girare
Verbo di largo impiego, usato prevalentemente nella Commedia. Poche le presenze nella Vita Nuova e nelle Rime; quelle del Convivio sono tutte di carattere astronomico, riferendosi al moto dei corpi celesti. Non ricorre mai nel Fiore né nel Detto.
Il verbo, come predicato di soggetti sia concreti che astratti, presenta grande varietà di costrutti, da quello transitivo a quello assoluto a quello pronominale, talvolta col pronome in forma tonica (girando sé sovra sua unitate, in Pd II 138); frequente l'accostamento a vocaboli in cui è implicita l'idea di ‛ circolarità ', quali ‛ arco ', ‛ corona ', ‛ rota ', ‛ serto ', ecc. Non mancano esempi di infinito sostantivato (If XVII 125, Pd XVIII 61, ecc.).
Nel senso di " andare in tondo ", " compiere un percorso circolare ", è detto, con costrutto assoluto, dell'insegna seguita dalla folla degl'ignavi: girando correva tanto ratta, / che d'ogne posa mi parea indegna (If III 53). Così anche in If XVII 125, dove la coppia di infiniti sostantivati - lo scendere e 'l girar - designa il procedere a spirale, sul dorso di Gerione, verso il pozzo di Malebolge, e rende efficacemente, col verso che segue, l'impressione del volo: per li gran mali / che s'appressavan da diversi canti. Ancora un infinito sostantivato in Pd XVIII 61 'l mio girare intorno / col cielo... avea cresciuto l'arco.
Con lo stesso valore, e accostato allo stesso sostantivo, g. ha anche costrutto transitivo, in If VII 127 girammo de la lorda pozza / grand'arco; o in Pg XXIII 71, detto dei golosi che questo spazzo [il sesto girone] / girando, ‛ rinfrescano ' la loro pena. Analogamente, l'antenato di D., Alighiero, cent'anni e piùe / girato ha 'l monte in la prima cornice (Pd XV 93); in altri casi la stessa espressione è riferita a D. e Virgilio (cfr. Pg XXII 123; al passivo in XV 8 per noi girato era... 'l monte), oppure si trova in un contesto figurato: in infamia tutto 'l monte gira / Polinestòr ch'ancise Polidoro (Pg XX 114), " cantatus a nobis per totum circulum in infamiam ipsius avaritiae " (Benvenuto); " il nome di Polidoro gira infamato attorno a tutto il monte " (Scartazzini-Vandelli).
Ancora transitivo, il verbo può avere il valore causativo di " far girare ", " imprimere un movimento rotatorio ", come quello che la Fortuna dà alla sua rota, nella classica immagine con cui Brunetto vuole alludere all'attività della dea, volubile distributrice dei beni mondani (If XV 95; Scartazzini-Vandelli rimandano al volve sua spera di VII 96); o quello che il nocchiero imprime al timone della sua nave (Pg XXX 6; " Meglio: Qualunque timone gira; personificati in lui la nave e il nocchiero ", Tommaseo), o 'l vento alle pale del molin, immagine richiamata a D. dall'orrenda figura di Lucifero (If XXXIV 6). Il logoro che gira / lo rege etterno con le rote magne (Pg XIX 62) è, metaforicamente, " il mezzo di cui Dio si serve per attirarvi a Lui " (Porena).
Con ‛ fare ' causativo in un turbo nacque / e percosse del legno [la nave di Ulisse] il primo canto. / Tre volte il fé girar con tutte l'acque, trascinandolo nel gorgo: " Et sic [il turbine] triplici rotatu ipsam girans... ipsam fecit ab aquarum voraginibus deglutiri " (Guido da Pisa), infin che 'l mar fu sovra noi richiuso (If XXVI 139).
Con diversa accezione in Pd XXII 119, dove l'alta rota che... gira la costellazione dei Gemelli è l'ottavo cielo, che la trascina nel suo moto rotatorio.
