TOPPI, Giove
Nacque il 2 agosto 1888 ad Ancona da Pietro Toppi, insegnante, e Geltrude Riccardini, casalinga. Il padre risiedette in vari luoghi: fu pittore paesaggista, fece lo scenografo al Teatro San Carlo di Napoli, seguì gli scavi di Pompei dipingendo i reperti man mano trovati, partecipò nel 1886 al concorso internazionale per la nuova facciata del Duomo di Milano. La madre, poetessa per diletto, fu impegnata soprattutto a crescere Giove e i fratelli Nettuno, Orfeo, Leda, Iride ed Ebe. I genitori trasmisero ai figli la passione per l’arte: Iride divenne insegnante di pianoforte, Ebe fu cantante soprano e dipinse nature morte. Orfeo si distinse come vignettista, caricaturista, illustratore pubblicitario, pittore dedito all’arte sacra e direttore del Circolo Artistico di Trieste.
Nelle registrazioni degli esiti di leva Giove risulta dapprima studente, subito dopo impiegato e disegnatore. Già negli anni precedenti alla Grande Guerra collaborò al settimanale La sigaretta, rivista «Umoristica - Mondana - Illustrata a colori» della casa editrice G. Nerbini. Firmava le sue scenette con piacenti ragazze, spesso in copertina, con lo pseudonimo di Portos. Un suo altro nome d’arte fu Stop.
Nel 1916 Toppi era a Livorno ove nacque il periodico satirico L'On.le 509, allusione ai 508 onorevoli della Camera dei deputati di allora. Toppi collaborò, anche in questo caso disegnando copertine. Se nel 1911 era stato riformato dopo pochi giorni di servizio militare, nel marzo 1918 fu richiamato e arruolato nel 13° reggimento fanteria; lo stesso anno contribuì a La voce del Piave (Bibolotti e Calotti, 2009, p. 101), settimanale dell’XI corpo d’armata che «si pubblica la Domenica quando non si combatte».
Dopo la guerra, Toppi pubblicò sul settimanale satirico Pasquino e sul prestigioso Il giornalino della domenica, diretto da Luigi Bertelli in arte Vamba, che vi aveva già proposto a puntate il proprio romanzo Il giornalino di Gian Burrasca. La testata aveva inaugurato nel 1906 il filone dei periodici per ragazzi vantando collaboratori come Edmondo De Amicis, Emilio Salgari, Grazia Deledda, Antonio Rubino e Sergio Tofano. Toppi collaborò inoltre al settimanale per ragazzi Il giornale di Fortunello della Nerbini.
All’inizio degli anni '20 Toppi si trasferì a Firenze. Lavorò da copertinista e illustratore per vari editori di letteratura popolare e giovanile di quella città, dimostrandosi assai prolifico e poliedrico: spaziava dal disegno umoristico a quello avventuroso, dalle illustrazioni per l’infanzia a immagini sensuali e ammiccanti per un pubblico adulto e malizioso. Continuò la collaborazione con Nerbini illustrando decine di suoi libri, a partire da Le 32 amanti di fra Ciavolino (lo strangolatore di Napoli) del 1921 e Pinocchio fascista del 1922, primo di una lunga serie di ‘pinocchiate’. Per vari altri editori illustrò molta narrativa, tra cui anche Le avventure di Pinocchio per la Società Editrice Toscana e La scimitarra di Budda di Emilio Salgari per Attilio Quattrini, ma anche saggistica tra cui Il manuale del filatelista di Enzo Lucifero Di Federico per la S.I.T.A. e Come si possa diventare artisti cinematografici di Paolo Azzurri per la Scuola Cinematografica Azzurri.
Toppi continuò a disegnare per molti periodici: soprattutto il settimanale di satira e politica Il 420 per il quale realizzò copertine, vignette, caricature di personaggi in voga e interi paginoni umoristici ricchi di dettagli, spesso con il fratello Orfeo. Contribuì inoltre alle testate di intrattenimento Monella, Lo Sbarazzino, Il Mese Allegro, Fiammetta e altre ancora, oltre alla rivista letteraria Fiorenza. Numerose anche le dispense, sia di Quattrini che di Nerbini, per centinaia di numeri: alle raccolte avventurose se ne affiancarono di poliziesche, a partire dalle Avventure comiche di Charlot detective. Tra il 1930 e il 1933 Nerbini affidò a Toppi i fascicoli delle avventure di Nick Carter, il grande poliziotto americano, che aveva già precedentemente pubblicato con disegni di Tancredi Scarpelli. Erano ben 200 uscite: Giove Toppi le illustrò dal n. 8 in poi (V. Cecchetti, Generi della letteratura popolare. Feuilleton, fascicoli e fotoromanzi in Italia dal 1870 a oggi, Latina 2011, pag. 407). Nel 1934 Toppi ridisegnò anche la testata di Petrosino, il grande poliziotto italo-americano, collezione di 100 fascicoli che Nerbini ristampò nell'arco di tre anni (ibid., pag. 411).
