PARADISI, Giovanni
– Nacque a Reggio nell’Emilia il 19 novembre 1760 da Agostino e da Massimilla dei conti Prini.
Il padre, ascritto al Libro d’oro della Comunità di Reggio, figura di primo piano della cultura riformatrice e poeta di valore, esercitò una notevole influenza su Paradisi, che fece i primi studi presso il Collegio seminario di Reggio, e fu iniziato alle umane lettere dal sacerdote Antonio Gherardi. Nel 1772, trasferitosi con la famiglia a Modena, dove il padre – creato conte il 13 novembre dello stesso anno – era stato chiamato a ricoprire la cattedra di economia civile, Paradisi studiò presso l’Università di quella città, con Luigi Cerretti come professore di eloquenza e Giovanni Battista Venturi quale guida negli studi matematici e fisici, per i quali era molto portato.
Nel 1780 tornò a Reggio, poiché il padre, privato dell’insegnamento modenese, aveva assunto la presidenza delle scuole e delle materie giurisdizionali. Tre anni dopo, alla morte del genitore, Paradisi ereditò la carica ricoperta da quest’ultimo, insieme al seggio nel Consiglio generale. Nel 1790 ottenne quindi la cattedra di geometria presso il locale seminario-collegio. Di idee moderate, assunse comunque, negli anni, un atteggiamento sempre più critico nei riguardi del governo estense, che lo portò a essere considerato un vero e proprio oppositore. Era solito riunirsi, con alcuni amici e collaboratori, presso il caffè di S. Prospero, dove si formulavano progetti e si discutevano gli avvenimenti della Francia rivoluzionaria.
Disceso Bonaparte in Italia, il 30 giugno 1796 Paradisi si recò presso il suo quartier generale per richiederne l’appoggio nella prospettiva della caduta del duca di Modena. Il 26 agosto, rivoltatasi Reggio contro il governo estense, Paradisi, forte di una popolarità sempre più estesa, fece parte dello stato maggiore della guardia civica, subito organizzata per prevenire disordini verso le proprietà, e fu incaricato di ‘missioni patriottiche’ a Bologna e Milano.
Dal 16 al 18 ottobre 1796 partecipò, in qualità di deputato, al Congresso che si tenne a Modena e che deliberò la nascita della Confederazione cispadana e la formazione di una Giunta di difesa generale. Nell’occasione fu incaricato di redigere un proclama che annunciasse all’Italia le deliberazioni assunte. Successivamente, il 27 ottobre fu eletto primo presidente del Comitato di governo, voluto dal commissario francese Pierre-Anselme Garrau, che comprendeva le città di Modena e Reggio. Paradisi affrontò con grande passione il problema della pubblica educazione, proponendo una serie di riforme, tra cui l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita.
Il 27 dicembre fu presente al secondo Congresso che si tenne a Reggio fino al 7 gennaio 1797 e che decretò la nascita della Repubblica Cispadana una e indivisibile con il tricolore bianco, rosso e verde quale vessillo. Partecipò anche al successivo Congresso che si tenne a Modena dal 21 gennaio al 1° marzo 1797, dove fu approvata la costituzione della nuova Repubblica. In entrambe le occasioni Paradisi, da un lato, fece da tramite con le autorità francesi (talvolta con Bonaparte in prima persona), dall’altro si adoperò perché non fossero votate risoluzioni troppo avanzate sul piano sociale e politico, e soprattutto non contrastassero con i principi del culto cattolico. Il 26 aprile fu eletto primo presidente del Consiglio dei Sessanta, organo previsto dalla costituzione approvata, ma la sua ascesa politica doveva toccare il suo culmine il successivo 29 giugno quando, riunita la Repubblica Cispadana alla Cisalpina per volere di Bonaparte, Paradisi fu prescelto come uno dei cinque direttori della nuova e più estesa repubblica-sorella.
Per le sue idee moderate venne più volte attaccato sia dall’ala estrema dei patrioti, che vedevano in lui un freno ai loro progetti rivoluzionari, sia dai sostenitori dell’antico regime, che lo consideravano un «uomo versatile e ipocrita» (Lettere cisalpine, ossia storia del Governo provvisorio dell’anno VIII, IX e X repubblicano, Pesaro anno X, p. 7). Il 13 aprile 1798 venne quindi rimosso dal suo incarico di direttore, probabilmente in seguito alla ferma opposizione da lui mostrata nei riguardi dell’umiliante trattato d’alleanza imposto dal governo francese alla Cisalpina. Si ritirò allora a Modena, dove però, con il ritorno del governo ducale nel 1799, fu arrestato e imprigionato, salvandosi dalla deportazione solo grazie al vittorioso ritorno di Bonaparte.
Con i francesi nuovamente al potere, Paradisi riprese a pieno titolo la sua carriera politica e, nella restaurata Cisalpina, fu nominato da Bonaparte, che continuava a sostenerlo, membro della Consulta straordinaria di governo, costuita il 23 giugno 1800. Partecipò quindi ai Comizi di Lione dove, nella seduta del 26 gennaio 1802, fu chiamato a ricoprire il ruolo di consultore di Stato ed elettore nel Collegio dei dotti. Poco dopo, il 6 novembre, entrò a far parte dell’Istituto nazionale. Vide però vanificata la speranza di ricoprire la carica di ministro della nuova Repubblica Italiana per l’avversione del vicepresidente Francesco Melzi d’Eril, che vedeva in lui un suo personale oppositore.
