GIOVANNI
Secondo duca di Amalfi di questo nome, figlio del duca Sergio (III) e di sua moglie Maria della casa dei principi di Capua.
G., che regnò con varie interruzioni dal 1029 al 1068-69, fu l'ultimo importante duca di Amalfi prima che i Normanni prendessero il potere (1073); ma le fonti sono estremamente scarse e spesso solo le datazioni dei documenti amalfitani danno informazioni sul suo governo. G. discendeva dalla dinastia di Sergio (I), che, originaria di Amalfi, regnava sulla città sin dal 958; nel 1014 fu nominato coreggente e successore dal padre Sergio (III). Nonostante il previdente provvedimento del padre, G. incontrò grosse difficoltà nell'assumere il potere ad Amalfi, a causa dell'influenza esercitata da Pandolfo (IV) di Capua su sua sorella Maria, madre di Giovanni. Nel 1027-28 Pandolfo conquistò Napoli, avendo nelle sue mani le redini del potere anche a Salerno, dove regnava suo nipote Guaimario; G. e suo padre nel corso del 1028 si videro costretti a fuggire in esilio a Bisanzio e a lasciare il governo di Amalfi a Maria e a suo figlio Manso (II). Dobbiamo la conoscenza di questa circostanza al tardo Chronicon Amalfitanum (circa 1300) e al fatto che Maria e Manso (II), più tardi, nei documenti abbiano contato i loro anni di governo "post eorum recuperationem".
Già nel gennaio 1029 G. tornò ad Amalfi, senza suo padre, e riprese il potere. All'inizio del 1031 nominò coreggente il figlio Sergio (IV) e nello stesso tempo ricevette dalla corte bizantina il titolo di "patricius". Nell'aprile o nel maggio 1034 G. dovette lasciare per la seconda volta Amalfi e cedere il posto a sua madre Maria e a Manso (II). Di questo nuovo cambiamento era ancora responsabile Pandolfo (IV), che aveva perso il dominio di Napoli, ma aveva nel frattempo conquistato Gaeta. G. si ritirò allora a Napoli, dove aveva ripreso il potere un duca di origine locale. Ad Amalfi Maria aveva assunto il titolo di "ducissa et patricissa" (suo marito Sergio aveva ottenuto nel 1010 il titolo di "patricius"), ma per suo figlio Manso (II) non riuscì a ottenere alcun titolo di corte bizantina. Nel 1030 Pandolfo (IV) perse Capua per intervento dell'imperatore Corrado II, Maria fu quindi privata del suo sostegno ad Amalfi e G. nello stesso anno poté nuovamente riprendere il potere.
Egli allora, secondo l'uso bizantino, fece accecare il fratello Manso e lo mandò in esilio sull'Isola delle Sirene (Li Galli), davanti alla costa di Amalfi; con la madre evidentemente si riconciliò, visto che essa partecipò nominalmente al governo, come risulta dalla datazione dei documenti.
Già nell'aprile 1039 G. però dovette cedere il potere a Guaimario (V) di Salerno, nipote di Pandolfo (IV), e prendere per la terza volta la via dell'esilio, rifugiandosi a Bisanzio. Nel 1042 Guaimario - che, sostenuto dai Normanni di Aversa, aveva conquistato in quello stesso anno Sorrento e nel successivo avrebbe conquistato Gaeta - insediò come duca di Amalfi lo spodestato fratello di G., Manso (II) il Cieco. Quest'ultimo nel 1047 nominò coreggente suo figlio Guaimario, mostrando così di voler rendere ereditario il suo potere. Non esistono documenti riguardanti G. per il periodo dell'esilio, che durò dodici anni. Nel 1052 riuscì a organizzare una congiura contro Guaimario (V) della quale quest'ultimo cadde vittima nel mese di giugno. Manso fu mandato in esilio e G., insieme con il figlio Sergio (IV) poté tornare ad Amalfi. Dal suo ritorno G., accanto al titolo di "patricius", ebbe i titoli di corte bizantina di "anthypatus" e "vestis". Riuscì ad affermarsi contro Gisulfo (II) di Salerno, figlio di Guaimario (V), accordandosi con il normanno Riccardo di Aversa, nemico di Gisulfo. Con i signori normanni di Salerno G. aveva legami già prima della caduta di Pandolfo (IV) di Capua, quando lo zio di Riccardo, Rainulfo (I) - morto senza eredi -, sposò in seconde nozze una sorella di Giovanni.
Alla fine G. concluse una pace con Gisulfo (II) di Salerno e poté governare indisturbato ad Amalfi sino alla morte, avvenuta nel 1068-69.
I documenti superstiti emanati da G. come duca di Amalfi non si differenziano, per quel che riguarda la forma, dagli altri documenti privati amalfitani, ma recano la sua sottoscrizione autografa. In essi G. dà disposizioni a proposito di entrate e proprietà appartenenti al Fisco (publicus). Un documento giudiziario (charta iudicii) del 1055 è l'unico documento di questo genere emesso da un duca amalfitano che ci sia pervenuto.
Il figlio di G., Sergio (IV), poté, come previsto, ereditare il governo, ma nel 1073 era già morto. Si concluse così il dominio della dinastia su Amalfi.
Fonti e Bibl.: Storia de´ Normanni di Amato di Montecassino volgarizzata in antico francese, a cura di V. De Bartholomaeis, Roma 1935, pp. 143, 188 s.; Chronicon Amalfitanum, a cura di U. Schwarz, in Id., Amalfi im frühen Mittelalter, Tübingen 1978, pp. 202 s.; Le pergamene dell´Archivio vescovile di Minori, a cura di V. Criscuolo, Amalfi 1987, pp. 11-13, 18-20; Il Codice Perris. Cartulario amalfitano sec. X-XV, a cura di J. Mazzoleni - R. Orefice, I, Amalfi 1985, pp. 46 s., 63 s.; U. Schwarz, Amalfi im frühen Mittelalter, cit., pp. 46-49, 51-53, 56, 245-249 (trad. it. Amalfi nell´Alto Medioevo, Amalfi 1985, pp. 89-92, 94, 97-100, 105); P. Skinner, Family power in South Italy. The Duchy of Gaeta and its neighbours, 850-1139, Cambridge 1995, pp. 54 s.