ARNOLFINI, Girolamo
Nacque a Lucca, dove fu battezzato il 7 marzo 1490, figlio secondogenito di Lazzaro e di Chiara Bernardi. Come il fratello Bartolomeo, esercitò la mercatura in collaborazione con la famiglia Michaeli. Fondò con Bonaventura Michaeli le compagnie commerciali "Bonaventura Michaeli e Girolamo Arnolfini e C." di Anversa e di Lione. Fu socio minore della compagnia della seta "Bonaventura Michaeli e Bartolomeo Arnolfini e C." di Lucca; tenne a Lucca un proprio banco denominato "Girolamo Arnolfini e C.".
La vastità degli interessi commerciali non gli impedì di partecipare alla vita politica lucchese e di compiere numerose missioni diplomatiche. Sulla sua giovinezza e sulla creazione delle compagnie commerciali, che furono probabilmente messe a punto tra il 1520 ed il 1530, rimangono poche notizie.
Nel 1509 l'A. si trovava iscritto nei registri del "Ripartimento dei colonnelli della marina" di Lucca, agli ordini del colonnello Battista di Bartolomeo Arnolfini suo zio. Nel 1515, già maggiorenne, ricevette dal padre, in proprietà comune con il fratello Bartolomeo, una casa in Lucca. Nel 1519 stipulò il contratto di matrimonio con Chiara Guinigi.
Nel 1523 era assente da Lucca. L'associazione con Bonaventura Michaeli era già probabilmente formata in questo periodo e veniva suggellata dalle nozze di quest'ultimo con Elisabetta sorella dell'A. (che morì prima del 1528).
Le prime testimonianze sull'attività della compagnia di Anversa risalgono al 1531. I suoi traffici si svilupparono in tre direzioni principali: Rouen, Bordeaux-Tolosa, Lione, e accanto, naturalmente, Lucca.
In queste sedi la compagnia ebbe filiali, come a Lione, e rappresentanti e commessi come a Rouen, Bordeaux e Tolosa. A testimoniare la lunga durata di questa rete di affari, all'inizio del sec. XVII lontani discendenti dell'A. avevano ancora interessi a Tolosa, e altri Arnolfini, discendenti da Alberto (gran parte dei cui beni immobili confluirono nel patrimonio dell'A. nel 1545-46), si stabilirono nella seconda metà del sec. XVI come mercanti a Rouen.
La compagnia di Anversa si interessò principalmente alle assicurazioni marittime, al commercio del pastello e a quello del vino. Nel 1531 la compagnia partecipò per 80 lire di grossi di Fiandra alla assicurazione della nave "Der Schwan" per il viaggio da Lubecca ad Arnemuiden (l'assicurazione totale ammontò a 1883 lire di Fiandra). Il 27 novembre dello stesso anno un rappresentante della compagnia noleggiò a Rouen la nave "La Valentine" di 70 tonn., fissandone il percorso e precisando gli scali da toccare: da Rouen a San-Lucar-de-Barrameda, poi a Cadice; di là, attraverso lo stretto, a Gibilterra, Malaga, Alicante, e di nuovo a Cadice, per salpare poi senza ulteriori interruzioni e sbarcare infine il carico a Rouen o in Zelanda, secondo le istruzioni dei mercanti. Nel 1543 la società era iscritta nel registro della Camera dei Conti di Anversa, nella lista dei mercanti di origine meridionale ivi residenti ed esercitanti il commercio di esportazione. Al periodo anteriore al 1549 risale un documento notarile di Anversa, non datato, nel quale figurano Bonaventura Michaeli, e separatamente "Jerôme Arnolfini et Cie", tra gli assicuratori di due navi (la "Sainct Anthoine" capitanata da Antonio Piriz portoghese e la "Misericorde" capitanata da Francesco Camero pure portoghese), che erano state prese a noleggio da Giovan Battista e Lorenzo Guicciardini di Anversa. Le navi, catturate (forse per ragioni belliche) mentre facevano rotta dalla Francia verso Anversa, con un carico di pastello, erano state dirottate sulla Biscaglia, mentre il pastello era stato scaricato e abbandonato: gli assicuratori furono obbligati a versare ai Guicciardini l'ammontare dell'assicurazione, potendo poi ricuperare per conto proprio il pastello.
