TARGIONI TOZZETTI, Giovanni
– Nacque a Firenze l’11 settembre 1712 dal medico Benedetto Targioni e da Cecilia Tozzetti.
Studiò a Pisa dove si laureò nel 1734 in medicina e filosofia con una tesi dal titolo De praestantia et usu plantarum in medicina (Pisis, 1734). Fu allievo del maggior botanico italiano dell’epoca, Pier Antonio Micheli, con il quale condusse esplorazioni naturalistiche nelle montagne e nelle pianure della Toscana e di cui redasse una biografia (Notizie della vita e delle opere di Pier Antonio Micheli botanico fiorentino, Firenze 1858), succedendogli il 7 gennaio 1737 come lettore, poi professore di botanica nello Studio fiorentino.
Naturalista e medico, botanico e storico della scienza fu una delle figure di maggiore rilievo della cultura toscana del Settecento, al centro di una rete europea di contatti professionali e accademici. La sua opera, vasta e talvolta dispersiva, spazia dalla filosofia naturale alla bibliografia all’agricoltura, con partecipazione sempre vigile verso le condizioni di vita dei più deboli. Influenza su di lui ebbe, tra gli altri, il naturalista francese Georges-Louis de Buffon, e per suo tramite pubblicò nel Journal étranger di Parigi (dicembre 1755) i risultati di alcune ricerche paleontologiche nel Valdarno, a conferma delle prospettive sui fossili e la formazione dei monti già indicate nel 1721 da Antonio Vallisnieri senior (Arrigoni, 1987, pp. 40 s).
Durante la Reggenza lorenese (1737-65) fu nominato il 1 marzo 1739 prefetto della Biblioteca Magliabechiana di Firenze, svolgendovi una essenziale opera di riordino dei materiali editi e manoscritti. Mantenne la carica fino al 1777 (Mannelli Goggioli, 2000, p. XI), e dal 4 aprile 1743 operò su nomina governativa quale revisore alle stampe per la pubblicazione delle opere di fisica e medicina, incarico confermato il 24 novembre 1763. Nel 1734 fu ammesso alla Società botanica, che guidò fino al 1746 e di cui diresse l’orto (Contardi, 2002, pp. 26 s.), e alla Società Colombaria di Firenze, presso la quale apparve il saggio Del fiorino di sigillo della repubblica fiorentina (in Memorie di varia erudizione della Società Colombaria fiorentina, 1752, vol. 2, pp. 127-204), esempio di altri interventi eruditi da lui editi nei periodici. Nel 1745 fu eletto accademico della Crusca quindi, nel 1749, all’Accademia Etrusca di Cortona. Nel 1753 fondò con Ubaldo Montelatici e altri l’Accademia dei Georgofili di Firenze, l’importante sodalizio di naturalisti, funzionari e nobili impegnati nella riforma dell’agricoltura, nei cui Atti pubblicò alcune memorie, partecipando anche alla redazione dei primi regolamenti.
Esercitò la medicina nell’arcispedale fiorentino di S. Maria Nuova secondo il prevalente indirizzo neoippocratico e qui dal 1750 si occupò degli incurabili e dei malati mentali, con un impegno attestato dalla Prima raccolta di osservazioni mediche (Firenze 1752). Fu medico di corte, consulente del Magistrato di sanità e decano del Collegio medico cittadino (Arrigoni, 1987, p. 102; Relazioni forensi, a cura di S. Pelle, 1998, p. 16). Svolse inoltre un’intensa attività di pubblicista, collaborando tra il 1740 e il 1742 alle Novelle letterarie di Giovanni Lami, per poi partecipare al rivale Giornale dei letterati di Firenze, e nel 1754 scrisse di agronomia nel Magazzino toscano d’instruzione e di piacere di Livorno (Venturi, 1969, p. 317).
Tra il 1751 e il 1754 Targioni Tozzetti pubblicò l’opera sua più nota, le Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa (I-VI, Firenze) che videro una seconda edizione notevolmente ampliata (I-XII, Firenze 1768-1779), dedicata al granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena e tradotta parzialmente in francese (I-II, Paris 1792).
