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GIOVANNI Senzaterra, re d'Inghilterra

di Reginald Francis Treharne - Enciclopedia Italiana (1933)
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GIOVANNI Senzaterra, re d'Inghilterra

Reginald Francis Treharne

Figlio minore e preferito di Enrico II, nacque nel 1167 ed essendo l'ultimo dei fratelli rimase senza appannaggio: donde il soprannome di "Senzaterra" (ingl. Lackland). Proclamato re d'Irlanda (1177), dovette ivi domare un ammutinamento di mercenarî (1185). Prestò mano a suo fratello Goffredo, conte della Bretagna, contro il fratello maggiore Riccardo Cuor di Leone, duca di Aquitania (1184). Si unì alla cospirazione ordita contro il padre Enrico II, accelerandone così la morte. Nel 1189 sposò Avice di Gloucester e Riccardo lo fece conte di Mortain, con estesi territorî e giurisdizione in Inghilterra. Durante l'assenza di Riccardo, G. si mise a capo del movimento per l'espulsione del cancelliere e justiciar Guglielmo Longchamp e si proclamò erede di Riccardo (1191), nonostante i diritti del figlio di Goffredo, Arturo di Bretagna. Avuta notizia dell'imprigionamento di Riccardo (1193), G. riconobbe la sovranità di Filippo di Francia per i suoi territorî francesi, secondò le scorrerie di Filippo in Inghilterra, e ostacolò la liberazione di Riccardo. Tuttavia Riccardo gli perdonò e più tardi ne ebbe aiuto in Francia (1195).

Dopo la morte di Riccardo, G. fu riconosciuto re d'Inghilterra e duca di Normandia, e fu incoronato a Westminster (27 maggio 1199). Benché i sostenitori di Arturo si fossero ribellati nell'Angiò. Filippo riconobbe, col trattato di Le Goulet (1200), i diritti di G. in Francia. Dopo aver urtato parecchie grandi famiglie inglesi col suo divorzio (1199) da Avice di Gloucester rimasta senza prole, e col ritenerne la dote, G. provocò una ribellione nel Poitou con lo sposare Isabella di Angoulême, fidanzata di Ugo di Lusignano. Quando G. attaccò i ribelli, essi si appellarono a Filippo, che ingiunse a G. di presentarsi, come vassallo, alla sua corte di Parigi, e quando G. rifiutò di farlo, Filippo annetté la Normandia e riconobbe suo vassallo Arturo per i territorî rimanenti (1202). G. fece prigioniero e uccise Arturo (1203), ma verso il 1205 gli rimasero in Francia solo la Guascogna, la Guienna e il Poitou meridionale. In seguito non volle riconoscere quale arcivescovo di Canterbury Stefano Langton nominato da Innocenzo III (1206) ed espulse i monaci di Canterbury, che lo avevano riconosciuto. Innocenzo interdisse l'Inghilterra (1208): G. esiliò il clero, che aveva obbedito a Innocenzo e ne sequestrò i beni.

Sfidando la scomunica e l'ostilità di molti nobili inglesi, G. regnò con potere assoluto. Il sistema amministrativo angioino, portato da Uberto Walter a un'efficienza senza precedenti, e dopo la morte di Uberto (1205) diretto con abilità dal justiciar Goffredo Fitzpeter, fece di G. il più forte monarca dell'Europa occidentale per il rigido accentramento del potere. Furono nominati da G. in qualità di sceriffi dei capitani mercenarî stranieri, che opprimevano il popolo nell'imporre gli ordini di G.; il malcontento veniva soffocato con violenza.

Nel 1209 G. costrinse Guglielmo di Scozia a una completa dipendenza; sottomise il potente Llywelyn ap Iorwerth principe del Galles settentrionale ed obbligò tutti i principi del Galles a prestargli omaggio (1209-11). Nel 1210 abbatté in Irlanda la famiglia dominante dei de Lacy, espulse il ribelle Guglielmo de Braose, e per la prima volta fece valere l'autorità del re d'Inghilterra nell'isola, organizzando in questo paese il sistema amministrativo e giuridico inglese. Ma nel 1212 l'opposizione si sviluppò per la crudeltà di G. verso la moglie e il figlio di Guglielmo de Braose e per lo schiacciante peso delle tasse e la tirannia degli sceriffi. L'alleanza conclusa da G. con Ottone IV e i conti di Fiandra, di Boulogne, di Lovanio, di Brabante, di Bar e di Tolosa per abbattere Filippo II fu resa vana da una rivolta dei Gallesi e da una cospirazione dei baroni organizzata da Roberto Fitzwalter e da Eustace de Vescy. Intanto Innocenzo III, non essendo riuscito a piegare G., lo scomunicò e depose dal trono, e invitò Filippo II a invadere l'Inghilterra. Ma G. si sottomise. Il vescovo Langton fu accettato; il clero, i monaci e i baroni mandati in esilio furono richiamati e riebbero i loro beni; G. che si era acquistato una protezione inapprezzabile con un sacrifizio formale della sua dignità, dichiarò l'Inghilterra feudo papale assunto da lui dietro il pagamento annuo di 1000 marche. Innocenzo vietò subito l'invasione a Filippo, e quando questi la tentò, la flotta di G. distrusse a Damme i trasporti di Filippo.

