PUGLIESE, Giovanni
Giurista, nato a Torino l'11 novembre 1914. Studioso di diritto romano, uno dei maggiori del nostro tempo, ottenne giovanissimo (1940) la cattedra universitaria. Professore nelle università di Sassari, Macerata, Trieste, Genova e Milano, fu chiamato nel 1961 all'università di Roma, ove insegnò, fino al collocamento fuori ruolo (1985), varie discipline romanistiche, per poi passare, nel periodo finale della carriera, alla cattedra di Diritto privato comparato. Ha tenuto corsi e compiuto ricerche anche presso importanti università e centri di studio stranieri.
P. ha dedicato la sua attività scientifica prevalentemente al diritto privato romano (compreso il processo civile), ma non ha trascurato altri settori, come il diritto criminale. Si è occupato anche di teoria del diritto e di diritto civile interno e comparato.
Alla prima fase della sua attività, a parte altri contributi minori, appartengono il volume La simulazione nei negozi giuridici (1938) e gli Appunti sui limiti dell'''imperium'' nella repressione penale. A proposito della ''lex Julia de vi publica'' (1939). Risale al 1939 anche un ampio studio dal titolo ''Actio'' e diritto subiettivo, in cui viene appunto affrontato, sul piano storico e su quello concettuale, il problema fondamentale dei rapporti fra mezzo processuale e diritto soggettivo. Del 1941 è il volume Studi sull'''iniuria'', dedicato al più discusso − e complesso − dei delicta privata romani. Seguono altri importanti lavori, inseriti nei più prestigiosi commentari e trattati di diritto civile, composti anche sulla significativa scorta di precedenti saggi romanistici: Della superficie (in Commentario al codice civile, a cura di A. Scialoja e G. Branca, iii, 4, 19764, pp. 555-636; 19451) e Usufrutto uso e abitazione (in Trattato di diritto civile italiano, diretto da F. Vassalli, iv, 5, 1954; 19722), nei quali P. dimostra una perfetta assimilazione anche dei metodi civilistici. Fra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Sessanta P. s'interessò al processo civile romano, in particolare al processo per legis actiones e al processo formulare. Maturati come corsi universitari (prima a Genova, poi a Milano e a Roma), i due volumi (Il processo civile romano, i, Les legis actiones, 1962 e Il processo civile romano, ii, Il processo formulare, 1963) offrono una visione chiara e lineare del processo civile romano fino al Principato. Da segnalare inoltre, sempre in questo periodo, il limpido profilo di Diritto criminale romano, pubblicato in Guida allo studio della civiltà romana antica, i, 1952, pp. 447-78 (v. anche Diritto penale romano, in Guide allo studio della civiltà romana, vi, i, 1980, pp. 247-341).
Anche negli anni successivi P. ha continuato ad abbinare gli studi civilistici (sia su temi tradizionali, sia su temi più nuovi, come quelli dei diritti della personalità e alla riservatezza, e del divorzio) con gli studi romanistici. Si fa luce, al tempo stesso, un interesse per la storia della tradizione e degli studi romanistici, documentato soprattutto da un importante saggio degli anni Settanta sulla pandettistica: I pandettisti fra tradizione romanistica e moderna scienza del diritto, in La formazione storica del diritto moderno in Europa, i (1977) pp. 29-72. Si manifesta altresì una notevole attenzione per gli studi comparatistici. Nel 1985 vengono raccolti in tre ampi volumi gli scritti minori (Scritti giuridici scelti: Diritto romano) mentre nel 1990 vede la luce la 2ª edizione delle Istituzioni di diritto romano (opera quest'ultima che presenta caratteri di novità, anche perché ordinata secondo una scansione cronologica). Anche queste ultime sillogi e opere documentano l'imponenza del lavoro scientifico svolto da P. e il particolare rilievo della sua presenza nell'ultimo cinquantennio di ricerche romanistiche e, più in generale, giuridiche.