Verso il 1545 la compagnia cominciò ad acquistare un'importanza sempre più grande nel settore del commercio del pastello: seguì in questo la tendenza generale per cui le case commerciali di Anversa vennero in questo periodo, e per questo settore, soppiantando le case commerciali di Tolosa. I Michaeli-Arnolfini sarebbero divenuti, qualche anno più tardi, i principali importatori di pastello nei Paesi Bassi. Nel 1545, a Bordeaux, una nave di Amburgo venne noleggiata per trasportare ad Anversa un carico di pastello tolosano per conto dei Michaeli-Arnolfini, oltre che per i Burlamacchi, gli Affaitadi, i Welser, ecc. Il 2 settembre dello stesso anno Giovanni Salvi (detto Salvy), fiorentino, residente a Bordeaux, e commesso di parecchie case commerciali di Anversa per gli acquisti e le spedizioni del pastello tolosano, caricò nel porto di Bordeaux 781 balle di questa merce per i Michaeli-Arnolfini di Anversa.
Morto verso l'anno 1549 Bonaventura Michaeli, la compagnia si chiamò "Eredi di Bonaventura Michaeli e Girolamo Arnolfini e C.". A partire da questo periodo essa sviluppò sempre più le importazioni di pastello. Il 27 ag. 1549 il commesso di Bordeaux Giovanni Salvi spediva alla compagnia, su una nave di Amburgo, 2.056 piccole balle di pastello. Lo stesso giorno partiva per Anversa un'altra nave di Amburgo carica di 2300 balle della medesima merce per la compagnia. Il 6 dicembre dello stesso anno François Malbosc, altro commesso della compagnia nella città di Bordeaux, spedì per conto loro, sopra una nave olandese, altre quantità di pastello.
Nel 1551 l'A. figurava, separatamente dagli eredi di Bonaventura Michaeli, nel censimento dei membri delle nazioni italiane residenti ad Anversa. Ciò non significa che vi avesse abitato senza interruzione; al contrario, la sua attività politica e gli affari lucchesi lo tennero quasi costantemente in Italia. Nel 1553 quasi tutti i principali membri della compagnia di Anversa erano a Lucca, dove nominarono, come loro procuratore ad Anversa, Paolino di Alessandro di Sesto. Gli affari della compagnia aumentarono ancora nel periodo della guerra tra la Francia e gli Ispano-imperiali, che precedette la tregua di Vaucelles. Durante tre mesi (dal 1º nov. 1555 al 5 febbr. 1556) i Michaeli-Arnolfini, in società con Pierre Assézat di Tolosa, con Jehan le Poenicq, francese, e con Vincenzo Sabatini (o Santini), banchiere di Rouen, avevano ottenuto un "salvacondotto" per importare ad Anversa 8.234 balle di pastello e 15.000 aune di canovaccio. Essi poterono permettersi di pagare non solo un primo terzo anticipato della tassa di importazione, come era previsto, ma l'intera somma, in un unico versamento di 12.351 fiorini. In questi tre mesi passò tra le mani di questa società circa un terzo del valore delle importazioni provienenti dalla Francia sul mercato di Anversa. Altri settori commerciali di cui si occupò la compagnia furono spesso i gioielli, gli oggetti d'arte, e non ultimo il vino: verso il 1550 la compagnia si serviva di Jean de Sainte-Marie di Bordeaux, come commesso in quella città per gli acquisti e la spedizione ad Anversa dei vini di Guascogna. Dopo alcuni anni dalla morte dell'A. la compagnia di Anversa attraversava dunque una situazione prospera. Essa gli sopravvisse per più di vent'anni.
