PAGANIN, Giovanni
PAGANIN, Giovanni. – Nacque ad Asiago (Vicenza) il 3 giugno 1913 da Pietro e da Cristina Forte.
A 16 anni, per la povertà della famiglia, abbandonò gli studi. Insieme al padre, capomastro, esercitò il mestiere di falegname, specializzandosi come ebanista arredatore e iniziando anche a realizzare le prime sculture in gesso e creta (Fabiani, 1978, p. 100; G. P., 2005, pp. 15, 93).
Dal 1938 si trasferì a Milano per dedicarsi alla scultura: all’inizio, per sopravvivere vendeva marroni arrostiti presso la galleria Vittorio Emanuele II (Rigoni Stern, [1999] 2005, p. 9) ed eseguiva restauri di mobili per lo scrittore Guido da Verona (Fabiani, 1978, p. 100); successivamente iniziò a frequentare l’ambiente legato alla Bottega di Corrente in via della Spiga. Qui organizzò la sua prima mostra personale nel 1941, poco prima di essere arruolato per combattere sul fronte albanese (P. Paganin, 2005, p. 16). Nel 1942, dopo un ricovero in ospedale, fu congedato per inabilità a causa di una grave forma d’asma, per la quale in seguito gli venne riconosciuta la pensione di guerra (un importo appena sufficiente, a suo giudizio, «per mantenere un gatto»; Fabiani, 1978, p. 100). Nel 1943 ad Asiago sposò la pittrice Dolores Vescovi, dalla quale ebbe i figli Rita (1944) e Patrizio (1945).
Tornato a Milano, nel 1945 vinse il primo premio alla Mostra d’arte contemporanea pro fondo Matteotti (Milano, galleria Guglielmi), manifestazione alla quale fu presente anche l’anno seguente (Ridotto del teatro alla Scala). Nel 1946 prese parte ad alcune esposizioni collettive e, insieme a Giuseppe Ajmone, Rinaldo Bergolli, Egidio Bonfante, Gianni Dova, Ennio Morlotti, Cesare Peverelli, Vittorio Tavenari, Emilio Vedova, Giovanni Testori (col quale fu legato da una lunga amicizia) firmò il Manifesto del realismo, conosciuto anche come Oltre Guernica, pubblicato nella rivista Numero di Novara (II, marzo 1946). Nell’autunno, a causa del riacutizzarsi della malattia, tornò ad Asiago (M.L. Paganin, 2005, p. 93), dove realizzò varie sculture in legno che espose nel 1947 in una personale presso la galleria Borgonuovo di Milano, ottenendo buoni riscontri da critici e artisti (P. Paganin, 2005, p. 16), tra i quali Carlo Carrà (1947).
I lavori degli anni Quaranta risentono della scultura di Wiligelmo (Di Genova, 1990, pp. 92 s.), oltre che del linguaggio cubista e dell’‘arte negra’: si vedano le opere in legno e, in particolare, Donna che si veste (1946; Milano, Casa museo Boschi - Di Stefano). Nei gessi coevi, invece, sembra prevalere un linguaggio meno drammatico, talvolta classico, talvolta arcaizzante, come in Nudo sdraiato (1945) e in Testa (1945-46), ora nei Depositi di palazzo Reale a Milano, che rivelano lo studio dei lavori di Arturo Martini, Marino Marini, Amedeo Modigliani e Constantin Brâncuși.
Nonostante il perdurare della malattia, Paganin riuscì a partecipare alla Quadriennale di Torino del 1947; l’anno successivo fu presente sia alla XXIV Biennale di Venezia (mentre rinunciò all’invito nel 1952) sia alla V Quadriennale di Roma.
Dalla fine degli anni Quaranta il suo linguaggio – al pari di quello di altri artisti con i quali si riscontrano alcuni debiti linguistici (per esempio Leoncillo Leonardi) – risentì dell’esperienza tragica della guerra, tradotta in figure umane drammatiche ma composte, talvolta alle soglie del non figurativo: si veda Cacciata di Eva (legno, 1948 circa, Milano, eredi Paganin, riprod. in G. P., 2005, p. 38). Negli anni Cinquanta sembrò ispirarsi alla monumentalità dell’arte di Arnolfo di Cambio (Di Genova, 1990, p. 93), fino a giungere a un’essenzialità formale costruita su solidi primari che arriva quasi all’astrazione pura, in linea anche con l’arcaismo geometrizzante di Brâncuşi.
