BORGIA, Girolamo
Nacque a Napoli, da Pietro, il 24 genn. 1633.Nell'agosto del 1647, al momento della insurrezione napoletana capeggiata da Masaniello, era titolare - sotto la tutela di una Francesca Borgia, presumibilmente sua madre, - di una quota della gabella sulla farina, che era tra le cause immediate dei tumulti popolari. Si addottorò a Napoli in diritto civile ed ecclesiatico il 21 febbr. 1654.Nonostante la sua buona preparazione, attestata dalle più tarde Investigationes, esercitò l'avvocatura nel foro napoletano con mediocre fortuna, come attesta il contemporaneo N. Toppi. Probabilmente il B. si sentiva assai più inclinato alle indagini e alle discussioni dottrinali, che non alle diuturne fatiche dei tribunali, dalle quali peraltro dovevano anche distoglierlo i suoi interessi letterari.
Nel 1666, infatti, il B. pubblicò a Venezia i Carmina lyrica et heroica dell'omonimo Gerolamo Borgia, poeta e storico vissuto al principio del sec. XVI, ed egli stesso fece le sue prove poetiche, testimoniate da una raccolta manoscritta conservata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Di maggior rilievo, comunque, l'opera giuridica, pubblicata a Napoli nel 1678 dal Bulifon, col titolo di Investigationum iuris civilis libri XX.
In polemica con le Coniecturae iuris civilis del giurista A. Favre, uno dei primi tra i giuristi culti a dar vita alla critica interpolazionistica e fondamento scientifico alla polemica antitriboniana, che aveva avuto una grande fortuna pubblicistica a fine '500 nella libellistica antiassolutistica, il B. tenta una difesa della tradizione interpretativa della scuola italiana. Egli accoglieva solo una parte della critica culta, quella relativa alla costruzione sistematica del Corpus iuris. Pur rivendicando ai compilatori giustinianei il merito di aver ricostruito in sostanziale unità e coerenza una tradizione dottrinale frammentaria e contraddittoria, riconosceva la necessità di elaborare nuove organiche sistemazioni istituzionali: era questo del resto il terreno di incontro proprio della tradizione culta e della rinnovata trattatistica italiana di ispirazione bartolistica.
Ma soprattutto l'invito del giurista napoletano a una più rispettosa e prudente considerazione delle tradizioni si rivolgeva contro le esasperazioni polemiche della prassi forense, divenuta troppo incline a considerare gli interventi dei compilatori come necessariamente peggiorativi dei testi classici, "senza prima attentamente esaminare se il mutamento sia in meglio e se fu richiesto da necessità o per armonizzare la teoria con la pratica, o perché più consono all'equità". A parte la validità metodica delle cautele raccomandate dal B., la sua polemica resta come un documento significativo delle incertezze indotte nella prassi dai nuovi orientamenti della giurisprudenza: "pessimamente poi - aggiungeva - fanno coloro che, se non sorprendono vestigi formali della mano triboniana, nondimeno, o perché non comprendono un responso che si presenta difficile o oscuro, o perché non possono ridurlo al proprio convincimento, subito dichiarano di doversi espungere, e lo dicono erroneo e lo svalutano" (libro XX, cap. XVI, trad. Bortolucci).
Queste preoccupazioni di moderazione e di equilibrio non si esauriscono tuttavia soltanto in suggerimenti metodici generici, ma si traducono in un diretto confronto di merito tra la tradizione dottrinale e la revisione umanistica nell'esame storico della obbligazione solidale, a proposito della quale il B. conclude, ancora in polemica diretta con il Favre, col sottolineare la permanente validità della sistemazione giustinianea.
La pubblicazione delle Investigationes veniva a concludere definitivamente il primo periodo di attività del B.: il 12 giugno 1667 egli aveva infatti vestito l'abito talare, una decisione alla quale dovettero concorrere in uguale misura le amarezze forensi e la morte precoce della moglie. Eletto in questo stesso anno all'arcivescovato di Napoli il cardinale Iñigo Caracciolo, ne fu indotto tuttavia a continuare nell'attività giuridica al servizio della Chiesa napoletana, come consulente dell'arcivescovo per le cause civili e criminali.
Nel 1677 il B. entrò a far parte della Congregazione delle missioni apostoliche e nel 1680 ottenne un canonicato nella metropolitana di Napoli. Il 28 genn. 1681 divenne procuratore fiscale del S. Uffizio dell'Inquisizione a Napoli e finalmente, nel luglio dello stesso anno, il suo protettore, cardinale Caracciolo, gli ottenne da papa Innocenzo XI la promozione alla dignità episcopale. Gli fu assegnata, il 12 genn. 1682, la sede di Tropea, nella quale morì l'11 ag. 1683.
Il Mazzuchelli attribuisce al B. un volume di liriche, che sarebbe stato pubblicato intorno al 1675: non se ne hanno tuttavia maggiori notizie. Lo stesso autore riferisce anche di varie opere inedite, di carattere devoto (Riflessioni su la storia della passione di N. S. Gesù Cristo), ogiuridico (Monita et rescripta ad politicam et iurisprudentiam expensa; Responsarum iuris volumina duo), ostorico (una biografia di Antonino Pio).
Molto probabilmente è da identificare con il B. un Antonio Girolamo Borgia di cui rimangono alcune lettere nella Biblioteca Vallicelliana in Roma.
Fonti e Bibl.: Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Ferraioli 405, Hieronymi Borgia poesie liriche (contiene anche quattro lettere del B.); Roma, Biblioteca Vallicelliana, Carte Allaci, cod. CXLVI, cc. 136-150; Notizie tratte dai giornali copiapolizze degli antichi banchi intorno al periodo della rivoluzione napoletana del 1747-48, II, a cura di F. Nicolini, in Bollettino dell'Archivio stor. del Banco di Napoli, 1959-60, p. 102; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 317; G.M.Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1750 s.; G.Bortolucci, Un critico del Fabro. Per la storia della obbligazione solidale, in Conferenze romanistiche tenute nella r. univ. di Pavia nell'anno 1939 a ricordo di G. Castelli, Milano 1940, pp. 185-213; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., V, Patavii 1952, p. 302.