COSTAFORTE, Giovenale
Nacque a Fossano (Cuneo) nell'agosto del 1519, figlio postumo di Giovenale e di Caterina Rossi di Ludovico detto Giavella.
Compì i primi studi in Fossano seguendo i corsi di lettere, retorica e oratoria. Conclusa la prima formazione scolastica, si trasferì a Cuneo per compiervi gli studi di filosofia e di notariato; tale trasferimento avvenne tra il 29 settembre e l'ottobre 1539: infatti il 29 settembre il C. risulta ancora presente a Fossano ove sottoscrive l'esazione di un credito, mentre il 30 ottobre è a Cuneo ove dedica un'egloga a Bona Costa. L'invasione del ducato sabaudo ad opera di Francesco I aveva determinato tra l'altro la chiusura dell'università di Torino e pertanto il C. per concludere la propria formazione universitaria decise di trasferirsi ad Avignone. Prima di recarsi in Francia il C. fece ritorno a Fossano come risulta da un atto di acquisto stipulato il 17 febbr. 1540 e da un'attestazione del 3 marzo 1540 per l'alloggiamento impostogli di tre uomini e un cavallo; il 16maggio dello stesso anno era ancora ad Ivrea.
In Avignone dal 1540 il C. compì studi giuridici, conseguendo la laurea in diritto canonico e civile, e insegnò poi giurisprudenza presso la stessa università. Ritornato in patria nel 1546 fu sollecitato da Antonio Tesauro, signore di Sahnour, conte palatino, a presentare al duca Carlo III un'opera giuridica onde dar prova dei propri meriti. Il C. riordinò le lezioni di diritto tenute nell'università di Avignone, redigendo un'opera giuridica: Commentaria in quinque titula Institutionum Iustiniani. Tale lavoro, dedicato al duca di Savoia e datato Avignone, 1º sett. 1547, fu stampato a Lione da Teobaldo Pagano nel 1548; un altro esemplare dell'opera fu dedicato a Nicolò Balbo. Allettato dall'offerta di una onorevole posizione in patria, il C. lasciò Avignone; la sua presenza in Fossano l'11 ott. 1548 è attestata dall'atto di acquisto di 16 "giornate" di terra. Nello stesso anno moriva in Fossano la madre alla quale il C. subentrava nella proprietà di un cospicuo patrimonio. L'anno successivo al C. veniva conferita la giudicatura di Cuneo, carica di sommo prestigio. Egli assumeva così il governo civile e politico della città. Dal 1549 l'incarico annuale gli venne confermato per dieci volte. L'operato del C. quale giudice, come stabilito nella consuetudine giuridica sabauda, fu sottoposto ogni due anni al sindacato ed egli ne ottenne non solo liberazione ma tributo di elogi. Negli stessi anni, certamente prima del 1559, il C. tenne nella città di Cuneo la carica di vicario foraneo del vescovo di Mondovì per un quadriennio. È possibile datare all'anno 1556 tale incarico, se negli atti del sindacato subito nel 1560 si afferma che da quattro anni il C. copriva la carica di vicario. Lo stesso duca fece pressioni sul C. affinché assumesse tale onere a sostegno della politica sabauda nei confronti delle minoranze valdesi. In Cuneo, coinvolta nella disastrosa situazione bellica, il 19 genn. 1557 al Vagnone, governatore militare, subentrò Carlo Manfredi dei conti di Lucerna e accanto al nuovo governatore il C. affrontò gli eventi tragici del lungo assedio che, dal 2 maggio al 27 giugno, le truppe francesi posero alla città con forze preponderanti comandate dal Brissac. La resistenza fu tale che dopo cinquantasette giorni i Francesi desistettero.
Dell'opera prestata dal C. in questa occasione gli storici dell'assedio tacciono probabilmente perché la fonte principale di informazione su tale evento rimane una relazione anonima, attribuibile al Lucerna, stampata a Milano nel 1557. La relazione riferisce ogni merito della resistenza alla abilità tattica del governatore. In realtà da fonti documentarie diverse (patenti ducali di riconoscimento, ordinati della città, sindacati) appare chiaro come il C. fu parte attiva e determinante nella difesa della città nel giugno del 1557 e come egli rimase unica guida nella difesa quando il 14 luglio 1557 il governatore Lucerna lasciò Cuneo per recarsi a Milano. In remunerazione della valida opera prestata Emanuele Filiberto concesse al C., con patente del 28 nov. 1559, di aggiungere all'arma di famiglia la croce bianca dell'arma della dinastia sabauda.