Scarse invece sono le notizie sull'attività contemporanea e parallela della filiale della compagnia a Lione. Il principale campo di attività fu anche qui il commercio del pastello e la sua importazione da Tolosa verso le fiere di Lione. Traccia dell'attività bancaria della compagnia fu la partecipazione per 17.675 scudi al prestito lanciato dalla Corona di Francia nel 1553. Anche la compagnia di Lione sopravvisse alla morte dell'A.: era attiva nel 1576, ma fallì nel 1579. Tuttavia nel 1590 esisteva ancora a Lione una società Michaeli-Arnolfini. A Lucca, l'A. soggiornò, come si è detto, frequentemente e a lungo. Sull'attività del banco "Girolamo Arnolfini e C.", situato in contrada di San Michele in Foro, poco si sa, se non che fu attivo almeno tra il 1531 e il 1553. Così anche la sua collaborazione come socio minore alla compagnia della seta "Bonaventura Michaeli e Bartolomeo Arnolfini e C." di Lucca non ci è ben conosciuta: nel 1538 l'A. partecipò all'acquisto di una bottega per conto della compagnia. Alla morte del fratello Bartolomeo (1555), la compagnia della seta (divenuta dal 1549 circa "Eredi di B. Michaeli e B. Arnolfini e C.") fu forse gestita dall'A.: una menzione alquanto vaga del "Fondaco della propria bottega di seta sotto la sua casa in contrada San Cristoforo in Canto d'Arco" a Lucca, dove l'A. pronunciò nel 1558 una sentenza arbitrale per contesa privata tra Martino Bernardini e Stefano Spada, non è sufficiente a stabilire se si trattasse della compagnia di Bartolomeo o di una attività indipendente di Girolamo.
Ma ciò che documenta vastamente la presenza lucchese dell'A. sono i suoi acquisti di immobili e terreni nella città e nel territorio lucchese. Di fronte all'importanza di questi investimenti, è lecito supporre che essi rappresentassero l'impiego di una buona parte dei profitti tratti dal commercio. Fin dal 1523 aveva preso a livello assieme al fratello beni per 200 scudi d'oro, nel 1529 acquistò alcuni terreni in "Sant'Anna", nel 1531 prese a livello con il fratello beni della Opera di Santa Croce. Tornato a Lucca nel 1536, dopo la morte del padre divise il patrimonio familiare con il fratello. Dal 1538 iniziò i più importanti investimenti: una casa in contrada San Giusto, confinante con i beni dei Guinigi per 930 (sic) scudi, una casa in contrada San Michele in Foro; un magazzino dietro la bottega degli eredi di Tommaso Tucci sotto la casa di Pietro Guinigi; nel 1539 la metà di una pezza di terra con vigneti, ulivi e alberi da frutto in comune di Orbicciano, acquistata da Girolamo di Andreuccio Checchi da Orbicciano. Nel 1540 acquistò da Elisabetta Arnolfini sua cugina, figlia di Silvestro Arnolfini e vedova di Girolamo Franciotti, un podere diviso in sei pezze di terra con casa padronale, situato in comune di Sant'Ilario di Brancoli (il pagamento di 850 scudi d'oro fu girato per conto dell'A. dal banco di "Bartolomeo Cenami e Bonaventura Michaeli e C." a Iacopo Arnolfini). Nel 1542 prese a livello sette parti su dodici di una bottega posta in Canto d'Arco e confinante con i propri beni, dallo Ospedale della Misericordia. L'anno seguente acquistò in Lucca in contrada San Cristoforo, in Canto d'Arco, terra ortiva con stalla, prese a livello dal vescovado di Lucca beni posti nel comune di Matraia. Nel 1545 acquistò in società con il fratello Bartolomeo e con il cugino Iacopo Arnolfini un grosso lotto di terreni dal parente Alberto Arnolfini. Nel 1546 comprò ancora da Andrea Lovamori speziale, per 20 scudi d'oro, una pezza di terra posta in comune di San Pancrazio e confinante con altri beni di sua proprietà. Nel 1551 ricevette "in dono" da Adriano di Michele Burlamacchi il bosco di San Pancrazio. Nel 1553 comprò da Matteo di S. Gigli una casa a Lucca in contrada San Giusto; nel 1556 un'altra casa nella medesima contrada per 200 scudi d'oro. Infine nel 1558 ottenne di permutare alcuni terreni con due pezze di terra olivata, poste in comune di Brancoli in località di Vignola, confinanti con le sue proprietà e appartenenti alla chiesa di S. Ilario di Brancoli. Nel 1555 l'A., come erede del fratello, aveva unito al proprio l'ingente patrimonio terriero e immobiliare di Bartolomeo.
