PALA, Giovanni
PALA, Giovanni. – Nacque a Torralba (Sassari) il 12 agosto 1896 da Giovanni, ferroviere, e da Maria Francesca Cosseddu.
Con precoce interesse per la politica, fondò già nel 1913 il Circolo giovanile nazionalista di Sassari. Interventista militante, durante la prima guerra mondiale fu ufficiale di fanteria. In tale veste combatté sul massiccio delle Tofane e sul Col di Lana, nelle Dolomiti orientali e, nell’agosto 1917, in territorio oggi sloveno, a Plava, sull’altipiano della Bainsizza e sul monte San Gabriele (undicesima battaglia dell’Isonzo). Dopo la disfatta di Caporetto (1917), prese parte alle battaglie sul Piave, e nella primavera 1918 in Francia, nella zona di Reims, dove il II corpo d’armata italiano svolse un ruolo decisivo nel fermare l’avanzata germanica verso Parigi (seconda battaglia della Marna). Per l’eroismo dimostrato in quell’occasione fu citato dalla 2a divisione coloniale francese e decorato della croce di guerra con stella d’argento per avere «quale comandante di compagnia in prima linea, respinto ripetuti attacchi del nemico, consentendo in tal modo ai reparti francesi di riprendere le posizioni precedentemente perdute» (Savino, 1937, p. 434).
Nonostante il legame con le associazioni reducistiche e combattentistiche, nel 1920 abbandonò la divisa e trovò impiego nell’Anonima infortuni, aderendo invece immediatamente al fascismo. Non partecipò personalmente all’adunata milanese di piazza S. Sepolcro del 23 marzo 1919, ma inviò subito la sua adesione all’iniziativa. Nell’agosto 1920, quando a Genova fu ricostituito il locale Fascio di combattimento, fondato nell’aprile 1919 e scioltosi a seguito di contrasti interni, Pala era in prima fila, tanto da essere presto cooptato nel Consiglio direttivo. La sua ascesa ai vertici del Partito nazionale fascista (PNF) fu rapida: già nel dicembre 1921 assunse la direzione della Federazione provinciale genovese, carica che mantenne sino al novembre 1926, con l’eccezione di una breve reggenza di Luca Ciurlo tra il 1924 e il 1925, quando conseguì un incarico di governo.
A capo della Federazione svolse un ruolo fondamentale nella strutturazione del fascismo a Genova, con il sostegno, anche finanziario, degli ambienti armatoriali e imprenditoriali, come si evince chiaramente dall’appello rivolto agli elettori nell’aprile 1924 da Bartolomeo Moresco, presidente della Camera di commercio di Genova e presidente della Federazione industriale ligure, a votare e far votare la Lista nazionale (Il Giornale di Genova, 2 aprile 1924).
Nel triennio 1921-23 guidò la Federazione sindacale di Genova: per vincere la diffidenza delle classi lavoratrici verso il fascismo, a suo avviso sarebbe stato sufficiente far comprendere loro di essere «degni continuatori della gloria acquisita dall’Italia in ogni campo della produzione» (ibid., 14 agosto 1923). Altrettanto complessi e controversi furono i suoi rapporti con le associazioni combattentistiche, soprattutto con l’Associazione nazionale combattenti (ANC), che condannava la violenza squadrista. L’appello rivolto da Pala a votare per i fascisti in vista delle elezioni politiche del maggio 1921, pubblicato nel giornale I Combattenti in febbraio, cadde infatti nel vuoto e l’ANC presentò una lista indipendente dal Blocco nazionale. Un ruolo importante Pala giocò anche nelle giornate della marcia su Roma (ottobre 1922), avendo assunto la direzione politico-militare delle operazioni in loco con gli avvocati Giuseppe Olivi e Remigio Girardi, operazioni che portarono di fatto all’occupazione della città.
Tra il 1920 e il 1921 diresse, insieme con Ferruccio Lantini, il giornale La Riscossa, mentre tra l’estate 1922 e l’inizio dell’anno successivo fu nella redazione de La Rivolta ideale, giornale fascista che aveva Augusto Bellati come direttore responsabile. Il salto qualitativo Pala lo compì nell’agosto 1923 fondando Il Giornale di Genova, che diresse sino al 1926, inizialmente in collaborazione con Lantini e successivamente con Giacomo Calcagno.