I meriti militari e civili valsero inoltre al C. la nomina a senatore e consigliere del duca e giudice delle ultime appellazioni del Comitato astese (29 nov. 1559). Lasciata Cuneo, il C. si portò presso il duca sabaudo in Fiandra e quindi fece parte della comitiva di dignitari che accompagnarono Emanuele Filiberto a Parigi in occasione del matrimonio del duca con Margherita di Valois, sorella del re di Francia Enrico II. Il C., secondo il racconto del Negri suo biografo, avrebbe partecipato alle feste nuziali (27 giugno-luglio 1559) e successivamente avrebbe seguito il duca in tutti gli spostamenti nelle vicende politiche che seguirono la pace di Cateau-Cambresis. Il 22 marzo 1560 il C. fu nominato commissario generale per la "visita" di scrutinio di tutti i notai esercitanti nello Stato sabaudo; con la stessa patente si rimetteva al C. il controllo dei libri mastri mercantili e il "censimento delle anime". Il C. dedicò a tale incarico non meno di venti mesi e visitò i quarantotto paesi indicati nella patente di nomina. La sua opera in tale campo è riferita da A. Sola nei suoi Commentaria (p. 594). Il 4 giugno 1560 il C. chiese al Consiglio comunale di Cuneo di essere sottoposto al sindacato, cedendo l'incarico di giudice di Cuneo a Boniforte Olivaro. Ebbe piena liberazione dai sindacatori nominati dal Consiglio comunale per l'attività condotta "iuste et probe" quale giudice e per la valorosa difesa della città nell'assedio del 1557.
Veniva, peraltro, concessa la cittadinanza cuneese al C. perché potesse "godere e gioire di tutti i singoli privilegi e immunità" attribuiti ai cittadini; gli venivano inoltre donate quattro tazze d'argento del valore di 60 scudi e 8 fiorini. Di tale dono veniva fissato il ricordo riproducendo le stesse tazze, fregiate dell'arma dei C., sulla facciata del palazzo civico (1560).
Nello stesso anno il C. si trasferiva a Nizza, ove risiedeva il duca con il suo Consiglio e la corte. Con editto 20 marzo 1561 al C. fu riconosciuto uno stipendio di 541 scudi, 5 fiorini e 4 grossi quale senatore (a tale atto, riferito a più soggetti, si fa da alcuni storici risalire la formale costituzione del Senato di Piemonte). Trasferitasi la corte in Torino, il C. seguì il sovrano; in Torino sono datate (24 maggio 1563) le risposte da lui date alle pretese di risarcimento della Comunità di Boves per somme pagate durante la sua giudicatura in Cuneo. Nell'ottobre 1563, in un momento di straordinaria emergenza per lo Stato sabaudo determinata dalla grave malattia del duca, il Consiglio e la duchessa presero decisioni per la conservazione del dominio: si nominarono governatori fidati nelle più importanti città dello Stato ed il C. fu inviato a Fossano, quale governatore, anche se a ciò ostavano le norme statutarie cittadine che impedivano ai nativi di ricoprire l'incarico suddetto. Con patente 8 marzo 1564 il C. fu nominato delegato nel contado di Nizza e tenne l'ufficio per circa tre anni fino all'8 ott. 1566; un terremoto di vastissime proporzioni colpì la città il 29 luglio 1564, ed il C. fu attivissimo organizzatore di servizi e valido soccorritore e per tali opere gli venne poi, l'8 luglio 1568, conferita la cittadinanza. Con patente 28 sett. 1565 fu nominato conservatore e referendario delle cause criminali; tale carica fu poi (15 giugno 1569) eretta in magistratura autonoma a cui il C. stesso fu preposto. Accanto alle cariche politiche, il Negri riferisce che il C. riceveva nel 1568 la prima cattedra di lettere nella ricostituita università di Torino, divenendo con il Cravetta interprete dei testi giuridici e della tradizione legislativa (di tale notizia non è stata però reperita conferma documentaria).
La politica sabauda di espansione verso la penisola italiana si consolidava dopo l'insediamento della capitale in Torino; pertanto la presenza dei francesi a Savigliano e Pinerolo, quella degli Spagnoli in Santhià ed Asti e la questione, ancora insoluta, del possesso del Monferrato e di Saluzzo costituivano problemi di politica estera di estrema urgenza. Peraltro le trattative, che Guglielmo Gonzaga teneva con Filippo Il per una cessione del Monferrato alla Spagna o una conferma del Gonzaga stesso nel possesso, determinavano gravi tensioni nella politica internazionale stabilizzata a Cateau-Cambresis.
