giro (girone)
Il vocabolo, nelle due forme, è praticamente esclusivo della Commedia (numericamente preponderanti le presenze nel Paradiso), con una sola eccezione per ‛ giro ' nel Convivio e una nel Fiore.
L'idea di ‛ circolarità ' insita in ‛ giro ' ne rende agevole l'utilizzazione come sinonimo di " cerchio " dell'Inferno, di " cornice " del Purgatorio, di " cielo " del Paradiso: gli empi giri sono appunto i " cerchi " per i quali la virtù somma, Virgilio, ‛ volve ' D. (If X 4; non infrequente l'accostamento a ‛ volvere ', ‛ volume ', ecc.), accompagnandolo di giro in giro sino al fondo dell'abisso (XXVIII 50; la locuzione torna identica in Pd XXXII 36, con allusione alle varie ‛ soglie ' [v. 13], cioè ai vari ordini di petali della candida rosa); cfr. anche If XVI 2.
Nel Purgatorio le due forme si alternano con assoluta identità di significato, resa evidente dall'accostamento in XVII 80 e 83 io attesi un poco, s'io udissi / alcuna cosa nel novo girone; / poi... dissi / " ... quale offensione / si purga qui nel giro sove semo?... ". Da notare, in un luogo (XXIII 90), l'espressione ellittica nel discorso di Forese, che la Nella... con suo pianger dirotto / ... liberato... ha de li altri giri, delle pene che avrebbe dovuto pagare negli altri gironi; e cfr. ancora XIX 70, XXII 2. La forma accrescitiva, che ha valore neutro, si alterna a ‛ cornice ' con un numero quasi uguale di occorrenze, di cui una sola al plurale (i giron del sacro monte, XIX 38): cfr. XII 107, XV 83, XVIII 94.
Nell'Inferno, invece, ‛ girone ' indica soltanto le tre suddivisioni in cui è distinto e costrutto il cerchio dei violenti (XI 30, al plurale), suddivisioni espressamente riprese, in seguito, con la stessa parola: lo giron primo (v. 39), secondo / giron (v. 42; e cfr. XIII 17, XIV 5), lo minor giron (XI 49; e cfr. XVII 38).
Nel Paradiso ‛ girone ' ricorre una volta sola, al plurale, come sinonimo di " cielo " (Lo ciel seguente... / quell'esser parte per diverse essenze ... Li altri giron... / le distinzion che dentro da sé hanno / dispongono a lor fini, II 118); in tutti gli altri casi si ha ‛ giro '; e l'idea di ‛ circolarità ' si fonde spesso, ovviamente, con quella del ‛ moto ' cui i cieli stessi sono soggetti: i santi giri sono dunque i " cieli " di cui il moto e la virtù... / da' beati motor convien che spiri (II 127); e così in III 76 (cfr. anche Pg XXX 93 etterni giri). Può dunque esser definita, con il Porena, " espressione impropria " il primo giro (Pd IV 34) " per indicare l'Empireo, che è immobile: è un'estensione all'Empireo del vocabolo usato spesso per gli altri cieli, ruotanti ".
Meno chiaro il valore preciso del termine in Pd XXVIII 15 furon tocchi / li miei [occhi] da ciò che pare in quel volume [" cielo ruotante "], / quandunque nel suo giro ben s'adocchi: l'interpretazione di Benvenuto - " in eius spera, vel orbe " - è ripresa dal Porena e da Rossi-Frascino; più generico il Buti (" nel suo giro; cioè del detto lume "; così Scartazzini-Vandelli), mentre il Lombardi intende " il moto dei medesimi cieli "; per il Sapegno " giro è propriamente la linea che circoscrive il Primo Mobile, l'estremo confine del cielo ", interpretazione che in certo modo riprende quella del Torraca (" adocchiar nel suo giro vale mirare, non per entro il Primo Mobile, ma, da esso, sopra e intorno ad esso, cioè all'Empireo, che ‛ lui comprende '; Par. XXVII 112 "). Il Mattalia intende g. equivalente a " quanto il Primo Mobile, nel suo ruotare, cinge e comprende in sé ".
In Pd VIII 35 Noi [spiriti del cielo di Venere] ci volgiam coi principi celesti / d'un giro e d'un girare e d'una sete, il sostantivo e il verbo indicano, rispettivamente, il moto nello spazio e nel tempo: " d'uno giro, cioè circulare, d'uno girare eterno, e d'una sete, cioè d'uno amore ", Ottimo, Andreoli; analogamente Tommaseo, Casini-Barbi; ma il Buti: " per il medesimo cerchio... d'una medesima forma di girare... e d'uno medesimo desiderio "; e anche: " d'un cerchio medesimo... d'uno stesso e circular moto ", Daniello. Il Torraca spiega: " d'un giro, facendo lo stesso giro quanto al tempo; d'un girare quanto al modo, alla velocità "; il Porena: " 'nel medesimo giro' (cioè terzo fra i beati come terzo è quello dei Principati fra gli angeli), ‛ con la medesima velocità... ' "; altri fra i moderni intendono " spazio circolare " (Scartazzini-Vandelli, Grabher) o " circuito " (Chimenz, Mattalia) per il sostantivo, " modo e ritmo " (Chimenz) o " velocità " (Mattalia) per il verbo. L'occorrenza di Pd XXVIII 139 può riferirsi ai " cieli " o ai " cerchi angelici ".
