BERTI, Giovanni Pietro
Attivo a Venezia nella prima metà del sec. XVII come organista e compositore. Era già da non breve tempo cantore (con ruolo di tenore) nella cappella musicale della chiesa di S. Marco a Venezia, quando partecipò al concorso per il posto di secondo organista - rimasto vacante per la morte di P. Giusti - che riuscì a vincere il 16 sett. 1624, superando i concorrenti F. Usper, G. Picchi e G. B. Locatelli. L'attrattiva, tuttavia, di occasionali lucrose prestazioni organistiche in altre chiese dovette riflettersi negativamente sul suo impiego tanto che poco tempo dopo la nomina, il 18 ott. 1624, i procuratori della chiesa marciana ingiunsero a lui e al suo collega primo organista, C. Fillago, di essere presenti sugli organi ogni domenica e festa comandata alle messe e ai "vesperi rispondendosi un versetto per uno a tutti li salmi". Lo stipendio iniziale, come cantore, di 70 ducati, fu portato, nel 1637, a 180.
Il B. morì sul finire del 1638.
Dell'attività compositiva dei B. ci rimangono alcune opere a stampa: Cantade et Arie ad una voce sola con alcune a doi commode da cantarsi nel Clavicembalo, Chitarrone, & altro simile stromento, con le Lettere dell'Alfabetto per la Chitarra Spagnola. Libro Primo, Venezia 1624, A. Vincenti (nella dedica, al nobile Valerio Michiel, firmata dall'editore, si legge che in casa di questi il B. "ha trovato longo tempo ricetto e ricovero virtuoso"); e analogo - con identico frontespizio - Libro Secondo, ibid. 1627. Alcune composizioni per voce sola e basso continuo apparvero in raccolte coeve: Chi di dentro m'accende e Fuggite pur crudi martiri, in C. Milanuzzi, Quarto scherzo delle ariose vaghezze commode da cantarsi à voce sola nel Clavicembalo, Chitarrone, Arpa doppia & simile stromento, Venezia 1624, A. Vincenti; Hodie apparuerunt delitiae, in Ghirlanda Sacra scielta da diversi eccellentissimi Compositori de varij Motettí à voce sola Libro Primo Opera Seconda per Leonardo Simonetti, ibid. 1625, Gardano (ristampa ibid. 1646, B. Magni); due arie, in Arie de diversi raccolte da A. Vincenti commode da cantarsi nel Clavicembalo, Chitarrone, et altro simile stromento, con le lettere dell'alfabeto per la chitarra spagnola, ibid. 1634, A. Vincenti.
Il B. fu uno dei primi compositori di monodie profane del Seicento ad impiegare il termine "cantata", cronologicamente secondo dopo A. Grandi. Nelle sue composizioni, tuttavia, una sola è specificamente indicata - ad onta del titolo delle sue opere a stampa - come tale: Oh con quanta vaghezza, contenuta nel primo libro; si tratta di una composizione strofica in sei sezioni, tutte sullo stesso basso (mentre la parte di canto è di volta in volta variata), precedute e intercalate dallo stesso "ritornello" affidato al basso continuo. Tipi diversi, ma comunque connessi con lo sviluppo della forma "cantata" sono il dialogo Occhi mei tristi (primo libro), in otto sezioni liberamente concepite, e, nel secondo libro, il dialogo Folle mio cor, in tre sezioni sullo stesso basso, precedute e seguite da un ritornello dei basso continuo, e il sonetto Occhise siete, liberamente strutturato.
Per il resto, i due libri contengono "arie": il testo musicale serve invariato per le diverse strofe del testo poetico (occasionalmente è musicata anche la "chiusa" o "fine dell'ultima stanza"). La loro struttura è libera e varia, in aderenza espressiva al testo. La scrittura musicale del B. è interessante: il carattere melodico dell'arioso è sensibilmente sviluppato e chiaramente contraddistinto dal declamato del recitativo; pur mancando la soluzione di continuità tra i due momenti, il trapasso da questo a quello è sempre ben avvertibile e, spesso, risolto con eleganza e scioltezza. La frase melodica tende ad espandersi in lunghezza (cui contribuisce la ripetizione di singole parole del testo), il basso è concepito non solo come seguito di funzioni armoniche ma anche come elemento di vitalità ritmica. Non mancano artifici di particolare valore espressivo, sia di carattere armonico, sia melodico (frequenti i salti di quarta, quinta e persino ottava diminuite nella parte vocale); da notare è anche l'impiego di pause con precisa funzione di respiro espressivo. Infine è da notare l'uso frequente di diminuzioni; a questo proposito è da ricordare come significativo il motetto Hodie apparuerunt delitiae.
In edizione moderna è apparsa l'aria Datemi pace, in G. Benvenuti, XXX Varie di vari autori del sec. XVII a una voce con accompagnamento di pianoforte, Milano 1922.
Bibl.: F. Caffi, Storia della musica sacra nella già Cappella ducale di S. Marco in Venezia, Venezia 1854, I, pp. 56, 264, II, ibid. 1855, p. 31; G. Gaspari, Catal. della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892, pp. 365 s.; III, ibid. 1893, pp. 213 s.; E. Schmitz, Geschichte der Kantate und des geistlichen Konzerts, I, Geschichte der weltlichen Solokantate, Leipzig 1914, pp. 14, 34, 45, 54 s.; J. Wolf, Handbuch der Notationskunde, II, Leipzig 1919, pp. 171, 176, 214 (sulla notazione per chitarra applicata alle opere del B.); A. Einstein, Der "Stile nuovo" auf dem Gebiet der profanen Kammermusik, in G. Adler, Handbuch der Musikgeschichte, I, Berlin 1930, pp. 437 s.; R. Eitner, Quellen Lexikon der Musiker, II, p. 4; N. Fortune, G. P. B., in G. Grove's Dict. of music and musicians, I, London 1954, p. 686; Répertoire internat. des sources musicales, I, 1, Recueils imprimés XVIe-XVIIe siècles, München-Duisburg 1960, p. 507.