MUSONIO, Giovanni
– Nacque probabilmente a Romprezzano di Cremona, nel 1501 o nel 1502.
Se si eccettua una scheda di Francesco Arisi (1705, p. 334) che riferisce di un «Antonius de Musoniis seu de Musonibus» censito nel 1404 fra gli arcipreti della cattedrale, in merito alla famiglia d’origine e al primo periodo della sua vita la bibliografia tace. Tuttavia discepoli e amici si mostrano ben informati, lasciando più di un indizio nella propria produzione poetica o in prosa. La data di nascita, dal momento che si sa con certezza che Musonio morì il 4 novembre 1561, si deduce dall’epigramma Musonius ad suos di Francesco Zava (1569, c. 280v, vv. 3-4): «viximus in terris, iam bis sex lustra peracta / innumeros annos». Altri dettagli biografici, pur da sfrondare delle incrostazioni del genere letterario, offre l’elegia In obitu doctissimi Ioannis Musonii Cremonensis dell’allievo Camillo Beccara. Vi si accenna innanzitutto al luogo di nascita, il «Rumpeianus ager», e ai primi studi. Il padre, intravedendone subito le doti non comuni, lo affidò a un precettore, di cui non si fa il nome, che gli impartisse i primi rudimenti (vv. 57-60). I rapidi progressi del fanciullo consigliarono padre e maestro di inviarlo a Cremona per accedere agli studi di grado superiore, ma al progetto era d’ostacolo la povertà della famiglia (vv. 63-66). Alla fine la «turrita Cremona» accolse (non si dice come) il giovanetto, che poté così completare la propria istruzione (v. 67). A questo punto Beccara inserisce un’informazione inedita e di estremo interesse, rivelando che Musonio fu condotto ad Asola come precettore di Paolo Manuzio (vv. 81-89). Che la scelta di Musonio fosse dovuta ad Aldo Manuzio è inverosimile, visto che Paolo nacque nel 1512 e il padre mancò tre anni dopo, quando Musonio doveva essere ancora quattordicenne; ma la notizia ha un fondo di verità, dato che Paolo trascorse effettivamente la prima adolescenza ad Asola, sotto le cure di Stefano Piazzone, e si recò a Venezia solo nel 1524, né si comprende come Beccara potesse venire a conoscenza di questi dettagli se non per tramite di una fonte vicina. Terminato il magistero asolano Musonio fece ritorno a Cremona (vv. 92-98). Qui fu assunto come precettore prima in casa Visconti e poi in casa Offredo, dove il celebre medico Omobono gli affidò l’educazione dei figli tra i quali è senz’altro identificabile l’omonimo giurisperito (vv. 99-114). Fu certo in questo giro di anni che Agostino Gallarati lo scelse per l’educazione della propria figlia e futura letterata Partenia. Finalmente, desideroso di poter giovare alla cittadinanza, Musonio abbandonò il pur remunerativo impiego presso gli Offredo e aprì una scuola in casa propria (vv. 138-141). Il gran concorso di giovani lo costrinse presto a spostarsi nei più ampi locali attigui alla sua casa (vv. 151-154).
Tra i discepoli più illustri, oltre allo stesso Beccara, allo storico Giulio Faroldo, ai futuri minori conventuali Salvatore Bartoluccio e Girolamo Pallantieri, fu il biellese Besso Ferrero Fieschi, futuro marchese di Masserano, che a Musonio fu legato da speciali vincoli di amicizia e fece progressi tanto rapidi negli studi da poterne presto mandare a stampa i primi frutti (vv. 149-168). Il Poema di Ferrero fu stampato a Cremona da Ludovico Britannico «in aedibus Musonii, pridie Mathiae 1542»: i torchi erano dunque stati trasferiti temporaneamente in casa di Musonio, che frattanto doveva avere ottenuto un incarico pubblico, come conferma la lettera di dedica di Ferrero stesso al padre Filiberto («adsum nunc in gymnasio Musonii clarissimi viri et utriusque linguae publici professoris»).
