NEGRI, Giovanni
– Nacque a Calcio, in provincia di Bergamo, il 22 agosto del 1877 da Luigi e da Maria Federici.
Trascorsa l’infanzia e l’adolescenza a Milano, si trasferì a Torino per iscriversi alla facoltà di medicina, divenendo allievo del medico e botanico Oreste Mattirolo, noto per i suoi studi di biologia della simbiosi, anatomia microscopica e micologia, ordinario di botanica e direttore dell’Istituto e Orto botanico dell’Università di Torino dal 1900 al 1932. Si laureò in medicina nel 1901 e in scienze naturali nel 1903, divenendo già dal 1902 assistente e poi docente presso l’Istituto botanico.
Il 16 ottobre 1911, sposò a Torino Anna Corazza, da cui ebbe una figlia, Cecilia, che divenne la moglie del mineralogista Francesco Rodolico.
Si interessò di diversi settori delle discipline botaniche. Nelle sue prime ricerche, procedendo nel solco di quelle di Mattirolo, si occupò di crittogamia, con un particolare interesse per la briologia e la micologia. Il suo Atlante dei principali funghi commestibili e velenosi (Torino 1908), riscosse molto successo. Pubblicò, inoltre, interessanti ricerche sulla briologia africana, avendo condotto missioni botaniche sia nelle isole Canarie (1907), sia in Etiopia, Eritrea e Somalia (1909), come membro della Società di studi geografici e coloniali, di cui in seguito divenne presidente.
Ampio successo riscosse anche un’altra sua opera di carattere divulgativo, l’Erbario figurato: illustrazione e descrizione delle piante usuali con speciale riguardo alle piante medicinali, un’efficace sintesi illustrata delle conoscenze di flora generale e botanica farmaceutica dell’inizio del XX secolo, che dopo la prima edizione (Milano 1904) venne pubblicata, sempre per i tipi della Hoepli, in altre due.
La seconda edizione (1923) fu arricchita con 86 tavole litografiche a colori e 123 incisioni dell’Iconographia florae italicae di Adriano Fiori e Giulio Paoletti; la terza (1943) fu corredata di «cenni sulle principali specie dell’Africa settentrionale ed orientale».
Nei suoi studi sulla distribuzione delle piante, che gettarono le basi di una vera e propria scuola geobotanica italiana, propugnò una sua teoria per l’interpretazione della vegetazione: la teoria dell’‘ecoide’, unità ecologica elementare costituita da un organismo e dal suo habitat, che descrisse per la prima volta nella nota Le unità ecologiche fondamentali in fitogeografia (Torino 1914), ma che fu accettata solo da una parte dei fitogeografi del suo tempo, in particolare da quelli russi e dell’Europa orientale e settentrionale.
Vinto un concorso alla cattedra di botanica dell’Università di Cagliari, nel 1924 si trasferì in questa città, ma l’anno successivo venne chiamato alla direzione del prestigioso Istituto botanico, museo di storia naturale e orto botanico dell’Università di Firenze, che diresse fino al 1949, mentre teneva anche dei corsi alla facoltà di scienze naturali. Profuse molto impegno nella direzione dell’Herbarium centrale italicum, conservato nella sezione botanica del museo, ponendo grande attenzione all’arricchimento delle collezioni, anche durante la prima guerra mondiale, considerando le raccolte d’erbario un supporto fondamentale per le ricerche geobotaniche. Durante la sua direzione fu acquisito l’erbario di Adriano Fiori. Nel 1933 vennero unite alla collezione esemplari di palme provenienti da tutto il mondo (Herbarium palmarum), facenti parte dell’erbario del naturalista Odoardo Beccari e donate dal botanico Ugolino Martelli, suo allievo e fondatore della rivista di sistematica e fitogeografia Webbia, donazione ritenuta «la più importante acquisizione del Museo di tutto il XX secolo» (Raffaelli, 2009, p. 50).
Gli apporti all’erbario erano connessi, inoltre, alle ricerche e alle spedizioni realizzate dal Centro per lo studio della flora e della vegetazione Italiana, che Negri aveva fondato e diresse presso il Centro nazionale delle ricerche (CNR): la collezione delle piante etiopiche da lui raccolte furono conservate nella sezione dell’Erbario coloniale, oggi Centro studi erbario tropicale.
Nel 1932 inaugurò una serie di studi sulla vegetazione nei dintorni di Firenze, ai quali collaborarono anche le allieve Eleonora Francini e Albina Messeri, e che furono poi proseguiti dal 1947 dal geobotanico Giuliano Montelucci. Dal 1934 promosse un’altra importante iniziativa che riguardava la distribuzione altimetrica della vegetazione italiana, alle quali lavorarono anche la naturalista Silvia Zenari e il botanico Orazio Gavioli. Insieme con altri due direttori di istituti botanici, Giuseppe Gola dell’Università di Padova e Carlo Cappelletti di Torino, collaborò al Trattato di botanica (Torino 1936), curando proprio la sezione dedicata alla fitogeografia. Dopo la guerra, sostenne la ripresa della pubblicazione di Webbia, rimasta sospesa per 25 anni, ma che da allora ha continuato a essere edita, e ne divenne direttore per il 1948, anno in cui uscì il sesto volume.