Meno frequente in questa forma, e non comune alla lingua odierna, l'accezione di " g. intorno a " (ma v. oltre, detto del sole): Io sono amore angelico, che giro [" idest, circumdo ", Benvenuto; " corono muovendomi ", Casini] / l'alta letizia che spira del ventre / che fu albergo del nostro disiro; / e girerommi, donna del ciel, mentre / che seguirai tuo figlio (Pd XXIII 103 e 106): si noti la seconda occorrenza del verbo, che ha lo stesso significato della prima ma col costrutto pronominale, già presente del resto all'inizio della descrizione, in una terzina ricca di termini dello stesso ambito semantico: scese una facella, / formata in cerchio a guisa di corona, / e cinsela e girossi intorno ad ella (alla Vergine, v. 96; v. anche X 77). Il sì mi girò la fronte (Pd XXV 12) da parte di s. Pietro va certo collegato al benedicendomi cantando, / tre volte cinse me, sì com'io tacqui, dopo l'esame sulla fede (XXIV 151-152) e vale dunque, ancora, " roteò sopra me " (Buti; l'Ottimo intende " mi volse il viso "); ma anche per il vicino accenno all'auspicato riconoscimento del valore poetico (XXV 1-9) si potrebbe cogliere qui un'allusione a un'astratta corona (" m'ha incoronato ", Del Lungo), di cui il santo cingerebbe la fronte di D., in segno di plauso.
Con soggetto astratto in Rime CVI 111 Fassi dinanzi da l'avaro volto / vertù... / per allettarlo a sé... / Poi che girato l'ha chiamando molto [" gli è girata attorno invitandola ", Contini], / gitta 'l pasto ver' lui (questo valore si ha anche con costrutto assoluto, in Pg XXVIII 111, detto dell'aria; e v. inoltre la bella immagine dei colombi, di cui l'uno a l'altro pande, / girando e mormorando, l'affezione, Pd XXV 21).
Senza alcuna idea di movimento il verbo acquista valore di " circondare ", in Pg IV 48, dove il balzo che il poggio tutto gira è il sentiero, il cinghio (v. 51) che avvolge tutto intorno il monte del Purgatorio. Così anche, con costrutto pronominale e soggetto astratto, in Rime LXXX 7. A tale accezione sembra doversi ricondurre anche il ciel che tutto gira, il Primo Mobile, che " abbraccia nel suo giro... tutti gli altri e la terra " (Chimenz; così altri), o l'Empireo, " quod claudit et continet omnia ", Benvenuto (If IX 29; l'interpretazione " fa girare " non è accettabile, per il Porena: " poiché la Terra si credeva immobile, il tutto non va "). Diversamente il Mattalia: " ruota intorno a tutto l'universo fisico: e nel ‛ girare ' è implicita l'altra idea: far girare, ruotare, tale essendo la funzione del Primo Mobile "). Anche il ‛ girarsi ' di Pd II 113 si riferisce al Primo Mobile, il cui velocissimo movimento è ricordato in Cv II III 9.
‛ G. gli occhi ' (Rime dubbie II 11) significa ovviamente " volgere lo sguardo " (e cfr. Pg IX 34 Achille si riscosse, / li occhi svegliati rivolgendo in giro); ma in un passo del Paradiso (X 102) lo stesso concetto è reso con l'uso assoluto di g., verbo qui più che mai pertinente in quanto si tratta di guardare gli spiriti che fanno ‛ corona ' intorno a s. Tommaso: Se sì di tutti li altri esser vuo' certo, / di retro al mio parlar ten vien col viso / girando su per lo beato serto.
Isolato il caso di Pd XXX 130 Vedi nostra città quant'ella gira, " idest... quantum habet de ambitu " (Benvenuto): la città è la candida rosa formata di vari cerchi concentrici, digradanti verso il centro, in cui, di giro in giro (XXXII 36), sono disposti gli scanni dei beati.
