni; Archivio di Stato di Torino, Distretto militare di Torino, Ruoli matricolari, classe 1912, matricola 38671; Milano, Archivio storico della Triennale, VIII Triennale di Milano, 1947, Documenti e carteggi, TRN-08-DT-58-C, TRN-08-DT-113-V; Berna, Schweizerisches Bundesarchiv, E 5791 1988/6; E 5791 1000/949, microfilm 1021; E5791 1000/949, vol. 287 (3/507); M. e Sottsass al Circolo di coltura, in Gazzetta ticinese, 11 dic. 1947; L’inaugurazione della mostra di arte astratta, in Libera Stampa, 10 marzo 1950; Sp. [L. Moretti], Scuola d’arte a Novara, in Spazio, 1952-53, n. 7, pp. 70 s.; M. Seuphor, Dictionnaire de la peinture abstraite, Paris 1957, pp. 164, 225; T. Sauvage (A. Schwarz), Pittura italiana del dopoguerra (1945-1957), Milano 1957, pp. 331 s. e passim; Muore in auto l’arch. M., in Corriere del Ticino, 17 dic. 1958; G. Dorfles, G. M., in Serigrafia, II (1958), 13, p. 157; Movimento arte concreta (catal.), I-II, a cura di L. Caramel, Milano 1984, I, pp. 89-91 e passim; II, p. 63 e passim; Ettore Sottsass senior. Architetto (catal.), a cura G. Belli, Milano 1991, p. 255; L. Caramel, Il MAC nella collezione della Banca commerciale italiana, Milano 1996, pp. 11 s., 14, 100 e passim (con bibl.); Movimento arte concreta 1948-1958 (catal.), a cura di L. Caramel, Firenze-Siena 1996, pp. 61-64 e passim; Arte in Italia nel secondo dopoguerra (catal.), a cura di L. Cavadini, Maccagno 2001, p. 33 e passim; Pittura in Lombardia. L’Ottocento e il Novecento, a cura di L. Capano, Milano 2001, pp. 201 s., 210; Movimento arte concreta 1948-1952 (catal.), a cura di E. Crispolti, Roma 2003, pp. 6-9 e passim; G. Maffei, M.A.C. Opera editoriale, Milano 2004, pp. 44-46, 65-68, 75-77, 140-143, 218, 228 s. e passim.