Membro nazionale dell’Accademia dei Lincei dal 1947 e di numerosi altri istituti, partecipò attivamente alla vita della Società botanica italiana, associazione scientifica fondata nel 1888, che diresse dal 1948 al 1960, sulla cui rivista, il Nuovo giornale botanico italiano, pubblicò la maggior parte delle sue ricerche, fra cui il suo lavoro più importante dopo quello sull’ecoide, l’Interpretazione individualistica del paesaggio vegetale (LXI [1964], pp. 579-694, di cui fu pubblicata solo la prima parte, giacché morì lasciandolo incompiuto.
Con questo lavoro Negri si proponeva di ricomporre il divario tra i due indirizzi che dividevano la comunità scientifica, ovvero la botanica ecologica e la fitosociologia, attraverso la fitogeografia, in quanto studio della distribuzione e diffusione delle piante sul globo terrestre, in grado di dare conto tanto degli aspetti dinamici quanto di quelli ecologici e strutturali dei diversi complessi vegetali.
Si interessò, inoltre, di antropologia: ricoprì, infatti, incarichi di rilievo in molte riviste e associazioni di settore, tra cui il Comitato per le ricerche di paleontologia umana, oggi Istituto italiano di paleontologia umana, sorto a Firenze nel 1913 nell’alveo della Società italiana di antropologia ed etnologia per iniziativa dell’antropologo fisico Aldobrandino Mochi. Svolse inoltre un importante ruolo scientifico all’interno della sezione naturalistica del Comitato per l’Etruria, oggi Istituto di studi etruschi: il programma di indagini per la ricostruzione paleoambientale dell’Etruria antica, da lui definito, prevedeva lo studio dei resti botanici fossili, dell’iconografia antica e soprattutto delle ‘specie relitte’, elementi di flore in passato ampiamente distribuite e poi limitate a zone ristrette, interessanti testimonianze viventi delle antiche situazioni ecologiche e paleogeografiche. In collaborazione con Mochi contribuì all’ideazione del Museo e istituto fiorentino di preistoria Paolo Graziosi, fondato nel 1946.
Morì a Firenze il 16 settembre 1960.
Opere: Negri scrisse più di 180 lavori scientifici. Oltre a quelli citati e ai contributi alla redazione della raccolta di botanica generale in 4 volumi Flora e vegetazione del Piemonte, cui Mattirolo e Negri parteciparono dal 1906 al 1935, si segnalano: Contributo alla briologia delle Isole Tremiti, Torino 1908; Contributo alla briologia dell’isola di Rodi, ibid. 1913; Etiopia. Appunti di una escursione botanica nell’Etiopia meridionale (marzo-agosto 1909), Roma 1913; A proposito dell’erbario dell’avv. Francesco Negri (1841-1924), in Bollettino della Societa botanica italiana, 1926, p. 43; Sociologia vegetale o sinecologia?, Pavia 1927; L’erbario del prof. Adriano Fiori al R. Istituto botanico (Erbario centrale) di Firenze, in Nuovo giornale botanico italiano, XXXVI (1929-30), p. 679; Come si possa ricostruire la fisionomia della vegetazione della Toscana durante il periodo etrusco, in Studi etruschi, I (1927), pp. 1-16; Ricerche sulla vegetazione nei dintorni di Firenze. Introduzione, in Nuovo giornale botanico italiano, XL (1933) , pp. 613-630; Sulla vegetazione del bosco di Ladino (Forlì), con P. Zangheri, ibid., XLI (1934), pp. 183-188; Recenti contributi alla concezione sinecologica dei consorzi vegetali, ibid., XXXIV (1926), pp. 872-885; Vegetazione e flora d’Italia, Milano 1937; Stratificazione delle biocenosi. Caratteri e nomenclatura, in Nuovo giornale botanico italiano, L (1943), pp. 122-139; Considerazioni sulla classificazione dei piani altimetrici della vegetazione in Italia, s.l. 1947.
Fonti e Bibl.: Il fondo Giovanni Negri è conservato presso la biblioteca del dipartimento di biologia vegetale dell’Università degli studi di Firenze. Il materiale documentario si riferisce al periodo 1905-1955 e presenta danni da alluvione. Ricordi: P. Zangheri, G. N., in Archivio botanico e biogeografico italiano, XXXVI, (1960), pp. 249-256; A. Messeri, G. N., in Nuovo giornale botanico italiano, LXVII (1960), pp. 621-640; R. Corti, G. N., in Rivista geografica italiana, XLVIII (1961), 1, pp. 1-16. Riferimenti storici: V. Giacomini, La geobotanica in Italia durante il decennio 1939-1948, inPlant Ecology, II (1949), 1, pp. 47-54; Il Museo di Storia naturale dell’Università degli studi di Firenze: Le collezioni botaniche, a cura di M. Raffaelli, II, Firenze 2009, p. 50 e passim. Prefazioni e collaborazioni: S. Zenari, Ricerche sulla distribuzione altimetrica della vegetazione in Italia, in Nuovo giornale botanico italiano, XLI (1934), 2, pp. 365-433; O. Gavioli, Ricerche sulla distribuzione altimetrica della vegetazione in Italia II. - Limiti altimetrici delle formazione vegetali in alcuni gruppi dell’Appennino lucano, ibid., 3, pp. 558-673; P. Zangheri, Romagna fitogeografica, I-V, Forlì 1936-1966.
Si ringraziano: per il contributo alla redazione di questa voce, Alice Rinaldi; per il contributo all’inquadramento scientifico dell’opera di Negri Fausto Manes, Guido Moggi, Enio Nardi, Sandro Pignatti, Mauro Raffaelli.