Il testo contiene una descrizione sistematica della Toscana dal punto di vista sia storico sia naturalistico, con capitoli dedicati alla botanica, alla medicina, all’agricoltura, alla mineralogia e alla geografia della regione, ma anche più in generale alla storia e all’architettura. Già nel 1751 l’autore aveva inviato una circolare a vari corrispondenti in Toscana per acquisire dati di prima mano sulla storia naturale dei luoghi, con particolare riguardo per gli aspetti geologici e mineralogici, cui aveva dedicato attenzione nei viaggi del 1742-45 promossi dalla Reggenza, con ponderate valutazioni del potenziale estrattivo delle miniere (siti nel Volterrano e Pietrasantino, depositi cupriferi e argentiferi di Montieri, allumiere di Monterotondo), destinate a influire sulle esperienze di mineralogisti quali Giovanni Arduino. Ma le Relazioni illustrano anche i principali monumenti urbani, quali il duomo di Pisa (II, Firenze 1751, pp. 2-28), e includono incisioni e piante delle località. Fitti i rimandi a testi letterari e manoscritti, quali gli antichi statuti e i materiali dei Nove conservatori del Dominio fiorentino, la magistratura preposta al governo delle comunità, e la citazione o riproduzione di atti notarili, diplomi, statuti, decreti, privilegi imperiali e pontifici rilevanti per la storia delle città e delle maggiori famiglie, spesso corredati da brevi curricula dei personaggi significativi. Altrettanto larga è la bibliografia utilizzata a partire dalle opere di storici (Giorgio Vasari) e filosofi naturali, dal Trattato dei Bagni di Pisa di Antonio Cocchi (pp. 9, 149) ai testi di Francesco Redi (p. 143), Claudio Fromond e Guido Grandi (pp. 54 s).
Le Relazioni offrivano una ricognizione analitica del problema della decadenza dell’agricoltura toscana, dovuta, secondo Targioni Tozzetti, principalmente a motivi tecnici, agronomici: errata scelta dei terreni per le varie colture, terreni non preparati a dovere per le semine e non recintati, e quindi soggetti ai danni prodotti dal bestiame, scoli delle acque male eseguiti, disboscamenti eccessivi. All’assenteismo della proprietà cittadina si imputava la poca produttività dell’agricoltura, dando voce alle prospettive di trasformazione dei rapporti agrari e delle relazioni tra città e campagna allora al centro della riflessione dei Georgofili e di una parte del ceto dirigente lorenese. Emergevano in questo contesto le osservazioni circa la desolazione della Maremma senese, cui si sarebbe rivolta l’azione di governo nel 1765 con lo scorporo della Provincia inferiore e la sua diretta amministrazione da parte degli organi centrali.
Amoroso omaggio alla patria natale è il Prodromo della corografia e della topografia fisica della Toscana (Firenze 1754), profilo di un’opera complessiva, non realizzata, sugli aspetti orografici, geografici, geologici della regione, aggiornato sui dibattiti coevi in materia e destinato a segnare il successivo percorso delle scienze della Terra. L’area esaminata vi è classificata sul piano litologico e morfologico e divisa in valli, monti primari e colline, con riflessioni sull’origine marina o vulcanica dei rilievi; vi si specificano i materiali componenti l’ossatura dei suoli e le caratteristiche idrografiche, botaniche, zoologiche, meteorologiche dei territori, oltre a fornire notizie demografiche e storico-erudite (Vaccari, 2005, p. 12). Pur senza ridiscutere l’assetto prevalentemente mezzadrile delle campagne, il Prodromo costituiva un compiuto manifesto per il rinnovamento dell’agricoltura toscana, fondato sull’integrazione tra filosofia naturale e pratica agronomica, formazione tecnica e miglioramento delle condizioni delle popolazioni rurali. Di contenuto analogo sono, nel 1757, le Riflessioni sopra il metodo di studiare l’agricoltura, premesse ai suoi Ragionamenti sull’agricoltura toscana (Lucca 1759, pp. 1-27), in cui si consigliano le lunghe affittanze come funzionali all’utile comune.
