BARBARIGO, Girolamo
Primogenito di Francesco, procuratore di S. Marco, e di Cassandra Morosini, nacque in Venezia intorno al 1410 (il secondogenito Marco nacque con certezza nel 1413), trovandosi, per il prestigio della sua famiglia, aperta la carriera di uomo di governo, nella quale doveva raggiungere, escluso il dogato, le cariche più alte dello Stato (ma, in compenso, ebbe due fratelli minori, Marco e- Agostino, che furono dogi, uno dopo l'altro, dal 1486 al 150i). Mentre cominciava la sua carriera di homo publicus con alcuni incarichi di secondaria importanza, aveva modo di coltivare con un certo profitto gli studi, tanto da diventare, se prestiamo ascolto all'esaltato giudizio di un biografo, "il primo e più stimato oratore dell'età sua". Si sposò, non si sa in quale anno, con una nobildonna, Cristina figlia di Pietro Morosini, che gli diede cinque figli (Antonio e Lorenzo, Maria, Paola e Cecilia) e che ebbe l'onore di essere scelta tra le dame designate al corteggio della moglie di Federico III, in visita a Venezia nel 1452. Eletto a più riprese savio di Terraferma e savio del Consiglio, il B. venne anche ripetutamente incaricato di missioni diplomatiche: sarebbe stato membro, grazie al suo nome e alla sua abilità oratoria, di almeno trenta ambascerie. Nell'ottobre 1454, quando già era stata conclusa la lega tra Firenze, Milano e Venezia, andò, in coppia con Zaccaria Trevisan, e con le delegazioni di Firenze e di Mílano, presso Niccolò V ed Alfonso di Napoli, per invitarli ad entrare nella lega. Il papa accolse di buon grado l'invito e anzi si adoperò, tramite il c2rdinale Capranica, presso il re di Napoli per facilitare gli accordi. Quando il B. giunse alla presenza di Alfonso, questi, già convinto della necessità-. di aderire, si limitò a consegnargli una relazione scritta di certi fatti che voleva sottoporre al giudizio della Signoria. Alla fine del gennaio 1455 il B. era di ritorno a Venezia. Riemerge il suo nome in un'altra circostanza importante: come capo del Consiglio dei Dieci giocò un ruolo decisivo, e forse non del tutto immune dal sospetto di opportunismo politico, nella deposizione del vecchio doge Francesco Foscari, diventando, subito dopo, uno dei più autorevoli fautori del successore Pasquale Malipiero (1457). Eletto Pio II, fu uno dei quattro ambasciatori mandati a Roma per porgere l'omaggio della Repubblica (a Roma ritomò, con lo stesso incarico, nel 1464, all'elezione di Paolo I I).
Dal Piccolomini poté ascoltare il discorso, ripetuto a tutte le delegazioni, sulla necessità di intraprendere la crociata, e poté forse rendersi conto di come, negli anni immediatamente successivi, gli interessi di Venezia impegnata in Oriente nella guerra con il Turco, e quelli della cristianità venissero a coincidere.Il Priuli gli attribuisce una missione presso il duca di Milano per chiedergli aiuti contro gli infedeli (avrebbe ottenuto la promessa di 2000 fanti e di 1000 cavalli); e di sicuro, nel 1464, fu uno dei quattro consiglieri che accompagnarono il doge Cristoforo Moro ad Ancona (la spedizione ritornò ben presto, causa la morte repentina di Pio II). In tutti gli uffici in cui era comandato il B. si distinse sempre per uno zelo e per una coscienziosità amministrativa che rimasero esemplari. Meritò nel 1467 lanomina a procuratore di S. Marco, proprio quando era stato inviato in Romagna con la carica di provveditore. Mentre la Repubblica accarezzava le ambizioni del Colleoni, con lo scopo di allargare i propri domini, egli doveva occuparsi della difesa di Ravenna e Cervia, le due città che il papato considerava illegittimamente acquistate alla Signoria. Narrano i biografi che il B. si sarebbe mostrato di tale sagacia nel suo compito che i suoi nernici non avrebbero trovato altro mezzo per difendersi che farlo morire di veleno. Ciò sarebbe avvenuto a Ravenna nel 1467- Il suo corpo, trasportato a Venezia, fu sepolto nella chiesa di S. Andrea al Lido.
Fonti e Bibl.: Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi frutti.... ff.1920; Arch. di Stato di Venezia, G. A. Cappellari, Famiglie Venete;Ibid., Testamenti, Rizzo 1227 (perg. 103, 112), Savelli 1235 (Derg. 12); M. Sanuto, Vitae Ducum Venetorum,in Rer. Italic. Scrìpt., XXII, Mediolani 1733, col. 1167; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, II, Venezia 1842, pp. 54 S.; Matthei Palmerii Liber de temporibus,in Rer. Italic. Script.,2 ediz., XXVI, a cura di G. Scaramella, pp. 174 s., 184; C. Ghirardacci, Historia di Bologna, ibid., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, p. 186; L. von Pastor, Storia dei papi..., II, Roma 1942, p. 16; A. Da Mosto, I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata,Milano 1960, p. 209.