Dal 1803 aprì il suo salotto a intellettuali e uomini politici, facendone in breve uno dei circoli più ricercati ed esclusivi della capitale lombarda. Vi sostò, in periodi diversi, tutta l’intellettualità dell’epoca, da Ugo Foscolo a Vincenzo Monti, da Ludovico di Breme al tipografo, editore e incisore Giovanni Battista Bodoni. Al circolo fu presto affiancato un giornale, Il Poligrafo, che ospitò articoli di carattere sia letterario sia scientifico.
Proclamato il Regno Italico, nel maggio 1805, Paradisi divenne presidente della sezione di guerra nel Consiglio di Stato, ottenendo anche la direzione generale del Dipartimento dei ponti, acque e strade, servizio al quale il governo attribuiva una particolare importanza. Mantenne tale incarico, a lui congeniale per le sue conoscenze in campo matematico e scientifico, fino a che non entrò a far parte del Senato, del quale ricoprì la carica di presidente dal marzo 1809 all’aprile 1810 e, successivamente, dal luglio 1811 all’agosto 1813. Nel dicembre 1810 fu nominato di nuovo presidente del rinnovato Istituto nazionale. In entrambe le cariche esercitò una grande influenza, che fece di lui uno dei personaggi più rappresentativi e influenti del regime napoleonico. Il re-imperatore lo nominò altresì conte della nobiltà dell’Impero, gran dignitario della Corona ferrea e grand’aquila della Legion d’onore.
Nel 1814, dopo la caduta di Napoleone, Paradisi fu tra coloro che si batterono per la conservazione del Regno Italico con a capo Eugenio di Beauharnais. Con il ritorno degli austriaci si ritirò a vita privata nella sua Reggio, coltivando gli studi, per la verità mai interrotti, e non mancando di formulare rettifiche e puntualizzazioni riguardo alle passate vicende napoleoniche, come quando pubblicò l’opuscolo Alcune osservazioni critiche sulla Storia d’Italia scritta dal signor Carlo Botta (Fiesole 1825).
Nel 1822 tentò senza fortuna il genere teatrale, facendo rappresentare la commedia Il vitalizio. La sua fama restò legata soprattutto agli studi matematici e fisici, allorché nel 1808 pubblicò le Ricerche sulle vibrazioni della lame elastiche. Come poeta, continuatore dell’opera paterna, lasciò diversi componimenti di stampo oraziano. Per la sua ode sulla Passione e per l’inno A San Pietro è stato considerato un precursore della poesia religiosa (un’ampia raccolta dei suoi testi fu pubblicata in Opere scelte di Agostino e G. P., Milano 1828). Le sue qualità poetiche, difese da Monti, di cui era personale amico, trovarono aspri critici in Foscolo e Pietro Giordani.
Morì scapolo a Reggio nell’Emilia il 26 agosto 1826, assistito dalla cognata Maria Parisi e dal nipote Agostino, figlio del fratello e pittore Carlo.
Opere. Oltre agli scritti citati, si segnalano: Azione da eseguirsi nella festa del Senato Consulente per la pace di Vienna e pel ritorno dalla guerra di s. a. i. il Principe Vicerè, Milano 1810; Discorso recitato dal conte G. P. presidente del r. Istituto Italiano di scienze, lettere ed arti, nella prima pubblica adunanza, Milano 1813; Lettera del conte G. P. con note d’altro autore al signor Carlo Botta, Modena 1826.
Fonti e Bibl.: Le carte di Giovanni Paradisi sono conservate, insieme a quelle del padre Agostino, presso la Biblioteca Estense e universitaria di Modena (si veda: G. Cavatorti, Catalogo delle stampe e dei manoscritti di Agostino e G. P., Villafranca 1907); I carteggi di Francesco Melzi d’Eril, duca di Lodi, a cura di C. Zaghi, I-X, Milano 1958-1966, ad indicem.
A. Puglia, Elogio del conte G. P., in Memorie dell’Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena, IV (1862), pp. 94-121; U. Bassi, Reggio nell’Emilia alla fine del secolo XVIII, Reggio Emilia 1895, p. 398 s.; A. Butti, I deportati del 1799, in Archivio storico lombardo, VII (1907), p. 387; G. Cavatorti, Contributo all’epistolario dell’epoca napoleonica: G. P., Paolo Ruffini, Luigi Cerretti, Antonio Aldini, Gaetano Fantuzzi, Stefano Mejan, Carpi 1907; A. Pinguad, Les hommes d’État de la République italienne (1802-1805), Paris 1914, pp. 120-124; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, V, Milano 1932, pp. 132-134; Gli atti del terzo Congresso Cispadano di Modena, a cura di C. Zaghi, Modena 1935, ad. ind.; I Comizi Nazionali di Lione per la costituzione della Repubblica Italiana, a cura di U. Da Como, III, 2, Bologna 1940, ad ind.; A.T. Romano Cervone, La scuola classica estense, Roma 1976, pp. 56 s., 195-205; C. Zaghi, Potere, Chiesa e società. Studi e ricerche sull’Italia giacobina e napoleonica, Napoli 1984, ad ind.; I deputati emiliano-romagnoli ai Comizi di Lione, a cura di F. Bojardi, Bologna 1989, p. 167; C. Zaghi, Il Direttorio francese e la Repubblica Cisalpina, I-II, Roma 1992, ad. ind.; C. Capra, ‘La generosa nave’: appunti per una biografia di G. P. (la formazione e l’esordio politico), in Ricerche di storia in onore di Franco Della Peruta. Politica e istituzioni, a cura di M.L. Betri - D. Bigazzi, I, Milano 1996, pp. 65-89; C. Chiancone, Il circolo Paradisi e il “Poligrafo”, in Istituzioni e cultura in età napoleonica, a cura di E. Brambilla - C. Capra - A. Scotti, Milano 2008, pp. 232-250.