Con diversa accezione, il termine indica ancora i " gradi " della candida rosa (Pd XXXI 67; cfr. anche XXXII 36, già ricordato) e i tre " cerchi " di tre colori e d'una contenenza (XXXIII 116) con i quali D. rappresenta la Trinità.
Va considerata a sé anche l'occorrenza di Pg I 15, dove col primo giro si allude al cielo della Luna (Lana, Ottimo, Buti e altri, anche fra i moderni), o al " circulum ignis " (Benvenuto), o al " cielo stellato " (Torraca, che riprende il Lombardi), o all'" orizzonte " (Casini-Barbi, Scartazzini-Vandelli; pur con qualche riserva, Porena e Chimenz).
In altri casi, ancora del Paradiso, il vocabolo ha valore astratto, e, unito al verbo, indica il semplice " disporsi in cerchio " di una nuova corona di spiriti intorno alle due precedenti (parvemi... novelle sussistenze / cominciare a vedere, e fare un giro / di fuor da l'altre due circunferenze, XIV 74), o, più spesso, un " moto circolare " che finisce con l'identificarsi con una " danza ": a rotar cominciò la santa mola [cfr. la gloriosa rota, X 145]; / e nel suo giro tutta non si volse [" et non complevit totam suam circulationem ", Benvenuto] / prima ch'un'altra di cerchio la chiuse, XII 4; nel cielo di Venere D. vede altre lucerne / muoversi in giro più e men correnti / ... lasciando il giro [" cioè lassando la revoluzione e rotazione ", Buti] / pria cominciato in li alti Serafini (VIII 20 e 26; " Qui apparirebbe una visione dell'Empireo diversa da quella che troveremo nella Rosa dei beati... dove tutti gli spiriti seggono immobili ", Porena; cfr. anche, nella stessa locuzione ‛ in g. ' [per cui v. oltre], Pg XXIX 121 Tre donne in giro... / venian danzando); l'infiammato giro / si quietò con esso il dolce mischio (Pd XXV 130: e cfr. I vv. 106-107 vid'io lo schiarato splendore [s. Giovanni] / venire a' due che si volgieno a nota [s. Pietro e s. Giacomo]: l'idea della " danza " è resa qui più esplicita dal paragone con la vergine che entra in ballo, v. 103). A questa occorrenza del termine Benvenuto dà un valore concreto: " idest, ignita rota ardentium apostolorum "; così anche il Torraca, mentre altri commentatori, sia antichi che moderni, intendono " danza ", dando a mischio il valore di " mescolanza di voci, canto corale " (Casini-Barbi). Come " moto rotatorio su sé stesso " va indubbiamente inteso il giro (XXI 138) delle fiammelle che D. vede scendere e girarsi lungo i gradini dello scaleo (v. 29) del cielo di Saturno; ma non è escluso che questo tipo di movimento possa attribuirsi anche agli altri spiriti (cfr. la nota del Mattalia a VIII 20). Il valore di " moto circolare " Si estende a indicare anche il movimento apparente del sole (v. girare), sicché dietro a pochi giri (Pd XVII 96) significa, ellitticamente, " di qui a pochi anni ", " a poche rivoluzioni d'anni " (Daniello).
Nelle rimanenti occorrenze il sostantivo si allontana decisamente dal campo dei valori finora considerati, pur conservando sempre il concetto di ‛ circolarità ': la catena che teneva avvinto il corpo gigantesco di Fialte 'n su lo scoperto / si ravvolgëa infimo al giro quinto (If XXXI 90); nell'unica occorrenza in prosa - Cv III XV 16 Quando Iddio... con certo giro vallava lì abissi, esplicita e fedele traduzione da Prov. 8, 27 - g. significa " confine "; la locuzione ‛ in g. ', già vista per indicare un moto di danza (Pg XXIX 121, Pd VIII 20) ricorre ancora, con diverso valore, in Pg IX 35 Achille si riscosse, / li occhi svegliati rivolgendo in giro: " guardandosi attorno " (cfr. il ‛ girare gli occhi ' di Rime dubbie II 11).
Con forte traslato, infine, in Fiore CXIX 8 Così il conciò la moglie di Baratto, / però che mi rompea tutti mie' giri, " guastava i miei piani " (Petronio): g. dunque vale qui " raggiro ".