PASTRIZIO, Giovanni
PASTRIZIO (Paštrić), Giovanni (Ivan). – Figlio di Antonio e Ivanizza Giunchevich, nacque, come si presume, a Spalato, ove fu battezzato il 15 giugno 1636.
Il cognome Pastrizio (lat. Pastritius) è adattamento italiano del croato Paštrić.
A Spalato passò l’infanzia; nel 1644 il fratello maggiore Girolamo lo prese con sé nella Pia casa dei catecumeni a Venezia e lo fece studiare le lingue latina, greca ed ebraica.
Nel luglio 1648 fu mandato a Roma nel Collegio dei neofiti e transmarini come convittore, ove continuò lo studio dell’ebraico con Giulio Bartolocci, cistercense, e Giovanni Nicheo da Castel Nuovo in Dalmazia. Nello stesso tempo frequentava al Collegio Romano i corsi di scienze umanistiche; difese le conclusioni di filosofia nel 1654 e si trasferì, sempre come convittore, nel Collegio Greco di S. Atanasio per perfezionarsi nel greco. Studiò teologia al Collegio Romano; le conclusioni teologiche le difese nella Chiesa di S. Atanasio nel 1658. Successivamente si laureò in diritto civile e diritto canonico.
Completati gli studi filosofici e teologici, nel febbraio 1659 si trasferì nel Collegio Urbano, destinato al servizio della Congregazione di Propaganda Fide come correttore delle diverse pubblicazioni. Nel frattempo, l’11 maggio 1659, ricevette il suddiaconato conferitogli ad titulum missionis (destinato ad andare nelle missioni), il 3 luglio 1659 il diaconato, quindi, il 2 aprile del 1661, l’ordinazione sacerdotale. Sempre nel 1661 «fu costituito allievo di Mons. Leone Allacci» (Mrkonjić, 1989, p. 48) e in seguito a tale disposizione attese alla «traduttione delle lettere e scritture greche» (ibid.). Nel 1669, morto Allacci, che era «sopraintendente della Stampa della S. Congregatione» (ibid., p. 49), Pastrizio fu eletto «in revisorem operum S. Congregationis» (ibid.) e nello stesso anno promosso alla cattedra di teologia polemica nel Collegio Urbano come lettore di controversie al posto di Olivier Plunkett, insegnamento che tenne fino al marzo del 1700. Sempre nel Collegio Urbano assunse, dopo Giovanni Battista Jona, l’insegnamento anche della lingua ebraica e l’incarico del prefetto degli studi.
Nel 1668 fece parte del gruppo (con Michelangelo Ricci, Giovanni Lucio, Salvatore e Francesco Serra, Francesco Nazzari, Tomaso de’ Giulii e Giovanni Giustino Ciampini) che fondò a Roma il Giornale de’ letterati, una delle prime riviste scientifiche d’Europa. Insieme a Giovanni Giustino Ciampini fu tra i fondatori dell’Accademia dei Concili ‘a Propaganda’ dedicata alla storia ecclesiastica. Il suo ruolo nell’iniziativa è attestato da alcune sue annotazioni intitolate Origine della conferenza che si tiene nel Collegio di Propaganda Fide sopra i Concili (Biblioteca apostolica Vaticana, Borg. lat. 501, cc. 134 ss.). Fece parte anche dell’Accademia cosmografica degli Argonauti, la più antica fra quelle di carattere geografico, fondata a Venezia dal minore conventuale Vincenzo Coronelli.
Non si conosce la data della sua aggregazione. L’Accademia fu fondata nel 1684 e dopo il 1690 contava 261 associati, di cui 62 di Roma; nei primi elenchi dei soci pubblicati dal Coronelli Pastrizio compare al 14° posto (Mrkonjić, 1989, p. 58).
Il 27 maggio 1691 venne accolto con il nome di Ergino Parorio tra i primi membri dell’Accademia dell’Arcadia, fondata solo sei mesi prima.
I suoi legami con la Biblioteca apostolica Vaticana risalgono al periodo della collaborazione con Allacci; nel 1692, dopo la morte di Emmanuel Schelstrate primo custode della stessa Biblioteca, provvide all’inventario delle sue carte e all’edizione delle sue opere lasciate inedite; infine, il 16 ottobre 1694 Clemente XI lo nominò ‘scrittore ebraico’, incarico che mantenne fino alla morte. Tra gli altri incarichi è da rilevare la sua presidenza della Congregazione di S. Girolamo degli Illirici a Roma (1706-1708) presso l’omonima chiesa in via Ripetta, della quale faceveno parte anche altri suoi eminenti connazionali, il fratello Girolamo, lo storico Giovanni Lucio (Ivan Lučić), e Stefano Gradi (Stjepan Gradić), primo custode della Biblioteca apostolica Vaticana.
Erudito e teologo, il Pastrizio occupa un posto di rilievo nella cultura romana dell’epoca. Pubblicò solo una monografia, Patenae argentae mysticae... descriptio et explicatio (Romae 1706). Il suo peso e l’influenza culturale si misurano invece attraverso i suoi manoscritti conservati nel fondo Borgiano latino della Biblioteca apostolica Vaticana e nelle altre biblioteche «i cui contenuti, teologici, scientifici, letterari e antiquari, costituiscono una miniera di ricchezza eccezionale» (Gialluca, 2012, p. 36).
