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Scalvini, Giovita

di Cesare Federico Goffis - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Scalvini, Giovita

Cesare Federico Goffis

Letterato e patriota (Botticini, Brescia, 1791 - Brescia 1843), spirito vivace e irrequieto. Lasciò gli studi giuridici per la segreteria di redazione della " Biblioteca Italiana ", nel 1817; ma divenuto amico dei collaboratori del " Conciliatore ", fu arrestato nel 1821. Liberato dopo nove mesi per l'abile e ferma difesa, fuggì con G. Arrivabene e C. Ugoni in Svizzera. Durante diciassette anni fu esule in Svizzera, Germania, Francia, Belgio, Inghilterra. Ospite, con altri fuorusciti, degli Arconati nel castello di Gaesbreck, vi tradusse e commentò l'Urfaust di Goethe, che fece conoscere in Italia. Nel 1831 sentì fortemente il peso della delusione per il mancato intervento francese nei moti italiani. Nel 1839 approfittò di un'amnistia, e tornò a Brescia ove però l'attendevano nuove delusioni.

Oltre al poemetto Il fuoruscito (già designato come L'esule) scrisse numerosi versi, in parte ancora manoscritti alla Queriniana di Brescia. Come critico, oltre alle giovanili e antifoscoliane Considerazioni morali sull'Ortis, lasciò un notevole saggio sui Promessi sposi, e abbondante materiale per lavori sul Manzoni e sul Goethe. Prima di morire affidò le proprie carte al Tommaseo, che ne ricavò un volume di Scritti (Firenze 1860).

Fu ispirato da una vigorosa speranza di rinnovamento morale e nazionale, che egli dapprincipio ravvivò di colori rivoluzionari sotto la guida del Foscolo. All'arte impose fini educativi e, vicino all'idealismo shellinghiano, la concepì romanticamente come " imitazione di un mondo di realtà non contingenti, simbolo di idee eterne, rivelazione dell'infinito ". Venne via via accogliendo l'insegnamento manzoniano.

Legò il suo esemplare della Commedia, annotato a margine, " come memoria " al Tommaseo, il quale incorporò tali note, distinguendole con parentesi, nel proprio commento. Al Foscolo deve lo S. l'idea di D. come pittore (assieme a Omero e Shakespeare) di " costumi eroici e feroci " non ancora corrotti dall' " analisi derivata dalla filosofia ", educato dall'esilio. Mutata la situazione, la Commedia fu " ammirata in alcuna sua parte, ma non penetrata nell'intima sua vita né compresa nel suo tutto; fu considerata come un'opera d'arte in disparte dalla realtà che l'aveva ispirata ". Tuttavia D. (" altissimo poeta, decoro d'Italia ") ha costruito il suo poema " come un tempio gotico ", dove " non vedi muoversi l'uomo; manca il senso di quella libertà che avviva ed agita la vita. Vi è... un non so che di immutabile e di predestinato. Appena respiri un poco nel Purgatorio... Nel Paradiso è una beatitudine che non sai né partecipare né invidiare ". Eppure a D. è riconosciuta grande arte, evidenza e verità. Riconosce lo S.: " Io non ho trovato nulla di più grande né di più terribile della poesia degli ultimi tre canti dell'Inferno ".

Bibl. - G.S., Il fuoruscito, a c. di R.O.J. van Nuffel, Bologna 1961; G. S., Foscolo, Manzoni, Goethe. Scritti editi e inediti, introduzione a c. di M. Marcazzan, Torino 1948; B. Croce, Di G.S., dei suoi mss. inediti e dei suoi giudizi sul Goethe, in " La Critica " XXXVIII (1940), poi in Aneddoti III, Napoli 1942; M. Puppo, G.S. critico romantico, in " Nuova Antologia " ott. 1950 (poi in Studi sul romanticismo, Firenze 1969); R. Zanasi, G.S. e il romanticismo europeo, in " Giorn. stor. " CXXXIX (1962).

Vedi anche
Niccolò Tommasèo Tommasèo ‹-ʃ-›, Niccolò. - Scrittore (Sebenico 1802 - Firenze 1874). Nato in una famiglia di commercianti italiani, compiuti i primi studî nel seminario di Spalato, nel 1817 si trasferì per gli studî di legge a Padova, dove conobbe A. Rosmini. Nell'ambiente padovano, dopo il conseguimento della laurea ... Giuseppe Acèrbi Acèrbi, Giuseppe. - Letterato (Castelgoffredo 1773 - ivi 1846); nel 1802 pubblicò in inglese la relazione di un viaggio compiuto (1798-99) nei paesi scandinavi. Nel 1816 il governo austriaco, che lo aveva già nominato console generale a Lisbona, gli offrì la direzione della Biblioteca italiana ed egli ... Faust Personaggio letterario, la cui leggenda ha un nucleo certamente storico. Sicure testimonianze si hanno all’inizio del 16° sec., quando un Giovanni Faust (n., forse, Heidelberg 1480 ca.) appare in varie città tedesche millantando il possesso di potenze taumaturgiche e di dottrine occulte. La sua figura ... Tommaso Gròssi Gròssi, Tommaso. - Letterato (Bellano 1790 - Milano 1853). Figura tra le più significative del romanticismo lombardo, segnò la nuova strada sentimentaleggiante sulla quale, dopo Manzoni, si sarebbe posto il romanticismo italiano e alla quale avrebbe reagito il verismo. La sua fama è legata soprattutto ...
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  • ROMANTICISMO
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  • QUERINIANA
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Vocabolario
giovare
giovare v. intr. e tr. [lat. iŭvare] (io gióvo, ecc.). – 1. a. intr. (aus. avere; con sogg. di cosa anche essere) Recare utilità, beneficio, essere vantaggioso: il moto giova alla salute; sono rimedî che giovano poco; a nulla mi è giovato...
giovaménto
giovamento giovaménto s. m. [dal lat. tardo iuvamentum, der. di iuvare «giovare»]. – L’atto, il fatto di giovare; e più comunem., utilità, beneficio, vantaggio che si ottiene da qualche rimedio: dare, recare, ottenere, trarre, trovare g.;...
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