FACINI (Facinus, Faccini, Fazini), Giovanni Stefano (Ioannes Stephanus Cremonensis)
Nacque intorno al 1500 a Cremona dove emise la professione di fede nell'Ordine dei carmelitani nel convento di S. Bartolomeo. La mancanza di sue opere a stampa e la dispersione di quelle manoscritte non consentono di chiarire la sua attività e i suoi interessi speculativi. Tuttavia è possibile, attraverso documenti ufficiali e fonti indirette, delineare il ruolo di rilievo che il F. rivestì all'interno dell'Ordine, soprattutto in relazione alle esigenze di riforma e "osservanza" che si manifestarono nel Cinquecento in tutti gli Ordini regolari e, in particolare, tra i carmelitani.
Distintosi ben presto negli studi, nel capitolo generale dell'Ordine tenutosi a Venezia dal 7 al 15 maggio 1524, lo stesso in cui fu eletto procuratore generale Nicolò Audet, fu destinato a spese dell'Ordine allo Studium generale di teologia di Padova. Riconoscimento estremamente significativo delle attitudini del F. in quanto, diversamente dagli "studia particularia" che fornivano una preparazione esclusivamente pastorale, la destinazione allo Studium generale immetteva a un corso di studi destinato al conseguimento dei gradi accademici. L'accesso inoltre era rigorosamente selettivo poiché le spese di sostentamento erano garantite dalle rispettive province e comunità di provenienza. Al termine dei suoi corsi il F. ottenne il lectoratus, ossia la licentia docendi in teologia, ed insegnò in diversi luoghi.
Documenti relativi al capitolo generale presieduto da Audet a Padova nel 1532 attestano che il F. in questo periodo fu magister regens, cioè rettore, dello Studium generale e, nello stesso tempo, insegnò presso l'università di Padova.
Tuttavia le fonti non sono concordi al riguardo: il Riccoboni e il Tomasini segnalano "Stephanus regens, carmelitanus" tra i lettori di logica nel 1534, mentre il Facciolati riporta "Io. Stephanus Cremonensis" equiparato a lettore primario di sofistica il 13 dic. 1532.
È molto probabile che il F. sia stato regens dello Studium generale per diversi anni e che nel 1534 abbia avuto anche un insegnamento ufficiale di logica. Nel 1539 fu nominato vicario provinciale della Liguria e, non molto tempo dopo, anche del Piemonte e della Lombardia.
Di notevole importanza fu la sua partecipazione al concilio di Trento: fu uno dei trentacinque carmelitani che si succedettero nelle varie sessioni del concilio. Ai primi del mese di marzo del 1545, poco prima dell'inizio del concilio, si recò a Verona su convocazione dell'Audet il quale, accingendosi ad aderire al concilio, aveva voluto prima consultare i maggiori esponenti dell'Ordine. Nel maggio 1545, quando giunse a Trento per l'apertura ufficiale dei lavori conciliari, il F. era priore di Cremona. Partecipò, in qualità di teologo dell'Ordine carmelitano, alle sessioni I, II, III e IV del primo periodo, celebrate nel giugno 1546. In questo stesso periodo fu eletto padre provinciale della Lombardia e, probabilmente a causa di questo impegno, abbandonò il concilio. Il F. detenne tale incarico dal 1546 al 1567, anno in cui il suo mandato, per volontà di Pio V e del capitolo generale, fu prolungato fino al termine del 1570. In questo ruolo svolse un'intensa opera riformatrice e varò molte norme volte a limitare gli abusi che avevano minato l'Ordine e il principio dell'"osservanza" della regola originaria: "sic enim Facini ferebant mores" (Bibliotheca carmelitana, p. 112). Ciò accrebbe la sua fama non solo nell'ambito dei carmelitani ma in tutto l'ambiente cattolico e il cardinale protettore Giacomo Puteo lo inviò nel 1555, '57 e '59 a presiedere in suo nome le elezioni del vicario e dei definitori nei capitoli generali della Congregazione di Mantova, congregazione carmelitana con statuto indipendente dal governo centrale, sorta in seguito al movimento di riforma del sec. XV.
