CHIGNOLI, Girolamo
Nato a Milano presumibilmente attorno ai primi anni del sec. XVII, il C., come ad evidenza risulta dalle opere che di lui restano, s'educò quasi unicamente a stretto contatto di G. B. Crespi detto il Cerano a cui, nell'arco della sua produzione, egli si mantenne coerentemente fedele.
Avara di notizie documentate dalle fonti, la vita del C. è difficilmente definibile nei suoi avvenimenti esterni; dei suoi dipinti, tuttavia, è menzione nelle guide milanesi di cui citiamo, fra le più antiche, quella del Torre del 1674. A tutt'oggi, inoltre, il contributo più importante per la definizione della personalità del C. rimane senza dubbio lo studio del Valsecchi del 1961.
Una sola opera firmata (S. Bonaventura in atto di scrivere la vita del Serafico d'Assisi, tela, Milano, S. Maria del Paradiso) e una sola documentata al 1644(Cristo deposto sorretto da due angeli, tavola, Milano, Fabbrica del duomo: Annali della Fabbrica del duomo di Milano, V, Milano 1885, p. 207) sono gli unici punti fermi nella produzione del pittore. In S. Maria del Paradiso, inoltre, un dipinto prossimo al S. Bonaventura è S. Isidoro, a cui, a sua volta, è da accostare il Miracolo di s. Mauro nella chiesa milanese di S. Simpliciano. I tre dipinti puntano direttamente al Cerano, di questo mutuando non già le crude immagini emergenti con violenza per improvvisi sbattimenti di luce, bensì il modo che il Crespi adottò alla fine degli anni '20 che, pur teso ed energico, s'ammorbidisce quasi impreziosendosi.
Nel C., allora, la "presa dal vero" si somma a talune eleganze: accanto a fisionomie dipinte "sull'attimo" nel S. Bonaventura, si situa la grazia tenue della piccola folla di persone sullo sfondo del S. Mauro (quasi un "balletto", come dice bene Valsecchi, p. 271).
Quanto il C. debba al Cerano è reso evidente nella strettissima connessione esistente tra il S. Mauro del C. (che è databile verso il 1640: Valsecchi, p. 275) e una piccola tela, d'identico soggetto, dipinta dal Cerano, in collezione privata milanese (esposta alla Mostra del Cerano, Novara 1964, p. 119, n. 152 fig. 186): il C., infatti, sviluppa il tema proposto dal Crespi assumendone il dipinto a modello.
Nel duomo di Milano si conservano del C., oltre alla già citata tavola Cristo deposto sorretto da due angeli, le due tele con S. Giovanni Buono traghetta l'Adda a piedi asciutti e S. Giovanni Buono approva il progetto per il S. Materno di Desio.Nella chiesa milanese di S. Antonio è Il sogno di Giacobbe già attribuito a Francesco del Cairo e restituito al C. da Valsecchi (p. 273, fig. 121 d).Al S. Francesco di proprietà privata a Varese, anch'esso d'assunto ceranesco e vicino nel tempo al S. Mauro di S. Simpliciano, segue il S. Francesco riceve le stimmate del seminario di Venegono Superiore dove, inedita nel C., è l'apertura al paesaggio, qui dipinto con cupi toni e improvvisi bagliori, quasi contrappunto drammatico alla tensione della scena in primo piano.
Segnaliamo, inoltre, un'Adorazione dei Magi (tavola, cm 50 × 60) di recente transitata presso la Finarte di Milano (catal. di vendita, 18 ott. 1977, n. 21, tav. 5). Un altro S. Francesco stigmatizzato (Milano, S. Eustorgio) attribuito al C. da Valsecchi (p. 273, fig. 121 c) fu, viceversa, restituito da M. Rosci (in Mostra del Cerano, cit., pp. 58 s.) a Ortensio Crespi, fratello del Cerano, attribuzione ripresa da G. Godi (Disegni ined. del Seicento lombardo..., in Proposta, I[1973], 2, p. 21). Si segnala qui, un piccolo catalogo di opere perdute: S. Antonio da Padova con s. Domenico, Milano, S. Agata (chiesa distrutta); I martiri crocefissi, Milano, S. Francesco Maggiore (chiesa demolita); affreschi nella navata, Milano, S. Girolamo (chiesa demolita). In S. Maria della Pace, a Milano, non sono più rintracciabili gli affreschi del coro rappresentanti Profeti e un dipinto con il Transito di s. Giuseppe;risulta perduta anche una Tentazione di s. Antonio, su lavagna, veduta dallo Zani in Milano "in casa d'un pittore" (nota n. 159) e firmata "Chignolus F.".
Fonti e Bibl.: C. Torre, Il ritratto di Milano, Milano 1674, pp. 13, 24, 202, 235; P. A. Orlandi, L'Abecedario pittorico, Bologna 1719, p. 213, (manca nell'ediz. del 1704); S. Latuada, Descriz. di Milano..., Milano 1738, I, p. 277; IV, p. 396; [C. Bianconi], Nuova guida di Milano…, Milano 1787, pp. 109, 336, 356; L. Bossi, Guida di Milano..., Milano 1818, I, p. 182; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 180; G. Mongeri, L'arte in Milano, Milano 1872, p. 75; E. Arslan, Le pitture del duomo di Milano, Milano 1960, pp. 30 nota n. 106, 36, tavv. 35, 36, 37, 38; M. Valsecchi, Un allievo del Cerano ritrovato, in Arte antica e moderna, 1961, pp. 267-275; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 496.