STOBEO, Giovanni ('Ιωάννης Στοβεύς)
Il nome gli derivò dalla città natale Stobi, in Macedonia. Visse nel sec. V d. C posteriormente a Temistio; ma della sua vita non sappiamo altro. Compose un'opera in 4 libri, di cui il titolo esato dovette essere: 'Εκλογῶν ἀποϕϑεγμάτων ὑποϑηκῶν βιβλία τέσσαρα. Si tratta di una "antologia", la quale, al tempo di Fozio (sec. IX), che la lesse intera (Biblioteca, cod. 167), era contenuta in due volumi; e questi, col passar del tempo, furono considerati come due florilegi diversi, di cui il primo ebbe il titolo di 'Εκλογαί, Eclogae physicae et ethicae, il secondo quello di 'Ανϑολόγιον, Florilegium o Sermones. Stobeo dedicò al figlio Settimio l'opera, che aveva intento didascalico, doveva cioè servire all'educazione del giovane, dargli i "brani scelti" della letteratura greca.
L'antologia si apriva con un proemio, oggi perduto, in cui v'era un "elogio della filosofia", e poi seguivano i giudizi antichi intorno alla geometria, alla musica e all'aritmetica. St. non fa altro che riprodurre brani degli scrittori più diversi, raggruppandoli non per autori né per generi, ma per argomenti. Il 1° libro (metafisica e fisica), che comprende 60 capitoli, è dedicato agli dei e ai loro attributi, poi alla natura e ai suoi principali fenomeni, infine alla terra, al mondo animale e vegetale, particolarmente all'uomo, sua natura e sensi (macrocrosmo e microcosmo). Il 2° libro (46 cap.) verte prima sulla conoscenza (dialettica, retorica, poetica), indi passa all'etica, a cui è rivolto anche il 3° libro (42 cap.), dedicato in special modo alle virtù e vizî, in modo che, di regola, ad una virtù segua il vizio opposto (saggezza, stoltezza; coraggio, viltà; verità, menzogna, ecc.). Il 4° libro (58 cap.) ha contenuto più vario: ordinamenti politici, leggi, stato, agricoltura, navigazione, arti, famiglia, economia domestica, nobiltà, ricchezza e povertà, brevid e affanni della vita, malattia e guarigione, salute, medici, felicità e infelicità, vecchiaia, morte, lutto, ecc.
La disposizione dei varî brani in ogni capitolo non segue l'ordine cronologico, ma piuttosto quello dei generi: prima i poeti confusamente, poi i prosatori, precedendo di regola i filosofi e seguendo gli oratori, gli storici e gli altri. I capitoli hanno estensione assai varia: alcuni sono ampî, comprendendo più di 100 citazioni; altri invece contengono pochi brani assai brevi (p. es., quelli sulla memoria, dimenticanza, ecc.). Gli autori, da cui St. attinge e dei quali Fozio ci dà l'elenco, sono moltissimi, più di 500, e vanno da Omero a Temistio. Fra i poeti sono preferiti Euripide, Menandro e Sofocle; fra i prosatori Platone, Senofonte e Democrito. L'opera dimostrerebbe in St. una cultura eccezionale, se la scelta fosse stata fatta proprio da lui. Ma egli, come tutti i raccoglitori del genere, si valse di antologie e lessici speciali, senza risalire direttamente alle fonti. Comunque, la raccolta è per noi di enorme importanza, perché ci riferisce testualmente moltissimi brani di opere perdute. Purtroppo essa non ci è giunta completa: la lacuna più grave è nel 2° libro, del quale manca più della metà. L'antologia di St., che inizia questo speciale genere dei florilegi bizantini, godé larga fortuna in tutto il Medioevo.
Bibl.: Ediz. critica di C. Wachsmuth-O. Hense, Berlino 1884-1923. Si veda anche: C. Wachsmuth, Studien zu den griech. Florilegien, ivi 1882; H. Diels, in Rhein. Mus., XXX (1875), p. 172 segg.; Christ-Stählin-Schmid, Griech. Litteraturgesch., II, ii, 5ª ed., Monaco 1913, p. 891 segg.; A. Croiset, Hist. de la litt. gr., Parigi 1887-99, V, p. 979 seg.; O. Hense, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IX, col. 2549 segg.; R. Fohalle, in Étrennes de linguistique off. à E. Benveniste, Parigi 1928, p. 27 segg.; S. Luria, in Rhein. Museum, LXXVIII (1929), pp. 81 segg., 225 segg.