Si trattava in senso stretto di un giornale di partito, come chiaramente affermato nell’articolo di presentazione ai lettori del 1° agosto intitolato Incominciando: «Il Giornale di Genova nasce oggi per esprimere nel campo del giornalismo genovese la quotidiana passione delle migliaia e migliaia di fascisti della nostra regione. Il fascismo ligure ha, nell’ora della lotta cruenta, saputo tenere con onore il suo posto ed oggi vuole ed intende continuare la sua azione ispirandosi ai concetti che animarono tutta l’opera del Duce. Il Giornale di Genova sarà l’interprete fedele di questo sentimento e di questa volontà».
Tra i finanziatori del suo giornale erano l’Associazione degli armatori liberi presieduta da Vittorio Emanuele Parodi, che dal 1919 controllava Il Corriere Mercantile, e gli industriali Attilio Odero ed Erasmo Piaggio. Dietro questi imprenditori vi era inoltre la Banca commerciale italiana, che controllava molte altre testate a livello nazionale: lo scontro tra Il Giornale di Genova e Il Secolo XIX di proprietà della famiglia Perrone, nel triennio 1923-25, rappresentò dunque uno scontro tra gruppi economici rivali.
Un interesse particolare Pala ebbe sempre verso le questioni marittime. Su sua proposta nel gennaio 1922 fu costituita la Corporazione marinara fascista (futura Confederazione della gente del mare e dell’aria), appoggiata esplicitamente dagli armatori, al fine di indebolire la combattiva Federazione italiana dei lavoratori del mare (FILM) di Giuseppe Giulietti, la quale resistette e dovette perciò subire le squadre fasciste, che in più occasioni malmenarono esponenti della Federazione. Alla fine, nell’estate 1925, la sede della FILM fu occupata e sostituita dalla neonata Associazione marinara fascista: alla cerimonia prese parte Roberto Farinacci, segretario nazionale del PNF. Naturalmente Pala era stato uno degli artefici dell’operazione insieme a Gerardo Bonelli, il capo delle squadre d’azione, e a Lantini.
Nel frattempo, nel febbraio 1925, Pala assunse la presidenza del Consiglio direttivo genovese dell’ANC, nell’ambito di un’operazione di fascistizzazione forzata dell’organizzazione. Bonelli, Lantini e per certi verso lo stesso Pala rappresentavano a livello locale il nucleo del fascismo intransigente, forgiatosi nell’esperienza squadrista: un’eredità questa che, di lì a breve, sarebbe però diventata scomoda quando il fascismo si trasformò in regime e provò a dare di sé un’immagine più moderata e ‘perbenista’. Così, i successivi incarichi di governo a Roma possono essere letti non solo come una promozione, ma anche come un allontanamento dall’ambiente genovese in una delicata fase di transizione.
Eletto deputato nella XXVII legislatura, nell’aprile 1924, con 9861 voti in gran parte raccolti a Genova e provincia, ricoprì la carica di sottosegretario di Stato al ministero delle Comunicazioni (le cui competenze includevano la Marina mercantile e le Ferrovie) tra il 6 novembre 1926 e il 4 maggio 1928, ministero guidato da Costanzo Ciano. Come egli stesso avrebbe in più di un’occasione sottolineato, la Marina mercantile italiana in quegli anni si sviluppò considerevolmente, e con essa crebbero pure i traffici del porto di Genova, anche se di lì a poco si sarebbero fatti sentire gli effetti negativi della crisi internazionale.
Confermato nella XXVIII (1929-34) e XXIX (1934-39) legislatura, fu presidente della Confederazione nazionale fascista imprese trasporti marittimi e aerei dal maggio 1928 al gennaio del 1934, una sorta di confederazione degli armatori. Nella XXX legislatura (marzo 1939 - agosto 1943), fu vicepresidente del Consiglio nazionale delle corporazioni per la sezione delle Comunicazioni interne. Ricoprì inoltre in quegli anni la carica di presidente della Consulta coloniale, sempre nella sezione Comunicazioni.
Infine, dall’aprile 1935 all’ottobre 1944, fu presidente del consiglio d’amministrazione della cooperativa Garibaldi, fondata a Genova nel settembre 1918 da Giulietti, il capo carismatico della FILM. In realtà la sua presidenza continuò sino all’aprile 1945 non essendo subentrato nella carica un commissario.