Guarito, nel 1952 ritornò a Milano, ove, nel 1954, partecipò alla X Triennale - Esposizione internazionale delle arti decorative, mentre nel 1955 non poté prendere parte alla VII Quadriennale di Roma, perché le sue opere subirono gravi danni in prossimità dell’inaugurazione (lo testimonia un telegramma a Fortunato Bellonzi del 14 novembre, conservato a Roma, Archivio Biblioteca Quadriennale di Roma). Nel 1957 tenne un’esposizione personale presso la galleria delle Ore a Milano. Nel 1958 all’XI edizione del premio Suzzara vinse un frigorifero FIAT e 10.000 lire; nella stessa manifestazione, due anni dopo, vinse un puledro (M.L. Paganin, 2005, pp. 101 s.).
Le figure umane di Paganin, dalla superficie sfaldata, partono dal tragico non-finito dell’ultimo Michelangelo e riflettono sulla pelle il disfacimento etico e politico della contemporaneità (Fabiani, 1978, p. 103). Dagli anni Cinquanta in poi, alcuni lavori sembrano guardare alle figure allungate di Alberto Giacometti, mentre in altri le proporzioni si fanno più equilibrate o addirittura brevilinee e i modelli traggono ispirazione dalla statuaria etrusca (Pizziolo, 1999, p. 124) o da quella greca arcaica; attraverso i differenti gradi di sfaldamento delle superfici si creano chiaroscuri più o meno profondi e drammatici: si vedano Maternità (gesso patinato; 1955-57; riprod. in G. P., 2005, p. 48), L’ostaggio (bronzo, 1960; ibid., p. 52), Il portatore di luce (gesso patinato, 1973; ibid., p. 69), tutti nelle collezioni degli eredi Paganin a Milano. In alcune opere, in particolare, evidente è lo studio dei lavori in cera di Medardo Rosso, la cui influenza accentua la componente drammatica.
Nel 1959, a Milano, partecipò alla mostra Cinquant’anni d’arte a Milano dal divisionismo ad oggi, organizzata dalla Società per le belle arti ed esposizione permanente, e al II premio Carrara - Biennale internazionale di scultura (dove fu presente anche nel 1965 e nel 1973). L’attività espositiva proseguì intensa in varie città italiane ed estere: nel 1960 partecipò alla Mostra del movimento di Corrente, presso la galleria Gian Ferrari di Milano; nel 1961 alla XIV Biennale d’arte triveneta - IV Concorso internazionale del bronzetto, presso la sala della Ragione a Padova (poi anche nel 1971, nel 1973 e nel 1995), alla mostra Italian contemporary sculpture a Tokyo e a quella Scultura e disegno. Artisti italiani contemporanei, organizzata dalla Società per le belle arti di Milano, presso il palazzo della Permanente. Nel 1962, oltre a varie mostre collettive, espose alla XIII Mostra nazionale Premio del fiorino di Firenze e tenne due personali, alla galleria dell’Annunciata a Milano e alla galleria Il Bulino di Ferrara. L’anno seguente fu presente ancora in varie collettive, fra le quali la V Biennale di Alessandria d’Egitto e la mostra itinerante Gli artisti di Corrente (presso la Galleria d’arte moderna di Milano e in altre sedi), e tenne due personali, presso la galleria L’Indiano di Firenze e la galleria Il Milione di Milano (con presentazione di Testori). Nel 1964 tenne una personale alla galleria Flaviana di Locarno e si classificò primo al concorso Premio nazionale d’arte ‘La Bibbia oggi’. Ormai godeva di buon prestigio, tanto che la Biennale di Venezia gli dedicò uno spazio personale.
