LANCELLOTTI, Giovanni Paolo
Nacque a Perugia nel 1522, da Ludovico, in una famiglia non particolarmente agiata. Della madre non si hanno notizie; Oldoino riferisce di un fratello di nome Roberto. È erroneamente considerato membro della nobile famiglia romana dei Lancellotti, e padre del futuro cardinale Orazio. Il L. trascorse a Perugia la sua giovinezza, accompagnando - sembra - con studi letterari la sua formazione in diritto civile e canonico, compiuta durante gli otto anni previsti dallo Studio perugino dove, sotto la guida di maestri quali Guglielmo Pontano e Giulio Oradini, si addottorò nel 1546. All'insegnamento del diritto nello stesso ateneo il L. fu chiamato fin dal 1548, prima come lettore di diritto civile, poi come titolare dell'insegnamento di diritto canonico, nel quale si distinse, fin dagli esordi, per la scelta di un metodo innovativo, non basato sulla semplice lettura commentata delle Decretali ma su un'esposizione sistematica della materia, ispirata alla suddivisione del diritto civile di matrice giustinianea. Sembra che già in quell'anno, forse su invito di Paolo III, il L. si impegnasse nel suo disegno di curare una trattazione sistematica del diritto canonico che potesse essere annessa al Corpus iuris canonici e alle Decretali. Dopo un breve soggiorno romano tornò, in seguito alla morte del papa, nel 1549, a Perugia, dove, ripresa l'attività di docente, si dedicò alla stesura dell'opera.
Né Giulio III né Marcello II mostrarono interesse per il suo lavoro. Il mecenatismo di Paolo IV e l'appoggio di personaggi influenti spinsero il L. a sottoporre nel 1555 al nuovo pontefice la sua opera, di cui aveva concluso una prima stesura, sottoposta, nel 1557, all'approvazione di una commissione di revisori appositamente istituita da Paolo IV. Lo stesso L. soggiornò a lungo a Roma - sospendendo l'insegnamento senza perderne tuttavia, per espressa volontà del papa, lo stipendio - per assistere ai lavori dei commissari, di cui accolse suggerimenti e proposte. Il favore papale, le protezioni di cui godeva e l'adesione di alcuni insigni giuristi al suo progetto non consentirono tuttavia al L. di vederlo realizzato: la novità dell'esposizione e di alcune teorie in essa proposte e le resistenze incontrate in ambiente curiale indussero una seconda commissione di revisori, voluta da Pio IV nel 1559, a bloccare il progetto.
Nel 1560 il L. decise di tornare in patria e di curare la pubblicazione in forma privata della sua opera che, ulteriormente rivista, vide la luce nel 1563. Tre anni prima ne aveva pubblicato un Commentario apologetico, che denunciava le difficoltà opposte al suo progetto.
La mancanza di veste ufficiale non sminuì il valore della trattazione, né influì sull'accoglienza ricevuta, che fu molto favorevole: le Institutiones iuris canonici, quibus ius pontificium singulari methodo libris quatuor comprehenditur (la divisione in libri segue quella giustinianea in persone, cose, azioni, e dedica il quarto alle leggi canoniche relative al diritto penale), ebbero vasta diffusione, peraltro anche in area protestante. Numerose furono le edizioni in Italia e in Europa (molte quando l'autore era ancora in vita), spesso arricchite di commenti e annotazioni, e talune inserite nelle collezioni canoniche pubblicate con il Corpus; diverse furono le edizioni a uso delle scuole e significativo è stato, fino a tempi recenti, l'impatto dell'opera sull'insegnamento del diritto canonico. Salvo brevi soggiorni romani il L. trascorse a Perugia il resto della vita, continuò a insegnare il diritto (anche civile), godette di grande stima da parte dei concittadini e partecipò attivamente alla vita culturale e politica della città.
Il L. fu tra i fondatori dell'Accademia musicale degli Unisoni e membro dell'Accademia poetica e letteraria degli Insensati; ebbe stretti rapporti con letterati della sua patria e compose rime latine (tra cui un'ode alla città di Perugia) e volgari. Nel 1562 era stato chiamato a rivedere gli statuti cittadini insieme con altri giureconsulti. Nel 1570 curò la revisione delle Collectanea del giurista Bernardino Alfani. Nel 1579 fu tra i giureconsulti incaricati di esprimersi riguardo alla successione di Ranuccio Farnese sul trono portoghese: l'opinione favorevole gli guadagnò la benevolenza del cardinale Alessandro. Il L. morì a Perugia nel 1590, quasi certamente il 23 novembre. Fu sepolto nella chiesa di S. Francesco da dove, nel 1900, la lapide commemorativa fu trasferita nella sede dell'Università di Perugia, presso l'ex monastero di Montemorcino nuovo degli Olivetani.
Intorno alla fine degli anni '60 aveva sposato Marietta Alfani, dalla quale ebbe numerosi figli: sono noti solo il primogenito, Orazio, futuro membro della magistratura cittadina, e Francesco, nato nel 1573, lettore di diritto nello Studio perugino e in quello pisano.
Tra le opere principali del L. vanno annoverate il trattato De comparatione iuris pontificii et cesarei… (Perusiae, Valentis Panitii, 1573); l'Apologia in detractores Baldi Ubaldi… (Augustae Taurinorum, Bevilaquae, 1576); la Vita Bartoli iureconsulti… (Perusiae, P. Petrutium, 1576); le Regularum ex universo pontificio iure excerptarum… (ibid., id., 1587). La maggior parte dei suoi scritti ebbe riedizioni.
Fonti e Bibl.: A. Oldoino, Athenaeum Augustum in quo Perusinorum scripta publice exponuntur, Perusiae 1678, pp. 183 s.; G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, II, Perugia 1829, pp. 40-48; O. Scalvanti, Notizie e documenti inediti sulla vita di G.P. L., giureconsulto perugino del secolo XVI, in Annali della Facoltà di Giurisprudenza - Università di Perugia, n.s., IX (1899), pp. 225-260; R. De Maio, Alfonso Carafa cardinale di Napoli (1540-1565), Roma 1961, pp. 23 s.; C. Crispolti, Raccolta delle cose segnalate… la più antica guida di Perugia (1597), a cura di L. Teza, Firenze 2001, pp. 94, 98, 170, 274; M.G. Caria, Le Institutiones iuris canonici di G.P. L. (1522-1590): status quaestioni e nuove critiche in corso, in Studi urbinati di scienze giuridiche, politiche ed economiche, n.s, LXIX (2001-02), pp. 7-38; Dict. du droit canonique, VI, Paris 1957, p. 334.