ZUCCALA, Giovanni (Giovanni Battista Zuccala Locatelli)
Primogenito di quattordici figli, nacque il 19 dicembre del 1788 dal possidente Carlo Ambrogio (della storica famiglia lombardo-veneta e filo-veneta Zuccala Locatelli, anche Zuccala De’ Locatelli, Zuccala Locatelli Del Bona) e da Elena Fracasso. Nella storia letteraria e culturale italiana occupò una posizione singolare, seppur defilata. Spesso confuso con lo zio che lo precedette di una generazione, l’omonimo don Giovanni Battista Zuccala Locatelli, uomo di chiesa e storico (sue le Memorie Storiche di Bergamo dal 1796 alla fine del 1813, che avrebbero ispirato la nota Storia di Bergamo di Bortolo Belotti, Milano 1940), secondo alcuni biografi fu proprio per evitare fraintendimenti che decise di non utilizzare il suo secondo nome e il suo secondo cognome sia per la sua produzione letteraria che per gli incarichi pedagogici ed accademici. Tenuto a battesimo dall’ ‘attivista’ filo-veneziano Conte Giovanni Battista Vertova, Zuccala ricevette la prima educazione nella casa paterna dall’emigrato Conte Jean Pierre François de Lapinié, fin quando, tredicenne, entrò nel collegio dei nobili di Santa Croce in Padova, a cui fece seguito il seminario bergamasco. Come Melchiorre Cesarotti, professore, teorico e celebre traduttore di Ossian (vedi la voce a lui dedicata in questo stesso Dizionario) – che conobbe a Padova – anch'egli, celibe, prese gli ordini minori fino al diaconato, ma non seguì la via del sacerdozio alla quale la famiglia lo aveva destinato per intraprendere invece la carriera di docente. Ventenne, fu professore al convitto ginnasio di Santa Giustina in Padova, poi docente al bergamasco collegio convitto di Celana (tra il 1810 e il 1812) e al milanese collegio di Merate (1814). Nel 1818 si trasferì al collegio Calchi Taeggi, dove consolidò la sua amicizia con Vincenzo Monti, per poi essere chiamato come professore ordinario all'università di Padova (con decreto imperiale 16 maggio 1819) a ricoprire l'ambita cattedra di Estetica (un tempo di Monti e brevemente di Ugo Foscolo, nel 1808), vetrina di cui si servì l'amministrazione napoleonica per mostrare l’eccellenza anche umanistica raggiunta dal nuovo e migliorato sistema accademico del Regno. Agli incarichi di docenza si accompagnò in maniera costante la sua produzione critica e letteraria. Com’era consuetudine nei circoli intellettuali nei quali si muoveva, questa si snodò lungo traiettorie differenti, seppur spesso intersecate. In virtù di relazioni sia personali che famigliari non mancano gli scritti d’occasione, tra i quali giova ricordare il Saggio sopra la vita e le opere (Bergamo 1809) di Cesarotti oltre alle eulogie pubbliche di Alessandro Volta (Elogio morale del Conte Alessandro Volta, Bergamo 1827), del rettore pavese Antonio Padovani ((Nelle esequie del Professor Antonio Padovani, Pavia 1829) e dello stesso Monti (Elogio del Cavalier Vincenzo Monti, Milano 1828). Su questa falsariga apparvero una serie di componimenti poetici dedicati a occasioni e personaggi importanti dell’epoca: particolarmente a inizio carriera, e forse non sorprendentemente, alcuni lavori furono apertamente intesi a omaggiare il potere politico. A unire ispirazione poetica e intento encomiastico basterà ricordare Per la nascita di Sua Maestà il Re di Roma (Bergamo 1811) dedicato al neonato di Napoleone e Maria Luisa Duchessa di Parma, il futuro Duca di Reichstadt. Accanto a questa produzione occasionale, il fulcro del lavoro di Zuccala va individuato nei saggi soprattutto filosofici, il primo dei quali, in ordine cronologico, fu Dell’influenza del commercio sopra le belle arti e le lettere (Bergamo 1810), in cui argomentò in favore dei positivi effetti della prosperità commerciale sullo sviluppo delle arti, una tesi che se non straordinariamente innovativa secondo canoni contemporanei fu sufficientemente moderna per l’epoca, nella misura in cui non escluse né ignorò la materialità del contesto socioeconomico tra i fattori determinanti per la fioritura delle ‘industrie’ artistico-culturali e letterarie. Il medesimo pragmatismo accademico-intellettuale si ritrova nella decisione di dare alle stampe un saggio Sopra l’arte del comporre (Monza 1816) includendovi una traduzione di propria mano dell’Ars Poetica di Orazio, con l’intento di fungere da vera e propria guida per gli studenti, propri e altrui, poi adottato come libro di testo nel lontano Regno delle Due Sicilie. Non può non menzionarsi il piuttosto noto Della solitudine secondo i principi di Petrarca e Zimmerman (Milano 1818), nel quale teorizzò, certo in maniera erudita, su quella che era dopotutto anche una sua personale predilezione alla vita ritirata, appunto, compresa e spiegata come principio fortificatore sul piano morale e intellettuale. Negli stessi anni fu anche dato alle stampe a Milano il miglior prodotto dello Zuccala biografo, una Vita di Torquato Tasso in due volumi, a cui avrebbe fatto riferimento Gaetano Donizetti come una delle fonti per il suo Torquato Tasso: Opera Semiseria (1833), per il quale fu insignito del Lys de France da Carlo di Borbone Artois.