Di largo impiego il costrutto pronominale, in cui il verbo assume vari significati: dal comune " volgersi " per guardare qualcuno o qualche cosa (Vn XXI 2 3 ogn'om ver lei si gira; Rime dubbie VIII 9, nel mitologico riferimento a Clizia ch'a veder lo sol si gira) a quello di " eseguire una conversione ", in un contesto ricco di espressioni tolte dal linguaggio militaresco (Come sotto li scudi per salvarsi / volgesi schiera, e sé gira col segno, / prima che possa tutta in sé mutarsi; / quella milizia... / tutta trapassonne, Pg XXXII 20); a quello che allude al moto apparente del sole (Pd X 32; e v. oltre), o al senso figurato di " aggirarsi " (If XXX 135 tal vergogna, / ch'ancor per la memoria mi si gira, quindi " me ne ricordo "; con diverso traslato in Rime CXVI 27 tanta tempesta in me si gira, " turbina ", Contini).
In altri casi si tratta di un moto rotatorio su sé stesso, intorno al proprio centro, detto dei cori angelici (Pd XXVIII 125) o degli spiriti beati che, presentandosi in forma di lumi, manifestano in tal modo la loro letizia: Pd XXI 81 e 137 vid'io più fiammelle / di grado in grado scendere e girarsi, / ed ogne giro le facea più belle (v. giro). In questo senso, soggetto (grammaticale o logico) del verbo è talora ‛ cerchi ', siano essi i congegni, le ruote dentate degli oriuoli spinte da un moto di velocità proporzionale al loro raggio (Pd XXIV 14) o le due corone concentriche di spiriti del cielo del Sole, paragonate ai due segni... / qual fece la figliuola di Minoi (XIII 13-14), che D. vede girarsi per maniera / che l'uno andasse al prima e l'altro al poi (v. 17), cioè in senso contrario (come alcuni spiegano la non chiara espressione); o ancora il cerchio d'igne dal moto rapidissimo (XXVIII 26) dei Serafini.
In questa accezione sembra potersi intendere il passo, non del tutto chiaro, di Pd II 138 l'intelligenza sua bontate / multiplicata per le stelle spiega, / girando sé sovra sua unitate, in cui si allude all'" incessante attività " dell'" intelligenza motrice del cielo stellato " (Chimenz); " non separazione o scissione, ma ordinato processo di arricchimento dell'uno nel molteplice... Dio gira sé, perché essendo il principio fontale del moto... non attinge ‛ aliunde ' le ragioni e l'impulso del proprio muoversi e operare. E lo stesso, in Purg. XXV, 75, fa l'anima umana la quale, una nella sua sostanza, ma differenziata nella sua attività, vive e sente e sé in sé rigira " (Mattalia). Al passo del Purgatorio rimandano anche Scartazzini-Vandelli, che però intendono diversamente: " In ambi i luoghi il girare su sé stesso vale ‛ intendere sé '; cfr. Conv. III, XII, 11 [v. oltre], dove, parlandosi di Dio, si afferma che suo girare è suo intendere. Qui si vuol dire che l'intelligenza non pure resta una, ma intende e sa la sua unitate ". Così anche Casini-Barbi, Torraca, Sapegno. I commentatori più antichi insistono sul concetto del moto: " Girando sé; cioè essa intelligenzia, sopra sua unitate; cioè sopra esso corpo celeste che è uno, sopra 'l quale girandosi l'intelligenzia gira e muove in giro esso cielo ", Buti; e poi il Vellutello: " cioè movendo sé sovra 'l suo unico e sol cielo a lei dato in governo, perché in tal modo participa essa sua multiplicata virtù " (cfr. per questo il passo di Boezio Cons. phil. III m. IX 16-17 " in semet reditura meat, mentemque profundam / circuit "). Il Lombardi invece spiega: " non si dipartendo dall'unità di sua natura, continuando essa nella sua unità ".
