MUFFONE, Giovanni
– Figlio di Antonio e di Teresa Gay, nacque a Cuneo il 10 febbraio 1859, in un'agiata famiglia della buona borghesia locale, forse – ma non vi sono conferme al riguardo – proveniente dalla piccola nobiltà piemontese.
Dopo gli studi inferiori si laureò in legge e partecipò al concorso per la carriera prefettizia, che vinse a pieni voti, acquisendo la qualifica di consigliere. Dal 16 gennaio 1910 al 16 maggio 1914 fu consigliere delegato a Pesaro e Urbino, poi fu nominato prefetto di Benevento (fino al 25 aprile 1915), per passare in seguito a Novara (25 aprile 1915 - 1° settembre 1917) e a Como (1° settembre 1917 - 25 agosto 1919) ed essere infine collocato a riposo. Poche e frammentarie sono le notizie pervenute sulla sua vita privata: unitosi in matrimonio con Maria Oberty (da cui ebbe le figlie Teresa e Giacinta), rimase probabilmente vedovo già prima di trasferirsi nel Beneventano.
La sua notorietà e il suo nome sono legati all’ambito della storia della fotografia italiana, per aver scritto un manuale Hoepli divenuto celebre, dal titolo Come il Sole dipinge. Manuale di fotografia per i dilettanti (Milano 1887).
La prima edizione (di 162 pagine) ottenne un immediato successo. Muffone si rivolgeva direttamente ai dilettanti (quale lui stesso si considerava) esplorando ogni aspetto che, tecnicamente, poteva riguardare la fotografia: apparecchi, obiettivi, bagni di sviluppo, qualità delle lastre, riprese in esterni e in studio, posa, scelta della luce, sollevamenti della pellicola. Affrontava dunque ad ampio raggio l'approccio del dilettante e le sue potenzialità, la teoria del fenomeno fotografico, il ritratto, la riproduzione del paesaggio. Brevi sezioni erano dedicate, inoltre, alle fotografie realizzate con metodi particolari: la ferrotipia, la fotografia su seta, la callitipia, gli smalti fotografici, le silhouettes, l’alabastropia, la trasmissione elettrica a distanza della fotografia, la proiezione delle immagini fisse. Un intero capitolo trattava del cinematografo e della conquista del movimento.
Oltre a essere premiato presso l'Esposizione internazionale di fotografia (Firenze, maggio 1887), il manuale fu tradotto in spagnolo e venne ristampato per ben nove volte, sempre con risultati più che soddisfacenti: contribuirono al suo successo vari elementi, a principiare da una scrittura piena di attenzione e di entusiasmo in rapporto alla tecnica fotografica, capace di esaltare la figura del dilettante e dell’appassionato.
Numerose furono comunque le cause che, all'epoca, contribuirono al diffondersi di quella che può essere definita una cultura fotografica teorica e tecnica di tutto rispetto e rilievo. In Italia, in quel momento v'era tutto un fiorire di associazioni, club fotografici, concorsi: nelle principali città si erano già svolti, da alcuni anni, i primi esperimenti con la dagherrotipia (le lamine argentate sperimentate per la prima volta da Louis-Jacques Mandé Daguerre con il socio Nicéphore Niépce) ed erano ormai noti sia gli esperimenti dei primordi con la camera oscura sia i tentativi di William Henry Fox Talbot di fotografare su carta e gli effetti dell’argento sulle ceramiche dei Wedgwood; nonché quelli del grande astronomo inglese sir John Herschel e i fallimenti del francese Hippolyte Bayard.
Il rapporto di Muffone con l’ambiente fotografico ufficiale, tuttavia, fu sempre critico e denso di ombre: tanto che, con ogni probabilità, non presenziò neanche al banchetto della I Esposizione italiana di fotografia, per ritirare il premio di cui era stato insignito il suo libro. Vari indizi testimoniano il distacco che l'oppose al mondo ufficiale della fotografia ottocentesca e d’inizio secolo: il suo nome non si rinviene nell'elenco dei membri della Società fotografica italiana del gennaio 1902, di cui il re Vittorio Emanuele III, anch’egli appassionato di fotografia, era divenuto presidente onorario e che annoverava – fra soci effettivi e onorari – personaggi di straordinario rilievo della fotografia europea e italiana; ugualmente non compare fra i partecipanti al I Congresso nazionale di fotografia (Torino, 19 ottobre 1898), dove si tennero incontri, dibattiti, iniziative di spicco e riunioni. Disertò altresì il III Congresso fotografico Italiano (Roma, 24-28 aprile 1911) ove, ancora una volta, si trovarono riuniti i più illustri nomi della fotografia italiana, dai grandi professionisti ai dilettanti di sicura fama e dalle grandi capacità tecniche e contenutistiche.
Al termine dell'attività prefettizia Muffone si trasferì a Cortemilia, un paesetto in provincia di Cuneo dove viveva la sorella Giacinta. Da ultimo risiedette in località Borgo San Pantaleo, ove morì il 18 settembre 1927.
Fonti e Bibl.: Cortemilia, Arch. comunale, Atti di morte, n. 33; H. Gernsheim - A. Gernsheim, Storia della fotografia, Milano 1966, ad ind.; W. Settimelli, Storia avventurosa della fotografia, Roma 1970, ad ind.; Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoia fotografi, a cura di M. Falzone del Barbarò, Milano 1981; I. Zannier, Storia della fotografia italiana, Bari 1986, ad ind.; Segni di luce, I, Alle origini della fotografia in Italia, a cura di I. Zannier, Ravenna 1991, ad ind.; II, La fotografia italiana dall’età del collodio al pittorialismo, a cura di Id., ibid. 1993, ad indicem.