ABOS, Girolamo
Nato a Malta il 16 nov. 1715 da Gian Tommaso (di origine spagnola), si trasferì verso il 1725 a Napoli e studiò nel conservatorio di S. Onofrio con Ignazio Prota e Francesco Feo; fu anche allievo di Francesco Durante e Leonardo Leo.
Iniziò la sua carriera di compositore nel 1742 con l'opera Le due Zingare simili (commedia giocosa di A. Palomba, Napoli, Teatro Nuovo). Nell'ottobre di quello stesso anno l'A. assunse l'incarico di "maestro aggiunto" all'ormai anziano maestro I. Prota, nel conservatorio di S. Onofrio, e, morto nel 1748 il Prota, continuò a prestare servizio, fin quasi al termine dei suoi giorni, nel conservatorio come maestro di canto.
Dal 1742 al 1743 fu anche coadiutore di Francesco Feo nel conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo. Nella primavera del 1743 poté far rappresentare l'opera di A. Palomba, Il Geloso (Napoli, teatro dei Fiorentini), cui seguirono Le Furberie di Spilletto (Firenze, teatro del Cocomero, carnevale 1744), La serva padrona di A. Federico (Napoli carnevale 1744), La moglie gelosa (Napoli, teatro dei Fiorentini, 1745), il metastasiano Artaserse (Venezia, teatro S. Giovanni Crisostomo, carnevale 1746), Adriano in Siria,del Metastasio (Firenze, teatro alla Pergola carnevale 1746), Pelopida (Roma, teatro Argentina, 1747), Alessandro nell'Indie,del Metastasio (Ancona, teatro La Fenice, luglio 1747 e Lucca, Teatro pubblico, autunno 1750), Arianna e Teseo (Roma, teatro delle Dame, 1748, e Venezia, teatro S. Giovanni Crisostomo, 1751), Adriano (Roma, teatro Argentina 1750).
Il 30 maggio 1751, a Napoli, dove dal 1749 era "maestro di cappella e organista della Chiesa metropolitana",al teatro S. Carlo fece rappresentare l'opera Tito Manlio,su testo di A. Salvi, rappresentata anche a Londra nel 1756 al Teatro italiano. Poco dopo sposò Angela Gautier, molto più giovane di lui.
Il successo del Tito Manlio indusse l'impresario Tufarelli a proporre al re che l'A. musicasse La clemenza di Tito,come seconda opera della stagione. Ma l'incarico fu dato a C. W. Gluck, giunto a Napoli nel settembre 1752, per musicare quella che doveva essere la prima opera della stagione, l'Arsace.L'A. musicò allora il Lucio Vero, o sia Il Vologeso,che andò in scena il 18 dic. 1752. L'opera riportò un tale successo, che venne riprodotta al Teatro ducale di Modena il 26 dic. 1753, il 10 apr. 1756 al Teatro italiano di Londra, e nel 1759 al teatro alla Pergola di Firenze. Nel 1752 l'A. dette l'opera Erifile al teatro delle Dame in Roma e nel 1753 al Teatro regio di Torino l'opera Medo,su libretto di C. I. Frugoni.
Nel 1754 assunse l'incarico di "secondo maestro" al conservatorio della Pietà dei Turchini; vi rinunciò l'11 luglio 1759,"per ritrovarsi occupato in altre piazze".
Nel 1755 entrò a far parte della Congregazione dei musici di Napoli, e diresse anche in quel periodo le cappelle musicali di monasteri femminili. Attivissimo, in un suo soggiorno a Londra nel 1756 occupò il posto di maestro al cembalo presso il Teatro italiano. Suo ultimo lavoro drammatico fu il Creso,dato in collaborazione, all'Opera Italiana di Londra il 1 apr. 1758.
Ritornato nello stesso anno a Napoli, quivi si spense nell'ottobre 1760.
Rappresentante della scuola napoletana settecentesca, si ritrovano in lui somiglianze stilistiche con Nicolò Jommelli, in particolar modo. Sia nella musica di teatro, sia in quella di chiesa, altrettanto copiosa (si ricordano soprattutto la Cantata,che scrisse nel 1745 per la traslazione del sangue di S. Gennaro nel Sedile di Nido, la Messa "a cappella", a quattro voci,tanto stimata da J. F. Reichardt, ed infine lo Stabat Mater, a tre voci con strumenti, composto nel 1750), non dette composizioni originali per idee, ma notevoli per la eleganza della melodia e per la purezza della armonia. Ottimo insegnante, la sua rinomanza come maestro non fu inferiore a quella di compositore: dalla sua scuola vennero infatti, fra i molti allievi, il sopranista Giuseppe Aprile e i compositori Nicola Sala e Giovanni Paisiello.
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