MONTICOLI, Giovanni
MONTICOLI, Giovanni. – Nacque probabilmente a Verona all’inizio del XIV secolo dal nobile Crescimbene di Tebaldo Monticoli.
Nella prima metà del XIV secolo il cognome Monticoli risulta molto frequente in Friuli. Nella diocesi di Concordia erano presenti il preposito Antonio Monticoli – in precedenza preposito di Castelvetro nella diocesi di Modena, stretto collaboratore del vescovo Guido Guizzi nei primi anni del suo governo – e il notaio Nicolò Monticoli, che si dichiara proveniente dalla diocesi di Parma. Nel libro degli anniversari del convento dei frati minori è ricordato, invece, il frate Giovanni Monticoli da Vicenza.
La diffusione in tutta l’area padana della forma cognominiale Monticoli e le direttrici migratorie da questa zona verso il Friuli non hanno facilitato in passato l’identificazione della famiglia di Monticoli giurisperito, nei confronti del quale si sono commessi degli errori nella ricostruzione genealogica. Il padre possedeva beni in Val Lagarina ed era uno stretto alleato della famiglia Della Scala. Nel 1325 aveva partecipato alla congiura di Federico Della Scala contro il congiunto Cangrande, signore di Verona, in quel momento ammalato. Il fallimento dell’operazione lo costrinse all’esilio, insieme con i due giovani figli Giovanni e Federico. I congiurati trovarono rifugio presso l’imperatore Ludovico il Bavaro, i cui rapporti con Cangrande si stavano gradualmente deteriorando. Negli anni successivi Crescimbene si avvicinò al re di Boemia Giovanni di Lussemburgo e a suo figlio Carlo, margravio di Moravia: alcune fonti sostengono addirittura che egli sia entrato a far parte della familia del giovane signore, destinato a ricevere la dignità imperiale.
Il legame della famiglia Monticoli con Carlo di Lussemburgo sembra essere giustificato anche dalla prima testimonianza documentaria di Monticoli, che nel 1339 era impegnato a coadiuvare l’opera di Cino di Castiglione, vicario in Belluno e Feltre proprio per conto di Carlo di Lussemburgo e del fratello di questi, Giovanni Enrico.
La presenza lussemburghese nel Nord- Est italiano era stata in qualche modo favorita dal patriarca di Aquileia Bertrando di Saint Geniès, che mirava a un’alleanza strategica con la Boemia per rivedere gli equilibri politici nella regione. La vicinanza tra Praga e Aquileia favorì il trasferimento di Crescimbene in Friuli, dove fu chiamato a ricoprire l’ufficio di capitano di Udine tra il 1345 e il 1347. Lo accompagnavano i figli, che ben presto si inserirono nel tessuto sociale della città: Federico, detto il Chierico veronese, divenne canonico della collegiata di S. Maria, mentre Monticoli cominciò a collaborare con la Curia patriarcale. In quegli anni era con loro anche un terzo fratello, Candido, nato in esilio, che negli anni successivi si trasferìa Gemona.
Con la nomina del nuovo patriarca, Nicolò di Lussemburgo, fratellastro di Carlo, divenuto nel 1347 imperatore, Monticoli fu chiamato a partecipare più attivamente alla vita del Patriarcato. Nel 1352 ricoprì la carica di capitano di Udine e in tale veste presenziò a un arbitrato di Nicolò di Lussemburgo nella causa tra la Chiesa di Concordia e i signori di Prampero per il castello di Cusano. Successivamente il patriarca, che dimostrava profonda stima per Monticoli, lo nominò suo vicario in temporalibus.
Nel giugno del 1356 Monticoli presiedette il Parlamento della Patria, che si teneva a Sedegliano. Alla morte di Nicolò di Lussemburgo, avvenuta nel luglio del 1358, conservò il proprio ufficio, che almeno inizialmente gli fu confermato anche dal nuovo patriarca, Ludovico Della Torre, i rapporti con quest’ultimo dovettero però guastarsi nella seconda metà del 1361, quando Monticoli fu sostituito nelle sue funzioni da Ottone di Castellino e Rufino da Novara. Pur allentando i rapporti con la Curia patriarcale, non uscì dalla scena politica, continuando a svolgere un ruolo importante nella rappresentanza di Udine, che era diventata ormai la sua città: la piena integrazione nel tessuto sociale udinese è testimoniata anche dal matrimonio con Caterina, esponente di un’influente famiglia senese trapiantata in Friuli. Nel 1366 il patriarca Marquardo di Randeck gli affidò nuovamente l’ufficio di vicario in temporalibus e lo coinvolse nella compilazione delle Constitutiones Patriae Foriiulii. Nel giugno del 1371 Monticoli affiancò il presule nell’ennesimo atto di composizione tra l’episcopato di Concordia e i signori di Prampero per il castello di Cusano. Nel mese di novembre era con il patriarca Marquardo ad Aquileia e presenziò all’atto con cui fu abrogata la costituzione che prevedeva l’esclusione delle donne dalla successione legittima. Nonostante gli impegni di Curia Monticoli continuò a esercitare privatamente anche la professione di avvocato: nel 1372, per esempio, insieme con il collega Rolandino Ravani, seguì il ricorso in appello presso il tribunale patriarcale della Comunità di Moriago, nel Cenedese, contro la cappellania di Sernaglia per una questione di decime; negli anni seguenti fu poi impegnato in una causa giudiziaria contro i moriaghesi, che si rifiutavano di pagargli l’onorario pattuito. Nel marzo del 1373 era di nuovo ad Aquileia al fianco del patriarca, che rinnovò l’abrogazione con cui si limitava il diritto ereditario delle donne; nel settembre dell’anno successivo assistette al consiglio del Parlamento, convocato a Udine; nell’aprile del 1375 il patriarca Marquardo incaricò lui e il vicedomino Federico Savorgnan di riacquistare il castello di Tolmino dalla Comunità di Cividale e di prenderne possesso.
Nel gennaio del 1376 assistette alla seduta di un procedimento giudiziario di fronte al vicario in spiritualibus Giorgio Torti da Pavia. Negli anni successivi il nome del giurisperito Monticoli, ormai anziano, è legato esclusivamente alla presenza alle sedute del Parlamento. La sua ultima testimonianza documentaria risale al 2 settembre 1378.
Morì prima del 1385, anno in cui comparve sulla scena politica udinese il figlio Andrea.
Fonti e Bibl.: Le note di Pietro Dell’Oca da Reggio Emilia (1360-1375). Con un frammento del notaio Pietro da Fosdinovo (1375- 1376), a cura di L. Gianni, Udine 2006, ad ind.; G. Verci, Storia della Marca trevigiana e veronese, XII, Venezia 1789, 63 s.; P.S. Leicht, Parlamento friulano, I, Bologna 1917; II, ibid. 1955, ad ind.; P. Paschini, La casa ed i libri di un giurisperito udinese del secolo XV, in Memorie storiche forogiuliesi, XXXIIIXXXIV (1937-1938), pp. 121-123; Id., Storia del Friuli, Udine 1990, pp. 4, 514, 558; L. Gianni, M. G., vicario patriarcale, in Nuovo Liruti, I, Il Medioevo, a cura di C. Scalon, Udine 2006, pp. 568 s.