REGINA, Giovanni
REGINA, Giovanni (Giovanni di Napoli). – Nacque a Napoli nella seconda metà del XIII secolo; nulla si sa dei suoi genitori.
Studiò teologia nello Studium domenicano di Bologna, ma tra il 1309 e il 1317 fu a Parigi dove commentò le Sentenze e conseguì il titolo di maestro di teologia. Nel 1317 fu assegnato allo Studium di San Domenico Maggiore della città natale, dove insegnò a partire dal 1319. Il 1° agosto 1319 fu testimone durante il primo processo di canonizzazione di Tommaso d’Aquino e nel 1322 fu procuratore nel secondo processo dell’Aquinate, sostituendo Guglielmo da Tocco. Sempre nel 1322, ad Avignone, Regina fu tra i teologi chiamati a esprimersi nella consultazione che avrebbe portato alla promulgazione della bolla Cum inter nonnullos (1323), con la quale le posizioni francescane sulla povertà vennero dichiarate eretiche. Espresse posizioni vicine a quelle di Giovanni XXII (Nold, 2012, pp. 629-676). Nel giugno del 1324 partecipò al capitolo generale di Bordeaux, per poi rientrare a Napoli l’anno successivo.
Nella capitale del Regno, svolse incarichi amministrativi e giuridici per conto di Roberto d’Angiò e fu esecutore testamentario per Bartolomeo da Capua (1328), Bernardo di Lautrec (1335) e Riccardo Scillato (1341). Dal 1343 divenne cappellano e familiare della regina Giovanna I, che favorì il suo accesso anche tra i cappellani di papa Clemente VI. Ormai molto anziano, fu al seguito di Giovanna I nel suo viaggio per Avignone, nel 1348, durante il quale la regina prestò giuramento di fedeltà al papa e ottenne la dispensa per il suo secondo matrimonio. Regina rientrò a Napoli nello stesso anno e lì morì poco dopo, forse intorno al 1350 (Käppeli, 1940, p. 55).
Oltre che far parte della cerchia intellettuale dei sovrani angioini, si può dire che Giovanni Regina fu anche tra i più stretti collaboratori di papa Giovanni XXII e uno dei più noti tomisti italiani. Della sua predicazione si conservano sermones, quodlibeta e questiones; i primi, in particolare, costituiscono una risorsa anche per lo studio culturale e politico del Regno angioino.
Il codice più importante che tramanda i suoi sermoni è conservato presso la Biblioteca nazionale di Napoli (Cod. lat. VIII AA 11; per la tradizione manoscritta: Käppeli, 1940, passim; Schneyer, 1971). Concepito come un manuale, un «florilegio di modelli» (Boyer, 1995, p. 428), contiene una collezione di oltre 140 sermoni pronunciati in varie occasioni liturgiche e amministrative – nelle predicazioni solenni in occasione di festività (sermones de sanctis) o per la morte di personaggi nobili (sermones de mortuis) –, selezionati con intenti pedagogici a uso dei predicatori del convento di Napoli (si veda Käppeli, 1940, pp. 60-68). Spiccano appunto i sermoni de mortuis, diciannove dei quali sono databili, distribuiti tra il 1309 e il 1348 (Boyer, 1998, p. 130). Simili a riassunti più che a trascrizioni esatte, i testi di questi sermones sono tra quelli che Regina stesso aveva ritenuto meritori di conservazione. Come oratore della corona angioina, Regina contribuì in questo modo a costruire la teorizzazione di una «teologia del potere reale» (Boyer, 1998, pp. 147-149) sostenuta dalla presenza nella famiglia angioina di un santo (Ludovico di Tolosa) ed elaborata attraverso gli exempla dei sermoni memoriali.
Attraverso questi sermoni, in particolare quelli pronunciati negli anniversari, nelle traslazioni post mortem o in occasione dei funerali dei membri dell’élite dirigente angioina, Regina costruì un genere autonomo di omiletica. Questa predicazione multiforme (Schneyer, 1964, pp. 216-227) fu dunque utile alla corte e divenne efficace strumento di insegnamento morale e dottrinale. È stato evidenziato come questa tipologia di testi, comuni anche ad altri predicatori, costituisca il più importante corpus di sermoni medievali di tema ‘laico’, e abbia contribuito a realizzare il progetto di costruzione dello Stato angioino (Boyer, 1998, p. 131; Id., 2000, p. 569).
I tredici Quodlibeta comprendono più di trecento riflessioni (Friedman, 2007, pp. 455-463). La posizione speculativa di Giovanni, profondo conoscitore del pensiero di Tommaso d’Aquino, si discosta da quella del maestro solo per ciò che concerne la teoria dell’individuazione; egli aderì pienamente, infatti, alla teoria aristotelica dell’ineguaglianza naturale tra gli uomini (Michaud-Quantin, 1962, pp. 278-283). Fu impegnato a difendere la dottrina tomistica dalla forte critica apportata da Durando da San Porciano, contro le tesi del quale, tra il 1316 e il 1317, pubblicò 235 articoli di confutazione. Argomenti simili furono da lui affrontati nelle Questiones disputatae. Nel 1618 Domenico Gravina pubblicò quelle parigine, tra le quali spicca quella intorno alla povertà di Cristo e degli apostoli.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Chig. A VII 222, cc. 146v-167r; Ottob. Lat. 402, cc. 1ra-39vb; Vat. Lat. 772, cc. 97r-107r, 109r-119r, 190v-193r, 193r-194r; Vat. Lat. 3740, cc. 201ra-227rb; Vat. Lat. 3958; Vat. Lat. 10497, c. 1ra-5ra; Leipzig, Universitätsbibliothek 542, cc. 135ra-189ra; Madrid, Biblioteca nacional 4165, cc. 166v-190r; Napoli, Biblioteca nazionale, VII B 28; VIII AA 11; Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 14549, cc. 141-143, 155-166, 170-174; Roma, Biblioteca Alessandrina, cod. 79, cc. 52r-56v, 56r-67r; Toulouse, Bibliothèque d’Étude et du Patrimoine 744 (I, 96); Tortosa, Arxiu Capitular de la Santa Església Catedral 244; Reims, Bibliothèque d’Étude et du Patrimoine 502 (F. 462); Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, It. IX, 142, cc. 258-295.
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