ADELASIO, Girolamo
Figlio di Anton Maria, di nobile famiglia, e della contessa Lelia de' Passi, nacque a Bergamo il 16 marzo 1763. A sedici anni fu mandato a Roma ed affidato alle cure del futuro cardinale F. Carrara, suo parente; studiò al collegio Nazareno e si laureò in legge (1783). Nel 1794-95 compì un lungo viaggio di studio in Svizzera, avvicinandosi in parte alle idee novatrici e rivoluzionarie. Nel 1796 era a Milano, e frequentò i clubs cittadini. Nel marzo 1797, rientrato a Bergamo, fu tra gli animatori della rivoluzione antiveneziana. Fece parte della municipalità cittadina, come membro del comitato di finanze, e fu ferito in uno scontro con gli insorti a Longuelo. Il 5 agosto fu nominato commissario del Direttorio cisalpino presso il dipartimento del Serio e, dall'8 nov. 1797 al giugno 1798, agente diplomatico a Basilea. In questa veste fu in attiva corrispondenza con F. Melzi d'Eril durante le trattative di questo al congresso di Rastadt. Richiamato in patria e sostituito con G. Cometti nella legazione di Basilea, il 3 giugno 1798 fu nominato ministro delle Finanze al posto di C. Ricci; ma tenne soltanto per poche settimane la carica, perché il 10 luglio dello stesso anno fu eletto dal Corpo legislativo membro del Direttorio esecutivo in sostituzione di G. B. Costabili Containi, eliminato per sorteggio. Fautore della riforma Trouvé (31 agosto), ne ebbe in premio la riconferma del mandato, ma il 19 ott. 1798, con l'avvento del generale Brune, fu destituito per essere nuovamente richiamato in carica, il 15 dicembre dello stesso anno, dall'ambasciatore Rivaud, e ivi rimase fino alla caduta della Repubblica. Il 27 apr. 1799, all'avvicinarsi degli Austriaci, abbandonò Milano con i colleghi L. Sopransi, F. Marescalchi e F. Vertemate Franchi, dirigendosi alla volta della Francia. Ma, giunto a Novara, abbandonò improvvisamente i compagni e si presentò al comando austriaco del generale Melas, dal quale ebbe il permesso di rientrare nella capitale "con perdono imperiale".
Il prezzo della libertà sarebbe stato pagato con importanti delazioni a carico di molti patrioti e con la consegna di casse di documenti di grande valore nascoste dal Direttorio in Torino. G. Compagnoni, che lo conobbe da vicino, lo chiama "vigliacco direttore" e lo accusa di aver "fatto fortuna sugli effetti pubblici". P. Custodi, a sua volta, testimone dei fatti, lo denuncia nel suo diario come delatore e spia; e tale l'A. fu bollato dai contemporanei e dai compatrioti alla caduta del governo austro-russo. F. Melzi, G. Serbelloni e F. Marescalchi lo ricordano nei loro dispacci con orrore ed esecrazione.
Sposatosi con la marchesa G. Serponti, dopo Marengo dovette abbandonare Milano e trovò rifugio a Venezia, poi a Padova, dove rimase vedovo. Ritornato nuovamente a Venezia vi si fece ordinare sacerdote da mons. Zender vicario patriarcale. Il suo nome intanto era tra i più vituperati - basterà ricordare i versi di V. Monti, nella Mascheroniana (I, 220), a lui dedicati: "Vidi in cocchio Adelasio, ed in catene Paradisi e Fontana..." - Solo nel 1881 ebbe il coraggio di rientrare a Bergamo, e nel 1814 la pubblica disapprovazione ancora lo perseguitava. Nominato deputato a Vienna, la nomina dovette essere abrogata per il malcontento generale. Negli anni successivi visse in ritiro, dedicandosi ad opere di beneficenza, all'amministrazione del locale seminario (che lasciò erede dei suoi beni) e alla presidenza del locale Ateneo.
Morì a Bergamo il 7 apr. 1828.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Governo, Finanza, cartt. 509-510; ibid., Arch. Melzi restituito dall'Austria, cartt. 12-13; ibid., Arch. Marescalchi, cart. 45, fasc. 1; ibid., Arch. vicepres. Melzi, cart. 22; Le Assemblee della Repubblica Cisalpina,1, 2, Bologna 1917, p. 595; V, ibid. 1927, pp. 358-359; VI, ibid. 1927, pp. 83-86; VIII, ibid. 1938, pp. VIII ss., 55 ss.; IX, ibid. 1940, pp. 512, 540; C. Ulietti, Notizie storiche intorno al seminario di Bergamo, Bergamo 1831, passim; [A. Leoni], Memoria intorno alla vita di D. G. A., in Mem. di religione, morale e letteratura, s. 2, VI (1838), pp. 355-375; C. Cantù, Corrispondenze di diplomatici della Repubblica e del Regno d'Italia, Milano 1885, passim; G .Locatelli Milesi, G. A. direttore cisalpino, Bergamo 1904; G. Manacorda, I rifugiati italiani in Francia negli anni 1799-1800, in Mem. d. R. Acc. delle Scienze di Torino (classe di scienze morali storiche e filologiche), s. 2, LVII (1907), pp. 105-106; T. Casini, Ritratti e studi moderni, Milano 1914, pp. 48-49, 398, 415; Un diario inedito di P. Custodi, a cura di C. A. Vianello, Milano 1940, pp. 48 ss., 173-174; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, III, Milano 1940, passim; C. Zaghi, Il Direttorio francese e l'Italia. Il prima colpo di stato nella Cisalpina, in Rivista storica italiana, LXII (1950), pp. 218 ss.