BRUNI, Giraldo (Gerardo)
Nacque a Cascia (Perugia), nella frazione di Ocosce, il 30 giugno 1896, primo di dieci figli di Pietro e di Francesca Fagotti, in una famiglia di condizioni economiche modestissime.
Compiuti i primi studi nei seminari di Norcia e di Assisi, frequentò il liceo in quello romano, dove si laureò in filosofia nel 1917 durante una licenza di convalescenza, essendo stato chiamato alle armi nel 1915 e dal giugno 1916 destinato in zona di operazioni: conseguì il grado di sottotenente e negli ultimi giorni di guerra fu ferito, in un'azione per la quale gli fu conferita la medaglia di bronzo al valor militare.
Nel dopoguerra, lasciato il seminario, proseguì gli studi per proprio conto e conseguì la licenza al liceo classico "Tasso" di Roma. Frequentò il corso di laurea in filosofia alla Sapienza e si laureò il 14 luglio 1922 con una tesi su "La metafisica di F. Suarez", polemico relatore G. Gentile. Nello stesso anno si impiegò al Banco di Roma e sposò la cugina Angela Bruni.
Militò nella sezione romana del Partito popolare italiano, dove era particolarmente attiva una vivace componente di sinistra, formata soprattutto da giovani. Uscì dal partito non condividendone la iniziale politica di collaborazione coi fascismo. Fu particolarmente vicino a L. Sturzo, che ne incoraggiò i primi studi e che, partendo per l'esilio, gli lasciò la cura dei Cornitato "pro schola".
I suoi primi scritti erano dedicati alla polemica contro l'idealismo ed il machiavellismo, considerati le basi culturali dei fascismo, e alla ricerca di rapporti politici conformi all'etica cristiana. Ma il B. impegnò la sua ricerca soprattutto nel rinnovamento della filosofia scolastica, della quale propugnava l'autonomia dalla teologia, il dialogo con la cultura contemporanea e il radicamento nella storia.
Nel 1927 uscì a Roma la prima edizione delle sue Riflessioni sulla scolastica (che ebbero vasta eco e che nel 1929 furono pubblicate in una seconda ed accresciuta edizione in inglese), e nello stesso anno, insieme con I. Giordani ed imonsignori E. Benedetti e C. Scalia fu designato dal cardinale G. Mercati a partecipare, sotto il patrocinio della Camegie Endowment for International Peace, ad una missione negli USA con il compito di studiare le più aggiornate tendenze della biblioteconomia secondo i metodi dell'American Library Association, da introdurre poi alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Studiò "library science" all'università del Michigan, ad Ann Arbor, ed alla Columbia University di New York; colse inoltre l'occasione per proseguire presso biblioteche pubbliche e raccolte private americane, la sua ricerca, iniziata nel 1925, per la catalogazione dei manoscritti medievali di Egidio Romano.
Dal 1929 (e fino al 1946) fu bibliotecario alla Vaticana, dove, oltre che con Giordani, strinse rapporti di amicizia con A. De Gasperi, dove costituì per E. Lussu - per il tramite di Max Salvadori - un importante punto di appoggio per l'attività informativa e propagandistica di Giustizia e Libertà e dove educò all'antifascismo bibliotecari più giovani, come A. Alessandrini e M. Goût. Negli stessi anni fu legato particolarmente anche a L. Cattani. Dal 1938 promosse e diresse l'Opera religiosa e assistenziale di s. Rita da Cascia.
Nel corso degli anni Trenta la ricerca culturale del B. si fece più precisa, dirigendosi dai problemi generali di filosofia e morale sempre più verso quelli di carattere politico e sociale. Il rapporto fra persona e società e tra libertà e autorità, oggetto, tra l'altro, nel 1936, di una sua polemica con G. Gonella sulle pagine dell'Osservatore romano, restò centrale nella sua riflessione, che si mosse verso la definizione di nuovi programmi economici, sociali e politici che fossero in grado di impegnare i cristiani nella proposizione di un nuovo ordine in cui fosse possibile a tutti riconoscersi e che portasse al superamento della crisi dei regimi liberaldemocratici respingendo l'alternativa fra pericolo comunista e dittatura anticomunista. La necessità di andare oltre le tradizionali posizioni corporativistiche della dottrina sociale cattolica, rivelatesi insufficienti di fronte alla novità della crisi economica e sociale, gli fece trovare nel pensiero di N. Berdiaev, J. Maritain ed E: Mounier, oltre che in G. Gurvitch, elementi di innovazione sia rispetto alla sua esperienza popolare, sia rispetto all'insegnamento sociale dei papi.
Da ciò trassero origine i programmi dei Movimento cristiano-sociale (MCS), al quale - nel nuovo clima di mobilitazione sociale e civile creato dagli inizi del pontificato di Pio XII - il B. dette vita con A.M. Enriques Agnoletti (anch'essa alla Biblioteca Apostolica Vaticana dopo le leggi razziali) e con altri, tra i quali S. T. Sesini e L. Lapponi, raccogliendo iniziali e qualificate adesioni all'interno del mondo cattolico, soprattutto fra gli ex popolari e i giovani intellettuali. Partecipò anche alle riunioni in casa di G. Spataro, dalle quali sarebbe nata la Democrazia cristiana, ma non fu più invitato a causa delle sue posizioni radicali sul diritto di proprietà e sulla lotta di classe.
