NICOLETTI, Giovanni
NICOLETTI, Giovanni (Giovanni da Imola). – Nacque presuntivamente verso il 1372 a Imola da Nicoletto, appartenente a una famiglia originaria di Bologna, trasferitasi a Imola per esercitarvi l’arte della sartoria.
Nel 1390 Iohannes filius quondam Nicoletti sartoris, orfano di padre e forse anche della madre, fu coinvolto in una serie di liti giudiziarie che lo posero in gravi affanni economici (Arch. di Stato di Imola, Bertus a Vulpe, VI, c. 124r, 13 aprile 1390; c. 261r, 16 novembre 1390). Forse sostenuto da un gruppo parentale abbastanza largo e solidale, raccolto attorno all’esercizio della sartoria, si avviò allo studio del diritto. Nell’estate 1390 gli Anziani di Bologna concessero a Iohannes Nicoleti, studente in diritto civile, di condurre con sé, nella città natale, i propri testi di studio: un Codice, un Digesto vecchio e nuovo, recollectae, quaderni di grammatica, un paio di trattati di logica (Arch. di Stato di Bologna, Comunale, Provvigioni e riformagioni, II sem., 1390, n. 68, c. 15v). La qualifica di scholaris studens in iure civili – di età compresa tra i 14 e i 25 anni – si trova anche in due documenti del 9 e dell’11 ottobre 1392 (Arch. di Stato di Imola, Bertus a Vulpe, VIII, cc. 221v-222v; 224v). Il 25 agosto 1397 sostenne l’esame privato innanzi a Francesco Ramponi e Giovanni da Canetoli addottorandosi poi il 10 settembre con Bente Bentivogli in sostituzione di Ramponi, malato, e Giovanni da Canetoli (Sorbelli, 1938, pp. 109 s.). Il dottorato in diritto canonico di Iohannes Nicholecti de Calzis de Imola seguì il 31 luglio 1402 e poi il 7 agosto alla presenza di Geremia Angelelli e Antonio da Budrio.
I dubbi sollevati da Dino Staffa intorno all’identità di questo personaggio non hanno fondamento. Un fondo al Trebo Caxolese, presso Imola, è detto, nel 1406, confinare con Iohannes Nicolleti l.d. de Calciis (Arch. di Stato di Imola, Antonius de Monte, I, c. 126r, 14 febbraio 1406): il medesimo appezzamento di terra fu poi posseduto dal i.u.d. Michaeles de Nicolettis de Imola (cfr., per es., Ibid., Lucas de Monte, VIII, c. 55v, 16 ottobre 1447). Un consilium Iohannis de Calciis de Imola è in Vat. lat. 10726, c. Xr reso con Onofrio de’ Bartolini di Perugia, va presumibilmente datato agli anni 1408-10, quando entrambi insegnarono a Siena. Cade dunque l’ipotesi, sostenuta da alcuni storici antichi, che Giovanni appartenesse alla nobile famiglia Ugodonici: un Iohannes de Ugodonicis de Imola, ugualmente giurista, esistette certamente, ma fu attivo all’incirca 30 o 40 anni prima; un altro, legum doctor, lesse a Bologna l’Inforziato de sero nel 1420 in concorrenza con Iohannes de Imola (il nostro). Solo a partire dal 1411 e un poco più frequentemente dal 1422 si trova attestato il cognome de Nicolettis comunque alternato al semplice patronimico Nicolecti.
Ancora studente in diritto canonico (Ghirardacci, 1657, p. 514; Fantuzzi, 1884, p. 353), avrebbe letto il Volumen con Marco da San Giovanni in Persiceto: ma un passo tratto dal commento di Andrea Barbazza a X 3.26.16 (Venetiis 1509, c. 224vb, n. 51: «fuit intervallum ultra xxx annos quando Ioannes de Imola scripsit in d. l. I, ff. de vul. et pup. (D. 28.6.1) et postea scripsit in d. l. Si pater (D. 28.6.9) et audivi eum legentem in d. l. Si pater et scribentem supra ea») induce a ritenere che verso l’anno 1400 Giovanni commentasse anche l’Inforziato.
Tra i suoi maestri sono da annoverare Antonio da Budrio, Francesco Ramponi, Pietro d’Ancarano e Giovanni da Canitulo. Non Giovanni da Legnano e nemmeno Baldo: bensì suo fratello Angelo che ascoltò non a Perugia, come sostenuto da Panciroli (1637, p. 185), ma a Bologna nel 1391-94. Probabile è l’ascolto diretto del pensiero professato da Gaspare Calderini (In Clem., Lugduni 1539, c. 52va, n. 20 ad 2.1.2; cf. c. 144vb, n. 14 ad 5.9.1).