Il 9 nov. 1561, con un breve di Pio IV, il F. venne nominato vicegenerale dell'Ordine dei carmelitani per il terzo periodo del concilio, in sostituzione dell'ormai ottuagenario Audet che, non potendo intervenire personalmente, aveva suggerito il nome del provinciale di Lombardia, "teologo celeberrimo e comprovato", quale suo rappresentante ufficiale. Il F. tornò a Trento il 12 nov. 1561 e il giorno 29 dello stesso mese fu ammesso in seno al concilio con diritto di voto consultivo e deliberativo.
Il F. partecipò a tutte le sessioni, dalla XVII alla XXV, fino alla chiusura dei lavori, e si pronunciò nei dibattiti sull'Indice dei libri, sul salvacondotto ai protestanti, sull'obbligo di residenza, sui sacramenti e sulla riforma generale del clero e dei regolari. In particolare, per ciò che concerne le delicate discussioni sulla giurisdizione del papa e dei vescovi, il F. si dichiarò in favore della costituzione monarchica della Chiesa, facendosi portavoce delle stesse opinioni espresse dall'Audet in una lettera del 2 nov. 1562 annessa agli atti ufficiali. Il 15 ag. 1563, giorno dell'Assunzione della Vergine Maria, tenne una predica davanti ai padri del concilio e, come rappresentante ufficiale dell'Ordine dei carmelitani, sottoscrisse gli atti nella solenne sessione di chiusura del 3-4 dic. 1563.
Nonostante le funzioni svolte dal F. a Trento, alla morte dell'Audet (6 dic. 1562) fu chiamato a succedergli come vicario generale G.B. Rossi, mentre il F., oltre a continuare il suo mandato di provinciale di Lombardia, fu nominato da Pio IV supremo inquisitore dell'Ordine dei carmelitani.
Il F. morì a Cremona il 1° apr. 1571, poco prima che il papa potesse nominarlo cardinale, come pare fosse sua intenzione. Delle opere del F. non è rimasta alcuna traccia. I suoi manoscritti, conservati secondo l'Arisi nel convento di S. Bartolomeo, probabilmente furono dispersi poco dopo la sua morte.
Fonti e Bibl.: P. Lucius, Carmelitana bibliotheca, Florentiae 1593, pp. 77 s.; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino, I, Patavii 1598, p. 25; Concilium Tridentinum, edidit Soc. Goerresiana, Diaria, Friburgi-Br. 1901, ad Indicem; Acta capitulorum generalium Ordinis fratrum B. V. Mariae de Monte Carmelo, a cura di G. Wessels, II, Romae 1912, pp. 364, 368, 416; Regesta Ioannis Baptistae Rubei [Rossi] Ravennatis, a cura di Benedictus a Cruce Zimmerman, Romae 1936, ad Indicem; G.P. Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, p. 333; Daniel a Virgine Maria, Speculum carmelitanum, II, Antverpiae 1680, p. 977; F. Arisi, Cremona literata, II, Parmae 1706, p. 255; I. Facciolati, Fasti Gymnasi Patavini, Patavii 1757, p. 3, II; G. Wessels, Carmelitae in Concilio Tridentino, in Analecta Ordinis carmelitarum, I (igog-io), pp. 486-492; Bibliotheca carmelitana, a cura di G. Wessels, II, Romae 1927, p. 112; S. Seiger, Carmelitae in Concilio Tridentino, in Analecta Ordinis carmelitarum, XII (1943), pp. 147-266; A. Grammatico, I carmelitani al concilio di Trento, in Il contributo degli Ordini religiosi al concilio di Trento, a cura di P. Cherubelli, Firenze 1946, pp. 135-168; Gabriel a Virgine Carmeli, Die Karmeliten auf dem Konzil von Trient, in Ephemerides carmeliticae, IV (1950), pp. 291-359, in part. p. 310; A. Staring, Der Karmelitengeneral Nikolaus Audet und die Katholische Reform des XVI. Jahrhunderts, Rom 1959, ad Indicem; J. Smet, The carmelites - A history of the brothers of our Lady of Mount Carmel, Rome 1975, ad Indicem.