ROMEI, Giovanni
– Nacque a Ferrara nel 1402 (Zaccarini, 1922, p. 6) da Pietro, commerciante di panni in lana e per un periodo massaro dell’arte (Tagliati, 1977, p. 62); ignoto è il nome della madre.
Rimasto orfano in minore età, fu cresciuto dallo zio paterno Marco, insieme ai figli di lui: Antonio, Romeo e Iacopo.
A essi Giovanni rimase legato lungo il corso dell’intera esistenza, condividendo interessi economici ed elargendo prestiti di denaro; Iacopo, in particolare, rivestì con continuità il ruolo di procuratore di Giovanni, delegato a portare a termine gli affari in vece sua (Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa).
Il campo di attività economiche e professionali di Romei fu ampio e variegato. Commerciava in vari settori (Zaccarini, 1922, pp. 6 s.); possedeva una spezieria in contrà San Romano che si rivelò particolarmente redditizia durante la pestilenza del 1436, quando rifornì di medicine l’ospedale di San Lazzaro (Tagliati, 1977, p. 63); almeno dal 1445 fu titolare di un banco di cambio sulla piazza comunale (pp. 63 s.; Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa). Ottenne, a diverse riprese e in compagnia di soci altrettanto intraprendenti, i lucrosi appalti di dazi e gabelle (gabelle grandi di piazza, gabelle grosse, gabelle delle beccherie e del vino al minuto e «offici de el palazo» di Ferrara; dazi del Polesine di Rovigo e della riviera di Filo, delle camerlengarie di Rovigo, Argenta e Finale di Modena, dazi di Romagna, cfr. Sambin De Norcen, 2012a, p. 50; Folin, 2001, p. 142, n. 68) e la riscossione delle decime in vari territori (Casaglia, Mizzana, Cassana, Canaletto, Palantoni, Sandolo, Porporana e Salvatonica; cfr. Tagliati, 1977, pp. 63, 70, 72). In cambio, Romei elargì con costanza provvidenziali prestiti alla Camera signorile, spesso priva di liquidità, divenendo uno dei personaggi chiave dell’amministrazione finanziaria estense (Tagliati, 1977, pp. 72 s.; Prandi, 1990, p. 10; Folin, 2001, pp. 141-143). Altra fonte di cospicui introiti fu la speculazione sul prezzo del grano e della farina durante i ricorrenti periodi di carestia, soprattutto nel drammatico quinquennio 1460-65.
Ben presto Romei cominciò a investire i propri guadagni in ingenti acquisti immobiliari, tanto in città quanto nelle campagne.
A Ferrara possedette, oltre al grande palazzo di residenza in contrà San Salvatore, varie case date in locazione, alcune delle quali con bottega (Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa). Nel contado, risultano notizie di proprietà a Melara, Cassana, San Felice sul Panaro, Camposanto, Finale di Modena e Bondeno (Tagliati, 1977, p. 67; Prandi, 1990, p. 11; Franceschini, 1999, p. 58).
Ma è a Bergantino e Bariano che Romei seppe creare un insediamento prestigioso e stabilmente proficuo per la casata. Il 19 luglio 1451 comprò infatti per diritto di feudo da Giovanni e Aliprando Guidizzoni l’intera castalderia di cui erano proprietari e che Romei aveva già tenuto in affitto, insieme a due soci; il 31 successivo il vescovo Francesco De Lignamine investì Giovanni delle terre, mutando tuttavia il diritto da feudale in enfiteutico, in modo che i figli non ancora legittimati potessero succedergli alla morte (Tagliati, 1977, pp. 63 s.; Franceschini, 1999, pp. 58-63).
Nel 1458 arrivò l’ambito titolo nobiliare: papa Pio II nominò Romei conte di Bergantino e Bariano, nonché conte del Palazzo lateranense (Prandi, 1990, p. 11). La fortuna economica e il riconoscimento sociale si andavano intrecciando a una carriera tra i ranghi politico-amministrativi in vertiginosa ascesa. A partire almeno dal 1452, Romei fu interpellato con frequenza tra i cives vocati nelle riunioni dei XII Savi (Tagliati, 1977, p. 66); nel 1456, oltre che fattore al fondaco di corte (incaricato della distribuzione dei beni tessili ai cortigiani), fu nominato «depositario generale de tutta la intrada et spesa de contanti», una carica creata ad hoc, di cui non si trovano altre attestazioni (Folin, 2001, pp. 141-143).
Non sembra attendibile la notizia tramandata da un’anonima cronaca che nel 1457 Romei venisse destituito dalla gestione del fondaco del signore in piazza (Tagliati, 1977, p. 61), dato che l’anno successivo risulta ancora svolgere quel ruolo. In quell’anno Romei raggiunse anzi i vertici dell’amministrazione estense, con la nomina a fattore generale, ruolo che rivestì per un biennio accanto a Prisciano Prisciani (Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa). In una data che non è possibile precisare, ma prima del 1474, fu investito del titolo di cavaliere (U. Caleffini, Croniche..., 2006, p. 73; Tagliati, 1977, pp. 72 s.).
