Giovanni re d'Inghilterra
Per lungo tempo si è creduto che in If XXVIII 135 si dovesse leggere re Giovanni anziché re giovane (per il quale v. ENRICO PLANTAGENETO, re d'Inghilterra), e questa prima lezione accolsero il Witte, il Tommaseo e lo Scartazzini, sia per l'autorità e il numero di codici che la recano, sia perché con la seconda lezione il verso non sembrava suonare bene. Ma già lo Scartazzini notava quanto la lezione Giovanni contrastasse con la storia e la tradizione.
Il personaggio citato da D. è infatti chiamato da Bertram dal Bornio nelle sue poesie sempre " Reys Joves " e soltanto con questo soprannome, come ha notato il Rua, il personaggio è conosciuto nelle opere del tempo di D., come il Novellino, i Conti, il Commentario del Barberino e le molte narrazioni che lo riguardano. D'altra parte anche se D. avesse ignorato il vero nome del re giovane (Enrico), non c'è motivo di credere che gliene avrebbe attribuito un altro, quando aveva a disposizione l'efficace soprannome di Bertram (che oltre tutto si fa preferire, essendo ‛ lectio difficilior '). Il Vandelli nel suo testo critico del 1921 restituiva la lezione re giovane e nel suo commento notava, anche, che il verso " certo non ha un'accentazione regolare, ma è accettabilissimo e dà pure buon suono, se pronunziato con le debite pause ". Il Petrocchi, infine, ha definitivamente inserito la lezione re giovane nella sua edizione del poema, motivandola con probanti argomenti.
Nel caso della lezione re Giovanni, questo sovrano sarebbe Giovanni Senzaterra, figlio minore di Enrico II, che regnò dal 1199al 1216 (nacque nel 1167). Successo al fratello Riccardo, fu incoronato a Westminster il 27 maggio. Debole di carattere e inetto, andò incontro a continui insuccessi, infiacchendo il potere monarchico. Perdette, per opera di Filippo Augusto, tutti i suoi feudi in Francia, tranne l'Aquitania, e, avendo tentato di riconquistarli, fu sconfitto a Bouvines (1214). Urtatosi con Innocenzo III, dovette sottomettersi e dichiararsi vassallo della Chiesa (1213). Fu, infine, costretto dai baroni a concedere la Magna Charta libertatum.
Bibl. - G. Rua, Gli accenni danteschi a Bertran de Born, in " Giorn. stor. " XI (1888) 363-377 (con ampia bibl.); E. Moore, Contributions to the textual criticism of the D.C., Cambridge 1889, 344-351; K. Norgate, John Lackland, Londra 1902; W.S. Mckechnie, Magna Carta, Glasgow 1914²; S. Printer, The Reign of King John, Londra 1950.