Il C., consigliere fidato e ascoltato del duca, fu inviato a Madrid per opporsi con ogni mezzo a tali richieste che, avverandosi, avrebbero tolto al dominio sabaudo ogni autonomia. Il C. doveva "far coscienza al Re [di Spagna] del torto patito dal duca di Savoia nella sentenza pronunciata da Carlo V, contro il tenore della minuta scritta; ricordare le insolenze del Gonzaga, le sue scorrerie nel territorio piemontese, gli sforzi inutili del duca per far decidere legalmente le sue ragioni, il danno che gli verrebbe dalle proposte vendite o permute, ringraziare se il Re disdicesse..." (istruzione al C. del 6 maggio 1572). Al C. inoltre con successiva ed intensa corrispondenza era affidata la richiesta di aiuti per la difesa delle piazzeforti del Piemonte. A due mesi di distanza dalle istruzioni del maggio, il risoluto procedere di Emanuele Filiberto, teso all'affermazione della propria neutralità tra Francia e Spagna, le ragioni e i denari del C., adoperati per acquistare amicizie e protezioni, parvero produrre effetto. Filippo II avrebbe conservato Trino e Casale, cedendo al duca di Savoia il Monferrato e dando al Gonzaga un compenso altrove.
Mentre il C. si adoperava perché tale accordo fosse trasfuso in un atto scritto formalizzato, fu colto da improvvisa malattia. Consapevole della gravità del proprio stato fece testamento, rogato Giacomo Graziano, il 20 luglio 1572. Con tale atto ordinava la propria sepoltura nella chiesa di S. Vittoria in Madrid; dotava la figlia Caterina di 1.500 scudi d'oro; legava inoltre a Emilia, sua figlia naturale educanda nel monastero di Pogliola, 200 scudi; legava a Cesare Corvo, allievo prediletto, 500 scudi e la propria biblioteca. Istituiva erede universale il figlio nascituro: il C. aveva sposato nel 1569 Laura dei marchesi di Ceva e Garessio.
Dopo la morte del C., avvenuta a Madrid il 20 luglio 1572, nacque un figlio maschio, Prospero Giovenale, come risulta da una lettera di Laura Costaforte al duca Emanuele Filiberto in data 21 dic. 1572.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Corte, Protocolli ducali, 1556, reg. 223. ff. 95, 150; 1561, reg. 232, f. 119; 1565, reg. 225b, ff. 189, 296; 1571, reg. 233, f. 183; 1572, reg. 236, f. 106; Lettere Ministri Spagna, m. I, 1572; Negoziazioni Spagna, m. I, n. 5; Lettere di particolari, lettera C, m. 107;Ibid., Sezioni riunite, Arch. Camerale, Patenti Controllo Finanze, 1562, reg. 6, f. 25; 1564, reg. 9, f. 54; 1571, reg. 11, f. 189; 1572, reg. 13, f.205; Patenti Piemonte, 1559, reg. 1, ff. 57, 78; 1561, reg. 1, ff. 22, 94, 104, 112; 1562, reg. 1, f. 31; Tesoreria generale di Piemonte, ad annum;Savigliano, Museo civico, Manoscritti editi e ined. di C. Turletti, cart. 4; Ibid., G. Negri, IHS Vita di G. C. cittadino di Fossano, dei marchesi di Ceva etc…, senatore... Al Signor Giovannino Costaforte, di casa 1º gennaio 1650; Cuneo, Arch. stor. del Comune, Ordinati, vol. 137, f. 5; Assedi e somministranze militari, 1557-1748, ff. 42, 45, 50, 52, 57;Torino, Biblioteca reale, ms. St. P., 427:G. Ghilini, Elogi di uomini illustri piemontesi...;ms. St. P., 427: Catalogo piemontesi ill., ritr., cart. 20;A. Sola, Commentaria ad universa serenissimorum Sabaudiae ducum decreta, Taurini 1625, p. 594;G. Muratori, Mem. stor. della città di Fossano, Torino 1787, p. 43; G. Galli della Loggia, Cariche del Piemonte e Paesi uniti..., Torino 1798, I, pp. 230-232;G. Tiraboschi, Storia d. lett. ital., Firenze 1812, VIII, p. 424;V. Promis, Relazione sull'assedio di Cuneo, Torino 1845, pp. 10, 73 ss.; G. Casalis, Diz. geografico, storico, statistico, Torino 1843, ad voces Fossano, Nizza; E. Ricotti, Storia della Monarchia piemontese, Firenze 1861, I, 2, pp. 344-47; N. Bianchi, Le materie polit. relative all'estero degli Archivi piemontesi, Bologna 1876, pp. 222. 243; C. Dionisotti, Storia della magistratura piemontese, Torino 1881, II, p. 309;R. Quazza, Emanuele Filiberto di Savoia e Guglielmo Gonzaga, Mantova 1929, pp. 136-138, 141; C. Turletti, G. C. da Fossano, a cura di A. Olmo, in Bollettino della Società per gli studi storici... nella Provincia di Cuneo, XLIV (1960), pp. 1-79; L. Borra, Un eroe sconosciuto dell'assedio di Cuneo del 1577, in Cuneo. Provincia Grande, IX (1960), 2, pp. 27 s.