PASSERINI, Giovanni
PASSERINI, Giovanni. – Nacque a Pieve di Guastalla, allora nel Ducato di Parma, il 23 giugno 1816 da Gaetano, proprietario terriero, e da Barbara Allegretti.
Compì nel paese gli studi elementari e ginnasiali per poi passare al liceo e quindi all’Università di Parma dove, il 31 luglio 1838, a soli 22 anni, si laureò in medicina per ottemperare alla volontà paterna. Abbandonò però subito la condotta campestre procuratagli dal padre per dedicarsi allo studio delle scienze naturali e in particolare della botanica.
Tornato a Parma da Firenze, dove si era recato per perfezionarsi negli studi medici, ma si era poi invece interessato soprattutto alla zoologia e alla botanica sotto la guida di Antonio Targioni Tozzetti, ebbe la fortuna di incontrare il naturalista viennese Giorgio Jan, chiamato dalla duchessa Maria Luigia alla cattedra di botanica dell’Università di Parma. Fra i due illustri naturalisti si instaurò un’intesa basata su gusti e aspirazioni comuni, talché, tra il gennaio del 1843 e la primavera del 1844, Passerini fu chiamato a collaborare con Jan nella difficile impresa di riordinamento scientifico del Museo civico di Milano.
Ancora su proposta di Jan, il 12 aprile 1844 gli fu conferito l’incarico di svolgere le lezioni di botanica. Dopo il trasferimento del maestro a Milano, ove era stato chiamato a dirigere il Museo civico da lui riordinato, divenne poi titolare della cattedra di botanica (il 5 dicembre 1845), una tappa che inaugurò per Passerini una luminosa carriera scientifica e didattica.
Consapevole che era in atto un ampio rinnovamento degli assetti sociali, di pari passo con quello delle strutture, fondò l’istituto di botanica dell’Università, ovvero la Scuola di botanica. La Scuola si insediò nel piccolo edificio sul lato sinistro dell’ingresso all’orto botanico da via Farini, che Passerini, con molti sforzi, fece costruire insieme a una serra calda e a un semenzaio. Egli fu uno dei primi in Italia a introdurre nel laboratorio il microscopio ottico come mezzo di indagine scientifica e come strumento didattico per l’osservazione diretta da parte degli studenti della Scuola di botanica. Sotto la sua direzione, il suo istituto arrivò, per le attrezzature scientifiche e didattiche, a un grado di specializzazione ed efficacia di ricerca quale pochissimi in Italia potevano vantare.
Passerini riorganizzò l’orto botanico secondo il metodo naturale di classificazione proposto da Augustin-Pyramus De Candolle, piantò un arboreto, seguitando a scambiare i campioni dell’erbario fanerogamico che stava allestendo con botanici italiani e stranieri e a perlustrare l’Appennino parmense. Alcuni di tali campioni d’erbario costituirono la premessa delle tavole analitiche della Flora dei contorni di Parma (Parma 1852). Il suo primo lavoro scientifico, Flora Italiae superioris. Parte prima. Talamiflore, fu pubblicato a Milano nel 1844 con dedica a Giorgio Jan, e rappresenta il primo tentativo in Italia di applicare il metodo naturale analitico alla flora italiana.
Passerini amava tanto la scienza quanto la sua patria e gli eventi politici del 1848-49 lo coinvolsero al punto da approvare le patriottiche agitazioni. Tale atteggiamento fu ritenuto pericoloso dal duca Carlo III, che, con decreto 23 ottobre 1849, lo destituì dalla cattedra fino al 15 febbraio 1853, affidando per ben tre anni l’incarico delle lezioni a un giardiniere, Giorgio Scherer. Privato dei mezzi di ricerca, in quel forzato riposo Passerini attese nel silenzio della sua casa di campagna a Vigheffio alla stesura della Flora dei contorni di Parma, che, come studio di flora provinciale, fu un modello del suo genere. La Biblioteca storica dell’orto botanico ne conserva, oltre alle copie a stampa, il manoscritto olografo.
Sempre in tale periodo, Passerini, incitato probabilmente dall’insigne entomologo e amico Camillo Rondani, intraprese lo studio degli afidi, insetti che notoriamente infestano le piante dei campi e dei giardini (‘pidocchi delle piante’). Nella sua pubblicazione del 1860 Gli Afidi con un prospetto dei generi ed alcune specie nuove italiane (Parma), attraverso un lungo e paziente lavoro che rese necessario allestire preparati da osservare poi al microscopio, descrisse oltre 50 specie nuove e istituì 10 nuovi generi. Poiché il suo interesse era soprattutto rivolto alle piante, con la successiva pubblicazione del 1871 – Flora degli Afidi Italiani –, intese fornire ai colleghi botanici un metodo di rapida identificazione delle diverse specie di quegli insetti. Con Rondani, pubblicò anche contributi fondamentali all’analisi della malattia del baco da seta.