Dal 1402 – ormai iuris utriusque doctor – passò allo Studio di Ferrara con Antonio da Budrio e Pietro d’Ancarano per leggervi, almeno nel 1403-04, le Clementine. Dal 1404 al 1405 fu a Siena, assieme a Paolo da Castro, per commentarvi le Decretali. Nel 1406 fu chiamato a Padova per tenervi la lettura ordinaria di Decretali in sostituzione di Francesco Zabarella; dal 1408 tornò a Siena ove, tra la metà di giugno e la fine di ottobre 1408, compose, per Gregorio XII, il Tractatus super schismate (ed. Staffa, 1957). La permanenza nella città toscana si protrasse fino all’estate del 1410, quando fu incaricato dai riformatori dello Studio di Bologna di leggere le Decretali per un anno a partire dal 1° novembre: ma i rotuli gli assegnano piuttosto la lettura del Sesto e delle Clementine. L’insegnamento, secondo i rotuli, doveva prolungarsi fino al 1412-13: ma le recollecte della Bibl. Angelica di Roma, 533, c. 1r ci attestano che in quell’anno, fino a estate inoltrata, tenne lezione sulla seconda parte del Digesto nuovo. Lo stesso corso fu mantenuto anche nel 1414-15, nonostante le offerte che venivano da Padova; nel 1415-16 affrontò la prima parte del Digesto nuovo. Dal 24 ottobre 1416 al 1° febbraio 1420, secondo Diplovatazio (1968, pp. 354 s.), avrebbe commentato l’Inforziato da D. 30 a D. 36.1: ma se è vero che si dedicò all’Inforziato de sero nel 1416-17, i rotuli lo attestano alle prese col Digesto nuovo de sero sia nel 1417-18 sia, con buona probabilità, nel 1419-20 (per il 1418 la fonte tace sull’imolese). Nella repetitio a X 2.24.28, affermò che sarebbe stata sua intenzione commentare D. 46.1.56 (57) e che il proposito fu vanificato dall’interdetto cui Bologna fu sottoposta da Martino V dal 9 aprile al 22 luglio 1420. Dopo avere tentato, inutilmente, di ottenere una lettura di diritto canonico a Padova (1419), nel 1420-21 lesse ancora l’Inforziato (non le Decretali, come supposto da Staffa) per poi riprendere le Decretali negli anni 1422-23, 1424-25, 1425-26, 1426-27, 1427-28, 1428-29 e ancora nel 1429-30. Molto spesso, per il suo prestigio, sostituì l’arcidiacono nelle lauree.
Alcuni hanno supposto, per il 1428, un soggiorno a Malta, ove avrebbe rilasciato un consilium: se ciò corrispondesse a verità la sua presenza nell’isola dovrebbe avere avuto luogo nell’autunno, dato che Giovanni appare nella documentazione bolognese dai primi mesi dell’anno fino al 17 settembre e di nuovo il 30 dicembre. Falsa è la notizia che lo vuole autore degli statuti lucchesi, con Paolo da Castro.
Dall’autunno 1430 andò a Padova per leggervi il Liber Extra e lì si trattenne fino al 1432, quando fece ritorno a Bologna per insegnarvi le Decretali. Dal 1433-34 lesse il Digesto nuovo e l’anno seguente l’Inforziato secondo la citata testimonianza del Barbazza e un’altra, tràdita in Napoli, Bibl. Nazionale, I.H.7, c. 3b: «excellens doctor Iohannes de Ymola, qui per duos annos ultimos vite sue fuit michi doctor dumtaxat in iure civili».
Possedette una imponente biblioteca andata distrutta dall’incendio della sua casa il 19 ottobre 1422: fra l’altro, due manoscritti delle additiones di Baldo sul Digesto nuovo (In Primum Decretalium ad X 1.43.4), recollectae da Antonio da Budrio (In Secundum Decretalium ad X 2.24.28), il De monarchia di Dante (In Primam Infortiati ad D. 28.5.93[92]), apostillae di Oldrado al Codice (In Secundam Digesti Novi ad D. 45.1) nonché altro ancora (In Secundum Decretalium ad X 2.24.28).
Morì il 18 febbraio 1436 e fu sepolto in S. Domenico, nell’arca dei Garisendi, cui era stato legato per amicizia e per lavoro.
Giovanni fu giurista capace di opporsi alle opinioni della glossa come di Bartolo e della opinio communis, pur consapevole che sarebbe stato difficile in practica obtinere contro tali autorità. Non di rado si riallacciò al pensiero dei maestri bolognesi del tardo Trecento pervenendo a soluzioni dogmatiche non distanti da quelle sostenute dall’amico Paolo da Castro. A giudizio di Domenico Maffei (1964), avrebbe mostrato scarsa originalità nei temi di diritto pubblico e di politica. Quanto al metodo espositivo, in legendo, si avverte già un distacco rispetto al procedimento per contraria (oppositiones) e quaestiones diffuso tra i giuristi del tardo Duecento e del Trecento.
La lettura alle Clementine affianca corsi bolognesi (c. 18ra, n. 43 ad 1.3.2) ad altri ferraresi (c. 146rb, n. 8 ad 5.10.1).