A seguito delle carestie che devastarono vari Stati italiani tra il 1763 e il 1767, e sullo sfondo della progressiva liberalizzazione del commercio dei grani decisa tra il 1767 e il 1775 dal governo, Targioni Tozzetti pubblicò un’ampia raccolta di osservazioni relative alla panificazione, alle farine e alle coltivazioni complementari al grano (Sitologia ovvero Raccolta di osservazioni, di esperienze e ragionamenti sopra la natura e qualità dei grani e delle farine per il panificio..., I-II, Livorno 1765), seguita dalla Alimurgia o sia modo di render meno gravi le carestie proposto per sollievo de’ poveri (Firenze 1767). Dedicata a Pietro Leopoldo, quest’ultima descrive le carestie e le loro cause climatiche ed esamina le ragioni della sterilità dei suoli, insistendo sull’utilità dei succedanei del grano per l’alimentazione umana. Se Targioni Tozzetti individuava con acume un parassita responsabile dei cattivi raccolti (la ‘ruggine’), sul piano del metodo l’opera suscitò le dure critiche del fisiologo trentino Felice Fontana, che nell’impianto cumulativo-descrittivo del rivale vedeva l’antitesi all’indagine osservativo-sperimentale propria del ‘sagace naturalista’ (Contardi, 2002, p. 51). Colpito anche sul piano personale, Targioni Tozzetti rispose con l’Analisi e difesa della celebre opera intitolata Alimurgia (Venezia 1769), ma il mutato quadro culturale e politico avrebbe ormai condotto a una sua parziale emarginazione dalla vita pubblica. Dello stesso periodo sono il fortunato Avvertimento circa alla scelta dei grani, in cui egli suggeriva accorgimenti per una buona tenuta dei semi del grano, e la Breve istruzione circ’ai modi di accrescere il pane col mescuglio d’alcune sostanze vegetabili (Firenze 1766), in cui si proponeva l’impiego, oltre che dei cereali ‘minori’, della patata, poco coltivata allora in Toscana, e delle castagne.
Nel 1763 era frattanto stato incaricato di riordinare le collezioni di storia naturale del granduca di Toscana, destinate a confluire nel 1775 nell’Istituto e Reale Museo di fisica, alla cui direzione gli venne, però, preferito Fontana. In quell’occasione redasse un ampio catalogo dei reperti reali, oggi conservato presso il Museo Galileo di Firenze (Fondo Antico, 2378), dove si preservano anche i 12 volumi manoscritti del catalogo della collezione naturalistica di Targioni Tozzetti, comprendente esemplari del museo di Micheli. Forte di circa 9000 esemplari, essa suscitò l’ammirazione dei visitatori, tra i quali lo svedese Johann Jakob Ferber, che ne promosse l’ascrizione alla Reale Società fisiografica di Lund (1776). L’anno dopo venne ascritto alla Société royale de médecine di Parigi grazie al segretario, Félix Vicq d’Azyr, che ne redasse anche un elogio postumo.
Intenso fu il suo impegno istituzionale nel settore medico-sanitario, con puntuali relazioni su temi molteplici (dalla salubrità alimentare ai mercati, all’ambiente e alle manifatture, dalle epizoozie sino alla delicata questione delle sepolture, cfr. Relazioni forensi, cit., pp. 27-188), in cui rientra la missione per ordine granducale per l’analisi delle febbri nel Senese, sulle quali pubblicò, con altri, la Relazione delle febbri che si sono provate epidemiche in diverse parti della Toscana l’anno MDCCLXVII (Firenze 1767). Alla sua attività professionale si collegano le Relazioni d’innesti di vaiuolo fatti in Firenze nell’autunno dell’anno 1756 (Firenze 1757), che illustrano le prime vaccinazioni condotte per impulso della Reggenza nell’ospedale fiorentino degli Innocenti, poi replicate in quello di S. Matteo (1762). Targioni Tozzetti vi si schierava a favore della pratica, inserendosi nel dibattito aperto nel 1755 dal viaggio in Toscana di Charles-Marie de La Condamine, di cui tradusse anche due memorie sull’innesto (Venezia 1761). In tema di regimazione delle acque, ambiente e salute Targioni Tozzetti prese in esame il problema delle bonifiche in vista sia della riduzione delle malattie e della malaria, sia in funzione della possibilità di investimenti privati in grado di incrementare la redditività dei suoli, sia infine per la regolazione del sistema idrografico fiorentino. Ne nacquero, tra altri interventi, il Parere sopra l’utilità delle colmate (Firenze 1760), a difesa delle bonifiche dei marchesi Feroni nelle terre di Bellavista; l’ampio Ragionamento sopra le cause e sopra i rimedi dell’insalubrità dell’aria della Valdinievole (I-II, Firenze 1761); la Disamina di alcuni progetti fatti nel secolo XVI per salvar Firenze dalle inondazioni dell’Arno (Firenze 1767; rist. anast. 1993) in cui si denunciavano i danni dell’eccessivo disboscamento e dell’intensa urbanizzazione lungo il corso del fiume.
