SIOTTO PINTOR, Giovanni
Nacque a Cagliari il 29 novembre 1805, morì a Torino il 24 gennaio 1882.
Laureatosi in diritto, entrò ventenne nella magistratura fino a raggiungere (8 dicembre 1836) il grado di giudice della R. Udienza.
Di spiriti liberali, sostenne (novembre 1847) la necessità di riforme politiche e amministrative. Fece parte della Commissione legislativa per estendere alla Sardegna il codice albertino (marzo 1848). Eletto deputato, sedette nella Camera subalpina sui banchi dell'opposizione. Dimessosi da deputato e da presidente del Circolo nazionale per le ostilità levateglisi contro (23 novembre 1848), fu rieletto. All'indomani di Novara, durante i moti di Genova si trovava in quella città (marzo-aprile 1849) e fu proposto a membro di quel governo provvisorio; declinato il mandato, tentò, come fu asserito, di organizzare il governo provvisorio a Cagliari, accusa dalla quale si difese con una "apologia". Tornato alla Camera (17 dicembre 1849), criticõ i vincoli del commercio sardo e il sistema "vessatorio" di esazione isolano, sostenne la necessità di un vasto programma di opere pubbliche e di istituzioni da realizzare in Sardegna; parlò contro l'attuazione immediata e integrale della leva militare; fu per l'unione della Lombardia. Gli fu confermato il mandato nella V legislatura; ma la sua elezione venne considerata non avvenuta, perché uscito dalla Camera il 25 marzo per sorteggio quale magistrato. Non fu rieletto nel 1857. Nominato sostituto procuratore generale nella Cassazione di Milano (1860); nel 1861 acclamato deputato in tre collegi, ma inutilmente perché pochi mesi dopo fu promosso consigliere di Cassazione a Milano. Nominato senatore sotto il ministero Ricasoli (1861), sedette a sinistra. Andato in pensione col grado di presidente di sezione della Cassazione (31 ottobre 1870) e stabilitosi poi a Cagliari (1879), fu eletto consigliere comunale.
Gli si devono numerose pubblicazioni di argomento generale e particolare, quasi tutte di interesse sardo. Nella Vita nuova, ispirandosi alle condizioni reali della sua isola, prospettò i mezzi migliori per riformare i poteri dello stato, gli organi intemi, mirando a rendere più ampia l'autonomia e le "libertà" del comune di contro alle provincie e allo stato. Pagine nobili per altezza d'idee scrisse sugli uffici della magistratura e sulla "virtù civile". La sua Storia civile dal 1798 al 1848, è la migliore continuazione delle storie del Manno e del Martini.
Fra le opere più importanti ricordiamo: Storia letteraria di Sardegna, Cagliari 1843-44; Condizioni dell'Isola di Sardegna, Torino 1848; Le riforme in Sardegna, Cagliari 1847 e Sassari 1848; Sull'autorità viceregia in Sardegna, Torino e Cagliari 1848; Delle speranze vere d'Italia, Cagliari 1851; Sulle terre demaniali e comunali dell'Isola di Sardegna, ivi 1858; I monti frumentari dell'Isola, ivi 1859; Sull'ordinamento giudiziario della Sardegna, Milano 1861; Novellette, Cagliari 1867; La politica italiana nel 1870, Torino 1870; Storia civile dei popoli sardi dal 1798 al 1848, ivi 1877; Memoria sopra gli aggravi dell'Isola di Sardegna, Cagliari 1872.
Bibl.: G. B. Tuveri, Saggio sulle opinioni politiche del deputato G. S. P., Torino 1840; C. Brundo, Commemorazione di G. S. P. decretata dal comune, Cagliari 1882; D'Eligai, G.S.P. Necrologia, in il Risveglio, I (1882), n. 5; F. Vivanet, G. S. P. nella politica e nelle lettere, Cagliari 1899; R. Ciasca, Bibliografia sarda, IV, Roma 1934, pp. 184-194.