Tra il 1943 ed il 1945, sotto la direzione del B., il MCS fu attivo nella resistenza politica e militare al nazifascismo, in particolare nel Lazio, in Toscana (oltre alla Enriques si ricordi don R. Angeli) e nel Veneto (sotto la guida morale e politica di I. C. Cappellotto, ex deputato del partito popolare), ma fu escluso dal CLN centrale per l'opposizione della Democrazia cristiana: ad essa, che assorbì un consistente numero di quadri cristiano-sociali, il B. aveva rifiutato di aderire, nonostante i ripetuti inviti nel 1943 di A. De Gasperi, di A. Grandi e dell'ex cristiano-sociale P. E. Taviani e nel 1944 di D. Ravaioli, leader della prima sinistra democristiana di Politica d'oggi, nella quale militavano gli ex cristiano-sociali A. Canaletti Gaudenti e Q. Tosatti. Punti di contrasto principali erano il carattere interciassista dei partito e l'unità politica dei cattolici: gli stessi che ancora nel 1946 lo portarono a respingere analoghe pressioni di G. Dossetti, A. Fanfani e G. La Pira. Per motivi di carattere diverso, nel 1944 il B. si oppose alla confluenza, promossa dai principali esponenti cristiano-sociali romani, nel Partito della sinistra cristiana, ritenendolo non autonomo rispetto al partito comunista. Senza pratici sviluppi politici restarono, invece, i patti di collaborazione sottoscritti nel periodo clandestino con il Partito socialista italiano di unità proletaria e con il Partito d'azione.
Le posizioni del MCS, divenuto partito (PCS), si erano definite come intransigentemente repubblicane, propugnatrici di un socialismo personalista a base cooperativa, critiche del marxismo sul piano ideologico ma favorevoli alla collaborazione con socialisti e comunisti sul piano politico per fondare il nuovo Stato e riformare la società uscita dalla guerra e dal fascismo.
Alla prova elettorale del 2 giugno 1946 esse giovarono al partito - presente solo in alcune regioni - il consenso di 50.000 elettori, sufficiente a portare il B. alla Costituente. Durante i lavori di questa egli pronunciò una serie di discorsi di elevato livello intellettuale per rivendicarne la sovranità rispetto al governo, per auspicare il cambio della moneta, la riforma agraria, alcune nazionalizzazioni, per delineare il futuro assetto dell'economia, degli enti locali e della scuola nel quadro di una visione democratica radicalmente innovativa della nuova costituzione, in base alla quale, in nome dell'uguaglianza e della libertà religiosa, votò contro l'art. 7 sull'inserimento dei Patti lateranensi nella carta fondamentale della Repubblica. In questi discorsi sono espliciti l'influenza di J. Maritain, allora a Roma come ambasciatore presso la Santa Sede, ed il richiamo all'elaborazione di A. Olivetti: con quest'ultimo, come pure con G. Miglioli, il B. tentò invano di stabilire un concreto rapporto politico.
Contrario alla svolta filoamericana del 1947, della quale denunciò alla Costituente i pericoli interni e internazionali, ed al conseguente isolamento di socialisti e Comunisti, il B. aderì al tentativo di R. Lombardi di superare la scissione di palazzo Barberini con un nuovo partito socialista in cui confluissero socialisti, socialdemocratici, azionisti e cristiano-sociali; in seguito partecipò alla fondazione del Fronte democratico popolare, ma ne rifiutò la sua trasformazione in cartello elettorale. Presentatosi il PCS con liste autonome alle elezioni del 18 apr. 1948, ottenne oltre 70.000 voti ed una presenza su tutto il territorio nazionale, ma, per effetto della nuova legge elettorale, non ebbe più il seggio in Parlamento.
Perduto nel 1946 il posto alla Vaticana a causa della sua milizia politica, il B. si dedicò all'insegnamento: vinto un concorso per storia e filosofia, fu destinato al liceo di Sulmona e poi al "Mamiani" di Roma. Ottenuto un comando presso l'istituto di filosofia dell'università di Roma, nel 1955 conseguì la libera docenza in storia della filosofia medievale ed in seguito ne ebbe l'incarico, per passare poi a storia delle dottrine politiche.
Nel 1949 aderì alla petizione redatta da M. Bracci e da A. C. Jemolo contro il Patto atlantico e negli anni successivi mantenne i contatti fra i suoi compagni più fedeli e cercò con essi di inserirsi nei vari dibattiti sul rinnovamento del socialismo italiano e sulla collaborazione fra le forze di sinistra. Oppostosi alla formazione del Movimento dei cristiani progressisti (di A. Alessandrini e F. Rossi, segretario confederale cristiano-unitario della CGIL), nel 1953 aderì senza risultati alla lista elettorale dei socialisti indipendenti promossa da A. Cucchi e V. Magnani. Assiduo alle iniziative del Movimento G. Salvemini, il B. partecipò attivamente, alla fine degli anni Sessanta, al movimento dei "gruppi spontanei per una nuova sinistra".
