NERONI, Giovanni (
Giovanni di Nerone di Nisio, Neroni Diotisalvi o Dietisalvi). – Nacque a Firenze probabilmente tra la fine del XIV e gli inizi del XV da Dietisalvi e da Leonarda di Lorenzo Cresci.
Apparteneva a una delle stirpi più influenti della città, i cui membri avevano ricoperto importanti incarichi fin dalla fine del XIII secolo ed erano stati gonfalonieri di Giustizia nel corso del XIV, a partire dal 1337 con Nerone di Nigio (Cantini, 1798, p. 143) fino a tre dei suoi cinque fratelli (Filippo, Nigi o Nigio Dietisalvi e Francesco).
Avviato alla carriera ecclesiastica, fu dottore in decreti e in legge nello Studium di Firenze, professore in diritto canonico (Prezziner, 1810, p. 124), pievano di Cerreto Guidi nel 1435 (Ammirato, 1637, p. 170). Entrò tra i canonici del duomo nel 1438, essendogli stato attribuito uno dei 12 canonicati istituiti nel 1427 dai consoli dell’Arte della lana (Manni, 1741, p. 142). Durante il canonicato ebbe numerosi incarichi: fu proposto di Fiesole, priore dell’antica basilica cittadina di S. Pier Scheraggio, suddiacono di Eugenio IV (Salvini, 1782, p. 41).
Era gradito alla Signoria anche in virtù dei legami tra i Medici e la sua famiglia. Quando alla morte dell'arcivescovo Bartolomeo Zabarella, nel 1445, la Signoria chiese al capitolo del Duomo di eleggere un canonico da sottoporre all’attenzione del pontefice nella rosa dei nomi proposti dal clero e dal governo fiorentino per la scelta del nuovo arcivescovo, il capitolo scelse a larga maggioranza Neroni. Secondo il letterato Salvino Salvini (Manoscritto, ad annum 1438, c. 1r), canonico e redattore di una memoria manoscritta sui canonici del duomo, fu la Signoria medesima a sollecitarne la scelta «considerando la bontà e virtù e i laudabili costumi». In un primo momento il candidato favorito dal reggimento era stato Donato dei Medici, vescovo di Pistoia dal 1436, mentre il candidato del capitolo era Neroni; divenuto chiaro che il pontefice non avrebbe gradito un Medici sulla cattedra arcivescovile di Firenze, la causa di Neroni era stata sposata anche dalla Signoria. Così furono inviate al papa suppliche a favore suo e di Benozzo Federighi, vescovo di Fiesole, di Roberto Cavalcanti, vescovo di Volterra, di Andrea di Domenico di Andrea Fiocchi, canonico. Altre lettere di appoggio alla sua candidatura furono spedite ancora al pontefice, al Sacro Collegio, al cardinale camerlengo, al cardinale di Angers, al cardinale di Thérouanne (16, 19, 31 agosto 1445 e 3 settembre 1445; Salvini, Manoscritto, ad annum 1438, c. 2r; Archivio di Stato di Firenze, Riformagioni, Missive, 60, cc. 23-24), mentre venivano fornite opportune istruzioni ai canonici Manente Buondelmonti e Antonio degli Agli affinché presentassero la candidatura di Neroni a Eugenio IV (Salvini, Manoscritto, ad annum 1438, c. 2v). Neroni stesso inviò un’epistola al tesoriere pontificio Francesco da Padova la cui influenza sul papa era nota (Calzolai, 1960, p. 91). Tale attività politica non ebbe l’esito sperato, perché fu Antonino Pierozzi a diventare arcivescovo di Firenze.
Nel 1450, resosi vacante a causa della morte di Roberto Cavalcanti il seggio di Volterra, Neroni fu nominato vescovo. Prese possesso della diocesi l’11 luglio 1450 con una solenne entrata in città: venne accolto da un uomo della famiglia Gotti – verosimilmente Antonio di Guiducci di Giovanni Gotti – che lo accompagnò nella chiesa S. Marco, in cui vestì gli abiti episcopali e da cui uscì processionalmente, accompagnato dalla Signoria di Volterra e dal clero, mentre Gotti precedeva portando in mano il copricapo vescovile, fino alla cattedrale, dove si svolse la cerimonia d’insediamento (Ammirato, 1637, p. 170; Maffei, 1909, pp. 17-20).