Dal 1924 disegnò copertine di spartiti per varie case editrici, soprattutto L'Etrusca Musicale con cui pubblicò anche varie canzoni. Uscirono così Good bye Hollywood, Fiore di neve, Carolina 6/8, L'amazzone folle, di cui scrisse sia parole che melodia. Musicò inoltre testi del suo editore Mario Nerbini (che si firmava ‘Mario del 420’), del romanziere, poeta e commediografo Tullio Alpinolo Bracci (in arte ‘Kiribiri’), del giornalista e illustratore Gino Schiatti (‘Gischiatt’) e di V. B. Gori.
Il 9 maggio 1925 a Montecarlo, nel Principato di Monaco, Giove Toppi sposò la contessa Elena Fortini. Finirono col divorziare: lei, gelosa, mal sopportava le frequentazioni di Giove con attrici, cantanti e modelle, secondo lui imposte dalla professione giornalistica. Dopo la morte di Toppi, la ex moglie adottò la nipote Anna che la sorella Iride aveva avuto nel 1935 senza sposarsi.
Nel 1932, Walt Disney ricevette un Oscar onorario per la creazione di Mickey Mouse. L’editore Nerbini, visto il successo del personaggio nelle sale fiorentine come di tutta Europa, ne acquisì i diritti dal Consorzio Cinematografico Edizioni Internazionali Artistiche, distributore italiano dei cartoni animati disneyani. Il 31 dicembre 1932 pubblicò il primo numero del settimanale Topolino, diretto da Paolo Lorenzini in arte Collodi Nipote. Giove Toppi disegnò la testata nei tipici caratteri maiuscoli non allineati fra loro, tuttora in uso, ritraendovi a metà un entusiasta Topolino a braccia allargate. Inoltre ne realizzò la prima storia originale italiana: alcune vignette accompagnate da brevi strofe in rima in cui il topo si fa beffe di un elefante. Sullo stesso numero illustrò anche il racconto Il regalo natalizio di... Topolino, scritto da Lorenzini.
Il successo del settimanale fu immediato, ma scoppiò un caso legale. Intervenne l'editore Carlo Frassinelli, che avendo acquisito i diritti per due libri di Topolino riteneva di averne l’esclusiva editoriale. Ma il vero titolare dei diritti sulle riduzioni a fumetti di Mickey Mouse era il King Features Syndacate: lo rappresentava in Italia il giornalista Guglielmo Emanuel, che contestò anche lui la pubblicazione di Nerbini. Durante le trattative che seguirono, Nerbini non volle interrompere le uscite. Toppi creò quindi un nuovo personaggio, il topo Lino, che sostituì la creazione Disney sui numeri 3 e 4. Per assicurare la continuità, il periodico fu ribattezzato Il giornale di Topo Lino con testata quasi identica. Nel frattempo Nerbini andò a Roma da Emanuel e regolarizzò la propria posizione. Dal numero 5 il giornale rimise il Topolino disneyano nell'intestazione e pubblicò i fumetti di Mickey Mouse prodotti in America, ma anche episodi originali di Toppi. Costui continuò inoltre a disegnare il proprio topo Lino e ad illustrare racconti di altri autori. È di Toppi anche la prima storia italiana di Topolino con i testi nelle ‘nuvolette’ tipiche dei fumetti veri e propri: Un corno porta... sfortuna, apparso sul numero 19 della rivista.
Su Topolino del 30 dicembre 1933 Nerbini propose Tim Tyler's Luck, di Lyman Young, tradotto come Cino e Franco: un fumetto statunitense più avventuroso e adulto. L’ottima accoglienza lo spinse a realizzare L’Avventuroso, settimanale di storie americane con testi nelle sole nuvolette, senza le strofe in rima tipiche delle storie italiane. Toppi figurava già nel primo numero, uscito il 14 ottobre 1934, grazie alle illustrazioni del romanzo di Emilio Fancelli I filibustieri del Gran Golfo lì riproposto a puntate. In seguito egli realizzò appositamente per L’Avventuroso molte illustrazioni e decine di fumetti, su testi propri e altrui: il primo fu La regina dei pirati, sceneggiato da lui stesso e pubblicato a partire dal novembre 1935. Tra le sue storie successive si segnala La sfida del bandito, che nel febbraio 1938 fu il primo fumetto italiano con un poliziotto per protagonista.