Dalle lezioni universitarie e dagli scritti politici della nuova fase emerge una più attenta e matura comprensione della natura e dei problemi dello Stato moderno in relazione alle profonde trasformazioni delle strutture della società contemporanea ed agli sviluppi del contesto culturale ed ideologico che ad esse si sono accompagnati.
Fedele al metodo appreso in gioventù, del continuo confronto tra la propria ispirazione e formazione cristiana e la storia dei suo tempo, il B. tentò una revisione del pensiero cristiano-sociale misurandone l'attualità in relazione agli sviluppi del liberalismo e del marxismo, considerati come espressioni caratteristiche della cultura politico-sociale contemporanea. In conseguenza di ciò egli era particolarmente aperto alle innovazioni che maturavano all'interno della chiesa cattolica, prima e dopo il concilio Vaticano II, e attento all'azione pastorale ed all'elaborazione dottrinale di Giovanni XXIII e di Paolo VI, al pensiero politico-sociale dei quali, però, non risparmiava critiche per le permanenze di clericalismo politico che vi rinveniva.
Orientato verso un marxismo a forte carica umanistica, particolarmente attento alla "primavera di Praga" ed al "maggio francese" del 1968, il B. aveva negli ultimi anni accentuato il suo radicalismo evangelico e nel 1973 era intervenuto, con altri cristiano-sociali, al convegno di Bologna dei "Cristiani per il socialismo". Apprezzava l'evoluzione del PCI (per il quale dichiarava di votare), ma era critico della linea del compromesso storico perché riteneva che avrebbe finito per rafforzare la presenza della DC nella società italiana e la presenza politico-istituzionale della Chiesa cattolica. Manteneva un ra pporto cordiale con il Partito radicale e nel 1974 era stato il primo firmatario della richiesta di referendum abrogativo della legge di attuazione in Italia del concordato del 1929. Aveva salutato con favore la nascita del settimanale Com-nuovi tempi, frutto della collaborazione fra esponenti del dissenso cattolico ed esponenti di avanguardia del protestantesimo italiano: ad esso aveva affidato l'ultimo suo intervento pubblico pochi giorni prima di essere stroncato da un tumore.
Morì a Roma il 10 dic. 1975.
Fonti e Bibl.: L'Archivio Gerardo Bruni è depositato presso la Fondazione Basso di Roma, e contiene sia le carte personali sia l'archivio dei Partito cristiano-sociale.
Per l'elenco dei numerosi scritti di filosofia si rinvia alla voce G.B. della Bibliografia filosofica Italiana, edita a Roma dal 1950; per gli scritti politici e le lezioni universitarie si vedano le indicazioni in calce a A. Parisella, G.B., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia (1860-1980), a cura di G. Campanini e F. Traniello, II, I protagonisti, Casal Monferrato 1982, pp. 56 ss.
Sulla sua attività politica vedi C. Falconi, La Chiesa e le organizzazioni cattoliche in Italia (1945-1955), Torino 1955, ad Indicem; Id., Il superiore di De Gasperi, in L'Espresso, 27 sett. 1959; D. Settembrini, La chiesa nella politica italiana (1944-1963), Pisa 1964, ad Indicem; A. Parisella, Note per una ricerca sui cristiano-sociali, in I cristiani nella sinistra dalla Resistenza a oggi, Roma 1976, pp. 76-108, G. Sircana, Il Partito cristiano-sociale, in La ricostituzione dei partiti democratici 1943-1948, a cura di C. Vallauri, Roma 1978, III, pp. 1693-1729; G. Merli, Don Angeli e i cattolici democratici in Toscana, Roma 1978, ad Indicem; G. Verucci, Religione e scelte politiche negli studi storici del secondo dopoguerra, in Belfagor, XXXII (1978), pp. 343-356; C. Brezzi, Il cattolicesimo politico in Italia nel '900, Milano 1979, ad Indicem; M. Centini, Lineamenti di filosofia politica in G. B., Livorno 1980; Id., Crisi e rinnovamento del socialismo italiano. Saggio su G. B. e i cristiano-sociali, Livorno 1981; S. Tramontin, Partito cristiano-sociale, in Dizionario storico del movimento cattolico., I, I fatti e le idee, Casale Monferrato 1981, ad vocem; I. Giordani, Memorie d'un cristiano ingenuo, Roma 1981, pp. 77-80; A. Zavoli, G. B. e i cristiano-sociali, in Discorsi e immagini, 1981, n. 2, pp. 7-20; A. Parisella, Il Partito cristiano-sociale, in Storia del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Malgeri, V, Roma 1982, pp. 53-139; Id., Unità proletaria o democrazia cristiana? Guido Miglioli e i cristiano-sociali 1944-1946, in La figura e l'opera di G. Miglioli 1879-1979, a cura di F. Leonori, Roma 1982, pp. 195-208; G. B. e i cristiano-sociali, a cura di A. Parisella, Roma 1984; G. Andreotti, De Gasperi vistoda vicino, Milano 1986, ad Indicem.