I Medici si giovarono della presenza a Volterra di Neroni per coltivare le loro reti di amicizia e clientelari, contattandolo affinché si adoprasse nel conferire benefici e incarichi a favore dei protetti della famiglia (Fabbri, 2002, p. 403). Non si rassegnarono tuttavia a che fosse 'soltanto' vescovo di Volterra e continuarono gli interventi di raccomandazione al pontefice. Nel 1454, gli ambasciatori fiorentini Carlo Pandolfini, Otto Niccolini, Tommaso Soderini, Luigi Guicciardini e Bonaccorso Pitti, in missione presso il pontefice per questioni relative alla pace di Lodi, furono istruiti affinché caldeggiassero il suo passaggio a un incarico più importante e il 27 febbraio e il 13 ottobre 1459 furono inviate lettere di raccomandazione per Neroni a Pio II. Ancora allo scopo di promuoverlo presso il pontefice, nel 1460 il reggimento lo nominò suo ambasciatore in curia papale per la causa che opponeva l’abate di Borgo San Sepolcro al vescovo di Città di Castello (Ammirato, 1637, pp. 170 s.). Pio II lo nominò suo vicario a Roma (1460), dopodiché gli fu attribuita la commenda abbaziale di S. Fedele di Poppi.
Di lì a breve si liberò la cattedra episcopale fiorentina per la morte di Orlando Bonarli e il pontefice lo scelse quale arcivescovo di Firenze, con a fianco Ardiccino della Porta di Novara e frate Giuliano da Firenze O.P. come vicari generali (Calzolai, 1960, p. 95). Si insediò il 2 giugno 1462, quando «andogli incontro tutti gli uficj con lo stendardo e tutto il clero fino alla porta, com’è usanza, e la signoria venne in ringhiera» (Cronica, 1785, p. 179).
Il suo governo fu oculatissimo (affidò l’amministrazione della diocesi a Gentile Becchi, letterato, poeta e pedagogo e dal 1462 canonico del duomo) e fu molto presente nella vita delle istituzioni ecclesiastiche e laicali cittadine: si sa, per esempio, che benedisse l’ultimo marmo da «posarsi» sulla lanterna della cupola del duomo (Discorsi di Monsignore D. Vincenzo Borghini, 1740, p. 590); nel 1463 presiedette all’incorporazione dell’ospedale di S. Gallo in quello degl’Innocenti e versò 150 fiorini d’oro all’ultimo spedalingo frate Michele (Moreni, 1792, p. 34); nel 1465 compì la visita pastorale nella chiesa di S. Lorenzo, dove restò sei giorni, esaminando i membri della comunità canonicale, punendo gli abusi e ordinando l’elezione di tre canonici con il compito di riformare e rinnovare le Costituzioni, che riguardò con Paolo Schiattesi e Francesco da Castiglione per sottoporle quindi all’approvazione del capitolo (Moreni, 1816, pp. 121 s.). Nello stesso anno fu commissario apostolico insieme ad Antonio, arcivescovo di Raugia, all’atto di fondazione del capitolo della pieve dell’Impruneta, istituito da Paolo II (Casotti, 1714, p. 125), mentre il 25 giugno 1466 insieme a Carlo de’ Medici proposto di Prato assistette all’orazione funebre recitata dal servita Mariano Salvini, vescovo di Cortona, per le esequie del teologo domenicano Bartolomeo Lapacci de’ Rimbertini (Zaccaria, 2001, p. 704).
Nel 1466 rimase coinvolto nella cospirazione contro Piero de' Medici, capeggiata da Luca Pitti e alla quale parteciparono, fra gli altri Agnolo Acciaiuoli, Niccolò Soderini e Dietisalvi Neroni, fratello dell’arcivescovo, esponenti della fazione 'del Poggio' sorta – in contrapposizione a quella 'del Piano' favorevole a Piero – nel 1464, quando questi, alla morte di Cosimo I, aveva preteso la restituzione immediata di tutti i denari prestati dal padre alla città di Firenze. I cospiratori confidavano nell'appoggio di Venezia e di Paolo II, di origine veneziana, ma l'attentato a Piero fallì miseramente. Pitti andò a chiedere perdono all’offeso e lo ottenne, ma tutti gli altri furono duramente puniti con esili, bandi e confische «e tutta la casa Neroni fu disertata, e l’istesso Arcivescovo di Firenze malveduto da ognuno, se n’ebbe andare a Roma» (Mecatti, 1750, p. 441). La Signoria scrisse varie volte a Paolo II affinché nominasse un nuovo arcivescovo, ma il pontefice si rifiutò di farlo finché Neroni rimase in vita.