Persistendo G. nel suo piano di attaccare la Francia simultaneamente dalle Fiandre e dal Poitou, Langton e Fitzpeter prepararono una domanda di riforme interne, e i baroni, col rifiutare di prestare il loro servizio, costrinsero G. ad abbandonare la sua campagna del 1213. Nonostante la morte di Fitzpeter (1213) e la nomina del favorito di G. Pietro des Roches alla carica di justiciar, Langton, ignorando che Innocenzo era contrario all'opposizione baronale, riunì i baroni intorno a un suo programma di riforme basato sulla conferma della Carta di Libertà (Charter of Liberties) di Enrico I: trasformando così l'opposizione dei baroni in un movimento nazionale e non feudale. I baroni si rifiutarono di seguire G. nel Poitou (1214) e i piani di G. furono rovinati dalle schiaccianti disfatte subite da G. stesso a Roche-au-Moine (2 luglio) e da Ottone IV e dai suoi alleati a Bouvines (27 luglio). Conclusa una tregua di cinque anni con Filippo, G. ritornò in Inghilterra, dove tentò con ogni mezzo di spezzare l'alleanza fra clero, baroni e popolo; ma Langton mantenne viva e unita l'opposizione e, il 17 giugno 1215, costrinse G. a firmare la Magna Charta. Fu nominato un comitato di 25 per vigilare sull'esecuzione della carta, col potere di ricorrere alla ribellione nel caso che G. rompesse il suo giuramento. Ma G. approfittando del fatto che una minoranza fra i baroni aveva attaccato i suoi territorî, si fece dal papa sciogliere dall'obbligo di osservare il giuramento (24 agosto) e lo indusse a scomunicare i suoi nemici. Questo intervento d'Innocenzo costrinse il clero a distaccarsi dai baroni. Langton si recò a Roma per influire sul papa, ma non vi riuscì. G. s'impossessò di Rochester, e, sebbene non osasse attaccare Londra, quartiere generale dei ribelli, devastò i territorî dei suoi nemici, nella parte orientale e nord-orientale dell'Inghilterra, durante l'inverno. I ribelli, condotti da Fitzwalter, invitarono Luigi, figlio di Filippo II, a farsi re d'Inghilterra, e Luigi, arrivato in maggio 1216, fu acclamato a Londra, dove quasi tutti i baroni inglesi si unirono a lui. Verso il luglio solo Dover, Windsor e Lincoln erano rimasti in potere di G. nelle contee orientali; Luigi tuttavia indugiò ad assalire Dover e Windsor e gl'Inglesi, stanchi dei Francesi, cominciarono a ritornare a G.; ma durante una felice campagna nelle contee orientali, G. morì improvvisamente a Newark il 10 ottobre 1216.

Bibl.: W. Stubbs, The Constitutional History of England, I, Oxford 1903; H. W. C. Davies, England under the Normans and Angevins, Londra 1905; G. B. Adams, The Political History of England 1066-1216, Londra 1905; J. H. Ramsay, The Angevin Empire, 1154-1216, Londra 1903; Cambridge Medieval History, VI, Cambridge 1929; K. Norgate, John Lackland, Londra 1902; F. M. Powicke, The Loss of Normandy, Manchester 1913; T. F. Tout, Chapters in the admin. History of Medieval England, I, Manchester 1918; G. B. Adams, The origin of the English Constit., New Haven 1912; S.K. Mitchell, Studies in Taxation under John and Henry III, New Haven 1914; W. A. Morris, The Medieval English Sheriff to 1300, Manchester 1927; W. S. McKechnie, Magna Carta, 2ª ed., Glasgow 1915; Magna Carta Commem. Essays, Londra 1917; Z. N. Brooke, The English Church and the Papacy, 1066-1215, Cambridge 1931; F. M. Powicke, Stephen Langton, Oxford 1928.

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