ZOJA, Giovanni.
– Nacque il 5 giugno 1832 a Castelbelforte, nel Mantovano, da Lucidio, piccolo possidente terriero, e da Rosa Faccini.
Nonostante alcune difficoltà economiche, causate anche dalla prematura scomparsa del capofamiglia, Giovanni condusse con profitto i suoi studi, prima nel paese natale e poi a Mantova, contribuendo in parte al sostentamento famigliare impiegandosi come commesso di farmacia.
Nel 1854 si iscrisse all’Università di Pavia, seguendo le orme del fratello maggiore, Natale, che esercitava come medico condotto. Si laureò a pieni voti in medicina il 15 febbraio 1859 e subito, animato da ideali patriottici, partì per unirsi all’esercito piemontese. Inizialmente non arruolato a causa della costituzione troppo gracile, prestò poi servizio in Piemonte come medico militare, dopo aver ottenuto a Genova, nel mese di giugno, l’approvazione a dottore in chirurgia e la conferma della laurea in medicina. Nello stesso anno venne richiamato a Pavia da Bartolomeo Panizza che era stato il suo maestro negli studi anatomici e desiderava averlo come assistente. Zoja cominciò quindi a lavorare nel gabinetto di anatomia umana prima come conservatore e poi come settore, ricevendo in seguito l’incarico di supplente nelle lezioni di Panizza cui succedette nel 1865 come professore straordinario. Nel 1870 ottenne infine l’ordinariato.
L’anatomia aveva a Pavia una gloriosa storia centenaria, erede dell’attività di Antonio Scarpa, grazie al quale il Museo anatomico dell’Università aveva raggiunto una fama europea. Zoja si dedicò con zelo e dedizione all’insegnamento e allo studio di questa materia, secondo il tradizionale indirizzo sistematico. Accrebbe notevolmente e riorganizzò la collezione di preparati del museo, che descrisse in un ampio catalogo (Il gabinetto di anatomia umana della R. Università di Pavia, Pavia 1889), cui si deve aggiungere un fascicolo supplementare, pubblicato qualche anno più tardi (Serie B, Osteologia, 1. Supplemento, Pavia 1895). Gli oltre duemilanovecento pezzi descritti sono in gran parte ancora oggi conservati nella Collezione Luigi Cattaneo dell’Università di Pavia e, in piccola parte, al Museo per la storia dell’Università di Pavia. Nel catalogo Zoja ricordò con grande devozione la figura dell’antico maestro, con il quale il rapporto di stima e amicizia si era trasformato anche in un legame di parentela in seguito al matrimonio con Adriana Panizza.
Il loro primogenito Luigi (Pavia, 25 novembre 1866 - Milano, 10 giugno 1959) fu in seguito un noto clinico, autore di lavori che mostrano un approccio biochimico all’interpretazione dei fenomeni morbosi. Il cosiddetto indice di Zoja, esprime il rapporto, nelle feci, fra grassi neutri, acidi grassi e saponi nelle malattie del pancreas. Altri due figli, Raffaello e Alfonso, nacquero rispettivamente il 10 marzo 1869 e il 29 marzo 1877.
A partire dal 1864 (Ricerche e considerazioni sull’apofisi mastoidea e sue cellule, Milano 1864), Zoja fu autore di numerosi lavori dedicati all’anatomia macroscopica sistematica e pubblicati in gran parte sui Rendiconti e sulle Memorie dell’Istituto Lombardo di scienze e lettere di Milano, di cui fu membro, e sul Bollettino scientifico, rivista fondata a Pavia nel 1879 dallo stesso Zoja insieme a Leopoldo Maggi e Achille De Giovanni. Da ricordare inoltre sono la tesi presentata al concorso per la docenza di anatomia nel 1865 (Sulle borse sierose e propriamente delle vescicolari degli arti umani: ricerche anatomiche, Milano 1865), un lavoro Sulla permanenza della ghiandola timo nei fanciulli e negli adolescenti (Milano 1882), seguito da una seconda nota tre anni più tardi (Sulla permanenza della ghiandola timo nei fanciulli e negli adolescenti, in Bollettino scientifico, VII (1885), 1, pp. 1-4) e infine una memoria sulla tiroide (Ricerche anatomiche sull’appendice della glandola tiroidea, in Atti della R. Accademia dei Lincei. Memorie della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 3, 1878-1879, n. 4, pp. 317-356). Nel 1870 collaborò con Cesare Lombroso durante l’autopsia di Giuseppe Villella, un uomo sospettato di brigantaggio, in seguito alla quale Lombroso formulò la famosa teoria dell’uomo delinquente.