Nell'attività pubblica, l'A. eseguì il suo primo incarico recandosi nel 1529 come ambasciatore della Repubblica di Lucca presso Filiberto di Châlon principe di Orange, generale imperiale all'assedio di Firenze. Nel 1539 fu per la prima volta gonfaloniere di giustizia, carica che egli ricoperse altre due volte: nel 1554 e nel 1559. Durante il soggiorno di Carlo V e di Paolo III a Lucca tra il 12 e il 18 sett. 1541, ospitò nella propria casa il duca di Ferrara Ercole II d'Este. Fu inviato l'anno successivo come ambasciatore presso Carlo V. Nello stesso anno fu inviato assieme a Biagio Mei a Roma per comunicare a Paolo III le misure prese dal Senato lucchese contro il dilagare delle tendenze ereticali a Lucca. Nel 1548, dopo il processo Burlamacchi, fu inviato come ambasciatore a Ferrante Gonzaga a Milano; nel 1550 eseguì una nuova missione presso il Gonzaga. Successe nel 1554 al fratello Bartolomeo nel rettorato dell'Ospedale della Misericordia di Lucca.
Fu inoltre deputato sopra l'Offizio di Religione, creato nel 1555 dal governo lucchese che intendeva in tal modo avocare a sé ogni provvedimento in materia di eresia e impedire l'introduzione a Lucca del Tribunale dell'Inquisizione, o un ampliamento dei poteri del vescovo Alessandro Guidiccioni. Nello stesso periodo l'A. fece parte dell'ufficio dei Riformatori della Corte dei mercanti di Lucca. Nel 1561, trasferiti i propri beni all'estero, l'A., che aveva intanto aderito alla Riforma, abbandonò Lucca e visse, dedicandosi al commercio, tra Lione, Parigi e Ginevra. A Lione strinse amicizia con Ludovico Castelvetro e, stando al Tiraboschi, all'A. il Castelvetro, costretto a fuggire da Lione, affidò il commento alla Poetica d'Aristotele, che, a quanto sembra, non gli venne mai più da lui restituito.
Forse con l'A. si può identificare quel Girolamo Arnolfini ricordato come ministro della Chiesa italiana di Parigi nel processo di Lelio Castelvetro, nipote di Ludovico.
L'A. figura già come defunto in un atto notarile del 24 marzo 1567, che era stato redatto per conto del lucchese Benedetto Calandrini.
Lasciò usufruttuaria dei suoi beni la moglie Chiara Guinigi, purché essa abitasse con i figli. Nominò eredi i quattro figli: Giuseppe (nato nel 1528), Bernardino (1534-1613), Francesco (1536-1594) e Lazzaro (nato dopo il 1536 e morto il 1616). Delle figlie si ricordano in particolare Zabetta e Maddalena. Questa, maritata (1547) a Benedetto Calandrini, seguì in esilio nel 1567 il marito, con la famiglia Calandrini e Michele Burlamacchi, che avevano aderito alle idee riformate: dapprima a Lione, poi a Parigi, poi a Sédan (1572-79) e da ultimo a Ginevra (nel 1585). Morta Chiara Burlamacchi Calandrini nel 1580 e morto Michele Burlamacchi nel 1590, Maddalena si occupò dell'educazione dei loro figli. Ottenuto nel 1600 a Ginevra il versamento effettivo della dote dalla propria famiglia a Lucca, costituì con questi 1000 scudi d'oro del sole la dote di Maddalena figlia di Michele Burlamacchi. Maddalena Arnolfini Calandrini morì il 7 marzo 1600 a Ginevra.
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