La carriera di Romei si inserisce in un contesto sociale in divenire, caratterizzato dalla fluidità delle gerarchie di corte e da un rapido ricambio nei ranghi dirigenziali, non sempre con meccanismi limpidi, dove uomini nuovi erano in grado di affermarsi senza troppe difficoltà grazie all’intraprendenza nel procacciarsi il favore signorile, e i vantaggi che ne derivavano, con manovre finanziarie talvolta spericolate (Sambin De Norcen, 2012a, pp. 117-123). Tra loro, accanto a Romei, spicca un suo congiunto per parte di madre, Bartolomeo Pendaglia, socio di Giovanni nella riscossione di un gran numero di dazi e gabelle e ben disposto a vicendevoli prestiti al bisogno; di qualche anno più vecchio – e tra i contemporanei ancor più famoso – Bartolomeo costituì verosimilmente per Giovanni un modello nelle strategie di movimento all’interno dell’instabile panorama politico ed economico di quegli anni (Sambin De Norcen, 2012a, pp. 39-48, 50).
A una data che non è possibile precisare, Romei sposò Lavinia Baroni, figlia di Giovanni, uno tra gli uomini fidati del marchese (Tagliati, 1977, p. 63), da cui ebbe le due sole figlie legittime, Caterina e Veneranda, già sposate nel 1449 (Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa). Numerosi furono invece i figli naturali, che vennero tutti, a diverse riprese, legittimati: il maschio primogenito Borso, avuto da tale Maria, legittimato nel 1457; Lucrezia (di Angela), legittimata nel 1469; Pietro (nato da Bianca) e Francesco (Zaccarini, 1922, p. 7; Tagliati, 1977, p. 71; Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa).
Non è possibile datare con certezza neppure il secondo matrimonio di Giovanni, che suggellò definitivamente la sua ascesa nei ranghi dell’alta società ferrarese: la sposa fu nientemeno che un’estense, Polissena, figlia illegittima di Meliaduse, abate commendatario di S. Bartolo fino allo scioglimento dai voti, avvenuto poco prima della sua morte, sopraggiunta nel gennaio 1452 (Sambin De Norcen, 2006, p. 249). Poiché fu lo zio Borso a munire la ragazza della cospicua dote di 20.000 ducati d’oro, le nozze sono da collocare dopo la scomparsa di suo padre e probabilmente non molto prima del 1468, quando, il 15 luglio, Romei si impegnò a mantenere intatto il patrimonio portato dalla sposa (Settis, 1995, pp. 68 s.).
La posizione di Giovanni non subì scossoni con la successione di Ercole I, per il quale svolse ripetutamente il ruolo di procuratore (Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa) e durante il cui regno vide anzi crescere la propria fortuna: nel 1473 lo si trova fra gli adiuncti nel Consiglio dei XII Savi (Tagliati, 1977, p. 71); nel 1474 fu proprio lui a portare a battesimo la primogenita di Ercole ed Eleonora d’Aragona, Isabella, futura marchesa di Mantova (U. Caleffini, Croniche, cit., pp. 72 s.); nel 1476 venne nominato consigliere segreto del duca (p. 178).
A dimostrare come il suo arricchirsi non sempre si muovesse nell’ambito della legalità c’è la multa di 12.000 fiorini inflittagli nel 1472 per aver battuto moneta falsa (Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa). In un contesto in cui la trasparenza non appariva tre le priorità nella condotta dei funzionari, l’episodio non inficiò affatto il suo ruolo presso il signore, come dimostrano gli incarichi citati; esso sembra invece costituire un sintomo delle difficoltà economiche in cui Romei venne a trovarsi a partire dal 1470, nonostante le splendide apparenze, che lo portarono ad accumulare pesanti debiti nell’ultima fase della sua vita (Tagliati, 1977, pp. 70 s.).
Romei ostentò la propria ricchezza soprattutto con la costruzione, dalle fondamenta, del grande palazzo, oggi adibito a museo, sull’attuale via Savonarola a Ferrara; l’aspetto originario dell’edificio è ancora ben leggibile, nonostante le modifiche e le mutilazioni intervenute nel corso dei secoli, costituendo un raro esempio di architettura residenziale di passaggio tra Medioevo e Rinascimento.
Romei acquistò il primo lotto di terreno nel marzo del 1443 dalla Camera marchionale; la scelta ricadde su un settore urbano in via di espansione, dove tuttavia ancora predominava la destinazione ortiva (Dalla Negra - Zuppiroli, in corso di stampa; Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa). Subito il committente diede avvio a una campagna di lavori che rese abitabile il primo corpo di fabbrica nel giro di due anni, ma non si concluse prima del 1458 per le opere edili, aggiungendo progressivamente nuovi volumi edilizi incentrati attorno ad almeno due cortili.
