GENTILE, Giovanni Valentino
Nacque in Cosenza; per difficoltà religiose, riparò fra i protestanti di Ginevra, ove appare dal 1557 circa. D'accordo con altri profughi quali il Biandrata (v.), l'Alciati, il Gribaldi, promosse un movimento teologico che ben presto incontrò i sospetti e poi la censura esplicita della comunità ginevrina. Ammonito e condannato a far ammenda, fuggì contro la promessa da Ginevra, ed errò in Francia e nella Savoia. Rifugiatosi a Berna, fu riconosciuto e imprigionato; riuscì a fuggire; nel 1562 era in Polonia. Un editto antieretico, che espressamente nominava gli antitrinitarî, lo costrinse a lasciar la Polonia; fu in Moravia e in Austria; alla morte di Calvino tornò a Berna. Nel giugno 1566 fu catturato quale eretico e decapitato lo stesso anno.
Fu uno dei più attivi antitrinitarî del tempo; respingeva le formule dogmatiche della tradizione, sia antiche sia recenti, ritenendole superfluità inventate da teologi; e giungeva alla negazione della divinità di Cristo e dello Spirito Santo. Morendo, non volle abiurare; si proclamò il primo martire di Dio Padre: gli altri erano stati martiri del Figlio di Dio.
Bibl.: Spiriti, Memorie degli scrittori cosentini, Napoli 1750, p. 66; F. Trechsel, Die protestantis. Antitrinitarien, II, Heidelberg 1844. Il Fazy nel vol. XIV (1878-79) dei Mémoires de l'Institut Genevois, pubblicò il processo ginevrino del 1558; F. Ruffini, Il giureconsulto M. Gribaldi, in Riv. di st. del dir. it., I (1928).