Di grande rilievo documentario sono, infine, i 17 volumi manoscritti dal titolo Selva di notizie spettanti all’origine de’ progressi e miglioramenti delle scienze fisiche in Toscana, che ne ripercorrono la tradizione scientifica e botanica a partire dagli Etruschi, facendo largo spazio al lascito di Galileo Galilei. Parte dei materiali confluirono nelle varie opere di Targioni Tozzetti e nelle più tarde Notizie degli aggrandimenti delle scienze fisiche accaduti in Toscana nel corso di anni LX del secolo XVIII (I-IV, Firenze 1780). Dedicate al granduca, che lo aveva incaricato della compilazione, esse ricostruivano da un lato la continuità della vocazione sperimentale postgalileiana nel Paese, dall’altro l’opera di promozione e tutela dei saperi svolta dai Medici e proseguita dagli Asburgo-Lorena. Si tratta di una imponente mole di informazioni, non prive di elementi ideologici, animate da una sincera affezione per il ‘tranquillissimo secolo’ dei Medici, di cui la nuova dinastia appariva, peraltro, la legittima erede. Le Notizie mettevano, così, a disposizione del pubblico numerosi documenti e materiali relativi a Galileo, all’Accademia del Cimento e ai loro epigoni.
Fonte di rilievo per la storia dei saperi storico-naturalistici e dell’impegno riformatore del governo sono i carteggi di Targioni Tozzetti, dove figurano lettere inedite di Emmanuel de Richecourt, Antoniotto Botta Adorno, Francesco Orsini Rosenberg, del fisiologo Albrecht von Haller, dell’archiatra imperiale Gerard van Swieten e dei medici Vicq d’Azyr e Bartolomeo Mesny, dello scultore Cosimo Siries, del direttore della segreteria di Stato Francesco Siminetti, dei funzionari Giovanni Francesco Pagnini, Domenico Brichieri Colombi, Ippolito Scaramucci, Angelo Tavanti.
Nel 1747 sposò Maria Brigida Dandini, figlia del pittore Ottaviano, dalla quale ebbe Ottaviano (1755-1829), medico e botanico, che proseguì una dinastia di naturalisti giunta agli inizi del Novecento con il nipote di Giovanni, Antonio (1785-1856), anch’egli botanico, e il pronipote Adolfo (1823-1902), zoologo (v. le voci in questo Dizionario).
Morì a Firenze il 7 gennaio 1783 e fu sepolto nella basilica di S. Croce.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Consiglio di Reggenza, 170, ins. 4, Osservazioni del dr. Giovanni Targioni Tozzetti sopra le miniere esistenti nei contadi di Pisa, Volterra, Siena e Massa di Maremma nel 1742; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Targioni Tozzetti (mss. 1-189), acquisiti nel 1851 da Leopoldo II; un secondo nucleo (ibid., mss. 190-241) pervenne successivamente. Gli inventari sono disponibili in: Le carte di Giovanni Targioni Tozzetti conservate nella Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Inventario, a cura di S. Fontana Semeraro - M. Schiavotti Morena, Firenze 1989. Le Selve di Giovanni Targioni Tozzetti: indici, a cura di T. Arrigoni, Milano 1989; T. Arrigoni, Inventario del carteggio di Giovanni Targioni Tozzetti, in Nuncius, I (1986), pp. 59-139. Altri manoscritti si conservano nell’Archivio dell’istituto, cfr. L’Archivio Magliabechiano della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, a cura di P. Pirolo - I. Truci, Firenze 1996. Sul sito del Museo Galileo di Firenze (www.museogalileo.it/istituto/biblioteca-digitale tematica/targionitozzetti/catalogo. html) sono disponibili due opere manoscritte e 15 a stampa, tra le quali il Prodromo (1754). Al Museo di storia naturale dell’Università di Firenze si conserva la collezione mineralogica di Targioni Tozzetti. Tra i suoi interventi sono edite le Relazioni forensi. Ambiente, igiene e sanità nella Firenze dei Lorena, a cura di S. Pelle, Firenze 1998; e G. Weber, Autopsie, edite e inedite di Giovanni Targioni Tozzetti, Firenze 1999.