Egli volle dare un nuovo volto alla botanica, ritenuta a quei tempi occupazione più dilettevole che scientifica. Tenacemente si impegnò, con articoli e attività, a conferirle sempre più un indirizzo pratico e applicativo (l’agricoltura, la floricoltura, il giardinaggio) e a farne rilevare l’utilità ai fini della conservazione delle specie e di una produzione maggiore di frutti. A tal fine istituì a Parma, il 31 marzo 1857, la Società parmense di orticoltura. A lui, inoltre, è dovuta la prima idea di una mostra di piante utili nell’Arancera dei Regi giardini di Parma.
Coerentemente a tale impostazione, studiò a fondo i parassiti delle piante utili. Tali studi fitopatologici, e in particolar modo quelli sulle crittogame infestanti le piante utili (nebbie delle Rosaceae e delle Cucurbitaceae, funghi parassiti della vite, del mais, del tabacco, del gelso, del frumento e del pomodoro), ai quali dedicò gran parte della sua vita, lo portarono ad acute conclusioni sul miglioramento delle coltivazioni di cereali e piante da frutto, assicurandogli fama internazionale.
Studiando gli stretti rapporti epidemiologici tra piante e insetti patogeni, egli ha contribuito certamente alla nascita della moderna patologia vegetale.
L’erbario crittogamico, che rappresenta la collezione scientificamente più preziosa fra tutti gli erbari custoditi nell’orto botanico di Parma, comprende sei pacchi di specie di micromiceti, molti dei quali sconosciuti per la scienza, da lui studiati e descritti. Tali studi erano profondamente innovativi in campo botanico, anche per l’impiego del microscopio che Passerini, intuendone le possibilità, fu tra i primi a utilizzare in Italia. Ancora oggi, da tutto il mondo vengono richiesti in prestito all’orto botanico di Parma per motivi di studio i campioni di questo erbario crittogamico, la maggioranza dei quali è costituita da esemplari ‘tipo’.
Molti fra i più noti micologi dell’epoca, tra cui Gottlob Ludwig Rabenhorst, Felix von Thumen, Pier Andrea Saccardo, sollecitarono la collaborazione di Passerini e gli dedicarono nuovi generi da loro descritti. Egli fu molto apprezzato dai suoi contemporanei, non solo come eminente scienziato ma anche come cittadino competente e integerrimo: lo provano le numerose cariche pubbliche, oltre che accademiche, che, nonostante la sua sincera modestia, si trovò spesso costretto a ricoprire. Fu nominato direttore dell’orto botanico (1863), preside della facoltà di scienze (1866), direttore della Scuola di farmacia (1868), rettore dell’Università di Parma (1879-1885).
Alla morte di Giuseppe Bertoloni, resasi vacante la prestigiosa cattedra di Bologna, fu invitato a ricoprirla. Troppo affezionato alla sua Parma, egli tuttavia declinò l’invito. Da documenti custoditi nell’Archivio storico dell’Università di Parma risulta che egli comprava e vendeva piante ai privati; il ricavato veniva speso a beneficio dell’istituto e dell’orto.
La sua attività fu interrotta il 19 luglio 1891 da una paralisi agli arti inferiori.
Morì a Parma il 17 aprile 1893.
Pochi anni dopo la sua scomparsa, nel marzo 1895, nell’ampio corridoio del primo piano del Palazzo universitario, grazie al concorso di colleghi italiani e stranieri, amici e discepoli, gli fu scoperto un busto in marmo; il calco in gesso fu collocato, a ricordo della sua presenza, nella Scuola di botanica dove per lunghi anni aveva insegnato. Dopo un cinquantennio d’intensa e fruttuosa attività sua e della Scuola che ne continuava l’opera, si poté scrivervi: «In questo tempio, sacro a Flora, insegnò botanica dal 1843 al 1893 Giovanni Passerini, onorando l’Italia».
Fonti e Bibl.: G. Passerini, Gli Afidi con un prospetto dei generi ed alcune specie nuove italiane, Parma 1860.
P. Strobel, Annuario dell’Università di Parma, Parma 1894, pp. 83-91, F. Lanzoni, L’Orto botanico e i suoi dirigenti dal 1600 ad oggi, Parma 1933, pp. 9-10; F. Rizzi, Professori dell’Università di Parma nei secoli, Parma 1953, p. 98; C. Conci, Repertorio delle biografie e bibliografie degli scrittori italiani e cultori italiani di entomologia, Genova 1975, pp. 979-980; F. Lona - I.M. Gandini - M.G. Corradi, Il verde a Parma, Parma 1981, pp. 19-26; F. Fossati Sanviti, Orti botanici, giardini alpini e arboreti italiani. L’orto botanico dell’Università di Parma, Palermo 1992, pp. 1-152; F. Fossati et al., Nel centenario della morte di G. P. (1816-1893), Parma 1994; G. P. Naturalista, fitopatologo e ricercatore guastallese dell’Ottocento. Atti del Convegno... 1998, a cura di M.A. Favali - F. Fossati - A. Setti, Reggiolo 1999; M.A. Favali - F. Fossati - C. Scaravelli, G. P. praefectus horti 1816-1893, Mantova 2003; F.M. Ricci, Enciclopedia di Parma, Milano 1998, p. 586.