Si trattava di una cooperativa fra i lavoratori del mare per l’esercizio della navigazione, che faceva assegnamento, oltre che sul contributo economico dei marittimi, sulle sovvenzioni statali. Gli anni della sua presidenza furono prima quelli difficili dell’autarchia e poi quelli tragici della seconda guerra mondiale, caratterizzati dall’affondamento, cattura o confisca di ben 21 navi di proprietà della cooperativa e di 36 tra quelle in gestione, oltre alla scomparsa di 196 marittimi.
Conclusasi nell’estate 1943 la sua esperienza parlamentare con lo scioglimento della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, non aderì alla Repubblica sociale, e si allontanò di fatto dalla politica. A Genova fu arrestato nei giorni immediatamente successivi al 25 aprile 1945 da partigiani della brigata Scoglio II per aver fatto parte del governo fascista e per avere sempre militato nel PNF (Genova, Archivio dell’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, Fondo CLN, b. 242, f. 2) e fu quindi inviato nel carcere di Marassi. Interrogato, ripercorse le tappe principali della sua carriera politica, ma dichiarò di non essersi iscritto al Partito fascista repubblicano perché il suo pensiero politico non concordava con quello del nuovo partito e perché non voleva contribuire a dividere gli italiani in campi opposti.
Sposato con Eleonora Bonasi, ebbe da lei i figli Vittorio (Roma, 1° marzo 1939) e Giuliana (22 maggio 1942).
Da tempo ritiratosi dall’attività pubblica, morì a Genova il 16 maggio 1988.
Opere: La Marina mercantile italiana in un decennio di regime fascista, Genova 1932; I traffici marittimi nella economia italiana, ibid. 1940. Si trovano a stampa alcune sue relazioni e discorsi: Relazione del presidente sulla attività svolta dalla confederazione nazionale fascista imprese comunicazioni marittime e navigazione aerea dal luglio 1931 al giugno 1932, Roma 1932; Sulla rescissione del contratto di lavoro degli ufficiali delle compagnie da passeggeri (discorso pronunciato alla Magistratura del lavoro di Roma l’11 giugno 1932), s.l. 1932; La marina mercantile italiana nel 1933 (discorso pronunciato alla Camera dei deputati nella tornata del 28 aprile 1933), Roma 1933; La marina mercantile nell’economia dell’impero fascista (discorso tenuto presso l’Istituto fascista di cultura di Grosseto), s.l. 1937; I traffici marittimi nella economia italiana, Genova 1940.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Prefettura, bb. 11, 16-20, 22-26, 30, 32, 34, 36-40, 47-49, 66, 89, 160, 171, 250-251; I nuovi deputati liguri, in La Grande Genova, IX (1929), 3, p. 152; G.A. Chiurco, Storia della Rivoluzione fascista 1919-1922, V, Firenze 1929, pp. 71-77; E. Savino, La nazione operante, in Novara, XV (1937), p. 434; Chi è? Dizionario degli Italiani d’oggi, Roma 1940, p. 694; M. Di Lella, La cooperativa marinara “Garibaldi”, Roma, 1965, p. 103; M. Legnani - P. Murialdi - N. Tranfaglia, La stampa italiana nell’età fascista, Roma-Bari 1980, p. 69; B. Garzarelli, Lantini, Ferruccio, in Dizionario biografico degli Italiani, LXIII, Roma 2004, p. 646; S. Antonini, Dal “biennio rosso” alla “marcia su Roma”: 1919-1922, inStoria della Liguria durante il fascismo, Genova 2005, passim; Id., Fascisti, cospiratori, costruzione del regime: 1923-1925, ibid., passim; Id., Lo Stato fascista: 1926-1929, ibid., passim; O. Freschi, «Il Secolo XIX». Un giornale e una città 1886-2004, Roma-Bari 2005, pp. 234, 245 s., 248, 251-256, 271, 273, 289, 292; Storia della Liguria, a cura di G. Assereto - Marco Doria, Roma-Bari 2007, pp. 252, 255 s.; Stampa e giornalisti in Liguria tra l’ultimo fascismo e la Repubblica 1943-1947, a cura di E. Tonizzi, Roma-Bari 2008, pp. 14 s., 17, 54; F. Alberico, Le origini e lo sviluppo del fascismo a Genova. La violenza politica dal dopoguerra alla costituzione del regime, Milano 2009, passim; M. Millan, L’essenza del fascismo: la parabola dello squadrismo tra terrorismo e normalizzazione, Padova 2011, pp. 395 s., 398, 403 s.