M. Lastri, Elogio del dr. G. T.T., in Novelle letterarie, XIV, 1783; Id., Elogio, in Atti della R. Accademia de’ Georgofili, 1795, vol. 2, pp. 22-29; F. Re, Dizionario ragionato di libri d’agricoltura, IV, Venezia 1809, pp. 99-104; F. Rodolico, La Toscana descritta dai naturalisti del Settecento, Firenze 1945, ad ind.; E. Cochrane, Tradition and enlightenment in the tuscan academies 1690-1800, Roma 1961, passim; F. Venturi, Settecento riformatore, I, Da Muratori a Beccaria, Torino 1969, pp. 317 s., 337-343; Id., Scienza e riforma nella Toscana del Settecento: Targioni Tozzetti, Lapi, Montelatici, Fontana e Pagnini, in Rivista storica italiana, 1977, vol. 89, pp. 77-105; B. Fadda, L’innesto del vaiolo. Un dibattito scientifico e culturale nell’Italia del Settecento, Milano 1983, pp. 67-69, 202-204 e ad nomen; G. Prontera, Medici, medicina e riforme nella Firenze della seconda metà del Settecento, in Società e storia, VII (1984), pp. 783-820; T. Arrigoni, Uno scienziato nella Toscana del Settecento. G. T.T., Firenze 1987; F. Venturi, Settecento riformatore, IV, L’Italia dei Lumi (1764-1790), Torino 1987, pp. 348-352, 395-423; R. Pasta, Scienza, politica e rivoluzione. L’opera di Giovanni Fabbroni (1752-1822) intellettuale e funzionario al servizio dei Lorena, Firenze 1989, pp. 17 s., 129, 162; Id., L’Accademia dei Georgofili e la riforma dell’agricoltura, in Rivista storica italiana, CV (1993), pp. 484-501; La politica della scienza. Toscana e stati italiani nel Settecento, a cura di G. Barsanti - V. Becagli - R. Pasta, Firenze 1996, ad ind. (in partic. E. Vaccari, Cultura scientifico-naturalistica ed esplorazione del territorio: Giovanni Arduino e G. T.T., pp. 243-263); M.A. Morelli Timpanaro, Autori, stampatori, librai. Per una storia dell’editoria in Firenze nel secolo XVIII, Firenze 1999, pp. 24 nota, 61 nota, 64 nota, 298 nota, 585 nota; M. Mannelli Goggioli, La biblioteca Magliabechiana. Libri, uomini, idee per la prima biblioteca pubblica di Firenze, Firenze 2000, passim; S. Contardi, La casa di Salomone a Firenze. L’imperiale e reale Museo di fisica e storia naturale (1775-1801), Firenze 2002, pp. 1-3, 6, 26-28, 37-43, 49-59; E. Vaccari, Le istruzioni per i geologi viaggiatori in Toscana e in Europa tra Settecento e Ottocento, inViaggi e scienza. Le istruzioni scientifiche per i viaggiatori nei secoli XVII-XIX, a cura di M. Bossi - C. Greppi, Firenze 2005, pp. 7 e nota, 11-14, 16, 21, 184 e nota; C. Cipriani - A Scarpellini, Un contributo alla mineralogia settecentesca: la collezione di G. T.T., Firenze 2007; Atti dell’Accademia dei Georgofili, s. 7, 2012, vol. 10, pp. 881-947 (in partic. la sintesi di D. Vergari, G. T.T. georgofilo e agronomo: uno scienziato al servizio della comunità, pp. 881-894 e i saggi di N. Comodo, G. Moggi, A. Scarpellini, F. Barbagli, G. Cellai, P. Luzzi).