CASTELLINI, Giovanni Zaratino
Nacque a Roma nel 1570 da Giovanni Paolo di Faenza, impiegato alla Curia e curatore d’affari di molti principi tedeschi. La madre, di cui non conosciamo il nome, era imparentata con il card. Filiberto Babon de la Bourdaisière. Al cognome paterno premise sempre il nome “Zaratino”, sulla cui origine non soddisfa l’ipotesi del Ferrua, che prospetta l’eventualità di un padre naturale.
Il C. compì i suoi studi presso i gesuiti del Collegio Romano; in seguito, pur manifestandosi sempre più chiaramente la sua tendenza verso le discipline classiche, fu costretto dal padre a studiare diritto. Solo dopo il ritiro del genitore a Faenza, nel 1590, fu possibile al C. dedicarsi completamente allo studio dell’antichità, con particolare riguardo alle epigrafi, di cui possedeva una ricchissima collezione.
La sua raccolta, che è andata completamente dispersa, si può solo parzialmente ricostruire attraverso tre fogli autografi rintracciati dal Garrucci a Parigi intorno al 1858, una copia largamente annotata delle Inscriptiones antiquae quae passim per Europam dello Smezio, un gruppo di schede conservate nel codice Vat. Capponi 307 ed alcune riproduzioni di epigrafi, che si trovano nel manoscritto miscellaneo R 26 della Vallicelliana di Roma (proveniente quest’ultimo dalla cerchia del Baronio di cui lo stesso C. faceva parte). Molte altre schede su antiche iscrizioni passarono nelle aggiunte fatte dal C. alle due edizioni del 1625 e del 1630 della Iconologia di Cesare Ripa.
Nelle osservazioni epigrafiche del C. assumono particolare rilievo i fenomeni grammaticali ed ortografici, la forma delle lettere, la collocazione dei punti e degli apici, le eventuali correzioni, i nessi. Le epigrafi cristiane non suscitavano l’interesse dei C.: nelle poche schede rimasteci si notano anche difetti in genere estranei al suo metodo di lavoro, come la mancanza di fedeltà nella riproduzione dei testi, l’incertezza nell’identificazione dei falsi e la scarsa diligenza nell’individuazione degli elementi atti a favorire la collocazione storica delle iscrizioni. L’imperfetta conoscenza della lingua greca spiega pure il ridotto numero ed il mediocre livello delle schede riservate ad epigrafi greche. Nel complesso tuttavia la sua vasta cultura storico-antiquaria rende preziose le sue annotazioni, mentre la sottoscrizione usuale “Ego Io. Zaratinus Castellinius vidi et descripsi” costituisce un’ottima garanzia di autenticità.
Il C. intrattenne ottime relazioni con il gruppo di dotti facenti capo all’oratorio di s. Filippo Neri, tra i quali spiccano Antonio Bosio e Alfonso Chacón. Particolare importanza ebbe anche per gli studi del C. l’amicizia del conte Gabriele Gabrielli di Gubbio, che gli procurò nel 1599, mentre era governatore di Faenza, un gruppo di epigrafi eugubine. L’anno precedente lo stesso Gabrielli aveva affidato al C. il compito di stilare il testo di un’iscrizione da porre nella sala maggiore del palazzo comunale di Faenza a ricordo della convenzione che sancì il passaggio di Ferrara alla S. Sede.
Nel 1605 il C. lasciò Roma per Faenza, dove trascorse il resto della sua vita. Morì nel 1641.
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