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BANDINELLI, Girolamo

di Roberto Cantagalli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)
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BANDINELLI, Girolamo

Roberto Cantagalli

Di nobile famiglia senese, visse intorno alla metà del sec. XVI e fece parte, in quanto patrizio, del Consiglio grande della sua città. Era di quella fazione novesca che durante la guerra di Siena (1552-55) fu gravemente sospetta ai propri concittadini, alleati con i Francesi, perché fautrice di un ritorno all'obbedienza spagnola e ad un'intesa col duca di Firenze, Cosimo I.

Il 22 luglio 1550 quando il governatore spagnolo di Siena, don Diego de Mendoza, impose, a nome dell'imperatore Carlo V, la costruzione di una fortezza, il B. fu eletto con altri sette delegati (due per fazione, secondo la consuetudine) membro di una commissìone incaricata di "investigare i modi per i quali si potesse evitare il giogo della cittadella già proposta da S.M.C.".

La commissìone, a conclusione dei suoi lavori, presentò due proposte o "ricordi", in cui si suggeriva di inviare all'imperatore un ambasciatore e di accettare condizioni non meno gravemente restrittive della libertà, come il disarmo totale dei Senesi controllato dagli Spagnoli e la presenza di un capitano di giustizia di diretta nomina imperiale. Si trattava in sostanza di un tentativo di compromesso avanzato da una oligarchia timorosa di perdere i propri privilegi e decisa a ostacolare la soluzione, che poi il "Monte" del Popolo finì per imporre alle altre fazioni: appoggiarsi alla plebe per cacciar gli Spagnoli e allinearsi alla Francia per sbarrare agli Spagnoli la via del ritorno in città.

Il 27 luglio 1552, allo scoppiare del moto insurrezionale, gli Spagnoli del presidio inviarono il B. e altri tre cittadini, Ambrogio Nuti, Claudio Tolomei e Austino Bardi, incontro agli insorti che marciavano sulla città perché tentassero di persuaderli a desistere dall'azione intrapresa. Essi andarono ma la loro missione non ebbe successo.

Il 22 maggio 1553, durante la guerra, il B. fece parte di un'altra commissione di quattro membri incaricata di discutere a fianco del luogotenente di Francia, Ippolito d'Este, le condizioni proposte dal nunzio pontificio cardinale Sermoneta per una mediazione di Giulio III tra Francesi e Imperiali, ma la mediazione naufragò per la cattiva volontà di venire ad un accordo da ambo le parti. Il B. fu poi sempre tenuto in disparte, e solo il 10 marzo 1555, quando si deliberò, date le condizioni di estremo disagio in cui versava la città dopo quindici mesi d'assedio, di inviare quattro ambasciatori in missione esplorativa presso il duca Cosimo, egli fu scelto come rappresentante della sua parte.

La scelta determinò amari commenti e insinuazioni, non sappiamo quest'ultime fino a qual punto fondate, da parte degli avversari politici; Girolamo Spannocchi, di parte popolare, in una lettera cifrata da Siena, dando notizia a Piero Strozzi in Montalcino della nomina degli ambasciatori, affermava che, ancor prima della loro elezione, il capo dell'esercito nemico, marchese di Marignano, aveva previsto che fra gli eletti sarebbero rientrati Alessandro Guglielmi (strumento del tirannico don Diego, prima che questi venisse cacciato dalla città) e Girolamo di Ghino Bandinelli: "sopra di che - termina - non le dirò altro, perché ella può molto ben considerare come noi siamo qui assassinati da un mondo di tristi".

Tutti gli storici senesi nominano infine il B. tra i quattro ambasciatori che iniziarono le trattative di resa, sottoscrivendone ufficialmente i patti il 17 apr. 1555.

Non si conosce la data della morte del Bandinelli.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Balìa 473, Copialettere dentro e fuori del Dominio dall'11 ott. '54 al 12 apr. 1555, cc. 166 ss.; Arch. di Stato di Firenze, Med. del Princ. (dispp. intercettati),f. 1863, G.Spannocchi a P. Strozzi; G.B. Adriani, Historia de' suoi tempi,Venetia 1587, p. 859; O. Malavolti, Historia de' fatti e guerre de' Sanesi,Venetia 1590, III, p. 165; A. Sozzini, Il successo delle rivoluzioni della città di Siena di imperiale franzese e di franzese imperiale,in Arch. stor. ital.,II (1842), pp. 34 s., 133, 384; G. A. Pecci, Memorie storico-critiche della città di Siena,Siena 1760, IV, p. 208; A. D'Addario, Il problema senese nella storia ital. della prima metà del '500,Firenze 1958, pp. 63 n., 104, 135 n., 218, 225, 371 n., 372; R. Cantagalli, La guerra di Siena (1552-59), Siena 1962, passim.

Vedi anche
Montalcino Comune della prov. di Siena (243,6 km2 con 5192 ab. nel 2008), situato a 567 m s.l.m. sui rilievi collinari che separano la Val d’Orcia dalla valle dell’Ombrone. Rinomata produzione vinicola (Brunello di Montalcino). ● La località, abitata in epoca etrusca e romana, ricordata nell’Alto Medioevo sin ... governatore Alto funzionario che governa un territorio in nome dell’autorità politica che lo ha nominato. Storicamente è designazione di un ufficio ben determinato, con mansioni varie secondo i tempi e i luoghi, cui sono attribuiti spesso, oltre ai poteri politici e amministrativi, anche quelli militari. ● In particolare ... Giùlio III papa Giùlio III papa. - Giovan Maria de' Ciocchi del Monte (Roma 1487 - ivi 1555), dopo aver partecipato ai lavori del concilio, come legato pontificio, a Trento e a Bologna, fu eletto a successore di Paolo III l'8 febbr. 1550. Fu nepotista, ma, politicamente preparato e alieno dall'estremismo antifrancese ... popolo In generale, il complesso degli individui di uno stesso paese che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale, o formano comunque una nazione, indipendentemente dal fatto che l'unità e l'indipendenza ...
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bandinèlla
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