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ALIBRANDI, Girolamo

di Stefano Bottari - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960)
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ALIBRANDI, Girolamo

Stefano Bottari

Pittore, nato a Messina negli ultimi decenni del sec. XV (nel 1470 secondo Hackert e Grano), operoso nei primi decenni del XVI (all'incirca fino al 1523). La più antica notizia che lo riguarda è del 1514, quando l'intagliatore Antonio Floresta venne incaricato di eseguire la cornice per un quadro rappresentante la Madonna col Bambino che l'A. s'era impegnato a dipingere per la chiesa madre del casale di Santo Stefano Medio (Messina). La tavola, consegnata ai committenti nell'agosto del 1516, si conserva tuttora, sia pure in pessime condizioni, nella chiesa per la quale venne dipinta, ed è, almeno per quanto fin qui si conosce, l'opera più antica dell'Alibrandi. Essa, com'è facile dedurre non solo dalla composizione, ma anche dai tipi delle figure, dai panneggi e dallo stesso paesaggio, è tutta piena di ricordi leonardiani e raffaelleschi. E son questi gli aspetti per i quali l'A. venne dagli scrittori locali esaltato come il "Raffaello di Messina". Gli accennati motivi sono, però, ad evidenza, mediati dall'opera di Cesare da Sesto, con il quale, secondo un'ipotesi del Cavalcaselle, l'A. sarebbe nel 1514 rientrato in Messina, dopo una ipotetica studiosa peregrinazione in vari centri della Penisola, e del quale, di fatto resta un modesto imitatore.

La riprova e, insieme, la giustificazione del ricordato appellativo sono fornite dalle altre opere sicuramente sue: una Sacra famiglia di collezione privata e la Presentazione del Bambino al Tempio (firmata e datata 1519), celebrata dagli scrittori locali oltre ogni convenienza (ricomposta nel museo di Messina dopo i guasti provocati dal terremoto del 1908). Nella Sacra famiglia, di piccolo formato, la figura della Vergine ha il modulo tipico, ma non la sfumata morbidezza, delle Madonne del pittore lombardo (valga il confronto con quella dell'Adorazione dei Magi, dipinta per la chiesa messinese di S. Nicolò ed ora conservata nella Pinacoteca di Napoli), mentre la figura di s. Giuseppe ha un timbro schiettamente raffaellesco. La Presentazione del Bambino al Tempio non è - e su questo il parere degli studiosi è concorde - che una disinvolta e corsiva parafrasi della già citata Adorazione dei Magi di Cesare da Sesto.

Il poco che positivamente si conosce dell'A. si riferisce pertanto al momento del suo incontro con Cesare da Sesto: nulla sappiamo, ad esempio, della sua attività giovanile. Le opere rimaste appaiono prive di autonomia, e acquistano rilievo solo nella vasta risonanza che, come ormai è stato ampiamente dimostrato, ebbe, non soltanto a Messina ma anche in tutta la Sicilia, l'opera di Cesare da Sesto: il capitolo modesto, ma pur sempre significativo, della diffusione della cultura leonardiana e raffaellesca in Sicilia.

Bibl.: G. Grosso Cacopardo, Memorie dei pittori messinesi, Messina 1821, pp. 29-34; G. Di Marzo, Delle Belle Arti in Sicilia, III, Palermo 1862, pp. 202-218; G. Frizzoni, Della pittura in Sicilia dal XV al XVI sec., in L'Illustrazione italiana, XI, 42 (1884), p. 247; G. Morelli, Le opere dei maestri italiani nelle gallerie di Monaco, Dresda e Berlino, Bologna 1886, p. 398; A. De Pasquale Pennisi, Per un quadro della scuola messinese, in Atti della R. Accademia Peloritana, VIII (1892-1893), pp. 211-234; J. A. Crowe - J. B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy, a cura di T. Borenius, London 1912, II, pp. 454 s.; E. Mauceri, Restauro di una grande pala di G. Alibrandi, in Bollettino d'arte, s. 2, II (1922-23), pp. 286 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, 5,Milano 1932, pp. 783 s.; F. Hackert-G. Grano, Memorie dei pittori messinesi, a cura di S. Bottari, Messina 1932, pp. 15 s., 41-47; R. van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, XV, The Hague 1934, pp. 440-444; S. Bottari, Un imitatore siciliano di Cesare da Sesto: fra Gabriele da Volpe, in Emporium, LVI (1950),pp. 27 s.; Id., Seguaci di Leonardo in Sicilia: Cesare da Sesto e la sua cerchia, in Raccolta vinciana, XVII (1954), pp. 217-249; Id., La cultura figurativa in Sicilia, Messina 1954, pp. 65,242-244, 250-252.

Vedi anche
Césare da Sesto Césare da Sesto. - Pittore (Sesto Calende 1477 - Milano 1523). Attivo a Milano, dove presumibilmente si formò in ambito leonardesco, Cesare da Sesto fu anche a Roma, collaboratore del Peruzzi, a Messina e a Napoli. Accanto alla componente leonardesca, particolarmente forte nelle prime opere (Madonna ... Montórsoli, Giovanni Angelo Montórsoli, Giovanni Angelo. - Scultore (Montorsoli, Firenze, 1507 - Firenze 1563); giovanissimo, lavorò con Michelangelo alla sagrestia nuova e alla libreria di S. Lorenzo; entrò poi nell'ordine dei Servi di Maria all'Annunziata di Firenze, e, sempre per S. Lorenzo, eseguì la statua di S. Cosma per ... Polidòro Caldara da Caravaggio Polidòro Caldara da Caravaggio. - Pittore (Caravaggio 1500 circa - Messina 1543). Tra i seguaci di Raffaello, associatosi in seguito con Maturino fiorentino suo coetaneo e abile disegnatore, dietro l'esempio di Baldassarre Peruzzi, insieme con lui decorò molte facciate di case, con scene mitiche e storiche, ... Antonèllo da Messina Antonèllo da Messina. - Pittore (Messina 1430 circa - ivi 1479). Influenzata all'inizio dalla pittura borgognona e fiamminga, di cui risentono le prime opere, l'arte di Antonello da Messina in seguito matura in una resa di forme grandiosamente semplici e dai colori luminosi e purissimi, una sintesi che ...
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  • BIOGRAFIE in Arti visive
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Altri risultati per ALIBRANDI, Girolamo
  • Alibrandi, Girolamo
    Enciclopedia on line
    Pittore (Messina forse 1470 - ivi 1524 circa). Scolaro di Salvo d'Antonio e seguace in giovinezza della corrente antonelliana, si formò in seguito una maniera eclettica, risentendo soprattutto di Cesare da Sesto, non senza imitare Raffaello. L'opera sua più nota è la Presentazione al Tempio (1519) nel ...
  • ALIBRANDI, Girolamo, detto Raffaello da Messina
    Enciclopedia Italiana (1929)
    Pittore, nato nel 1470 a Messina e morto verso il 1524, fu scolaro di Salvo d'Antonio e seguace in giovinezza della corrente antonelliana; ma, andato nel continente, si formò una maniera eclettica, lavorando a Venezia sotto l'influsso di Giorgione, a Milano con Leonardo e Cesare da Sesto, a Roma con ...
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