L’unico lavoro filologico ascrivibile a Musonio sono le brevi Annotationes al testo di Virgilio: la lettera di dedica a Ferrero, datata Cremona, 12 novembre 1543, rivela che furono richieste da Britannico per corredare la sua edizione degli Opera virgiliani, stampati a Brescia nel 1546. Del 1546 sono anche il De Isabellae Celtranie Iohannis Lunae uxoris obitu (Milano, G.A. Castiglione - F. Filoponi, 1546) e l’epigrafe commemorativa dettata per la morte di Camillo Boccaccino. Rapporti con gli ambienti culturali limitrofi sono testimoniati, fra l’altro, da un componimento in lode di Pietro Antonio Olivieri, nell’edizione delle sue Grammaticae institutiones (Piacenza, G.M. Simonetta, 1544). Nel 1550 Musonio si adoperò per rivedere il testo delle Constitutiones del vescovo Francesco Sfondrati e nello stesso periodo andrà collocata la composizione dell’Apollo Italicus (Pavia, F. Moscheni, 1551), un lungo carme encomiastico in esametri, stampato quando Musonio aveva già lasciato Cremona, in cui l’autore, per bocca di Apollo, celebra i recenti progressi compiuti dall’Italia sotto l’illuminata guida dei papi medicei.
A questi anni risalgono probabilmente il matrimonio e la crescita di una numerosa famiglia, tanto che nel 1551, in una supplica rivolta al Comune di Cremona, Musonio dovette denunciare l’insufficienza della remunerazione concessagli per l’insegnamento e la necessità di contrarre debiti per provvedere alle necessità domestiche. Fu allora che decise di accettare la condotta offertagli dalla città di Ragusa, desiderosa di un maestro in grado di impartire l’insegnamento sia del latino sia del greco. Musonio salpò da Venezia, con tutta la famiglia, il primo di settembre del 1551. A ottobre cominciò a insegnare con uno stipendio annuale di poco superiore ai 200 ducati. La permanenza a Ragusa si protrasse per un decennio, durante il quale ebbe modo di frequentare personaggi quali Giovanni Amalteo, allora segretario della Repubblica, Paolo Bosio, suo assistente dal 1554, e Ludovico Beccadelli, arcivescovo di Ragusa dal 1555, che tutti li ricorda in una lettera a Paolo Manuzio del maggio 1557: «li mastri di schola cio è il Musonio et m. Paolo sono delli maggiori tratenimenti ch’io abbia, perché l’Amaltheo è assai occupato nel suo offitio» (Pastorello, 1960, n. 689). Al soggiorno dalmata deve risalire la composizione «Italicis rythmis» della tragedia Il Mustafà (Arisi, 1705, pp. 217 s.), che ricordava l’assassinio del figlio di Solimano il Magnifico, fatto uccidere dal padre nel 1553.
Nella primavera del 1559, in seguito alla morte del maestro Giovanni Tartesio, il Consiglio di Cremona propose a Musonio di prenderne il posto. La trattativa si protrasse per un anno e solo il 21 luglio 1560 Beccadelli poté annunciarne a Paolo Manuzio l’imminente partenza. Musonio giunse a Cremona il 4 di agosto ma, provato dalla durezza del viaggio e dal caldo estivo, cadde malato. Il 22 agosto il Consiglio cittadino aveva già provveduto a conferirgli l’incarico, ma le lezioni non dovettero neppure cominciare.
Stroncato dalle convulsioni febbrili, morì il 4 novembre 1561.
Secondo quanto riferisce Arisi, 1705, p. 218, il canonico Giuseppe Negri, suo zio, possedeva diverse poesie manoscritte di Musonio, che donò al medico di Novellara Lorenzo Legato e di cui si sono perse le tracce.
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