La medesima ‘modernità moderata’ rilevata altrove si ritrova nel suo approccio teorico all’estetica, e rappresentata al meglio dal monumentale trattato sui Principi Estetici (pubblicato nel 1833 per i tipi pavesi di Fusi ma scritto nel quinquiennio precedente) che dedicò al cognato Gaspare Belcredi, definito dai critici il «testamento spirituale dell’autore» (Bussolino - Rodà, 2017, pp. 955-956), oltre che la sua opera di maggior respiro. Qui Zuccala si allontana dal paradigma neoclassico dell’amico Monti e propende per un modello intermedio fra lui e Ossian con un approccio ‘secondo-ottocentesco’ – in linea col quale la bellezza necessita di essere negoziata in qualche misura con le percezioni morali, sensoriali e intellettuali dell’osservatore – alle soglie, si sarebbe tentati di dire, di una sensibilità positivistica decisamente successiva.
Rispetto all’evoluzione ideologica di Zuccala, nonostante quanto emerge da alcuni scritti giovanili, il suo atteggiamento non sembra caratterizzato da quella montiana – e, a qualche livello, cesarottiana – proclività all’oltranzistico compiacimento dell’autorità. Al contrario, con l’invecchiare, sembra farsi più audace non solo intellettualmente (sperimentando nuove forme creative tra cui la prosa narrativa, di cui rimangono purtroppo solo ipotesi di titoli) ma anche rispetto alla maniera di negoziare la propria libertà di pensiero, soprattutto in ambito didattico, tanto che le autorità guardarono alla sua attività di professore con crescente sospetto, sia per via delle malcelate allusioni patriottiche nelle sue lezioni di poesia, che per gli ugualmente poco mascherabili legami familiari con personaggi apertamente mazziniani, quali il neurologo conte Gaspare Belcredi, la contessa Belcredi Zuccala e Giuseppe Zuccala. Stroncato il 9 marzo del 1836 a soli 48 anni (nel febbraio del 1836 secondo alcuni biografi, si veda Appolonia e Offredi Appolonia, 2004, p. 198), alla sua morte il letterato pavese Defendente Sacchi lo onorò con un lusinghiero necrologio sulla Gazzetta privilegiata di Milano (si veda Cosmorama Pittorico, vol. 3, Milano 1837, p. 254) mentre l’ex studente e amico di lunga data Francesco Regli si incaricò di stendere l’Elogio del Professor Giovanni Zuccala (Milano 1838) impreziosito da una selezione della corrispondenza inedita tra lo scomparso professore e i suoi interlocutori intellettuali, tra cui oltre a Cesarotti e Monti, Foscolo, Ippolito Pindemonte e Isabella Teotochi Albrizzi (ibid., pp. 79-102).
Si veda il Saggio sopra la vita e le opere dell’abate Melchiorre Cesarotti. Bergamo 1909; Dell’influenza del commercio sopra le belle arti e le lettere. Bergamo 1810; Per la nascita di Sua Maestà il Re di Roma. Bergamo, 1811; Sopra l’arte del comporre, Monza 1816; Della Solitudine secondo i principi di Petrarca e Zimmerman, Milano 1818; Vita di Torquato Tasso, 2 voll., Milano 1819; Elogio Morale del Conte Alessandro Volta, Bergamo 1827; Elogio del Cavalier Vincenzo Monti, Milano 1828; Nelle Esequie del Professor Antonio Padovani, Pavia 1829; Principi estetici, Pavia 1833.
F. Regli, Elogio del Professor Giovanni Zuccala, Milano 1838; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi. Milano, 1940; G.B. Zuccala Locatelli, Memorie Storiche di Bergamo dal 1796 alla fine del 1813, s.l. 1813, e più di recente Bergamo 2002; M. Appolonia - M. L. Offredi Appolonia, Giovanni Zuccala. Una voce intellettuale dall’Imagna fra la Cisalpina e il Lombardo-Veneto, Bergamo 2004; C. Bussolino - Barbara Rodà La letteratura italiana all’Università di Pavia durante la Restaurazione, in Dario Mantovani, a cura di, Almum Studium Papiense. Storia dell’Università di Pavia. Dall’eta’ austriaca allá Nuova Italia, vol. II, t. secondo Dalla Restaurazione allá Grande guerra, Pavia 2017, pp. 955-956;