Il commento alla Prima pars Infortiati fu redatto a Bologna (Venetiis 1580, c. 92ra, n. 3 ad D. 28.5.34; c. 95ra, n. 15 ad D. 28.5.35; c. 96va, n. 8 ad D. 28.5.38; c. 102rb, n. 10 ad D. 28.5.49[48]) dopo il 1422. La Secunda parsInfortiati riporta a Bologna (Venetiis 1580, c. 73vb, n. 3 ad D. 35.1.82[83]). Sempre a Bologna furono composte le letture alla I e II parte del Digesto nuovo (c. 55rb, n. 3 ad D. 45.1.96; c. 128ra, n. 7 ad D. 46.3.98.8; c. 151rb ad D. 48.1.13); al termine di D. 42.1.64 (c. 119vb, n. 13) si legge: «Haec sufficiant pro hoc anno, MCCCCXVI, die IIII septembris». Quanto alla seconda parte, si osserverà che la repetitio ad D. 48.1.5 (c. 145ra, n. 29) porta la data 14 ottobre 1414; ad D. 49.1.24 quella del 14 agosto 1435 (c. 175ra, n. 40). A c. 152rb si trova scritto: «Incipit rubrica et tractatus de appellatio. et relat. (D. 49.1) cum quibusdam titulis commentatis a d. Iohanne de Imola iam senio confecto et eo anno, quo lecturam praecedentem de verb. obli. (D. 45.1) et caetera multa perutilissima addendo relegit». Al testo, redatto in prima persona, si mescolano indizi di reportationes. Il commento a D. 48.1 (De publicis iudiciis) fu anche stampato separatamente.
Per la Lectura in primum Decretalium librum si noterà (Venetiis 1575, c. 156ra [rectius 155ra], n. 12 ad 1.7.4) nella subscriptio: «Et sic facio finem ego Ioannes de Imola huius primae partis primi libri nec non regens cathedram ordinariam in iure canonico in hac regia civitate patavina anno MCCCCXXXI» (che concorda con l’hic Paduae di c. 254va, n. 11 ad 1.29.40). Subito dopo l’editore aggiunse: «Sequuntur nunc duae rubricae sequentes, scilicet de auctoritate et usu pallei (X 1.8) et de renuntiatione (X 1.9) quas autor noster hic in ista nova sua lectura dimisit. Quae propter maius huius partis complementum ac magnam multorum instantiam ex antiqua eiusdem autoris cum optima correctione sunt extractae et partis praesentis fini deputatae». Il testo corrisponde a quanto si legge a c. 189vb, ove si fa menzione di estratti da una lectura antiqua, precedente dunque a quella del 1431: «Finis partis primae Ioannis ab Imola super primo decretalium libro de sua secunda compilatione cum duabus rubricis sequentibus ex eiusdem lectura antiqua extractis». Anche qui si notano indizi di reportationes. La seconda parte rinvia alla haec civitas Bononiae (c. 113vb, n. 8 ad 2.20.53; c. 136rb, n. 2 ad 2.22.14; 197vb, n. 60 ad 2.24.28; c. 245rb ad 2.27.2) e indica la data 1424 (c. 127va, n. 28 ad 2.22.6). La terza riferisce corsi bolognesi (c. 32vb ad 3.4.12; c. 338rb ad 3.26.15) terminati nel 1432 (c. 382, ad 3.26.16: «Hucusque legit Dominus Ioannes de Imola, et ulterius non legit: quia fuit transmutatus ad lecturam iuris civilis et morte superveniente, non potuit complere, quare praesens opus hic finem sortitur»). A quanti si sono, fino a oggi, occupati delle opere di Giovanni è restata sconosciuta l’edizione stampata a Venezia nel 1541 a cura di Girolamo Gigante da Fossombrone e Giovanni Battista Ziletti.
Giovanni fu autore di alcune repetitiones in parte diffuse singolarmente, in parte accolte nei commentari, altre ancora inedite. La rep.c. Quintavallis (X 2.24.23) è edita nell’edizione veneziana dei commentari sulle Decretali (1575, c. 161ra-173rb). La rep. ad c. Cum contingat, de iureiurando (X 2.24.28) fu stampata almeno quattro volte nel corso del Quattrocento e poi riprodotta nell’edizione veneziana del 1575 (c. 176rb-210ra). La rep.ad c. fina., de praescriptionibus (X 2.26.20), stampata almeno tre volte nel corso del sec. XV, è nuovamente presente nell’edizione veneziana del 1575, c. 235 [rectius 234]ra-244rb. Le repetitiones al c. Propter sterilitatem, de locato et conducto (X 3.18.3) e al c. Potuit, de locato et conducto (X 3.18.4), testimoniate in vari mss., si leggono pure nelle edizioni a stampa. La repetitio al c. Tuae fraternitati, de sponsalibus (X 4.1.25) fu pubblicata almeno due volte nel Quattrocento. Ancora inedito è lo Iudicium de opere Iohannis Gersonii de contractibus.
Per altre opere, attribuite a Giovanni e contenute in edizioni cinquecentesche (Additiones ad librum Sextum, Additiones ad librum Clementinarum, Additiones ad lecturam Archidiaconi super Sextum, De appellationibus) deve attendersi uno studio esaustivo (cfr. anche Belloni, 1986, pp. 241 s.). Dei consilia, l’editio princeps è quella del 1495 curata da Lodovico Bolognini.
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