Fra le mostre dalla seconda metà degli anni Sessanta alla fine degli anni Settanta figurano: Immagini degli anni Sessanta poesia e verità, presso la galleria I due mondi di Roma e presso il palazzo dei Diamanti di Ferrara (1966); l’International Exhibition of contemporary painting and sculpture presso il Museum of art, Carnegie Institute di Pittsburgh (1967); la XXVI e XXVII Biennale nazionale d’arte Città di Milano (1969 e 1971); la X Quadriennale di Roma del 1972 (quando, insoddisfatto del collocamento delle sue opere, tentò invano di ritirarle e successivamente chiese un risarcimento danni all’organizzazione); la Biennale di Arese (1974, 1976 e 1978); la mostra Corrente, cultura e società 1938-1942 presso il palazzo Reale di Napoli (1978). Nel 1978 Testori curò un’esposizione antologica nella sede della Rotonda della Besana a Milano.
A partire dalla seconda metà degli anni Settanta, pur continuando l’attività espositiva, si dedicò, oltre che all’insegnamento, alla pittura, coltivata sistematicamente già dalla fine degli anni Cinquanta: un linguaggio tuttavia mai preso in considerazione dalla critica (un gran numero dei suoi quadri sono tuttora inediti e mai esposti).
Ordinario dell’insegnamento di figura e ornato modellato presso il II liceo artistico di Milano, dal 1982 ricoprì la cattedra presso la Scuola libera del nudo dell’Accademia Albertina di Torino; l’anno seguente, per limiti d’età, andò in pensione, ma continuò a insegnare fino al 1987.
Nel 1986 partecipò alla XI Quadriennale di Roma, protestando formalmente, di nuovo, per la cattiva collocazione delle opere che però questa volta furono ricollocate (Archivio Biblioteca Quadriennale di Roma, carteggio). Nel corso di quel decennio e nel successivo prese parte a numerose collettive, fra cui la XXIX e XXXII Biennale nazionale d’arte Città di Milano (1984 e 1993) e la mostra tematica Scultura a Milano 1945-1990 (1990), organizzate dalla Società per le belle arti di Milano; Corrente il movimento di arte e cultura di opposizione 1930-1945 (Palazzo reale di Milano, 1985); Artisti di Corrente 1930-1990 (Busto Arsizio Museo delle arti di Palazzo Bandera e Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 1991).
Morì a Milano il 29 maggio 1997.
Numerose opere sono conservate in collezioni pubbliche italiane, fra le quali , a Milano, i depositi di palazzo Reale e la Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli del Castello Sforzesco; il Museo - Fondazione Galleria d’arte moderna e contemporanea Silvio Zanella di Gallarate (Varese); il Museo civico Floriano Bodini di Gemonio (Varese) e il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (comodato della collezione Volker W. Feierabend). Nell’Archivio Paganin sono conservati oltre 700 disegni.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio Paganin; Roma, Archivio Biblioteca Quadriennale di Roma, b. P. G., carteggio (lettere e telegrammi); Ibid., Galleria nazionale d’arte moderna, Archivio bioiconografico, b. G. P.; E. Morlotti, G. P. scultore, in L’Italia libera, Milano 1945; C. Carrà, Sensazioni di P., in Omnibus, 12 maggio 1947; E. Fabiani, Le mie sculture sono uomini…, in Gente, 18 marzo 1978, pp. 96-101; G. Di Genova, Storia dell’arte italiana del ’900 per generazioni. Generazione anni Dieci, Bologna 1990, pp. 79 s., 91-93, 291-293 e ad ind.; G. P. Gridare e testimoniare (catal., galleria d’arte Nino Sindoni, Asiago), a cura di F. Arensi -P. Paganin, Cinisello Balsamo 2005; M. Rigoni Stern, G. P. scultore (1999), ibid., pp. 9-11; P. Paganin, Gridare e testimoniare, ibid., pp. 13-21; M.L. Paganin, Biografia, ibid., p. 93; Id., Esposizioni, ibid., pp. 101-104; M. Pizziolo, L’esercito di argilla (1999), ibid., pp. 121-127.