RABONI, Giovanni
Poeta, critico e traduttore, nato a Milano il 22 gennaio 1932. Proveniente da studi di giurisprudenza ed economia, ha lavorato dapprima come consulente legale, in seguito come funzionario editoriale. Ha svolto e svolge una vasta attività pubblicistica su varie riviste ed è membro del comitato di redazione della rivista Paragone. Attualmente è critico teatrale e opinionista del Corriere della Sera e tiene una rubrica letteraria sul settimanale L'Europeo. Come poeta, R. esordì con le plaquettes di versi Il catalogo è questo (1961) e La salubrità dell'aria (1963); mentre la sua prima raccolta di liriche è Le case della Vetra (1966).
La critica mise subito in rilievo la ricchezza di riferimenti di R. poeta, la cui opera è contraddistinta fin dall'inizio da un colto plurilinguismo, i cui estremi, come ha rilevato P.V. Mengaldo, vanno dalla più smorzata colloquialità, rovesciata in improvvise accensioni liriche, a inserti di discorso ''ragionativo'', non senza immissioni di linguaggio speciale, nella fattispecie, in particolare, il giudiziario. A questo proposito si è parlato di ''espressionismo'' raboniano, definizione che andrebbe corretta in quella più discreta di espressività ricca di registri, ma disposta all'orchestrazione in chiave di understatement, di smorzamento, più che a effetti di tensione o torsione linguistica. In questa prima fase della sua poesia, R. proietta temi autobiografici e di riferimento sociale sullo sfondo del paesaggio metropolitano della Milano del boom economico, delle grandi migrazioni e degli assalti edilizi; mentre nella raccolta Cadenza d'inganno (1975) cresce l'interesse politico. Seguono Nel grave sogno (1982) e Canzonette mortali (1986), in cui s'innesta una vena erotica spasmodica, funeraria, coltivata sulla filigrana di rimandi trobadorici, in particolare ad Arnaut Daniel. In A tanto caro sangue (1988) sono scelti, raccolti e in parte riscritti testi pubblicati e inediti dal 1953 in poi, visti − come precisato nella Nota dell'autore che accompagna il libro − "come su un unico piano, in una sorta di assenza o sospensione temporale". Il risultato è una sorta di romanzo sincronico, una risistemazione della propria immagine sul filo dell'attualità, del più recente "movimento d'anima" (M. Forti). Successivamente sono apparse altre due raccolte, Versi guerrieri e amorosi (1990) e Ogni terzo pensiero (1993): libro, quest'ultimo, di malattia, visioni e colloqui coi morti, che segna probabilmente il punto più alto della lirica raboniana.
Di primo piano è anche l'opera di traduttore dal francese (Baudelaire, Apollinaire, Racine, la Recherche di Proust) e l'attività di critico militante, per cui sono da ricordare Poesia degli anni Sessanta (1976) e Il bel tempo dei brutti libri (1988). R. è anche autore di un volume di prose narrative, La fossa del cherubino (1980), e della raccolta, a sfondo diaristico, di riflessioni, interventi, polemiche Devozioni perverse (1994).
Bibl.: S. Ramat, in L'intelligenza dei contemporanei, Padova 1968; M. Forti, Due situazioni poetiche [1963] e Verso la quinta generazione poetica, II, in Le proposte della poesia e nuove proposte, Milano 1971; P.G. Bellocchio, L'itinerario poetico di Giovanni Raboni, in Quaderni Piacentini, 57, novembre 1975; W. Siti, Cadenza d'inganno, in Nuovi Argomenti, 47-48 (1975); P.V. Mengaldo, Introduzione ai testi raccolti in Poesia italiana del Novecento, Milano 1978; G. Finzi, Raboni e Cesarano [1963], in Poesia in Italia. Montale, novissimi, post-novissimi 1959-1978, ivi 1979; F. Fortini, Una traduzione da Baudelaire [1974], in Nuovi saggi italiani, ivi 1987; C. Garboli, L'impero dei sensi [1987], in Falbalas, ivi 1990.