Morì a Roma il 18 luglio 1473. Fu inumato presso la chiesa dei padri domenicani di S. Maria sopra Minerva, dove riposano anche altri suoi congiunti (Cerracchini, 1716, p. 164).
Fonti e Bibl.: Volterra, Archivio vescovile, filza 22, Atti civili, Inventari, stime, livelli e memorie spettanti alla mensa dal 1662 al 1776, b. IV, 16 (menzione della condotta delle «luminaie e zulfinaie» attribuita il 12 maggio 1442 da Neroni a Roberto di Andrea Minucci); Ibid., Archivio storico diocesano, Frammenti di atti, n. 37 (visita pastorale di Neroni del 1457), e Visite pastorali, n. 5; Archivio di Stato di Firenze, Carte Strozziane, s. III, 90, cc. 19-21; Signori, Dieci di Balia e Otto di Pratica, 15; Manoscritti, Libro di ricordanze, n. 85, cc. 98-99; Firenze, Archivio capitolare: S. Salvini, Manoscritto. Dei nostri canonici tomo secondo dal 1400 al 1500; S. Ammirato, Vescovi di Fiesole, di Volterra et d’Arezzo, Volterra 1637, p. 170 s.; F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae et insularum adiacentium, III, Roma 1647, coll. 232 s.; G. Casotti, Memorie istoriche della Miracolosa Immagine dell’Impruneta, Firenze 1714, p. 125; L.G. Cerracchini, Cronologia sacra de’ vescovi e arcivescovi di Firenze, Firenze 1716, p. 164; Discorsi di Monsignore D. Vincenzo Borghini con annotazioni, parte II, Firenze 1740, p. 590; D.M. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi, Firenze 1741, p. 142; G.M. Mecatti, Storia cronologica della città di Firenze o siano Annali della Toscana, parte I, Napoli 1750, p. 441; S. Salvini, Catalogo cronologico de’ canonici della chiesa metropolitana fiorentina, Firenze 1782, p. 41 n. 345; Istoria fiorentina di Marchionne di Coppostefani, a cura di I. di San Luigi, XI, Firenze 1783, p. 230; Cronica di Giovanni di Iacopo e di Lionardo di Lorenzo Morelli, a cura di I. di San Luigi, Firenze 1785, pp. 175, 179; D. Moreni, Notizie istoriche dei contorni di Firenze, parte terza, dalla Porta a San Gallo fino alla città di Firenze, Firenze 1792, p. 34; L. Cantini, Saggi istorici d’Antichità toscane, IX, Firenze 1798, p. 143; G. Prezziner, Storia del pubblico studio e delle società scientifiche e letterarie di Firenze, Firenze 1810, p. 124; D. Moreni, Continuazione delle memorie istoriche dell’Ambrosiana - Imperial Basilica di S. Lorenzo di Firenze, I, Firenze 1816, pp. 121s.; N. Machiavelli, Istorie fiorentine, a cura di G.B. Niccolini, Firenze 1851, Libro settimo, cap. 17; R.S. Maffei, L’ingresso del vescovo G. N. l’11 luglio 1450 e il privilegio di riferimento della famiglia Gotti, in Mons. Emanuele Mignone, Volterra 1909, pp. 17-20; K. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, II, Münster 1913, p. 154; C.C. Calzolai, Frate Antonino Pierozzi dei domenicani arcivescovo di Firenze, Firenze 1960, pp. 91, 95; Id., La chiesa fiorentina, Firenze 1970, p. 25; R. Bizzocchi, Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento, Bologna 1987, pp. 211-213; R. Zaccaria, Giugni, Ugolino, in Dizionario biografico degli Italiani, LVI, Roma 2001, pp. 703 s.; L. Fabbri, Il patriziato fiorentino e il dominio di Volterra: tra funzioni e politiche clientelari, in Lo stato territoriale fiorentino (secoli XIV-XV). Ricerche, linguaggi, confronti, a cura di A. Zorzi - W.J. Connell, Pisa 2002, pp. 385-404.