Nella monografia, Pastrizio spiega la figura dell’agnello e le diverse lettere ebraiche e greche in senso cristologico con i riferimenti alla mistica cristiana, greca ed ebraica, quindi all’archeologia, all’epigrafica e alla storia dell’arte in genere. Essa rappresenta un’insigne testimonianza della vasta cultura dell’autore, cultura confermata poi dalle moltissime spiegazioni che egli scriveva in seguito a richieste, come si deduce dai frammenti rinvenuti tra i suoi scritti. In questo senso, l’opera appartiene a quella cultura antiquaria che lo legava a molti studiosi, tra i quali Pietro Santi Bartoli, Giovan Pietro Bellori, Raffaele Fabretti, Filippo Buonarroti, Francesco Ficoroni, nonché Gottfried Wilhelm von Leibniz, che non mancarono di consultarlo (l’elenco dei corrispondenti in Mrkonjić, 1988). Degli altri interessi culturali di Pastrizio sono da rilevare la sua conoscenza della lingua e cultura greca. Ne fanno fede la sua collaborazione con Allacci, la redazione delle sue opere postume e i suoi diversi pareri e scritti riguardanti il mondo greco e slavo-ortodosso – nonché quello protestante –, appartenenti all’ambito della teologia controversistica, oggetto del suo insegnamento al Collegio Urbano.
Da conoscitore del paleoslavo e delle lingue slave in generale, incaricato dalla Congregazione di Propaganda Fide, preparò nel 1688 la seconda edizione del Breviario romano (Časoslov rimskii) e nel 1706 del Messale romano (Misal rimskii) nella lingua paleoslava ‘russificata’, stampati l’uno e l’altro con i caratteri glagolitici nella tipografia della Propaganda Fide e destinati alle diocesi slave che avevano il privilegio di usare la lingua slava nella liturgia romana. Da conoscitore della lingua, della religione e cultura ebraica, oltre a dedicarsi all’insegnamento e a ricoprire l’incarico di scrittore ebraico nella Biblioteca Vaticana, lasciò vari manoscritti riguardanti l’ebraismo (l’elenco in Mrkonjić, 1989, pp. 99-104), alcuni con le proprie annotazioni (Borg. ebr. 2, 3, 6, 8, 18, vd. Hebrew manuscripts..., 2008). Il suo atteggiamento nelle dispute con i cristiani non cattolici e gli ebrei fu piuttosto irenico, prestando in alcuni casi il suo aiuto da teologo cattolico agli ebrei che protestavano contro le prediche loro indirizzate (Caffiero, 2004, p. 40; G. Dell’Agata, 2006, p. 175).
Morì il 20 marzo 1708 nel Collegio di Propaganda Fide.
Probabilmente fu sepolto nella cappella dello stesso Collegio. Nella chiesa di S. Girolamo dei Croati, sul pavimento del presbiterio a destra, si trova un epitafio in suo onore inciso nel 1746.
Fonti e Bibl.: I. Golub, Ivan Paštrić - Ioannes Pastritius polihistor i teolog, 1636-1708. Sabrana građa, Zagreb 1988; T. Mrkonjić, Uvod u obradu korespondencije Ivana Paštrića. Život, djelo i suvremenici, in Zbornik radova znanstvenog skupa o 350. obljetnici rođenja Ivana Paštrića... 1986 [Introduzione all’edizione della corrispondenza di G. P., in G. P. Vita, opera e suoi contemporanei. Atti del convegno in occasione di 350 anni dalla nascita di G. P.], Split 1988, pp. 6383; Id., Il teologo Ivan Paštrić (G. P.) (1636-1708). Vita - opere - concezione della teologia - cristologia, Roma 1989 [fonti e bibl., pp. 9-24, i manoscritti di P., pp. 68-76]; M.P. Donato, Accademie romane. Una storia sociale (1671-1824), passim; M. Caffiero, Battesimi forzati. Storie di ebrei, cristiani e convertiti nella Roma dei papi, Roma 2004, pp. 40, 67-68; G. Dell’Agata, “I riti e i costumi degli ebrei confutati” del livornese Paolo Sebastiano Medici nell’opera di Sofronij Vračanski, figura centrale nella ‘rinascita’ culturale bulgara, in Nuovi studi livornesi, XIII (2006), pp. 173-181; Hebrew manuscripts in the Vatican library, a cura di B. Richler, Città del Vaticano 2008 (Studi e Testi, 438), pp. 515-517 (ms. Borg. ebr. 2), 517 (ms. Borg. ebr. 3), 519 (ms. Borg. ebr. 6), 520 (ms. Borg. ebr. 8), 525 (ms. Borg. ebr. 18); B. Gialluca, Gli antichi sepolcri e Ivan Paštrić (G. P.). Ricerche sopra la produzione estrema di Pietro Santi Bartoli, in Simbolae antiquariae, 5 (2012), pp. 23-106.