Convivono nell’edificio aspetti pienamente tradizionali (l’irregolarità del cortile maggiore, caratterizzato dalla presenza di archi zoppi e baldresche; i salti di quota; le aperture ogivali; la festosa decorazione floreale su corposi racemi) che si accostano a elementi innovati, quali la presenza di un bagno con relativo impianto di approvvigionamento e riscaldamento idrico, l’uso di travi composte per la loggia maggiore, la scelta iconografica delle Sibille per una sala a pian terreno e una precocissima personificazione dei continenti in quello che doveva essere lo studiolo (Gagliardo, 1991; Ead., 1998; Sambin De Norcen, 2012b; Di Francesco, in corso di stampa; Fabbri, in corso di stampa; Sambin De Norcen, La casa di Giovanni, in corso di stampa; Toffanello, in corso di stampa).
Romei morì il 9 ottobre 1483 a Ferrara; (B. Zambotti, Diario ferrarese..., a cura di G. Pardi, 1934-1937, pp. 146 s.; U. Caleffini, Croniche..., cit., pp. 584 s.); fu seppellito nella chiesa di S. Spirito in Borgo della Pioppa, secondo le sue disposizioni (Sambin De Norcen, Giovanni Romei, in corso di stampa).
Il suo palazzo passò al confinante monastero del Corpus Domini, come stabilito dal testamento.
Fonti e Bibl.: B. Zambotti, Diario ferrarese dall’anno 1476 sino al 1504, a cura di G. Pardi, in RIS2, XXIV, 7, Bologna 1934-1937; U. Caleffini, Croniche 1471-1494, Ferrara 2006.
L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi nella pietà, nelle arti, e nelle scienze colle loro opere, o fatti principali compilato dalle storie, e da manoscritti originali, Ferrara 1804; F. Pasini-Frassoni, Dizionario storico-araldico dell’antico Ducato di Ferrara, Roma 1914; D. Zaccarini, Casa Romei e la vita privata ferrarese nel secolo XV, Ferrara 1922; G. Tagliati, Relazione tra la famiglia Romei e la corte estense nel secolo XIV, in Il rinascimento nelle corti padane. Società e cultura, Bari 1977, pp. 61-76; S. Prandi, Il “Cortegiano” ferrarese: i “Discorsi” di Annibale Romei e la cultura nobiliare nel Cinquecento, Firenze 1990, ad ind.; M. Gagliardo, Le sibille nel giardino. Un ciclo di affreschi per G. R. a Ferrara, in Prospettiva, 1991, n. 64, pp. 14-37; S. Settis, Traiano a Hearst Castle. Due cassoni estensi, in I Tatti studies in the Italian Renaissance, 1995, n. 6, pp. 31-82; M. Gagliardo, Le sibille di G. R., in Le sibille di Casa Romei. Storia e restauro, a cura di C. Di Francesco, Ravenna 1998, pp. 21-46; A. Franceschini, Giurisdizione episcopale e comunità altopolesane. Ber-gantino, Melara, Bariano tra Gonzaga, vescovi ed Estensi (1393-1458), Bologna 1999; M. Folin, Rinascimento estense. Politica, cultura, istituzioni di un antico stato italiano, Roma-Bari 2001; M.T. Sambin De Norcen, Gli Este, Alberti, Biondo e la nuova villa rinascimentale, in Leon Battista Alberti. Atti del Congresso internazionale, Ferrara... 2004, a cura di F. Furlan - G. Venturi, in Schifanoia, 2006, n. 30-31, pp. 247-264; M.T. Sambin De Norcen, Il cortigiano architetto. Edilizia, politica, umanesimo nel Quattrocento ferrarese, Venezia 2012a; Ead., Le ville di Leonello d’Este (1440-1450). Ferrara e le sue campagne agli albori dell’età moderna, Venezia 2012b; R. Dalla Negra - M. Zuppiroli, Il tessuto edilizio di Casa Romei. Analisi di un processo storico, in Casa Romei a Ferrara, a cura di C. Di Francesco - M.T. Sambin De Norcen, Cinisello Balsamo in corso di stampa; C. Di Francesco, La casa fiorita. La pittura decorativa nel palazzo di Giovanni, ibid.; R. Fabbri, La costruzione della casa. Tradizione e innovazione nella dimora del Quattrocento, ibid.; M.T. Sambin De Norcen, Giovanni Romei. La carriera, le aspirazioni, gli investimenti immobiliari, ibid.; Ead., La casa di Giovanni e l’architettura residenziale del Quattrocento a Ferrara, ibid.; M. Toffanello, Gli interventi pittorici quattrocenteschi, ibidem.