GIRALDO di Borneill (Giraut o Guiraut)
Trovatore provenzale, vissuto nella seconda metà del sec. XII e nei primi anni del seguente. Nacque in Essidueil (Périgord), di umile condizione; riuscì nell'arte sua maestro per le profonde poesie di amore e di senno; tutto l'inverno stava a scuola e l'estate andava per le corti con due giullari che cantavano le sue rime; quel che guadagnava distribuiva a suoi parenti poveri e alla chiesa di San Gervasio nel suo paese; visse sempre scapolo. È la figura di un uomo di studio che non corre avventure come se ne narrano di altri; quelle riferite in due raccolte di rime a proposito di alcuni suoi componimenti sono più che sospette: tale la sua partecipazione alla crociata con Riccardo Cuor di Leone e il soggiorno presso il principe di Antiochia Boemondo III. Ebbe relazione con sovrani di Castiglia e Aragona, oltre a Riccardo; fu amico del principe trovatore Rambaldo di Orange e ne pianse la morte nel 1174; forse passò anche in corti piemontesi.
Dante non accettava l'opinione comune del primato di lui nella poesia provenzale, ma ben segnalava quel di Lemosì come il suo precursore nelle canzoni della rettitudine, cioè delle virtù. Nella teoria dell'arte trovadorica G. difese la maniera facile e piana di contro a quella oscura e astrusa che prima trionfava, e nella quale aveva anzi cominciato; voleva che i suoi canti potesse anche recitarli la vecchia alla fontana; ma egli trasportò la difficoltà dalle parole al pensiero, onde la sua poesia riesce la più profonda e grave. Cantò di amore anch'egli; ma ha un contenuto soprattutto morale: onde è frequente lo sdegno per la decadenza della cortesia, per il dilagare della venalità, dell'avarizia, della prepotenza e per il disfavore che sempre più affliggeva la buona e onesta poesia. I componimenti pervenutici toccano l'ottantina e mostrano varietà di forme e di situazioni; frequenti quelli dialogati, che sono meditazioni e soliloquî, quali si vedranno in Petrarca; numerosi i sirventesi; e un'alba religiosa e tenzoni. Una pastorella, Lo dous chans d'un aucel, ha l'onore di potersi confrontare con la canzone di Dante, Tre donne intorno al cor mi son venute (ediz. parziale a cura di A. Kolsen, Sämtliche Lieder des Trobad. G. de B., I, solo pubblicato, Halle 1910.
Bibl.: A. Kolsen, G. von B. der Meister der Troubad., Berlino 1894; C. De Lollis, Quel di Lemosì, in Scritti vari di filologia dedicati a E. Monaci, Roma 1901, p. 353; A. Kolsen, Der Troubad. G. de B. als poeta rectitudinis, in Archiv für neueren Sprachen, CXXXVII (1914); N. Zingarelli, La vita, i tempi e le opere di Dante, I, Milano 1931, p. 139.