Pittore e scrittore d'arte (Milano 1538 - ivi 1600). Allievo di G. Ferrari, lavorò a Milano (affreschi in S. Lorenzo, in S. Marco, in S. Maurizio e l'autoritratto a Brera); fu costretto dalla cecità a lasciare la pratica dell'arte e divenne scrittore. La sua opera più importante è il Trattato dell'arte della pittura (1584), che è il più ampio trattato del manierismo, per la cui conoscenza è fondamentale, specialmente in quanto costituisce una esposizione analitica del "meccanismo" di quello stile, nelle sue risorse tecniche, nei suoi problemi tipologici, formali, espressivi, nella sua ricerca di simboli e di emblemi, ecc. L'Idea del tempio della pittura (1590) ne è quasi un compendio: vi si insiste sul concetto di "bello ideale", inteso, in senso neoplatonico, come immagine di origine divina che è nella mente dell'artista.