Nerbini commissionò a Toppi un’infinità di disegni e tavole per vari altri periodici, chiedendogli inoltre le copertine degli albi che raccoglievano i fumetti apparsi a puntate sui vari giornalini. Toppi realizzò per esse un impianto inconfondibile, dividendole in sezioni geometriche ove inquadrare i vari personaggi e le scene più avvincenti, «inaugurando un vero e proprio genere con un segno brusco e popolare che esemplificava al massimo le tipologie morali, fisiche e geografiche, attraverso uno spregiudicato taglio e un impiego del colore che unificava, ampliandoli, i flash della storia» (P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1988, pag. 318). Toppi attinse con creatività alla vasta esperienza accumulata con i romanzi popolari. «Le sue copertine sono un resoconto, una specie di commento visivo all’opera che seguirà. Egli le costruiva secondo uno schema interpretativo che non sempre teneva conto delle convenzioni su cui si basava la fama del fumetto in esso contenuto; spesso qualche personaggio ‘maggiore’ doveva, nello spazio severo che Toppi componeva, cedere il passo ad un comprimario che veniva ingrandito e reso con un’enfasi più consistente» (A. Faeti, Guardare le figure - Gli illustratori italiani dei libri per l’infanzia, Roma 2011, pag. 348). La copertina a mosaico fece scuola fra gli editori del nascente fumetto italiano.
A fine 1937 il diciassettenne Federico Fellini si recò a Firenze dove iniziò a collaborare con Nerbini, firmando vignette e racconti con lo pseudonimo Fellas. Raccontò di avere così conosciuto Toppi, che in uno stanzone pieno di statue, tendaggi e armature disegnava tenendo un passerotto nella stessa mano destra del pennarello perché se l’avesse lasciato l’animaletto avrebbe pianto (F. Fellini, Intervista sul cinema, a cura di G. Grazzini, Bari 1983 pp. 35-40). I due artisti divennero amici, nonostante la differenza d’età, e pare si debba a Toppi l’iniziazione al sesso di Fellini, da lui portato in una casa chiusa per festeggiarne il successo di vignettista (S. Zavoli, Diario di un cronista - Lungo viaggio nella memoria, Roma-Milano 2002, pag. 406). In varie interviste Fellini riferì anche di aver sceneggiato con Gino Schiatti la continuazione del fumetto Flash Gordon, messo all’indice dal regime in periodo d’autarchia, che proprio Giove Toppi avrebbe disegnato mantenendo lo stile originale americano. L’aneddoto, con ogni probabilità inventato (P. Bondanella, Il cinema di Federico Fellini, Rimini 1997 pag. 27), è comunque un affettuoso omaggio all’arte di Toppi. Vero è che questi fu tra i disegnatori incaricati da Nerbini di ridisegnare i fumetti americani, quando nel novembre 1938 il ministero della Cultura popolare Edoardo Alfieri li mise al bando tutti «facendo eccezione per le creazioni di Walt Disney» (Garducci - Gori - Lama, 2020, p. 187): a lui si devono sia episodi di Flash Gordon sia di Jungle Jim. Il suo I tre di Macallé sostituì inoltre sulla prima pagina de L'Avventuroso, già dal 25 settembre, i fumetti d'importazione.
Giove Toppi morì il 21 luglio 1942 mentre disegnava, probabilmente a causa di un infarto. La Biblioteca Marucelliana di Firenze ne conserva l’archivio fotografico e molti altri documenti.
Si ringrazia la signora Anna Fortini Capitani per le informazioni fornite; cfr. inoltre: Archivio di Stato di Ancona, Copie degli Atti di Stato civile dei Comuni della provincia di Ancona, Atto di nascita del Comune di Ancona n. 995/1888, relativo a Giove Toppi, nato ad Ancona il 2 agosto 1888; Archivio di Stato di Ancona, Distretto Militare di Ancona, Ruolo matricolare Esercito di Giove Toppi, classe 1888 - matr. 20300-526/1888 e 23720/1890; F. Colombo, L’industria culturale italiana dal 1900 alla seconda guerra mondiale. Tendenze della produzione e del consumo, Milano 1997; C. Bibolotti - F. A. Calotti, Il Piave Mormorava... I giornali satirici di trincea e delle retrovie durante la Prima Guerra Mondiale (catal.), Forte dei Marmi 2009; A. Becattini et al., I Disney italiani, I parte, Viterbo 2012, pagg. 23-28; L. Marcianò, Giove Toppi, l’inventore delle copertine degli albi a fumetti e non solo, in Fumetto, 104, pp. 8-16; s.a., Giove Toppi in famiglia, in Fumetto, maggio 2019, 110, p. 4; F. Gadducci - L. Gori - S. Lama, Eccetto Topolino. Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti, Eboli 2020.