Zoja pubblicò numerosi lavori dedicati all’osteologia del capo, un ambito nel quale studiò anche le spoglie di alcuni famosi personaggi (La testa di Scarpa, in Archivio per l’antropologia e l’etnologia, 1878, pp. 443-450, Cenni sulla testa di Bartolomeo Panizza, in Bollettino scientifico, I (1879), 2, pp. 17-20, 37-40, Del teschio di Pasquale Massacra, pittore pavese, Milano 1882).
I suoi interessi si indirizzarono anche all’antropologia, materia della quale tenne un corso libero nel 1879 (Corso libero di antropologia applicata alla medicina legale, in Bollettino scientifico, I (1879), 5, pp. 79-80) e alla paleoantropologia, come testimoniano alcuni pezzi ancora oggi conservati al Museo per la storia dell’Università, provenienti dallo studio dei resti di personaggi quali Isabella di Valois (Note sulla salma di Isabella di Valois, in Rendiconti del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, 1898, vol. 31, pp. 695-705) e Giangaleazzo Visconti (Nota intorno alle ossa di Giovanni Galeazzo Visconti, in Bollettino scientifico, XVII (1895), pp. 1-13).
I vecchi ideali patriottici si tradussero nella maturità in una militanza politica. Condivise, seppure in maniera molto discreta, le idee socialiste che animarono il figlio Raffaello durante la sua breve vita; fu consigliere comunale tra il 1869 e il 1874, oltre che assessore municipale nel 1870.
Fu preside della facoltà di medicina e membro dell’amministrazione del Collegio Ghislieri.
Legatissimo alla famiglia, l’anziano professore fu colpito nel 1896 dal più atroce dei dolori perdendo due dei suoi figli, Raffaello, brillante naturalista e assistente di anatomia e fisiologia comparata, e Alfonso, all’epoca studente in medicina e allievo interno dell’istituto diretto da Camillo Golgi.
Partiti, insieme all’amico Filippo De Filippi, da Craveggia, in val Vigezzo, dove la famiglia Zoja era solita trascorrere le vacanze, la notte tra il 24 e il 25 settembre 1896, i due giovani avevano intenzione di raggiungere la cima del monte Gridone. Colti da una tormenta, persero entrambi la vita.
Giovanni Zoja sopravvisse tre anni agli amati figli, tentando coraggiosamente di continuare ad attendere ai suoi doveri, occupandosi anche del trasferimento del Museo anatomico in una nuova sede.
Morì a Pavia il 15 dicembre 1899.
Fonti e Bibl.: Pavia, Archivio storico dell’Università, Fascicoli docenti, Giovanni Zoja, Raffaello Zoja, Luigi Zoja; Fascicoli studenti, Raffaello Zoja, Alfonso Zoja, Luigi Zoja, medicina e chirurgia, esami/diplomi, b. 244.4, b. 274, b. 344, reg. 2261, Medicina e chirurgia, Iscritti, b. 2299/1, Cliniche/istituti, anatomia umana, b. 2113/1-6, b. 2113/8-10, b. 2114/1, Cliniche/istituti, Palazzo Botta, b. 2100/2, Personale, Concorsi, b. 629/5.
Jello e Alfonso Zoja, a cura di A. Panizza - G. Zoja - L. Zoja, Pavia 1896; In memoria di G. Z., Pavia 1899; L. Maggi, Commemorazione del Prof. G. Z., in Bollettino scientifico, XXI (1899), pp. 128-140; G. Romiti, Necrologia di G. Z., Firenze 1899; C. Golgi, G. Z., in Annuario della R. Università di Pavia, a.a. 1899-1900, Pavia 1900, pp. 163-165; L. Sala, Commemorazione del m.e. G. Z., Milano 1903; G. Canna, In memoria di G. Z., Pavia 1910; G.B. Grassi, I progressi della biologia, in Cinquanta anni di storia italiana, III, Milano 1911, pp. 143-149; A. Pensa, Ricordi di vita universitaria, Milano 1991, pp. 42, 44, 48, 54, 60 s., 68, 78, 90, 95, 97, 99 s., 108, 115, 124, 128, 130, 182, 183, 185, 188, 191, 198, 210, 212; E. Ascari, Clinici e patologi medici dell’Università di Pavia, 1883-2003, Pavia 2004, p. 32; F. Monza, Anatomia in posa, Milano 2006, pp. 31-183; P. Mazzarello - V. Cani, La Facoltà di medicina (1859-1918), in Almum Studium papiense, Storia dell’Università di Pavia, II, 2, Milano 2017, pp. 1279-1314; P. Mazzarello, L’inferno sulla vetta, Milano 2019.