PACINI, Giovanni
Musicista, nato a Catania il 17 febbraio 1796, morto a Pescia il 6 dicembre 1867. Iniziò i suoi studî musicali a Roma e li compì a Bologna. Cominciò la carriera artistica a 16 anni raggiungendo ben presto la celebrità. Cittadino lucchese fin dal 1822 per volere della duchessa Maria Luisa che lo nominava maestro onorario di cappella, il P. considerò Lucca come la sua patria adottiva. Circa il 1835 fondò in Viareggio un Liceo musicale con annesso convitto. Nel 1842 il duca Carlo Lodovico riunì in Lucca in un solo istituto l'insegnamento di tutte le scuole musicali della regione e ne affidò la direzione al P. Alla morte di questi la scuola venne denominata Istituto musicale Pacini.
Nella musica del P., in ogni ramo, è quella prontezza tutta melodica e teatrale che caratterizza il suo tempo. La Saffo, l'opera più organica, in grazia di qualche procedimento melodico affine, anche nella grafica, risente specialmente del Bellini e in modo particolare della Norma rappresentata nel 1831. Lo schema è a numeri: coro, cavatina, recitativo, duetto, aria, pezzo concertato, scena drammatica, finale. Il recitativo si presenta, in generale, in recitativo secco, che però viene ormai usato di rado, e in accompagnato, quest'ultimo sostenuto da una facile decorazione fluttuante dell'orchestra, per lo più fatta di ripetizioni, o da melodie indipendenti svolgentisi in movenze snodate e perfettamente orecchiabili. Di frequente, l'accompagnamento è in arpeggio o in accordo nella forma di danza tipica dell'Ottocento. La cavatina di Climene, p. es., al 2° atto, "Ah con lui mi fu rapita", ricca di melismi cadenzali più espressivi che virtuosistici, è una melodia tutta spontanea ed efficace, e i cori, che hanno grande importanza nell'economia dello spartito, e che vengono spesso usati o semplicemente armonizzati, o elaborati come nel 3° atto, si presentano non privi di eloquenza teatrale. Quest'opera di una sensibilità armonica varia e curata, con i suoi concertati piuttosto complessi, per il suo tempo, collegata da elementi assai unitarî, che acquistano importanza d'insieme nella sua costituzione, poté far pensare a una vera e propria evoluzione del musicista. Infatti, invitato a scrivere un'opera per il San Carlo, e mentre cominciava a musicare la Soffo su libretto di S. Cammarano, il P., secondo egli narra nelle Memorie, si mise a "indagare la musica usata ai tempi della poetessa di Lesbo", studiandosi di avvicinarsi a quella melopea. Egli si compiacque poi di essere stato riconosciuto "non più come compositore di facili cabalette, ma bensì di elaborati lavori e di meditate produzioni". Uno scrittore di cose musicali del tempo, G. Trambusti, divise la sua opera in due maniere: il Furio Camillo sarebbe la prima opera della seconda maniera: "bella musica per dotti, poco apprezzata da quelli che aspettavano dal P. le sue solite cabalette"; e più tardi, a proposito della Saffo composta nello stesso anno del Furio Camillo, un giornale di Roma, Il liuto del 10 giugno 1874, notava un "ostentato e rigido classicismo", pur riconoscendo in quell'opera una "immortale e felice creazione del genio".
Scrisse le seguenti opere teatrali, comiche e drammatiche, senza contare taluni lavori rimasti inediti: Annetta e Lucindo (1813); L'escavazione dei tesoro, L'ambizione delusa, Sponsalí dei Silfi (1814); Dalla beffa al disinganno, Il matrimonio per procura, Il carnevale di Milano, Piglia il mondo come viene, Il seguito di Ser Marcantonio (1815); L'ingenua, Adelaide e Comingio (1816); Sacerdotessa d'Irminsul (1817); Atala, Il barone di Dolsheim (1818); La sposa fedele, Il falegname di Livonia (1819); Vailace, La schiava di Bagdad (1820); La gioventù di Enrico V (1821); Cesare in Egitto (1822); La Vestale, Temistocle (1823); Isabella ed Enrico, Alpssandro nelle Indie (1824); Amacilia, L'ultimo giorno di Pompei (1825); La gelosia corretta, Niobe (1826); Gli Arabi nelle Gallie, Murgherita d'Inghilterra, I crociati a Tolomepide (1827); I cavalieri di Valenza (1828); Il Talismano, I fidanzati (1829); Manna D'Arco (1830); Il Corsaro (1831); Ivanhoe, Il convitato di pietra (1832); Gli Elvezzi o Corrado di Tochemburgo, Fernando duca di Valensza, Irene di Messina (1833); Carlo di Borgogna (1834); Furio Camillo, Saffo (1840); L'uomo del mistero, La fidanzata Corsa (1841); Il duca d'Alba (1842); Maria Tudor d'Inghilterra, Luisetta o la cantante del Molo, Medea (1843); L'ebrea (1844); Lorenzino de' Medici, Buondelmonte, Stella di Napoli (1845); La regina di Cipro, Meropea (1846); Ester d'Engaddi (1847); Allan Cameron (1848); Malvino di Scozia, Zaffira (1851); Cid, Romilda di Provenza (1853); Margherita Pusterla (1856); Il saltimbanco (1857); La distruzione di Gerusalemme, Lidia di Bruxelles (1858); Gianni di Nisida (1860); Il mulattiere di Toledo, Belfagor (1861); Don Diego di Mendoza, Berta, Il carcere Mamertino (1867); Niccolò de' Lapi (postuma, 1873).
Per la festa della Confraternita di S. Cecilia di Lucca, il P. scrisse e fece eseguire sue composizioni negli anni 1839, '45, '50 e '64. Nel 1843 egli scrisse per la festa deìla S. Croce i primi Vespri e il Mottettone; nel 1839 il solo Mottettone; la Messa negli anni 1838, '40, '42, 46, 48, 49, 50, '52, '57, '58, '62 e '65, i secondi Vespri nel 1839 e '66.
Compose inoltre alcune cantate, l'oratorio Sant'Agnese, due Messe di requiem, la Sinfonia a Dnnte, quartetti, inni, romanze, ecc. e pubblicii, fra gli altri, i seguenti scritti: Sulla originalità della musica melodrammatica italiana del sec. XVIII, in Atti dell'Accad. lucchese di scienze, lettere ed arti, XI, agosto 1840, p. 247; Principi elementari col metodo del Meloplasto, Lucca 1849 (l'autore modifica l'insegnamento del Galin, ampliandolo con esercizî progressivi di scale, salti e solfeggi a due voci per abituare gli allievi alla perfetta intonazione e a ragionare su tutte le regole musicali); Memoria sul miglìore indirizzo degli studi misicali, Firenze 1863; Cenni storici sulla musica e trattato di contrappunto, Lucca 1864; Le mie memorie arttstiche, Firenze 1875.
Bibl.: G. Trambusti, Storia della musica, Velletri 1867; V. Sartini, Nei funerali del Comm. G. P., Lucca; L. Nerici, Storia della musica in Lucca, Lucca 1880; M. Davini, Il maestro G. P., con pref. di G. Guzzardi, Palermo 1927; A. Bonaccorsi, L'insegnamento della musica in Lucca e l'Istituto musicale Pacini, in Musica d'oggi, maggio 1931; P. Campetti, Lettere di Paolina Bonaparte, nel Bollettino storico lucchese, 1932.