BRODEL, Giovanni Vittorio
Visse a Torino nella seconda metà del sec. XVIII; di professione sensale, è da ricordare unicamente come associato una volta, come promotore un'altra, di due iniziative, belle ma mal condotte, per instaurare negli Stati sabaudi la fabbricazione della porcellana.
La prima volta il B. entrò soltanto, con una rilevante caratura, nella società costituitasi il 23 gennaio 1765 a iniziativa del conte Francesco Ludovico Birago che, appassionato studioso di chimica e inventore, pare, di segreti processi per la produzione della porcellana, aveva impiantata un'attrezzata fabbrica nel suo castello di Vische. Dopo qualche insuccesso, si riuscì, in realtà, a ottenere un buon prodotto, come testimoniano alcune perizie del tempo e i pochi pezzi che di Vische si conservano (Museo Civico di Torino); ma, poiché non se ne ricavò alcun profitto, fra il Birago e i suoi consoci con in testa il B., tutti preoccupati del loro denaro, sorsero aspri contrasti che portarono nel 1768 alla chiusura della fabbrica e all'inizio di una causa giudiziaria che, in corso ancora nel 1792, condusse alla rovina il Birago. Questi, non a torto forse, già il 21 ag. 1767, scrivendo delle mene dei suoi soci, indicava il B. "honest'uomo" sì, ma "il più birbante di tutti".
Il miraggio dei profitti che si potevano ricavare dalla produzione della porcellana dovette rimanere ben radicato nel B., se qualche anno più tardi ritentò, con mezzi propri, l'impresa, chiamando in Piemonte Pietro Antonio Hannong, figlio di quel Paolo Antonio che era stato fondatore delle celebri fabbriche di Strasburgo per le maioliche e di Frankenthal per le porcellane, e associandosi poi con lui, il 26 ott. 1776. Ottenuti ampi privilegi e liberali sovvenzioni da re Vittorio Amedeo III, la fabbrica, impiantata nel castello reale di Vinovo con larghi criteri tecnici e artistici e con un'ottima maestranza, ebbe sotto l'esperto Hannong una notevole attività con una fine e pregiata produzione (e fu il "Vinovo, primo periodo"). Non vi dovettero corrispondere però i profitti, coàicché l'inquieto B. il 13 nov. 1778 si ritirò dalla società, comparendo soltanto, come già per Vische, in veste di creditore, e fra i più accaniti, nei riguardi dello Hannong. Il quale, pressato da debiti, sarà costretto nell'agosto 1779 a svendere all'asta e a prezzi rovinosi parte delle porcellane e nel gennaio del 1780 a chiudere la fabbrica e a lasciare il Piemonte. Penserà poi il buon re a risarcire i creditori, compreso il B., che esce così, con molte colpe, dalla vicenda, troppo grande per lui, della porcellana in Piemonte.
Bibl.: Bibl. Civica di Torino, Arch. Birago, categ. 134, mazzo XXXVI; 45, mazzo IX; Arch. di Stato di Torino, Materia di commercio, cat. IV, mazzo 6; Museo Civ. di Torino, Fabbrica di Vinovo, 1779, Stato gen. di tutti i creditori..., ms.; A. Tallone, La fabbrica di porcell. di Vische, in Boll. d. Soc. Piemont. d'archeol. e belle arti, V (1921), pp. 33 ss.; G. Morazzone, Le porcellane ital., Milano-Roma 1925, pp. 196-202 (passim);V. Viale, in Mostra del barocco piemontese (catal.), Torino 1964, III, pp. 4 s.