SGAMBATI, Giovanni
Pianista e compositore, nato a Roma il 28 maggio 1841, ivi morto il 15 dicembre 1914. Ebbe le prime lezioni di pianoforte da Amerigo Barberi. Precocissimo, a 7 anni già suonava in pubblico, a 13 anni la Pontificia Congregazione ed Accademia di S. Cecilia lo nominava professore onorario di pianoforte. Nel 1849, mortogli il padre, si trasferì a Trevi (Umbria), dove studiò armonia con Tiberio Natalucci. Tornato a Roma nel 1860 vi si affermò come valente esecutore dei grandi classici e romantici del pianoforte e vi continuò lo studio del contrappunto con Giovanni Aldega. Nel 1862 il Liszt udì suonare lo S. e lo volle tra la schiera dei suoi allievi romani, molto influendo sulla formazione artistica, più che pianistica, del giovane maestro. Il 26 febbraio 1866 per l'inaugurazione della "Sala Dante", il Liszt affidò allo S. la direzione della sua Sinfonia Dantesca. Nella stessa sala lo S. dirigeva, per la prima volta a Roma, il 20 dicembre 1866, una sinfonia di Beethoven, (l'Eroica); e ancora, sempre per la prima volta a Roma, il Concerto in mi bemolle di Beethoven, il Christus di Liszt (1867) e la Pastorale di Beethoven (1870). Le attività di pianista e di direttore non gli facevano trascurare la composizione. Dopo i primi saggi giovanili componeva: nel 1864 un Quartetto in re b. per archi, op. 17; nel 1866 il Quintetto in fa min. per pianoforte e archi, op. 4, e una Ouverture per pianoforte e orchestra per il Cola di Rienzi del Cossa; nel 1867 il Quintetto in si b. per pianoforte e archi, op. 5; nel 1881 la Sinfonia in re magg., op. 16; nel 1883 una seconda Sinfonia in mi b., rimasta inedita. Il 3 febbraio 1870 lo S. era ammesso tra i soci esercenti dell'Accademia filarmonica romana, e fu socio attivissimo. Il 17 gennaio 1896 dirigeva la prima esecuzione al Pantheon del suo grandioso Requiem per coro misto, baritono solo e orchestra, op. 38, scritto per incarico della Filarmonica, e che, ampliato e aggiuntovi il mottetto Versa est in luctum cythara mea per baritono, op. 34, venne ripreso il 29 luglio 1901 in memoria di Umberto I. Nel 1868, col violinista Pinelli, lo S. istituì una scuola gratuita di musica, che fu primo nucleo del futuro Liceo e poi Conservatorio di S. Cecilia, del quale lo S. fu insegnante di pianoforte fino agli ultimi giorni di vita, educando un'eletta schiera di pianisti che ne continuano la scuola. Dal 1893 al 1908 fu pianista e direttore del Quintetto della corte della regina Margherita.
Lo S. fu amantissimo della sua città natale e poco da essa si allontanò. Tuttavia, nel 1869 fu in Germania col Liszt; nel 1882 a Londra come pianista e direttore (sua Sinfonia in re); nel 1884, a Parigi, rappresentò l'Italia ai concerti internazionali al Trocadéro; nel 1887 dirigeva a Colonia la sua 2ª Sinfonia in mi b., nel 1891 fu di nuovo in Inghilterra e nel 1903 fece un giro di concerti in Russia e nel nord d'Europa.
Nell'ambito del conservatorio e fuori - come insegnante, come pianista (fu tra i maggiori del suo tempo ed ebbe una inimitabile maniera di fraseggiare), come direttore e infaticabile animatore - lo S. contribuì più di ogni altro al progresso della buona musica a Roma. Non scrisse mai per il teatro.
Come compositore rappresenta, con Giuseppe Martucci, il maggiore sforzo compiuto dagli Italiani dell'Ottocento per conquistare all'Italia un posto anche nel campo della musica sinfonica e da camera, che da oltre un secolo era trascurata e decaduta. Ammiratore convinto dei grandi classico-romantici tedeschi, si vantava di essere stato il primo a comporre in Italia una sinfonia secondo il tipo da quelli fissato; ma, nonostante tale ammirazione, si mantenne sempre musicista schiettamente italiano: per la linea melodica di nobile ispirazione, per l'armonizzazione semplice, sebbene spesso nuova e ardita, per la sobria ed elegante strumentazione. Tra le composizioni, oltre le già citate, importanti quelle pianistiche, che esalano un delicato profumo di poesia e con la loro tecnica continuano Chopin e Liszt: Preludio e Fuga in mi b. min., op. 6; due Studî da concerto, op. 10, per il metodo di Lebert e Stark; Fogli volanti (8), op. 12; Gavotta, op. 14; Quatto pezzi, op. 18; sei Notturni, opp. 3, 20, 31, 33; Suite, op. 21; Pezzi lirici (6), op. 23; Melodie poetiche (12), op. 36; Tre pezzi, op. 42, ecc. Tra le composizioni con orchestra: il notevole concerto per pianoforte, op. 15: il Te Deum laudamus, op. 28, per archi e organo, e il già ricordato grandioso Requiem, vero capolavoro di ispirazione e di fattura. Non molte (circa 36 pezzi), ma di elevato gusto melodico e armonico, le liriche per canto e pianoforte. Tra le altre composizioni sono degne di ricordo: un Epitalamio sinfonico, in 5 parti, scritto nel 1887, per le nozze del duca d'Aosta; un Noël per archi e arpa scritto nel 1904 per il battesimo del principe di Piemonte: una Ninna nanna per soprano e archi; un'Ave Maria per coro a sole voci; due Pezzi (Andante cantabile e Serenata napoletana), op. 24, e una Gondoliera, op. 29, per violino e pianoforte.
Bibl.: A. De Angelis, G. S., in Riv. mus. ital., XIX, i (1912); F. Volbach, G. S., in Katalog seiner hauptsächlichsten Werke, ecc., Magonza 1913; M. Bontempelli, G. S., in La Lettura, febbraio 1935; R. Giraldi, G. S., in Il Messaggero, 5 luglio 1924; A. Casella, G. S., in Music and Letters, ottobre 1925.