Il verbo indica inoltre il moto dei corpi celesti, in un gruppo di passi in cui ripete i costrutti finora considerati. È transitivo, e vale " g. attorno a ", in Cv III Amor che ne la mente 19, detto del sol, che tutto 'l mondo gira (ripreso in I 13, XII 6, V 2 e 3, dove ricorre anche nella forma passiva: è da sapere... come lo mondo dal sole è girato; cfr. anche V 13 e 14). Nel commento a questo passo della canzone D. dice di aver adombrato nel sole corporale e sensibile... lo sole spirituale e intelligibile, che è Iddio (XII 6), e nel g. del sole l' ‛ intendere ' di Dio: Dico adunque che Iddio, che tutto intende (ché suo ‛ girare ' è suo ‛ intendere '), non vede tanto gentil cosa quanto elli vede quando mira là dove è questa Filosofia (§ 11). Anche con altri costrutti, sempre detto del sole, il verbo torna più volte nel Convivio (III V e VI): Pittagora... dicea... che... si girava lo sole intorno a noi (V 4; cfr. anche Pd X 32, già citato); quella parte del cielo sotto la quale si gira lo sole (V 8, terza occorrenza); V 16 elli gira intorno giù a la terra, e 18 Conviene... che lo cerchio dove sono li Garamanti... veggia lo sole a punto sopra sé girare; e poi: Nel precedente capitolo è mostrato per che modo lo sole gira... e dico che 'l sole, girando lo mondo, non vede... (VI 1). In questo ampio brano si parla anche della terra: Platone... scrisse... che la terra col mare era bene lo mezzo di tutto, ma che 'l suo tondo tutto si girava a torno al suo centro... Queste oppinioni sono riprovate per false... da quello glorioso filosofo, Aristotele, con ragioni che non è mia intenzione qui narrare, perché assai basta... sapere che questa terra è fissa e non si gira (V 6 e 7; tutto il passo è fondato su Aristotele Cael. II 12-13). Altrove g. indica il ruotare dei cieli: la spera che più larga gira (Vn XLI 10 1) è il Primo Mobile, il ciel velocissimo e che più alto festina (Pd XXVII 99, Pg XXXIII 90; cfr. anche Pd XXIII 21). Nella perifrasi quanto per mente e per loco si gira (Pd X 4) sembra preferibile vedere un'allusione ai soli cieli (Porena, Chimenz, Mattalia), anziché a tutta la creazione (" çoè corporale creatura e spirituale ", Lana; " tutto ciò che per mente umana si può pensare del mondo ", Buti; il Landino legge per mente... per occhio, e intende " come sono le cose invisibili... come sono le visibili "); fra gli altri moderni, cfr. Rossi-Frascino: " creò tutto quello che s'estende (si gira: l'espressione è spiegata dalle ‛ alte rote ' del v. 7, in quanto l'universo per Dante risulta formato da sfere celesti sovrapposte) nel pensiero e nello spazio ". In Pg XX 13 si accenna alla teoria che riconduceva al ruotare dei cieli il tramutarsi delle condiiion di qua giù (v. 14). Cfr. anche Cv II V 18; in Pd VIII 35 il girare del cielo di Venere, accostato al suo giro (v.), sarà da intendere come " modo e... ritmo " (Chimenz) o come " velocità " (Mattalia). In Pg XIV 148 il g. del cielo, cioè della volta celeste, attorno alle creature umane è visto come un'ulteriore attrattiva (mostrandovi le sue bellezze etterne) che dovrebbe distoglierle dal guardare pur a terra (vv. 149 e 150). Anche il cielo che si gira intorno a questo centro continuamente (Cv III V 8) è la volta celeste, di cui la terra... col mare è centro (§ 7) e che, insieme con la terra, convenia essere in ottima disposizione (IV V 7 e 4) per accogliere il Redentore. Ancora in III V 8 si parla del g. del cerchio equatore, contrapposto all'immobilità dei due poli.